Cosa è meglio fare quando si prova la sensazione di non capirci più nulla?
Secondo voi, cosa è meglio fare quando, durante un corso di laurea, in realtà quasi alla fine dello stesso (ovvero al termine del penultimo semestre), si arriva a provare con una certa costanza, e sempre più spesso durante lo studio, la sensazione di non capire più nulla dell'utile a passare gli esami di quello che si sta studiando, di non avere più una forma di controllo sulla propria carriera accademica, di essere stanchi di preparare e poi sostenere esami, di aver perso definitivamente ogni manifestazione di ansia negli ultimi esami, sostituite da un beffardo senso di rassegnazione e da un inizialmente vaghissimo e poi sempre più evidente senso di amor fati, e di aver finito la voglia di studiare?
Perché succede?
È una situazione inevitabile, che più o meno evidentemente riguarda tutti e che possibilmente si risolve per il meglio? O necessariamente per il peggio?
È successo anche a voi?
Come ne siete usciti?
Perché succede?
È una situazione inevitabile, che più o meno evidentemente riguarda tutti e che possibilmente si risolve per il meglio? O necessariamente per il peggio?
È successo anche a voi?
Come ne siete usciti?
Risposte
Gugo82, ognuno è libero di avere la propria opinione e in un certo senso rispetto anche un'opinione negativa come quella che in pratica in due anni io non abbia fatto altro che leggere esercizi già svolti, perché in un certo senso a volte ci sono stato proprio costretto, però spesso è successo che facendo così imparassi la tecnica risolutiva di esercizi che purtroppo poi non sono mai capitati nello scritto... in un certo senso sono stato anche sfortunato (o fortunato? non lo so). Intendo che quando arrivava il procedimento preconfezionato io mi sforzavo sempre di capirlo e lo capivo, assolutamente non era mia intenzione ricordarmi a memoria e basta il tutto o peggio copiarlo, ma poi all'esame era richiesto altro.
I problemi che mi hanno portato spesso a fare così erano due: non riuscivo a svolgere gli esercizi pur studiando la teoria (non la capivo? testi sbagliati? metodo di insegnamento poco congeniale? non ne ho idea) e praticamente dovevo finire per stare su un solo esercizio (non parlo di quelli terra-terra tipo gli integrali singoli in cui basta una sola sostituzione o una sola divisione per parti, senza iterazione, ma di cose più algebricamente complesse in cui c'erano da fare parecchie sostituzioni in classico stile esame Analisi 1 o Analisi 2, difficoltà che io tentavo di risolvere tentando di comprendere a fondo numerosi casi semplici, per farti capire io casco parecchio sul determinare la convergenza di una serie tramite il criterio del confronto e sembra che ai professori interessi verificare solo quello, come se quello del rapporto fosse troppo facile) anche per ore di seguito e solo alla fine riuscivo ad arrangiare qualcosa ma senza arrivare al risultato corretto. Era per me quasi impossibile dedicare un'intera giornata a una sola materia così difficile e lo è stato finora, principalmente perché oltre a dover seguire altri corsi secondo me più importanti per la futura professione ho deciso di avere comunque una, seppur ridotta ma comunque normale per uno studente universitario, vita sociale.
Se sforzarci di metterci del proprio, cosa che comunque, magari solo in parte, ho fatto, significava dover rimandare la bellezza di tre o più esami che invece sono riuscito a fare al primo colpo e con ottimi voti, o peggio smettere di curare il mio fisico (e non parlo di bodybuilding ma semplice tono basale e corretta postura e buona resistenza)...
Ora però ho davanti a me intere giornate libere e posso anche starci giorni interi sugli esercizi che non vengono, contrariamente a quanto successo finora. Ma intanto dalla matematica mi solo voluto prendere una vacanza, dedicandomi alla chimica e ai corsi di chimica i quali esami mi sono stati preclusi non avendo superato questo esame di matematica. Mi sento come un automobilista che trovando un ingorgo è uscito fuoristrada dove ora si sente più libero pur ancora alla guida (altri invece trovando l'ingorgo si sono fermati al primo bar o area di servizio, altri ancora sono rimasti in auto), se rende l'idea.
