Gestione manageriale delle università anche in Italia si può

metodico-votailprof
ciao a tutti
Quando si parla di gestione manageriale delle università, si fa subito riferimento alle migliori università
americane che riescono a gestire "budget" di MILIARDI DI DOLLARI.
La classifica per asset (patrimoni) gestiti:

1) Harward 29,2 miliardi di dollari
2) Yale 18,0
3) Standford 15,2
4) Princeton 13,0
5) MIT 8,4

IMPRESSIONANTE !!! NON E' VERO !!!
Logico pensare e auspicare che un giorno anche le nostre università
possano essere gestite con spirito manageriale.
In America il rettore dell'università, prima che un accademico è un buon amministratore: di uomini e di denari.
Tant'è che occupa buona parte del suo tempo a caccia di finanziamenti, che servono per assumere i professori migliori, costruire biblioteche, laboratori e dormitori, creare nuovi corsi, distribuire borse di studio ai meritevoli senza mezzi finanziari.
Inoltre in questo modo si liberebbero risorse per la scuola pubblica dalle elementari alle scuole medie superiori, carenti di risorse, e sinceramente da come sono messe ...di risorse ne hanno veramente bisogno. In più il proliferare di nuove università e facoltà dagli argomenti più disparati dilapidano le risorse perchè il budget statale non può aumentare e la cifra va divisa in sempre più enti e filiali universitarie. In America dove sono private, le università si crescono in numero ma molte se non sono in grado di avere iscritti, ...chiudono. Quelle pubbliche italiane no !!. Tempo fa è uscito un articolo sul corriere della sera che evidenziava appunto l'esistenza in Italia di corsi universitari con una sola persona iscritta !!Sono centinaia questi corsi di laurea con pochi iscritti, si fanno ugualmente e si pagano i professori. L'Università la Sapienza di Roma ha 200 sedi o filiali in tutto il centro-sud Italia!!. Con migliaia di docenti che prendono uno stipendio, ma sono tutti preparati e abili ad insegnare ? . Ecco queste cose con una gestione manageriale o privatizzazione difficilmente si verificano perchè sarebbero costi improduttivi e sprechi non possibili.
Ma nonostante il nostro sistema pubblico esistono della realtà come Università di Ferrara dove il nuovo rettore è riuscito con una buona amministrazione (quindi tagli di corsi superflui e inserimento professori qualificati e sinergia operativa) a creare un piccolo Mit italiano ( per chi vuole articolo in sezione Formazione-Scuola-Università). Quindi anche in un sistema pubblico, attivando una buona amministrazione e buone idee, come quella di ricercare fondi privati ( FUND RAISING)
si può fare molte cose positive.
a voi la parola.
Http://www.alagoas.it

Risposte
metodico-votailprof
per gestione manageriale mi accontenterei di quella che c'è all'Università di Ferrara :
http://www.alagoas.it/formazione138.asp
rendere efficienti le Università di può basta avere i RETTORI giusti !!

ciao :D

Marco831
Allora, statistiche alla mano non ne ho. Posso portarti una mini-statistica fatta sugli studenti che c'erano con me alla giornata di orientamento al Caltech.

Eravamo 23 persone di cui 21 americani. Questo perchè gli studenti stranieri anche se vengono ammessi non vengono invitati alla giornata di orientamento; costerebbe troppo traghettare gente da mezzo mondo a Pasadena.

Di queste 23 persone, 10 o 11 venivano da classi sociali "difficili". Di colore, ispanici, asiatici (sto parlando di origini, non nazionalità) e due rifugiati di origine bosniaca. Il resto erano tipici college students (è difficile giudicarne le possibilità economiche).

Direi che per essere la sesta università al mondo e la terza in materie tecnico-scientifiche, non è una ripartizione così classista.

Tornando a Davide, voglio sottolineare che qui scatta il discorso assistenzialista italiano. Il sistema di istruzione superiore non funziona? Bene, allora deve essere quello universitario a supplire. In questo modo c'è una deresponsabilizzazione generalizzata, e le università accusano le superiori, che a loro volta accusano le medie, che accusano le elementari, che acusano le famiglie che accusano la società, e con buona pace di tutti non cambia mai un emerito ca..o.

