Declino dell'insegnamento universitario?

pier.paolo15
Salve a tutti, vi scrivo per condividere alcune mie impressioni relative al mondo universitario. Parlando con persone che si sono laureate 30-40 anni fa, ho avuto l'impressione che all'epoca i docenti tenessero ai loro corsi, e soprattutto agli esami e alle tesi di laurea, molto di più di quanto sembra ci tengano oggi. Queste persone mi hanno parlato, ad esempio, di esami che duravano ore o addirittura intere giornate, di tesi corrette minuziosamente, di esami di laurea rinviati fin quando la tesi non fosse soddisfacente, e così via. Gli aneddoti - anche crudeli - sugli esami si sprecano. Invece, la mia esperienza e quella dei miei coetanei con cui ho parlato è stata diversa. I corsi che ho seguito sono stati di varia qualità, ma gli esami orali raramente hanno superato la mezz'ora e non mi sembra che si dia tutta quest'importanza alle tesi di laurea. Addirittura, ci sono facoltà di ingegneria in cui l'esame di Analisi I si fa mediante un test a risposta multipla! Durante il dottorato, inoltre, ho parlato con professori di tutto il mondo, e la maggior parte parlava dell'insegnamento essenzialmente come di una scocciatura che toglie tempo alla ricerca. Non nego che all'inizio quest'atteggiamento mi ha lasciato piuttosto basito, in quanto prima ancora di interessarmi alla ricerca mi ero interessato molto all'insegnamento universitario.
Mi sono dato varie spiegazioni di questo fenomeno. Una delle possibilità è che, negli ultimi decenni, la popolazione studentesca è cresciuta a dismisura, e questo potrebbe aver portato (ma non ne sono sicuro) a un abbassamento della qualità media. Se così fosse, i professori potrebbero essere demotivati dal confronto con studenti non realmente interessati o portati per la materia. Sicuramente incide anche il fatto che oggi la ricerca è valutata quantitavamente, anzi in Italia (ma credo in tutta Europa) è l'unica cosa valutata per le progressioni di carriera, e questo porta necessariamente gli accademici a concentrare su di essa i propri sforzi. D'altra parte, ho l'impressione che ci siano cause di più ampia portata, che coinvolgono tutto il rapporto tra l'odierna istituzione universitaria e il resto della società. Che ne pensate?

Risposte
j18eos
Qui siamo scesi al livello:"I professori non fanno un c***o dalla mattina alla sera; andassero a zappare."

Al che io rispondo:"Insegnate voi alle vostre 'bimbe' ed ai vostri 'bimbi' a leggere, scrivere, fare i calcoli ed aiutarle\i a correggersi!"

...fermo appurato che l'esistenza di una commissione "pilotata" non implica che tutte le commissioni sono "pilotate"

Torno alla mia scrivania, a capire come calcolare \(\displaystyle2+2\).

12provaCiao
"gabriella127":
Infatti. Se segui 20 persone puoi aiutare pure i ciucci.

Non solo, puoi aiutare gli eccellenti ad eccellere ancora di più.

hydro1
"megas_archon":
Guarda che io sono d'accordo con te, semplicemente il problema è il sistema, non [solo] i suoi esecutori materiali.


Diciamo che è una responsabilità condivisa. Il sistema è pessimo, e in più viene usato in malafede.

"xXStephXx":
Io mi fido ciecamente delle selezioni. Nella loro estrema efficienza ho conosciuto persone che son passate dal non essere neanche vicine alla shortlist (comprensibile dal fatto che se shortlistano solo gli "eccellenti" e non gli "ottimi", uno che è "buono" vuol dire che è molto lontano) al vincere un altro concorso analogo con buona parte dei candidati in comune.


:-D :-D

"Luca.Lussardi":
L'opinione comune è dura da sradicare, mi dispiace,


L'opinione è dura da sradicare, in più se la risposta alle accuse è "non è vero, le commissioni sono di specchiata onestà" diventa proprio impossibile, perché non è una risposta nel merito.