I problemi che mi hanno portato spesso a fare così erano due: non riuscivo a svolgere gli esercizi pur studiando la teoria (non la capivo? testi sbagliati? metodo di insegnamento poco congeniale? non ne ho idea) e praticamente dovevo finire per stare su un solo esercizio (non parlo di quelli terra-terra tipo gli integrali singoli in cui basta una sola sostituzione o una sola divisione per parti, senza iterazione, ma di cose più algebricamente complesse in cui c'erano da fare parecchie sostituzioni in classico stile esame Analisi 1 o Analisi 2, difficoltà che io tentavo di risolvere tentando di comprendere a fondo numerosi casi semplici, per farti capire io casco parecchio sul determinare la convergenza di una serie tramite il criterio del confronto e sembra che ai professori interessi verificare solo quello, come se quello del rapporto fosse troppo facile) anche per ore di seguito e solo alla fine riuscivo ad arrangiare qualcosa ma senza arrivare al risultato corretto. Era per me quasi impossibile dedicare un'intera giornata a una sola materia così difficile e lo è stato finora, principalmente perché oltre a dover seguire altri corsi secondo me più importanti per la futura professione ho deciso di avere comunque una, seppur ridotta ma comunque normale per uno studente universitario, vita sociale.
Se sforzarci di metterci del proprio, cosa che comunque, magari solo in parte, ho fatto, significava dover rimandare la bellezza di tre o più esami che invece sono riuscito a fare al primo colpo e con ottimi voti, o peggio smettere di curare il mio fisico (e non parlo di bodybuilding ma semplice tono basale e corretta postura e buona resistenza)...
Ora però ho davanti a me intere giornate libere e posso anche starci giorni interi sugli esercizi che non vengono, contrariamente a quanto successo finora. Ma intanto dalla matematica mi solo voluto prendere una vacanza, dedicandomi alla chimica e ai corsi di chimica i quali esami mi sono stati preclusi non avendo superato questo esame di matematica. Mi sento come un automobilista che trovando un ingorgo è uscito fuoristrada dove ora si sente più libero pur ancora alla guida (altri invece trovando l'ingorgo si sono fermati al primo bar o area di servizio, altri ancora sono rimasti in auto), se rende l'idea.
"Vikhr":
un esercizio non devo piantarlo lì leggendone il procedimento con WA [né leggendolo dal libro degli esercizi! aggiunta di gugo82], ma devo restarci finché non lo risolvo con i miei mezzi
Eh, ma questo fatto è tanto ovvio che non c'è bisogno nemmeno di sottolinearlo...
Se hai davvero "studiato" così finora, è del tutto normale che tu non abbia ancora passato l'esame.
Voler imparare a risolvere gli esercizi leggendo quanto fatto da altri (o addirittura da un software), senza sforzarsi di metterci del proprio, è del tutto inutile.
Prendi un esercizio di qualche compito che hai svolto (ne avrai, immagino) e chiediti dove hai sbagliato e cerca di capire perchè.
Poi, non ti fossilizzare su eserizi dei quali hai già visto gli svolgimenti: fanne dei nuovi.
Puoi trovarne di tutti i tipi su internet, oppure prendi in biblioteca un eserciziario diverso da quello che hai usato finora.
Comunque ora che ci penso tutti i professori che ho avuto hanno detto "studiate ogni giorno, con costanza", anche il primo professore di Analisi 2 lo diceva spesso. Non ho idea se sottintendessero anche "e con intensità" o meno. Con gli altri esami, anche Analisi 1, sembra abbia funzionato, è per questo che parlo di costanza, purtroppo ribadisco che l'intensità a volte (o forse sempre?) è mancata perché dovevo mettercene altra, se non maggiore, nei corsi prima a indirizzo chimico dei primi due anni (di quelli me ne manca solo uno ed è peraltro di tipo fisico (fisica quantistica e termodinamica tosta di quelle piene di matrici, autovettori, equazioni differenziali e integrali e di cui è richiesta padronanza da parte del docente)/matematico quindi... inoltre quelli del terzo non posso darli anche se come detto al posto di non fare niente preferisco studiarmi quelli) e poi ingegneristico, nei quali non ho avuto nessun problema di comprensione né a lezione né a casa nonostante mi mancassero (nel senso che non sono riuscito a darli pur avendo studiato) Fisica 2 e Matematica 2.