Il cambiamento che propongo non è certo indolore. Comporta qualche anno di adattameto. Capisci che se per 3 anni nessuno studente della regione X viene ammesso nelle prestigiose università Y Z W a causa della scarsa preparazione, c'è un campanello d'allarme chiaro e una responsabilità precisa ed individuabile nel sistema di istruzione superiore della regione X. A questo punto si possono prendere i dovuti provvedimenti, fatti alla mano.

Quando si attua una riforma radicale c'è sempre un periodo di assestamento in cui il sistema si trova fuori equilibrio, ma è proprio durante questa fase che si ottiene la selezione tra le parti del sistema che funzionano da quelle che non funzionano.

E' lo stesso discorso del malato che per non affrontare l'intervento si lascia morire. L'intervento sarà anche doloroso, comporterà un "periodo di convalescenza", ma una volta attuato porterà benefici duraturi.

Per ultima cosa, i test d'ingresso non devono necessariamente essere uguali a quelli attuali. Cio nonostante, se considero la mia esperienza al Politecnico di Milano, direi che il test è stato straordinariamente indicativo del successo uiversitario. Le otto persone che hanno ottenuto 110 e Lode in 3 anni si erano tutte piazzate nei primi 17 posti della classifica, mentre nessuno di quelli che si erano beccati gli obblighi formativi aggiuntivi ha superato il secondo anno (alcuni stanno ancora insistendo ma hanno qualcosa come 3 anni di ritardo...). Se guardo ai miei amici, riscontro che la classifica ottenuta tramite il test d'ingresso è molto ma molto rappresentativa del successo universitario. E' vero, il test non sarà perfetto, però....

Cheguevilla
Sul modello USA: certamente le università di eccellenza citate sono un esempio in tutto il mondo, ma il sistema nel suo insieme funziona?
c'è il rischio paradossale che i famosi "cavalli vincenti" o i più motivati restino alla sbarra ed invece vadano avanti solamente chi ha le risorse economiche o chi casualmente si trova vicino ad una sede universitaria di qualità...ecco perchè dico che al momento una selezione sarebbe "classista".

Marco83, mi assisteresti un attimo nelle statistiche?
Quanti sono, in percentuale, gli iscritti alle università di eccellenza che hai elencato prima, tra gli appartenenti a famiglie con reddito medio basso o famiglie disagiate?

...148
Non ho scritto che il sistema universitario premia il merito, ho scritto che è iniquo.
Io non contesto l'obbiettivo che tu proponi e su cui ci siamo trovati d'accordo in una discussione simile qualche mese fa.
Metto in discussione lo strumento.
La selezione si può fare solo se si riforma interamente il sistema dell'istruzione, quindi a partire dall'istruzione superiore, perchè se davvero si vuole selezionare in base al merito si deve dare a tutti le stesse possibilità.
Oggi come oggi se un individuo riceve un'istruzione pubblica superiore di qualità è solo un fattore casuale e non di merito: pensiamo solamente alle differenze regionali, alla provenienza famigliare, alle risorse disponibili da investire in istruzione (che non riguardano tanto le spese dirette, ma il costo opportunità della scelta).
Se dovessimo selezionare oggi c'è il rischio paradossale che i famosi "cavalli vincenti" o i più motivati restino alla sbarra ed invece vadano avanti solamente chi ha le risorse economiche o chi casualmente si trova vicino ad una sede universitaria di qualità...ecco perchè dico che al momento una selezione sarebbe "classista".
Sugli USA intendevo il dibattito sulla presunta inadeguatezza degli studenti statunitensi a seguito di una forte presenza di studenti orientali ed europei nelle migliori università e questo discorso rientrava nel valutare un sistema nel suo insieme.
Poi è ovvio che quelle che avete elencato sono le università migliori al mondo e la selezione in quel caso e d'obbligo, ma abbiamo un sistema nel suo complesso molto diverso: più borse di studio; più alloggi; più mobilità studentesca; ambiente economico generalmente favorevole ecc ecc
Poi penso che sia necessaria la creazione di forti incentivi alla disciplina ed ai risultati: se nei primi anni dei corsi troviamo studenti demotivati è perchè hanno pochi incentivi ad impegnarsi e non è solo colpa di un sussidio pubblico, ma anche di quello privato ovvero delle famiglie che garantiscono un livello di vita piuttosto alto agli studenti fino a tarda età.
Si aggiunge un mercato del lavoro chiuso dove contano di più le relazione personali che i risultati.
In ultimo un'osservazione sulle prove di ingresso delle università italiane: in passato ne ho viste diverse e devo dire che, se il voto di maturità non contasse nulla, sarebbe più probabile selezionare gli studenti più meritevoli da un'urna piuttosto che con quei ridicoli test.

