Matematica: pratica o astrazione?
Vorrei porre una domanda apparentemente banala ma alla quale ancora non riesco a dare una risposta ..è nata prima la matematica o la filosofia della matematica? Cioè è nato prima il concetto e l'astrazione matematica ( che in realtà non si fa nelle scuole superiori si può conoscere solo all'Università), oppure la matematica è nata per un bisogno di praticità a questa si è poi voluti dare un significato filosofico e astratto?
Sarei contenta di sentire le vostre osservazioni.
Sarei contenta di sentire le vostre osservazioni.
Risposte
Credo che la matematica si sorregga su una costruzione interamente logica dell'Universo (ciò vale per un soggettivista) o, per altro verso, sia un'estratto della logica che (per un'osservatore oggettista convinto, cioè non solo per mera necessità pratica) può essere utilmente applicata alla "realtà" come silouette di questa, analogamente ad un abile disegnatore che, con due o tre colpi di carboncino, riesce a rappresentare, con sorprendente chiarezza, un oggetto reale complesso. Molti noti scienziati oggettivisti convinti -tra questi ricordo Einstein- hanno palesemente manifestato la loro meraviglia o, se si preferisce, sorpresa, per la (per loro) non giustificata aderenza della matematica alla realtà fisica. E' appena il caso di aggiungere che per un fisico che sia convinto soggettivista, questa meraviglia non c'è e non può esserci.
Aggiungo che per un soggettivista, che si ostini a non fingersi, per comodità pratica, oggettivista, l'uso della matematica, che serve solo e propriamente per la manipolazione dei leggerissimi oggetti logici, sarebbe catastroficamente complicato perchè, non distinguendo gli oggetti logici da quelli che comunemente si dicono "fisici", si troverebbe coinvolto e travolto nel vortice dell'autoreferenza dovendo descrivere anche la matematica con uno strumento che è ancora la matematica.
Aggiungo che per un soggettivista, che si ostini a non fingersi, per comodità pratica, oggettivista, l'uso della matematica, che serve solo e propriamente per la manipolazione dei leggerissimi oggetti logici, sarebbe catastroficamente complicato perchè, non distinguendo gli oggetti logici da quelli che comunemente si dicono "fisici", si troverebbe coinvolto e travolto nel vortice dell'autoreferenza dovendo descrivere anche la matematica con uno strumento che è ancora la matematica.
Ciao
Leggendo gli interventi m'è venuta in mente la Cabala, ossia una particolare scuola di esegesi della Bibbia - ciò in relazione al rapporto matematica e religione. Caratteristico della cultura ebraica é indicare i numeri con le lettere (solo consonanti) dell'alfabeto. Ne viene che all'occhio del cabalista, la lettura della Bibbia assuma un connotato quanto meno numerico. La Bibbia stessa, i Salmi per esempio, sono scritti nel rispetto di principi cabalistici. Nella concezione della Cabala, la valenza numerica della scrittura avrebbe il senso di un aspetto della rivelazione di Dio, per così dire, criptata. Non so se quest'esempio sia più attinente ad una aritmetizzazione della scrittura, o ad una allegorizzazione della matematica. Sta di fatto che in entrambe i casi si tratterebbe di un'operazione formale complessa che richiede una buona dose di astrazione. Non solo, il seguace della Cabala si muoverebbe costantemente in un ambito di discorso astratto, tanto che legga numericamente la scrittura (la matematica quale alfabeto e semantica metascritturistica), tanto che, attraverso la scrittura interpreti le 'stringe numeriche'.