"Vikhr":
Benissimo, allora alzo (sì, "alzo", non esiste "proverò ad alzare")
Direi che ci sei,
"Vikhr":
mi pare di aver capito che ti riferisca al fatto che un esercizio non devo piantarlo lì leggendone il procedimento con WA, ma devo restarci finché non lo risolvo con i miei mezzi
Devi risolvere gli esercizi. Se sbagli, leggi la soluzione e come ci si arriva, fatti delle domande. Cambia qualcosa all'esercizio e tenta nuovamente di risolverlo, insomma: affina le tue tecniche e gioca con gli esercizi.
E soprattutto non darti per tardo o sfaticato, aggettivi che presuppongono un paragone con un modello di normalità. I periodi brutti capitano a tutti ma è proprio in questi momenti che hai un'opportunità di migliorare. Quindi agisci lucidamente e con saggezza invece di reagire alle sventure.

Benissimo, allora alzo (sì, "alzo", non esiste "proverò ad alzare") ulteriormente questa asticella di cui parli (mi pare di aver capito che ti riferisca al fatto che un esercizio non devo piantarlo lì leggendone il procedimento con WA, ma devo restarci finché non lo risolvo con i miei mezzi), sperando che l'aver terminato tutte le lezioni me lo consenta e soprattutto con costanza, perché evidentemente l'aver voluto seguire e seguito attivamente tutte le lezioni dei corsi capisaldo (essenzialmente progettazioni di impianti industriali) me lo ha impedito.
Ti (vi) farò sapere come andrà... To be continued.
Ti (vi) farò sapere come andrà... To be continued.
"Vikhr":
Buon Ferragosto anche a te.
Ti garantisco che non è una balla.
Assolutamente, mai pensato.

"Vikhr":
Tra il Primo Maggio e metà Giugno mi sono messo lì quelle 2-3-4 ore (forse ho sbagliato, dovevano essere 24...)
...
...
Come dovrò cambiare metodo a questo punto? Dovrò per caso chiudermi un mese in casa a fare altri esercizi? Per metodo intendi che devo stare sui libri finché non svengo, come se per quell'esame non avessi fatto nulla?
Posso chiederti per quale motivo ritieni che "più ore studio, meglio studio"? Studiare non significa pigliare un libro e leggerlo come fosse una preghiera. E sì, ci vuole anche il tempo libero: devi studiare, non devi andare a fare lavori forzati.
Forse dovresti considerare di più 'l'intensità' dello studio anziché la costanza, non trovi?
Non ho mai visto nessuno saltare l'asta a due metri sempre con la stessa costanza e sempre con lo stesso salto balzare ai tre metri senza intensificare lo sforzo del salto. Ma tu pretendi di farlo senza allenarti, rimanendo allo stesso step. Beh, qualcosa non torna, non ti pare?
D'altra parte questo metodo non ha funzionato, te lo dice la realtà (gli esami). Perché insistere allora? Lo capisco che è più facile fare una cosa che si conosce anziché farne un'altra ignota, ma vedi che questa è la tua vita e non devi dare spiegazioni a nessuno di quel che fai: devi migliorare te stesso, nessun paragone (inutile e sciocco) con altri.
"Vikhr":
Adesso ho finito tutte le frequenze e quindi starò sempre a casa (ma diventerò pure fuoricorso).
Se ce ne sarà bisogno faccio anche così, ma se non funzionerà nemmeno così inizierò veramente a tirare a campare come il classico fuoricorso sfaticato... quando ho fatto di tutto affinché non succedesse.
Data la mole d'ore di studio giornaliere che dici di svolgere, non sei assolutamente sfaticato. E andare fuoricorso uno, due anni non è la fine del mondo e ripeto: niente paragoni con altri. Pensa solo a migliorare te stesso.
Se salti l'asta a 1.80 metri, prova ad alzarla a 1.90 e tenta di saltarla anziché sentirti inadatto perché il tuo compagno salta a 2.20 metri.
In sostanza: non c'è un perdente, qui puoi solo migliorare o rimanere dove sei. A te la scelta.