Marco831
Non ho mai detto che sono culture di sinistra; sono culture assistenzialiste attuate da qualsiasi governo italiano, di destra, sinistra, grande coalizione e quant'altro. Stai affermando che il modello italiano non è un modello socialista e assistenzialista? Credi veramente che il nostro sistema premi il merito? Se si, spiegami come!

La DC non era sinistra, ma attuava politiche socialiste di cui paghiamo il prezzo tutt'oggi.

Tra l'altro Davide, mi spieghi dov'è che vedi classismo nei metodi di selezione che propongo? Se non hai le basi per seguire un certo percorso di studi, non devi intralciare chi le ha, a prescindere dal fatto che tu sia ricco o povero, borghese o proletario (dio mio, esistono ancora queste definizioni???), bello o brutto. Semplicemente se vuoi entrare nel corso X devi dimostrare di essere sufficientemente preparato. Dov'è il punto classista in quello che dico?

Come al solito, in Italia si è tutti daccordo a parole, ma quando si passa ai fatti i distinguo fioccano come la neve sulle alpi...

Conosco benissimo il dibattito di cui parli. La risposta a tale dibattito è chiara a chiunque vi abbia partecipato. Per un cittadino statunitense è economicamente molto più conveniente seguire un percorso professionalizzante (chessò, Professional school in pharmacy) che prendere in PhD in una disciplina scientifica perchè nel settore industriale più si è vicini ai soldi, più si guadagna. Nessun discorso sorge invece sui metodi di selezione. Nessuno si sogna di chiedere ad Harvard o all'MIT di diventare lassisti e lasciar entrate chiunque. Dov'è che hai sentito che il sistema universitario non è in grado di riempire le università d'eccellenza? Guarda quali sono le percentuali degli studenti ammessi a ciascuna delle università che ti ho citato e ti accorgerai che la domanda supera DI GRAN LUNGA l'offerta.

Nel tuo intervento dici che bisogna dimostrare che selezionare in base al merito serva a qualcosa. Ti rimando al link che ho postato qualche intervento addietro. Dai un'occhiata al livello di selezione attuato da tutte le università al top e trai qualche conclusione logica. Se sei ancora convinto che il livello di selezione non sia un parametro rilevante (insieme ad altri) per il loro successo, spiegami quali sono i loro punti di forza...

...148
Tutti questi interventi meritano risposte ragionate e documentate. Tante delle tematiche da voi toccate rientrano nei programmi dei corsi di economia che sto seguendo e vi assicuro che è difficile ridurre tutte queste informazioni in poche righe.
Su una questione posso dissentire subito: Marco83 scrive che è difficile attuare riforme a causa di blocchi ideologici imputabili alle culture egualitarie di sinistra e chiama il nostro sistema socialista, ma posso affermare che non è così.
Il sistema italiano non è equo, è lungo da spiegare, ma basti pensare che il maggior costo per una famiglia che investe sull'istruzione universitaria non sono le tasse, ma il costo-opportunità di uno stipendio anche minimo a cui si deve rinunciare.
Seconda questione su cui non concordo con Marco83 sono i metodi di selezione: quando nel mio post precedente chiedevo di definire il merito avevo posto la condizione che questo sia indipendente dalle condizioni di partenza degli individui e delle famiglie, al contrario il sistema sarebbe sì classista.
Il risultato di una selezione stretta nel sistema attuale è la classificazione in studenti di serie A e studenti di serie B, quindi di lavoratori di serie A e di serie B ecc ecc.
La selezione per non essere classista dovrebbe presupporre un sistema in cui gli individui non solo abbiano la possibilità di avere la medesima offerta formativa superiore, ma che la provenienza sociale, economica e "culturale" sia simile.
Solo a questo punto è possibile selezionare in base al merito (sempre che questo sia effettivamente utile ed è tutto da
dimostrare).
Per le questioni sulla disciplina degli studenti e dei professori siamo tutti d'accordo. Le università devono pretendere il massimo dagli studenti.
Sul modello USA: certamente le università di eccellenza citate sono un esempio in tutto il mondo, ma il sistema nel suo insieme funziona?
Credo che Marco83 conosca il dibattito che si sta svolgendo dalle sue parti sulla qualità del sistema scolastico, ad esempio perchè il sistema non è in grado di produrre studenti di eccellenza sufficienti a riempire queste università.