"Luca.Lussardi":

per quanto mi riguarda ho già detto tutto quello che volevo dire, buona fortuna per i vostri futuri concorsi e auguratevi che qualcuno li predisponga per voi a questo punto.


Ma magari!

Luca.Lussardi
L'opinione comune è dura da sradicare, mi dispiace, per quanto mi riguarda ho già detto tutto quello che volevo dire, buona fortuna per i vostri futuri concorsi e auguratevi che qualcuno li predisponga per voi a questo punto.

xXStephXx
Io mi fido ciecamente delle selezioni. Nella loro estrema efficienza ho conosciuto persone che son passate dal non essere neanche vicine alla shortlist (comprensibile dal fatto che se shortlistano solo gli "eccellenti" e non gli "ottimi", uno che è "buono" vuol dire che è molto lontano) al vincere un altro concorso analogo con buona parte dei candidati in comune. Però lo trovo incomprensibilmente comprensibile, nel senso che la legge dei grandi numeri penso valga per qualsiasi posto di lavoro. :D

megas_archon
Guarda che io sono d'accordo con te, semplicemente il problema è il sistema, non [solo] i suoi esecutori materiali. La gente che va in tenure track "perché ha famiglia" l'ho vista anche io...

hydro1
"megas_archon":

Dal nostro lato questo fa apparire tutto il processo come la solita baronìa, ma dal lato di chi fa il concorso c'è spesso solo la frustrazione di essere costretti controvoglia a presiedere una farsa (parliamo della prova di accertamento della lingua inglese, lol) senza poter ricompensare candidati che sono tutti eccellenti, e che (parole di questo commissario con cui parlai) "hanno i numeri per vincere, tutti quanti, non un RTDa, ma un posto da associato".


Ti prego, risparmiami questa cosa della frustrazione dei commissari almeno. Forse ci sarà qualche brava persona che lo è veramente ma in generale è un sentimento molto lontano dalla realtà. E' vero che è difficile scegliere ed è vero che non si può essere completamente oggettivi perché l'oggettività completa non esiste. Sicuramente è vero che a volte ci sono 30 candidati che sarebbero tutti meritevoli, su questo non discuto. Arrivo a dire che posso anche capire che i concorsi siano "pilotati", nel senso che la commissione ha un candidato in mente e quel candidato poi vince. Ma mi piacerebbe, e non mi sembra una pretesa assurda, che almeno i candidati venissero trattati con un minimo di rispetto. Però quando si chiede, ad esempio, la motivazione dei punteggi incoerenti che vengono assegnati il buon Luca.Lussardi che sostiene la limpida onestà delle procedure risponde "eh ma non puoi capire perché non ci sei dentro". Ora, io non mi reputo una persona particolarmente intelligente ma penso che se le motivazioni mi venissero spiegate con calma forse potrei anche capirle. Peraltro ho sentito anche cose del tipo "eh è vero che il candidato B è un po' meglio però A è più vecchio quindi abbiamo preferito sistemare lui". Alla faccia della carriera di B. Ho visto con i miei occhi concorsi in cui lo stesso identico giornale X è considerato una collocazione editoriale "ottima" per un candidato, "molto buona" per un secondo e "buona" per un terzo. Ora io capisco che 30 candidati siano tanti, ma ci vuole poi molto a dare una controllata e verificare di essere stati almeno coerenti? Nota che non è che quel singolo giudizio faccia poi la differenza nella valutazione totale, ma è proprio simbolo della mancanza di rispetto con cui queste procedure vengono portate avanti. Il candidato 1 deve vincere, quindi la sua collocazione editoriale su X è ottima, per gli altri è un po' meno. Insomma, posso anche sopportare di essere preso a schiaffi, ma almeno che non mi si dica che è per il mio bene, non credi?

gabriella127
Infatti. Se segui 20 persone puoi aiutare pure i ciucci.
Che poi, quando io dico 'ciucci ' lo dico per scherzare, perché ho visto apparenti ciucci cambiare completamente una volta che hanno riempito delle lacune e hanno capito il metodo di studio.
(Anche perché per me bravi o asini sono tutti uguali, la scuola e l'università stanno lì per formare e attenuare le disuguaglianze, non per accrescerle. Cosa che purtroppo avviene quando c'è un enorme numero di studenti).