Buon Ferragosto anche a te.
Ti garantisco che non è una balla. Tra il Primo Maggio e metà Giugno mi sono messo lì quelle 2-3-4 ore (forse ho sbagliato, dovevano essere 24...) (prima preparavo da inizio Marzo l'altro esame menzionato) ogni giorno a studiare le dispense del docente e altre dispense più dettagliate col libro sottomano per approfondimenti. Ho fatto tutti gli esercizi forniti dal professore più altri esercizi didattici e controllato i risultati e i procedimenti con Wolframalpha, dal quale non ti nascondo che alcune volte mi sono proprio riscritto i procedimenti perché non sapevo cosa fare. Nel mentre ho seguito un corso ingegneristico con laboratorio e un corso in palestra nel tempo libero e ho vissuto la mia vita di sempre. Ogni volta che finivano quelle ore avevo sonno e mi addormentavo... Infatti comincio a pensare che a quell'esame ero troppo stanco... A Settembre però stanco non lo sarò di certo, vedrò come andrà.
Adesso ho finito tutte le frequenze e quindi starò sempre a casa (ma diventerò pure fuoricorso).
Come dovrò cambiare metodo a questo punto? Dovrò per caso chiudermi un mese in casa a fare altri esercizi? Per metodo intendi che devo stare sui libri finché non svengo, come se per quell'esame non avessi fatto nulla? In effetti hai ragione, comincio a sentirmi anche un po' stufo purtroppo se devo essere sincero. Più studio quella materia più non ho più voglia di studiare e per non perdere tempo ne studio altre pur non potendone dar gli esami.
Se ce ne sarà bisogno faccio anche così, ma se non funzionerà nemmeno così inizierò veramente a tirare a campare come il classico fuoricorso sfaticato... quando ho fatto di tutto affinché non succedesse.
Ti garantisco che non è una balla. Tra il Primo Maggio e metà Giugno mi sono messo lì quelle 2-3-4 ore (forse ho sbagliato, dovevano essere 24...) (prima preparavo da inizio Marzo l'altro esame menzionato) ogni giorno a studiare le dispense del docente e altre dispense più dettagliate col libro sottomano per approfondimenti. Ho fatto tutti gli esercizi forniti dal professore più altri esercizi didattici e controllato i risultati e i procedimenti con Wolframalpha, dal quale non ti nascondo che alcune volte mi sono proprio riscritto i procedimenti perché non sapevo cosa fare. Nel mentre ho seguito un corso ingegneristico con laboratorio e un corso in palestra nel tempo libero e ho vissuto la mia vita di sempre. Ogni volta che finivano quelle ore avevo sonno e mi addormentavo... Infatti comincio a pensare che a quell'esame ero troppo stanco... A Settembre però stanco non lo sarò di certo, vedrò come andrà.
Adesso ho finito tutte le frequenze e quindi starò sempre a casa (ma diventerò pure fuoricorso).
Come dovrò cambiare metodo a questo punto? Dovrò per caso chiudermi un mese in casa a fare altri esercizi? Per metodo intendi che devo stare sui libri finché non svengo, come se per quell'esame non avessi fatto nulla? In effetti hai ragione, comincio a sentirmi anche un po' stufo purtroppo se devo essere sincero. Più studio quella materia più non ho più voglia di studiare e per non perdere tempo ne studio altre pur non potendone dar gli esami.
Se ce ne sarà bisogno faccio anche così, ma se non funzionerà nemmeno così inizierò veramente a tirare a campare come il classico fuoricorso sfaticato... quando ho fatto di tutto affinché non succedesse.
"Vikhr":
È più di un mese che ripasso, se non con particolare intensità, con costanza, per l'esame di Matematica 2, che mi porto appresso da ben 3 anni. È persino cambiato il docente e l'esame è diventato più facile. Ho fatto centinaia di esercizi.
Risultato? Un voto sotto al 10/30.
A questo punto penso seriamente di essere tardo di mio
Un tardo non sarebbe capace di autodiagnosticarsi dei disturbi cognitivi, ti pare? Dunque non sei tardo, hai solo compreso di aver agito ben al di sotto delle tue capacità.