Marco831
No, non sono daccordo. Se metà della classe è composta da studenti che "non c'arrivano", il professore abbasserà il livello. E' naturale.

Voglio precisare che con test d'ingresso non intendo numero chiuso. Un test di "soglia minima" sarebbe molto più adeguato; ossia, a prescindere da quanti siano gli iscritti, bisogna ottenere un punteggio di almeno X% per essere ammessi.

Garantire l'ammissione a tutti porta ad un abbassamento generalizzato del livello. Il sistema del tutto per tutti ha sempre portato a questo, ovunque sia stato applicato.

La democraticissima francia, pioniera nelle politiche sociali, ha test d'ingresso rigorosissimi per le sue Ecole. Stessa cosa in Svizzera (per non parlare degli Stati Uniti). Il socialismo inteso come "tutti hanno la possibilità di fare tutto senza limiti" è un chiaro fallimento.

Lo studente di Genova che non viene ammesso a Genova, non è stato ammesso a causa della mancanza delle basi necessarie a seguire i corsi.
Se crede veramente che la sua strada sia quella di frequentare l'università, spende un anno per colmare le lacune e si ripresenta.

Ammettere gente impreparata sperando che poi se ne vada di sua volontà porta con se 3 effetti deleteri:

1) chi viene ammesso senza merito butta al vento 1 o 2 anni cercando di seguire corsi che non capisce, e alla fine abbandona senza aver imparato nulla. Se spendesse quell'anno o due a colmare le lacune potrebbe continuare il suo percorso con una formazione seria ed adeguata. Se invece non è disposto a farlo andrà a lavorare evitando di gravare per anni sulle spalle della propria famiglia.

2) il numero degli iscritti lievita e di conseguenza i costi associati (che non sono nemeno minimamente coperti dalle ridicole tasse d'iscrizione pagate in italia). Questo è uno sperpero di denaro pubblico, perchè con la scusa di dare a tutti la possibilità di provarci, si dilapidano risorse che sarebbero molto meglio spese puntando "sui cavalli vincenti".

3) i livelli dei corsi si abbassano (specialmente nei primi 2 anni) a causa della presenza di studenti che, pur essendo stati ammessi senza merito, hanno voce in capitolo nel chiedere modifiche ai programmi e giudicare l'operato dei professori.

Uno sbarramento di soglia minima non impedirà a nessuno che si meriti l'ammissione di accedere ad un corso, e allo stesso tempo garantirà che chi viene ammesso sia in grado di apprendere in un ambiente adeguato.

Non vedo proprio dove si stia calpestando il diritto allo studio.

Cheguevilla
Non mi sembra che in Italia vi sia carenza di Università, pertanto, attuando una preselezione (test d'ingresso) uno studente che non viene ammesso nella rinnomata università X, verrà ammesso nella meno rinnomata università Y.
In linea teorica, questo è corretto. Resta il problema del costo opportunità per uno studente. Supponiamo che uno studente di Genova non passi il test per l'università di Genova.
Quanti studenti andrebbero fuori a studiare?
Soprattutto, è necessario?
Io sono fermamente convinto che il numero chiuso non sia una soluzione ottima.
Sono invece sicuro del fatto che il diritto all'istruzione debba essere garantito a tutti, ma la laurea, quella si, deve essere data solo ed esclusivamente a chi dimostri di aver appreso conoscenze tali da meritarla.
Non vedo il problema nel gestire corsi avanzati: se lo studente incontra troppe difficoltà (insomma, non dà un esame), si renderà conto di non essere in grado. Questo metodo chiaramente funziona solo se finiscono le regalie dei 18 e le scopiazzature.
Come vedi, Marco, si torna sempre allo stesso punto: il problema è l'italianità della gestione.
L'italiano prova più piacere nel "trovare l'inganno, fatta la legge" piuttosto che nel trarre i benefici che la legge produrrebbe se fosse rispettata.