Per dire come è vero, come dice megas_archon, che l'insegnamento con tanti studenti diventa standardizzato e meno 'profondo', basta ricordare il fenomeno che io ho visto tantissimo (una quota è fisiologica , e si vede pure a matematica, ma molto meno), di abbandono del corso: corsi che cominciano con 300 studenti alla fine ne hanno 20, ne ho visto pure uno che ne aveva 7... (non miei, eh? :) )
E' il segno che non si riesce a tarare quasi per niente l'insegnamento sulle esigenze della classe.

12provaCiao
"gugo82":
[quote="megas_archon"]Di queste cose la didattica è la prima a risentire, perché insegnare a classi enormi è molto faticoso, non puoi seguire tutti personalmente, devi insegnare in modo molto piu standardizzato e quindi povero di molti contenuti profondi...

Già, purtroppo.
E lo stesso accade anche nelle scuole secondarie: in aule di 27 studenti, se non vuoi appiattire l'insegnamento su contenuti elementari, devi rinunciare ad una valutazione puntuale di qualcosa di più complesso di un'abilità di calcolo.[/quote]
Io ne ho una di 29, assurdo.
Chi dice che il numero di alunni, di qualsiasi età siano, è irrilevante non ha idea di cosa dice.
Ho seguito Analisi 1 che eravamo in cento, tra matematici e fisici, e dosimetria che eravamo in sette: due mondi che neanche si parlano.

xXStephXx
"impe":

[quote="xXStephXx"] ma solo se avranno uno stipendio ragionevole per un laureato.


Sei sicuro riguardo a questa parte?
Se sì, a quali paesi ti riferisci?
Io sapevo che in alcuni paesi (e.g. Canada) dovranno restituirli (sotto forma di decurtazione dallo stipendio) qualsiasi sia lo stipendio. Però non ne sono sicuro.
[/quote]

C'è, ma a ben vedere è quasi scontato guadagnare più di così.
https://www.gov.uk/repaying-your-studen ... at-you-pay

Se è giusto o sbagliato però è roba molto complessa. Bisogna tener conto che non è la tuition fees ad escludere i cittadini dall'università bensì il test ed i criteri di accesso. Gli inglesi puntano sempre al top rank e poi da lì a scendere in base a dove ricevono l'offerta. Se non sono bravi a sufficienza c'è il rischio che vengano ammessi in università minori dove si fa solo didattica (altro motivo per cui le posizioni di didattica sono interessanti) o addirittura che non possano fare l'università.
Di contro, se non vivi a Londra il costo della vita non è altissimo. Dedurre il 9% dalle eccedenze che vedi su quella pagina permette ancora di vivere sopra lo standard del laureato medio italiano nei suoi primi anni di carriera.

impe1
"xXStephXx":
ma solo se avranno uno stipendio ragionevole per un laureato.


Sei sicuro riguardo a questa parte?
Se sì, a quali paesi ti riferisci?
Io sapevo che in alcuni paesi (e.g. Canada) dovranno restituirli (sotto forma di decurtazione dallo stipendio) qualsiasi sia lo stipendio. Però non ne sono sicuro.

megas_archon
Mi trovo ad avere un'opinione intermedia tra voi due, perché dopo un concorso da RTDa ho potuto avere una conversazione molto franca con uno dei commissari (ovviamente taccio nome e posto). I commissari spesso sono vittime, non colpevoli, perché dall'alto (dai regolamenti di ateneo sui concorsi) scendono costrizioni kafkiane, per esempio far valere allo stesso modo voci del CV che cl buonsenso non dovrebbero poter essere interpretate ugualmente a prescindere dalla provenienza, e non si possono dare punteggi arbitrariamente alti a certe voci (quindi il tuo "voto" è puntualmente spinto in basso). Poi, in fase di preselezione la commissione _deve_ selezionare 6 candidati su 30 anche se i 25 scartati sono tutti eccellenti; senza averli mai visti né sentiti ovviamente, cioè solo sulla base della numerologia bibliometrica di cui sopra. La probabilità di perdere in queste maglie il candidato migliore, che in fase di colloquio avrebbe rimontato surclassando tutti gli altri, è alta.