Mi pare evidente che tu ripeta nel tempo qualcosa che sai bene non funziona: stai semplicemente sbagliando l'approccio alla materia. O, più semplicemente parlando, non la stai studiando ("se non con particolare intensità, con costanza") e ti racconti la balla che tu invece lo stia facendo.
È normale che salga un certo fastidio nel ripetere sempre le stesse cose: il cervello ha bisogno di stimoli sempre nuovi.
Perciò fai una cosa saggia: studiala in un modo diverso da quello che hai assunto precedentemente e tieni bene a mente che non tutto ciò che pensi di te stesso è vero (la manìa di darsi un'identità non è solo tua, quindi non credere di essere il solo. Ma è meglio rinunciarvi ogni volta che si ha consapevolezza di volerlo fare).
Buono studio e buon ferragosto.
"seven":
C'è anche da dire che per fare una domanda a lezione occorre aver capito/studiato le lezioni precedenti, insomma essere sicuro di fare una domanda, non dico intelligente, ma che non sia scontata per gli altri studenti.
Sto avendo la stessa impressione... Io trovo difficoltà a stare al passo con le lezioni, per due motivi: sia perchè non sono veloce a capire le spiegazioni (preferisco di gran lunga leggerle piuttosto che ascoltarle da un prof), sia perchè nei 3 mesi in cui si tengono i corsi spesso riesco a studiare molto poco... Quindi avrei tante domande da fare ma non ne faccio nessuna

"quantunquemente":
[quote="gugo82"]"Meglio star zitti e sembrare cretini, che parlare e togliere ogni dubbio"
questa è fantastica

Citavo a memoria, anche se non proprio correttamente, Oscar Wilde.

@Vikhr Mi spiace molto che tu non sia riuscit* a passare l'esame di analisi 2, dopo averlo preparato per bene; ma non rinunziare per questo a sostenere quell'altro esame (a meno di propedeuticità).
Almeno, passa le vacanze estive con un esame in meno da sostenere; ed analisi 2 rimandalo a settembre.
Dai su: non esistono esami impossibili!
Almeno, passa le vacanze estive con un esame in meno da sostenere; ed analisi 2 rimandalo a settembre.

Dai su: non esistono esami impossibili!
"gugo82":
"Meglio star zitti e sembrare cretini, che parlare e togliere ogni dubbio"
questa è fantastica

"gabriella127":
Io ho esperienza di alcuni tipi di studenti, di quelli di matematica dal di dentro, essendo stata seduta con loro a lezione per ore e ore e ore. Gli studenti di matematica sono i più paurosi che conosco, hanno il terrore di sbagliare e di far vedere che non sanno qualcosa, ma in modo esagerato. Una volta stavo a una esercitazione di meccanica razionale e il tutor aveva sbagliato lezione, aveva dato esercizi su cose che al corso non erano state ancora fatte. Be', nessuno, dico nessuno, glielo ha detto, hanno passato due ore senza fare niente su esercizi che non sapevano fare pur di non dire 'queste cose non le sappiamo perché non le abbiamo ancora fatte al corso'.

Difendendo la categoria: probabilmente, provavano ad ingegnarsi per trovare comunque una soluzione ai problemi.
"gabriella127":
In altre facoltà non sono così. Già a fisica mi dicono che è diverso. A giurisprudenza, altra categoria di studenti che conosco bene, sono completamente diversi, molto più estroversi e sicuri di sé, parlano, anche se caso mai non sanno un tubo, non fanno harahiri se una cosa non la sanno. Boh, paese che vai usanze che trovi.
In merito, ricordo un paio di frasi sagge: "Meglio star zitti e sembrare cretini, che parlare e togliere ogni dubbio" e "Su ciò di cui non si sa, bisogna tacere".

"gabriella127":
[quote="Vikhr"]Io sono uno studente che fa domande a lezione. Spesso provocatorie perché pratiche, che finiscono per attirare l'interesse del docente e il menefreghismo dei compagni. A volte correggo i professori durante le dimostrazioni.