tecnos1
"Marco83":
Non mi sembra che in Italia vi sia carenza di Università, pertanto, attuando una preselezione (test d'ingresso) uno studente che non viene ammesso nella rinnomata università X, verrà ammesso nella meno rinnomata università Y.

Se dopo 1 anno è convinto che il suo livello sia tale da permettergli di passare all'università X, benissimo, altro test e si vede il risultato.

Questo metodo garantisce il diritto all'istruzione, ma omogeneizza i corsi in base alle capacià/possibilità (non economiche!) degli studenti.

Non vedo perchè ogni volta che si cerca di attuare una selezione si grida subito al classismo; tra l'altro per uno studente che lavora e non puo seguire i corsi, che differenza fa iscriversi nella prestgiosa facoltà X e non nella meno prestigiosa facoltà Y? Il fatto è che tale studente vorrà iscriversi ad X non perchè questa gli garantisce una migliore istruzione (studia da solo e si presenta all'esame in ogni caso...) ma perchè vuole fregiarsi di un titolo altisonante.

Spesso e volentieri si sente gente osannare università come Harvard, Cambrige MIT, Berkeley e compagnia bella. Tutti noi sappiamo che la percentuale di gente ammessa è piuttosto bassa, e questo garantisce la possibilità di mantenere un livello alto. Cio nonostante, appena si prova ad attuare una selezione in Italia, si levano le solite voci che sussurrano "antidemocratico! fascista! qualsiasialtracosainsensatavivengainmente!", mentre quando vediamo il nostro sistema universitatio andare a fondo tutto quello che si sente sono proteste contro il governo e opposizione ad ogni cambiamento....


Parole sante, Marco...
Un discorso simile lo aveva fatto Quarteroni confrontando il livello del EPFL con quello del politecnico di Milano...

Marco831
Non mi sembra che in Italia vi sia carenza di Università, pertanto, attuando una preselezione (test d'ingresso) uno studente che non viene ammesso nella rinnomata università X, verrà ammesso nella meno rinnomata università Y.

Se dopo 1 anno è convinto che il suo livello sia tale da permettergli di passare all'università X, benissimo, altro test e si vede il risultato.

Questo metodo garantisce il diritto all'istruzione, ma omogeneizza i corsi in base alle capacià/possibilità (non economiche!) degli studenti.

Non vedo perchè ogni volta che si cerca di attuare una selezione si grida subito al classismo; tra l'altro per uno studente che lavora e non puo seguire i corsi, che differenza fa iscriversi nella prestgiosa facoltà X e non nella meno prestigiosa facoltà Y? Il fatto è che tale studente vorrà iscriversi ad X non perchè questa gli garantisce una migliore istruzione (studia da solo e si presenta all'esame in ogni caso...) ma perchè vuole fregiarsi di un titolo altisonante.

Spesso e volentieri si sente gente osannare università come Harvard, Cambrige MIT, Berkeley e compagnia bella. Tutti noi sappiamo che la percentuale di gente ammessa è piuttosto bassa, e questo garantisce la possibilità di mantenere un livello alto. Cio nonostante, appena si prova ad attuare una selezione in Italia, si levano le solite voci che sussurrano "antidemocratico! fascista! qualsiasialtracosainsensatavivengainmente!", mentre quando vediamo il nostro sistema universitatio andare a fondo tutto quello che si sente sono proteste contro il governo e opposizione ad ogni cambiamento....