Dal nostro lato questo fa apparire tutto il processo come la solita baronìa, ma dal lato di chi fa il concorso c'è spesso solo la frustrazione di essere costretti controvoglia a presiedere una farsa (parliamo della prova di accertamento della lingua inglese, lol) senza poter ricompensare candidati che sono tutti eccellenti, e che (parole di questo commissario con cui parlai) "hanno i numeri per vincere, tutti quanti, non un RTDa, ma un posto da associato".

Poi, io non ero nella commissione, ma ho assistito a due colloqui per una tenure-track in due nazioni diverse (anche qui, è meglio tacere: mi limito a far notare che in Italia a volte presenziare a un concorso è guardato con sospetto -o almeno lo è stato per i miei concorsi-: "certo, puoi assistere -per legge deve essere pubblica la prova, o sbaglio?- ma perché vuoi farlo?")

Fuori dall'italia la mia sensazione è questa: ha vinto il candidato che è stato piu capace di presentarsi umanamente e facendo leva sul buonsenso: uno ha mostrato di saper insegnare nella lingua locale (non l'inglese, una lingua slava che aveva studiato per passione/necessità); decisamente una skill collaterale che fa gola, perché gli puoi far fare didattica a ogni livello. E la matematica non c'entra nulla.
L'altro (U.S.) aveva semplicemente un profilo piu che dignitoso, con un dottorato a Philadelphia, diversi paper top tier, ed era molto coinvolto nell'organizzazione dei corsi, si era offerto di tenere un corso di dottorato... piccole e grandi cose, che lo rendevano una presenza solida nel dipartimento, una faccia nota.

La maniera con cui si entra in tenure track in italia è molto piu cervellotica, perché la cooptazione, il clientelismo e i favori personali li abbiamo praticamente inventati noi. Con ciò ovviamente voglio dire che esiste la baronìa, ma questo labirinto di norme e contronorme è nato per farci fronte come possibile (e finisce per penalizzare molti onesti, purtroppo).

Luca.Lussardi
I tuoi commenti mostrano solo arrabbiatura perchè le cose non vanno come ti aspetti. Ribadisco il concetto perchè è il punto della questione: una persona che deve essere reclutata per una certa posizione non ha ancora la maturità per essere il reclutatore. La valutazione comparativa dei candidati non è mai oggettiva, altrimenti basterebbe predisporre un software che raccoglie i numerini e la bibliometria, premere invia e avere il vincitore: questo è sì assurdo, non si deve assolutamente fare così. Posso capirti comunque, perchè è normale quando uno cerca di entrare puntare il dito su tutto, ma poi scopre che le cose vanno diversamente e in realtà sono molto più oneste di quanto creda la "gente comune", almeno nei settori mat, che sono gli unici in cui io ho esperienza.

hydro1
"Luca.Lussardi":
E' chiaro che situazioni spiacevoli e pilotate accadono, non lo nego, ma non sono di certo la norma.

Meno male, almeno questo.


"Luca.Lussardi":
Ripeto, valutare tutta la procedura dal di fuori quando non si conosce che cosa realmente accade è solo un pregiudizio, quindi sbagliato a priori. Quando e se avrai modo di partecipare alla dinamica interna potrai farti un'idea più precisa.


E' una risposta assurda questa, io vorrei solo sapere per quale motivo i punteggi siano così incoerenti tra loro. Ovviamente non voglio fare nomi e cognomi, ma potrei linkarti a tanti tanti esempi. Non metto becco sui criteri di valutazione, la commissione avrà le sue buone ragioni per sceglierli ed è giusto che sia così. Però vorrei sapere per quale motivo poi vengano applicati ad minchiam. Non farò parte dei comitati ma so bene qual è il valore delle cose nel mio campo. Valutare con lo stesso punteggio un postdoc a Princeton ed uno all'università di Camerino è una follia, non c'è bisogno di "guardare le cose dall'interno". O quantomeno si può fare ma richiede una motivazione dettagliata. Ti ricordo che i concorsi sono pubblici, e le posizioni pagate con soldi pubblici. Capisco che il sistema di assunzione possa non piacere, non piace tanto neanche a me, ma detesto il fatto che la riposta sia usarlo a proprio piacimento e in silenzio, perché fa comodo. Le regole che vigono sono che va scelto il candidato con il cv più meritevole, e così deve essere. Se le regole non piacciono, si combatta per cambiarle.