Io ho esperienza di alcuni tipi di studenti, di quelli di matematica dal di dentro, essendo stata seduta con loro a lezione per ore e ore e ore. Gli studenti di matematica sono i più paurosi che conosco, hanno il terrore di sbagliare e di far vedere che non sanno qualcosa, ma in modo esagerato. Una volta stavo a una esercitazione di meccanica razionale e il tutor aveva sbagliato lezione, aveva dato esercizi su cose che al corso non erano state ancora fatte. Be', nessuno, dico nessuno, glielo ha detto, hanno passato due ore senza fare niente su esercizi che non sapevano fare pur di non dire 'queste cose non le sappiamo perché non le abbiamo ancora fatte al corso'.
In altre facoltà non sono così. Già a fisica mi dicono che è diverso. A giurisprudenza, altra categoria di studenti che conosco bene, sono completamente diversi, molto più estroversi e sicuri di sé, parlano, anche se caso mai non sanno un tubo, non fanno harahiri se una cosa non la sanno. Boh, paese che vai usanze che trovi.[/quote]
A Torino non è così. Molti sono molto presi dal prendere appunti ma molti altri correggono i professori e fanno domande. Non ho trovato differenze sostanziali tra le due facoltà che ho frequentato.
"j18eos":
Fermarsi un attimo, prendersi una piccola vacanza, coltivare un hobby fisico (io iniziai la palestra per finire la laurea magistrale); e infine, quando ci si sente un pò meglio, imporsi di dover finire!
Questo è il mio consiglio...
Ahimé, il tuo consiglio mi trovo a doverlo applicare in pieno.
È più di un mese che ripasso, se non con particolare intensità, con costanza, per l'esame di Matematica 2, che mi porto appresso da ben 3 anni. È persino cambiato il docente e l'esame è diventato più facile. Ho fatto centinaia di esercizi.
Risultato? Un voto sotto al 10/30.
A questo punto penso seriamente di essere tardo di mio e considerando che l'altro esame che intendevo fare questa sessione è ben più difficile di questo, ed è basato esclusivamente sui suoi contenuti, ho deciso che questa sessione sarà la mia prima sessione in bianco, pur avendo studiato anche questo non in contemporanea all'altro ma con le stesse modalità.
Non posso fare altro. Ci credevo troppo che l'avrei passato, mi ci ero messo del tutto e convinto di farcela ma ho solamente finito per prendere l'ennesima tranvata dritta in faccia. A questo punto mi sono stufato.
Purtroppo alcune persone hanno un rapporto assai conflittuale con la matematica e io sono una di queste. Infatti vedendo le correzioni mi sono subito venuti in mente i miei compiti in classe delle medie e superiori. Un compito per una esatta metà fatto bene, per l'altra fatto male. Ero sempre l'ultimo ad arrivarci. Una specie di motore Diesel a due tempi Wartsila di una petroliera insomma, quando gli altri erano Ferrari.
"Vikhr":
Io sono uno studente che fa domande a lezione. Spesso provocatorie perché pratiche, che finiscono per attirare l'interesse del docente e il menefreghismo dei compagni. A volte correggo i professori durante le dimostrazioni.
Io ho esperienza di alcuni tipi di studenti, di quelli di matematica dal di dentro, essendo stata seduta con loro a lezione per ore e ore e ore. Gli studenti di matematica sono i più paurosi che conosco, hanno il terrore di sbagliare e di far vedere che non sanno qualcosa, ma in modo esagerato. Una volta stavo a una esercitazione di meccanica razionale e il tutor aveva sbagliato lezione, aveva dato esercizi su cose che al corso non erano state ancora fatte. Be', nessuno, dico nessuno, glielo ha detto, hanno passato due ore senza fare niente su esercizi che non sapevano fare pur di non dire 'queste cose non le sappiamo perché non le abbiamo ancora fatte al corso'.
In altre facoltà non sono così. Già a fisica mi dicono che è diverso. A giurisprudenza, altra categoria di studenti che conosco bene, sono completamente diversi, molto più estroversi e sicuri di sé, parlano, anche se caso mai non sanno un tubo, non fanno harahiri se una cosa non la sanno. Boh, paese che vai usanze che trovi.
Io sono uno studente che fa domande a lezione. Spesso provocatorie perché pratiche, che finiscono per attirare l'interesse del docente e il menefreghismo dei compagni. A volte correggo i professori durante le dimostrazioni.