Cheguevilla
Dipende.
Alcuni esami si, altri li preparavo con alcuni compagni.
Ho avuto comunque la possibilità di seguire praticamente quasi sempre. Se non ho seguito le lezioni per alcuni esami (all'incirca un terzo), è perché non mi interessava seguire; solo raramente mi son trovato in condizioni di non poter seguire delle lezioni: talvolta perchè due corsi erano tenuti nello stesso orario, talvolta perchè erano ad orari infami.

motorhead
"Cheguevilla":
ad esempio se non hai dato gli esami di base nei tempi stabiliti e in un numero ragionevole di tentativi sei sbattuto fuori
Purtroppo, ci sono molti studenti che per studiare devono lavorare, con carichi di lavoro talvolta elevati.
Io ho avuto la fortuna di trovare lavori che son riuscito a gestire con lo studio, ma il mio annetto in più l'ho impiegato.
Conosco diverse persone a cui, purtroppo, non basta fare qualche lavoretto da 200/300 euro al mese...
gli esami li preparavi sa solo?

Giova411
Ok, ma la volontà è una cosa mentre l'intelligenza è un'altra. Uno meno sveglio e perspicace (diciamo per natura) che capisce un concetto in molto più tempo di un altro dovrebbe lasciare l'università e andare a zappare la terra? Per non parlare di chi deve mantenersi (come dice CHEGUEVILLA).

Io oltre a non essere molto perspicace devo anche lavorare e sono fuori sede di 60 km... Sono 2 anni FC per la triennale... Mi dovrebbero cacciare a calci in c*** anche se mi mancano 2 esami?
Secondo me non va limitata la libertà individuale. C'é chi si laurea a 40 anni, non vedo cosa ci sia di male. Ogni persona ha una storia con se. Non si può mettere dei limiti. Poi ogni laurea richiede impegno quindi non è così semplice... Dire che presto esisterà il diritto alla laurea mi sembra fuori luogo.
Punti di vista...

desko
"wedge":
non ho letto tutti i topic, ma sostanzialmente sulla meritocrazia non posso che dar ragione a Marco!
cavolo, in Italia uno può rifare lo stesso esame ad libidum finchè non prende 18! io studierei un sistema perchè questo non possa accadere: ad esempio se non hai dato gli esami di base nei tempi stabiliti e in un numero ragionevole di tentativi sei sbattuto fuori. bisogna contrastare il trend per cui tutti possono arrivare alla laurea.

Il diritto allo studio dovrebbe essere il fatto che i meritevoli, seppur privi di mezzi possono accedere ai massimi livelli dell'istruzione; invece orami è diventato un chiunque ha diritto ad iscriversi a qualunque università e si sta arrivando al diritto alla laurea per chiunque: come esiste il diritto all'assistenza sanitaria, presto esisterà il diritto alla laurea.

Cheguevilla
ad esempio se non hai dato gli esami di base nei tempi stabiliti e in un numero ragionevole di tentativi sei sbattuto fuori
Purtroppo, ci sono molti studenti che per studiare devono lavorare, con carichi di lavoro talvolta elevati.
Io ho avuto la fortuna di trovare lavori che son riuscito a gestire con lo studio, ma il mio annetto in più l'ho impiegato.
Conosco diverse persone a cui, purtroppo, non basta fare qualche lavoretto da 200/300 euro al mese...

Camillo
"wedge":
non ho letto tutti i topic, ma sostanzialmente sulla meritocrazia non posso che dar ragione a Marco!
cavolo, in Italia uno può rifare lo stesso esame ad libidum finchè non prende 18! io studierei un sistema perchè questo non possa accadere: ad esempio se non hai dato gli esami di base nei tempi stabiliti e in un numero ragionevole di tentativi sei sbattuto fuori. bisogna contrastare il trend per cui tutti possono arrivare alla laurea.

privatizzare le università in Europa mi sembra improponibile, anche perchè è un atto largamente contrario alla storia del sistema universitario europeo, che si è sempre sviluppato come pubblico e di libero accesso dal punto di vista economico. temo tra l'altro che la cosa peggiorerebbe la situazione! in Italia le università private sono palesemente quelle che più si danno da fare per abbassare il livello del titolo di studio. avete in mente cosa sono lo IULM, la LUIC, la LUISS? e cosa stanno diventando certi corsi di Cattolica e Bocconi? il livello è spesso e volentieri decisamente più basso che nelle università pubbliche.
insomma, una laurea in cambio dei quattrini.