Luca.Lussardi
Ripeto, valutare tutta la procedura dal di fuori quando non si conosce che cosa realmente accade è solo un pregiudizio, quindi sbagliato a priori. Quando e se avrai modo di partecipare alla dinamica interna potrai farti un'idea più precisa. E' chiaro che situazioni spiacevoli e pilotate accadono, non lo nego, ma non sono di certo la norma.

hydro1
"Luca.Lussardi":
[quote="hydro"]Ma come dicevo qualche post fa, i concorsi in italia sono delle farse, non me ne voglia Luca.Lussardi. Ma non lo dico nel senso che vengono assunte persone incompetenti, questo succedeva magari 20-30 anni fa ma ora (quantomento in matematica) non è più così. Il punto è che vengono formate commissioni allo scopo di far vincere un determinato candidato. E per farlo, vengono assegnati dei punteggi più o meno randomici sul cv, mentre il colloquio vale PER LEGGE 0 punti. La lezione di prova poi è un concetto che non è neanche stato concepito (parlo dei concorsi da rtd).

Questo è attendibile solo se me lo dice uno che va in commissione a fare concorsi, dal di fuori le cose vengono molto spesso percepite in modo distorto. Quando e se sarai un giorno dall'altra parte anche tu ne riparleremo.[/quote]

Guarda può anche darsi ma i punteggi e i cv sono pubblici, non serve essere nella commissione per valutare quanto senso abbiano. Non parlo neanche delle pubblicazioni, perchè facciamo finta che quelle vengano valutate nel merito e io non ho l'esperienza per farlo, quindi facciamo che quei punteggi siano onesti. Tutto il resto invece è abbastanza oggettivo. E spesso raccapricciante. Inoltre il fatto che il colloquio valga 0 punti non è una mia impressione, è un dato di fatto.

megas_archon
"gugo82":

Questa forse era la normalità nelle quotatissime (nelle inutili classifiche che ogni anno si stilano) università del nord Italia. Alle mie latitudini, ogni canale ha il proprio docente e, vista la scarsità di personale interno per coprire tutti i corsi, si ricorre a contratti annuali di diritto privato coi quali vengono reclutati docenti esterni (usualmente: PhD in cerca di post-doc, PhD che hanno altre occupazioni -tipicamente docenti di scuola superiore-, docenti di altri atenei, docenti in pensione, esperti provenienti dal mondo aziendale). Capita che un docente interno tenga lo stesso corso per due canali, ma non così frequentemente (e, se capita, viene aiutato da collaboratori).
No, non era la normalità quando ho iniziato a studiare io (ci togliamo pochi anni io e te). E' diventata così dopo l'ultima riforma, infatti questo mi veniva detto nel 2012. Prima, dal 2006, era la norma anche "giu al Nord" avere quel tipo di figure, specie che svolgevano la parte di esercitazioni (tutte le algebre, geometria differenziale, certamente le logiche...; gli analisti erano un esercito e si arrangiavano tra loro). Col tempo sono sparite perché -ho idea- non si riusciva a trovare una gabola capace di assumerne lo stesso numero ogni anno, a causa della scarsità di fondi. Scarsità di fondi che si cercava di controbilanciare aumentando le tasse, ma offrendo esattamente lo stesso servizio, cosa che causava un certo disappunto negli studenti (o nei loro familiari paganti...). Insomma, l'esperienza dello studente è andata peggiorando anno dopo anno.