C'è anche da dire che per fare una domanda a lezione occorre aver capito/studiato le lezioni precedenti, insomma essere sicuro di fare una domanda, non dico intelligente, ma che non sia scontata per gli altri studenti.
Non posso che condividere. Ho usato male il termine "organizzazione dell'università", o meglio ho constatato una situazione di fatto (distanza studenti-docenti) per poi concludere, mentre scrivevo, che questo dipende forse quasi totalmente dagli studenti. Perché anche nella mia esperienza ho sempre trovato, da parte dei docenti, un'apertura che però purtroppo non ho "sfruttato" nonostante desiderassi farlo. Io per prima, a quasi quarant'anni, non ho mai fatto una domanda in aula e ancora non riesco ad andare ai ricevimenti "con spontaneità". Ma questo è un "problema" mio. Eppure lo desidero quel dialogo... bene, una buona ragione per cominciare ora, col nuovo esame

"jitter":
Io non ho mai sopportato (e tuttora non sopporto) gli orali. Non credo che implichino di per se stessi uno studio passivo, ma davanti al prof passivi lo si diventa, perché la rielaborazione personale è pericolosa: si rischia che il prof, invece di apprezzare lo "sforzo", si concentri su qualche inesattezza o qualche cosa che non gli piace e, invece di premiarti, di penalizza.
[...]
E forse anche a come è organizzata l'università. Forse andrebbe meglio se fosse diverso (meno formale) il rapporto con i docenti. In effetti molti si rendono disponibili a un dialogo, a dare spiegazioni durante l'orario di ricevimento, e poi non ci andiamo. E invece è proprio il confronto diretto che può rendere bella l'esperienza universitaria, altrimenti si riduce tutto all'esame.
Io invece ho sempre trovato dei professori molto disponibili e gentili nonostante i miei amici e colleghi di corso ne parlassero come di esseri pronti ad abbassare il voto. Spesso a ricevimento mi sono sentito fare i complimenti perché non solo andavo a chiedere come risolvere un esercizio ma proponevo una soluzione (a volte giusta a volte sbagliata!). Una volta, tanto ero a mio agio nel parlare col professore, dissi che un esercizio d'esame era assolutamente banale e che mi sembrava strano fosse così semplice per un compito. Subito dopo aggiunsi "la prego ora di non fare un compito più difficile altrimenti amici e colleghi mi uccidono!". Lui mi disse invece che per sua esperienza quello era l'esercizio che più dava problemi all'esame. Infatti mise lo stesso identico esercizio e io lo feci giusto mentre una marea di persone lo sbagliarono completamente! Tanto per dire che conta molto l'approccio con cui noi studenti ci rivolgiamo ai docenti. Spesso è facile capire se il prof. da confidenza e accetta che gli si parli più liberamente oppure se è più distaccato e formale (a me di questo genere ne sono capitati pochi ma, nonostante questo "limite", molto bravi).
"jitter":
Anche per questo, come per te, la tesi è stata per me un'esperienza meravigliosa. Mi sentivo finalmente libera di "esplorare il campo" come volevo, nei limiti del senso critico e della coerenza.
Io la tesi, triennale, invece l'ho vissuta come un qualcosa di altrettanto interessante ma diverso che mi ha permesso di metterci del mio nonostante ci fosse poco da mettere. Dovevo dimensionare vari impianti...la procedura era quella, al massimo mi sono preso ampie libertà nella parte introduttiva e nei capitoli "teorici" dove ho spiegato anche cose non richieste. Ovviamente solo per mia soddisfazione personale!
"jitter":
Un mio amico che studiava in Germania mi raccontava che all'università gli studenti (ok, del dottorato) andavano alle grigliate con i prof. Come sarebbe vivere l'università in modo un po' più informale, più sciolto e meno gerarchizzato? Sarebbe bello!
Se facessero una cosa del genere in un corso di ingegneria gestionale dovrebbero affittare un parco...siamo circa 200/250 alla triennale e tra i 40 e i 150/160 a seconda dei corsi nella magistrale...

PS: E' però capitato che qualche prof./prof.ssa a ricevimento ci offrisse delle caramelle...