Che ne pensate?
ciao
Leggendo gli interventi m'è venuta in mente la Cabala, ossia una particolare scuola di esegesi della Bibbia - ciò in relazione al rapporto matematica e religione. Caratteristico della cultura ebraica é indicare i numeri con le lettere (solo consonanti) dell'alfabeto. Ne viene che all'occhio del cabalista, la lettura della Bibbia assuma un connotato quanto meno numerico. La Bibbia stessa, i Salmi per esempio, sono scritti nel rispetto di principi cabalistici. Nella concezione della Cabala, la valenza numerica della scrittura avrebbe il senso di un aspetto della rivelazione di Dio, per così dire, criptata. Non so se quest'esempio sia più attinente ad una aritmetizzazione della scrittura, o ad una allegorizzazione della matematica. Sta di fatto che in entrambe i casi si tratterebbe di un'operazione formale complessa che richiede una buona dose di astrazione. Non solo, il seguace della Cabala si muoverebbe costantemente in un ambito di discorso astratto, tanto che legga numericamente la scrittura (la matematica quale alfabeto e semantica metascritturistica), tanto che, attraverso la scrittura interpreti le 'stringe numeriche'.
Che ne pensate?
ciao
[BergonzoniModeON]
Giusto: quando si descrivono gli astri c'è necessariamente astrazione!
[/BergonzoniModeOFF]
"Russell":
Tuttavia la formulazione degli oroscopi e la descrizione del moto degli astri sono forme di "astrazione" [...]
Giusto: quando si descrivono gli astri c'è necessariamente astrazione!

[/BergonzoniModeOFF]
In questo senso, giusta osservazione.
Tuttavia la formulazione degli oroscopi e la descrizione del moto degli astri sono forme di "astrazione": un qualcosa diviene concetto...
C'è differenza tra "astrazione" e "speculazione"...
Per il resto concordo con ciò che scrivi.
Tuttavia la formulazione degli oroscopi e la descrizione del moto degli astri sono forme di "astrazione": un qualcosa diviene concetto...
C'è differenza tra "astrazione" e "speculazione"...
Per il resto concordo con ciò che scrivi.
"Russell":
Ci tenevo solo a dire che gli storici della matematica non sono tutti d'accordo nel dire che la matematica sia nata per scopi pratici. Pare che in alcune civiltà avesse uno stretto legame con riti religiosi. Le fonti sono troppo scarse per avere certezze. Infine le prime "matematiche" risultano molto diverse tra civiltà e civiltà.
C. B. Boyer in "Storia della Matematica" spende qualche prezioso paragrafo sulle origini della matematica.... Qualora ti interessasse approfondire...
Se posso dire la mia... Anche se la Matematica era legata a riti religiosi, essa aveva uno scopo "pratico" (serviva a determinare quando svolgere i riti, a formulare oroscopi, a descrivere il moto degli astri, etc...) e quindi il suo studio "serviva a qualcosa di concreto"; non è che si studiasse la Matematica per sé, quindi non si faceva "astrazione".
Ci tenevo solo a dire che gli storici della matematica non sono tutti d'accordo nel dire che la matematica sia nata per scopi pratici. Pare che in alcune civiltà avesse uno stretto legame con riti religiosi. Le fonti sono troppo scarse per avere certezze. Infine le prime "matematiche" risultano molto diverse tra civiltà e civiltà.
C. B. Boyer in "Storia della Matematica" spende qualche prezioso paragrafo sulle origini della matematica.... Qualora ti interessasse approfondire...
C. B. Boyer in "Storia della Matematica" spende qualche prezioso paragrafo sulle origini della matematica.... Qualora ti interessasse approfondire...
"valy":
è nata prima la matematica o la filosofia della matematica?
come ti hanno già risposto la mate è nata per bisogni pratici.. Ricordo ancora le prime lezioni di filosofia dei tempi del liceo: (mi pare che fosse un discorso di Aristostele) la filosofia, e poi la filosofia della matematica, è nata solo quando l'uomo ha soddisfatto i suoi primi bisogni, i bisogni materiali.. e quindi anche quelli pratici. Solo allora ha potuto iniziare a porsi delle domande "profonde"... Come dire: a stomaco pieno si ragiona meglio


Diciamo che la Matematica è nata per scopi pratici, ma la Matematica è solo astratta; la Matematica è nata proprio quando i problemi concreti dell'uomo sono stati astratti e affrontati in modo astratto.