Già, purtroppo.
E lo stesso accade anche nelle scuole secondarie: in aule di 27 studenti, se non vuoi appiattire l'insegnamento su contenuti elementari, devi rinunciare ad una valutazione puntuale di qualcosa di più complesso di un'abilità di calcolo.
Questo tra l'altro è il problema che ho, personalmente, con l'insegnamento. Almeno, messo all'angolo, all'università insegni a dei maggiorenni e puoi mantenere il livello di un corso inalterato, lasciando che a fronte di un bacino di utenti maggiore, ci sia un abbandono e/o dirottamento ad altre facoltà molto maggiore. O perlomeno questo è quello che succedeva "ai miei tempi": il primo giorno di lezione (a Fisica, luogo noto per questo genere di comportamenti, ma vabbè) il capo del cdl entrò e ci contò tutti per poi dirci "a distanza di un anno mi aspetto di vedere ancora qui il 30% di voi". A distanza di un anno sbagliò di poco, per difetto.

Luca.Lussardi
"hydro":
Ma come dicevo qualche post fa, i concorsi in italia sono delle farse, non me ne voglia Luca.Lussardi. Ma non lo dico nel senso che vengono assunte persone incompetenti, questo succedeva magari 20-30 anni fa ma ora (quantomento in matematica) non è più così. Il punto è che vengono formate commissioni allo scopo di far vincere un determinato candidato. E per farlo, vengono assegnati dei punteggi più o meno randomici sul cv, mentre il colloquio vale PER LEGGE 0 punti. La lezione di prova poi è un concetto che non è neanche stato concepito (parlo dei concorsi da rtd).

Questo è attendibile solo se me lo dice uno che va in commissione a fare concorsi, dal di fuori le cose vengono molto spesso percepite in modo distorto. Quando e se sarai un giorno dall'altra parte anche tu ne riparleremo.

gugo82
"megas_archon":
Anche per ragioni logistiche, mi diceva: 400 ingegneri che entrano ogni anno devono fare algebra lineare. Dove li metti? Non ci sono aule abbastanza capienti, quindi devi dividerli in canali, ma il docente è uno solo, quindi il canale A se lo vede in presenza, e gli altri vedono una registrazione.. questo succedeva nel 2012, pre-pandemia, e già tanti studenti dicevano: io pago le tasse (sempre piu alte anno per anno), "pretendo" di poter seguire la lezione da casa, se devo sorbirla in video: tanto che differenza c'è? Perdo solo tempo e soldi a prendere il treno ogni mattina.

Questa forse era la normalità nelle quotatissime (nelle inutili classifiche che ogni anno si stilano) università del nord Italia. Alle mie latitudini, ogni canale ha il proprio docente e, vista la scarsità di personale interno per coprire tutti i corsi, si ricorre a contratti annuali di diritto privato coi quali vengono reclutati docenti esterni (usualmente: PhD in cerca di post-doc, PhD che hanno altre occupazioni -tipicamente docenti di scuola superiore-, docenti di altri atenei, docenti in pensione, esperti provenienti dal mondo aziendale). Capita che un docente interno tenga lo stesso corso per due canali, ma non così frequentemente (e, se capita, viene aiutato da collaboratori).

"megas_archon":
Assumere piu docenti? Eh, con quali soldi?
Ristrutturare le aule? Vedi sopra...

Appunto.

"megas_archon":
Un leggero abbassamento della qualità è di certo una conseguenza diretta del fatto che i CDL hanno troppi studenti, oltre il limite che l'organico delle università riesce a tollerare... il mio relatore mi raccontò che già nell'arco di 15-20 anni (lo span della sua carriera) si riusciva ad apprezzare un declino non tanto nella qualità dell'insegnamento o nell'impegno dei docenti (chi ci metteva l'anima prima, continua a farlo; chi la prendeva sottogamba, continua a farlo) ma dato dal fatto che è veramente impossibile insegnare "bene" a classi così ampie. [...]

Di queste cose la didattica è la prima a risentire, perché insegnare a classi enormi è molto faticoso, non puoi seguire tutti personalmente, devi insegnare in modo molto piu standardizzato e quindi povero di molti contenuti profondi...