Veramente anche Cattolica e Bocconi sono così scadute ? Puoi fare degli esempi concreti ?

wedge
non ho letto tutti i topic, ma sostanzialmente sulla meritocrazia non posso che dar ragione a Marco!
cavolo, in Italia uno può rifare lo stesso esame ad libidum finchè non prende 18! io studierei un sistema perchè questo non possa accadere: ad esempio se non hai dato gli esami di base nei tempi stabiliti e in un numero ragionevole di tentativi sei sbattuto fuori. bisogna contrastare il trend per cui tutti possono arrivare alla laurea.

privatizzare le università in Europa mi sembra improponibile, anche perchè è un atto largamente contrario alla storia del sistema universitario europeo, che si è sempre sviluppato come pubblico e di libero accesso dal punto di vista economico. temo tra l'altro che la cosa peggiorerebbe la situazione! in Italia le università private sono palesemente quelle che più si danno da fare per abbassare il livello del titolo di studio. avete in mente cosa sono lo IULM, la LUIC, la LUISS? e cosa stanno diventando certi corsi di Cattolica e Bocconi? il livello è spesso e volentieri decisamente più basso che nelle università pubbliche.
insomma, una laurea in cambio dei quattrini.

motorhead
"Giova411":
Ma saresti perfetto in politica, te li "magni" a colazione quei vecchietti che stanno alla camera.

mi sà che proprio per questo non sarebbe perfetto in politica e non farebbe molta strada

"Giova411":

Sei una persona molto colta e ti faccio i miei complimenti.
Son sicuro che molti su questo forum leggano i tuoi interventi, non sono l'unico...

mi accodo

Giova411
"Cheguevilla":
:smt044 e per quale motivo?


Mi fai andare OT così. Ma chiSSene!

Ti voterei perché rispondi sempre con saggezza.
Sei informato su tutto ed hai una cultura vastissima. Spesso mi son chiesto: "ma è laureato in matematica?" Altre volte: "in scienze politiche?", "in economia?" o "in informatica" ... Certo che non è la laurea a misurare il grado di cultura o d'intelligenza di un individuo, ma il fatto di pormi queste domande misura il grado di ammirazione che ho nei tuoi confronti. Grado di ammirazione altissimo verso questo nickname "Cheguevilla", ovviamente. Non so se siete + persone ad usarlo ma, ogni volta che lo leggo, mi attira tanto da andare a leggere quasi tutti i tuoi interventi. Ormai lo faccio da qualche mese. Poi noto che rispondi sempre nella maniera giusta o, almeno, nel modo in cui vorrei rispondere io. Spesso le tue risposte mi fanno riflettere a prescindere dalle opinioni politiche o quant'altro. Ma saresti perfetto in politica, te li "magni" a colazione quei vecchietti che stanno alla camera. (Oltre ad abbassare la media di anzianità che c'é...)

Sei una persona molto colta e ti faccio i miei complimenti.
Son sicuro che molti su questo forum leggano i tuoi interventi, non sono l'unico...

Cheguevilla
:smt044 e per quale motivo?

Comunque, per fugare ogni dubbio, riporto un tratto da una canzone del geniale Giorgio Gaber, "Io se fossi Dio".

"Giorgio Gaber":
Io se fossi Dio,
naturalmente io chiuderei la bocca a tanta gente,
nel regno dei cieli non vorrei ministri
e gente di partito tra le "balle",
perché la politica è schifosa
e fa male alla pelle.
E tutti quelli che fanno questo gioco,
che poi è un gioco di forza, è ributtante e contagioso
come la lebbra e il tifo,
e tutti quelli che fanno questo gioco,
c'hanno certe facce
che a vederle fanno schifo,
che sian untuosi democristiani
o grigi compagni del P.C.
Son nati proprio brutti
o perlomeno tutti finiscono così.

Io se fossi Dio,
dall'alto del mio trono
vedrei che la politica è un mestiere come un altro
e vorrei dire, mi pare Platone,
che il politico è sempre meno filosofo
e sempre più coglione!:
è un uomo tutto tondo
che senza mai guardarci dentro scivola sul mondo,
che scivola sulle parole
anche quando non sembra o non lo vuole.

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