Già, purtroppo.
E lo stesso accade anche nelle scuole secondarie: in aule di 27 studenti, se non vuoi appiattire l'insegnamento su contenuti elementari, devi rinunciare ad una valutazione puntuale di qualcosa di più complesso di un'abilità di calcolo.

hydro1
"xXStephXx":
[quote="hydro"]Sai farmi qualche esempio?


Nel Regno Unito ci sono ruoli di sola didattica da tanto tempo. Non tolgono risorse alla ricerca perché vengono ingaggiati appositamente con lo scopo di fare didattica. Il bello è che possono fare carriera sulla base della qualità didattica, fino a raggiungere il titolo di "Reader" e "Professor" a carriera avanzata. Quindi titoli paralleli e rispettati come chi fa didattica+ricerca.
[/quote]

Sì è vero ci sono ruoli di sola didattica ma sono pochi rispetto ai ruoli "tradizionali". Poi invece non mi sembra ci siano ruoli di sola ricerca o mi sbaglio? Quello che volevo dire comunque è che è pericoloso prevedere tanti ruoli di pura ricerca, perchè si rischia di inondare ancora di più il panorama di lavori inutili. Per questo dicevo che il sistema francese, in teoria, non mi dispiace: si prende l'eccellenza dell'eccellenza e gli si permette di fare solo ricerca.

"pier.paolo":


Credo che questo sia un punto nevralgico. Un sistema come quello attuale, in cui più o meno velatamente viene stabilito a priori che almeno un tot per cento (molto alto) deve passare, implica necessariamente che la qualità dei corsi di laurea dev'essere tarata sulla qualità degli studenti. Di fatto in questo modo il valore del titolo di studio può diventare arbitrariamente basso e non mi meraviglio che molti docenti diventino totalmente demotivati dall'insegnamento. E' quello che succede a scuola, forse in maniera ancora più marcata, con la differenza che l'insegnante fa principalmente quello per cui o era motivato da subito ad affrontare questo problema, o ha sbagliato carriera...


Poi nessuno sembra rendersi conto del fatto che laureare un sacco di gente a caso è dannoso per tutti: per chi studia seriamente perchè si vede equiparato legalmente alle capre, per le capre perchè poi avendo una laurea si aspettano un buon lavoro ed un buono stipendio. E intanto il mercato del lavoro si intasa...


"pier.paolo":

Inoltre, trovo sia una mancanza grave il fatto di non valutare l'insegnamento nei concorsi. In passato in Italia una parte del concorso per professore consisteva nello svolgere una lezione alla commissione su un argomento assegnato qualche giorno prima: mi sembra il minimo per una persona a cui si dà l'incarico di insegnare all'università per tutta la vita! Ora questa parte del concorso non esiste più. Mi è stato detto che è stata tolta per non dar adito ai soliti favoritismi, cosa a cui posso credere, ma sta di fatto che non mi sembra un'ottima soluzione non valutare un candidato sul 50% del lavoro che andrà a fare... D'altra parte, mi sembra che questa sia la prassi in Europa e nord America, mentre l'unico posto in cui ho notizia di un concorso organizzato così è il Brasile (!). Per capirci, è come se per un posto di direttore tecnico si valutassero solo le competenze tecniche e non quelle manageriali: a chi salterebbe mai in mente una cosa del genere? Immagino che un'altra motivazione di questa scelta sia quella di snellire le procedure, e soprattutto l'illusione di essere in grado di valutare "oggettivamente" la ricerca, ma non l'insegnamento. Il concorso così strutturato quindi garantirebbe una maggiore imparzialità, cosa che mi sembra alquanto improbabile.



Musica per le mie orecchie. Ma come dicevo qualche post fa, i concorsi in italia sono delle farse, non me ne voglia Luca.Lussardi. Ma non lo dico nel senso che vengono assunte persone incompetenti, questo succedeva magari 20-30 anni fa ma ora (quantomento in matematica) non è più così. Il punto è che vengono formate commissioni allo scopo di far vincere un determinato candidato. E per farlo, vengono assegnati dei punteggi più o meno randomici sul cv, mentre il colloquio vale PER LEGGE 0 punti. La lezione di prova poi è un concetto che non è neanche stato concepito (parlo dei concorsi da rtd).

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.