Come si diventa professore universitario

egregio
Piove sul bagnato...; ieri sono usciti i nuovi regolamenti di facoltà e ho visto che per il calcolo del nostro punteggio di laurea specialistica si tiene conto anche della media ponderata della triennale. Allora mi chiedevo, visto che il mio "sogno", anzi, la mia "utopia" è sempre stata quella di insegnare all'università, se non uscire con 110 alla specialistica (facendo dei rapidi conti, dovrei avere la media poco al di sotto del 29 agli esami spec) poteva essere un limite.
Insomma, potete dirmi come il voto influenzi e qual è il percorso da fare per diventare docenti universitari?

Risposte
Giusyinthesky
interesserebbe anche a me..complimenti per il forum!

onlyReferee
Quello della scarsa qualità della didattica di molti docenti universitari è un gran problema di cui mi sono reso conto in questi anni di università. Da parte di molti di loro l'attenzione e la disponibilità che dovrebbe essere rivolta agli studenti per garantire un apprendimento di qualità non c'è e purtroppo, come già fatto notare da alcuni di voi, questo non invoglia e stimola all'apprendimento di una determinata disciplina.
Il problema essenzialmente è dovuto a questo a mio parere: le scuole fino a quella superiore sono finalizzate praticamente solo alla didattica, le università invece orientate prevalentemente alla ricerca ma si vuole comunque inserire nelle stesse anche una parte di didattica. Questa "convivenza" però funziona solo in maniera limitata e bisognerebbe cercare di suddividere le competenze dei docenti in maniera più marcata. In questo aspetto concordo con le proposte descritte da alcuni di voi.

Sk_Anonymous
"gio73":
Dal tuo post si potrebbe dedurre che il docente in gamba sia quello che promuove sempre tutti, mentre quello mediocre è quello che boccia (eh già ha spiegato così male che la maggior parte degli studenti non ha capito!).

È pur vero che un insegnante che boccia tutti qualche domanda deve farsela... Così come chi promuove tutti.

gio73
"Ryukushi":


Sono totalmente d'accordo, anche se credo che questo valga ancor di più con la scuola dell'obbligo.

Il professore universitario, a mio avviso, deve aiutare la società a migliorare nel suo ambito di competenza, e con la sua ricerca e con la sua didattica, trasmettendo al discente, tuttavia, non soltanto, sterilmente, le nozioni, ma anche la propria passione. E credo che quella passione debba veicolarla nello studente, in modo tale che si interessi e si invogli ad approfondire ed a conoscere questo mondo, in ogni suo aspetto. Inoltre credo debba anche essere, il docente universitario ideale, un buon maestro di vita, trasmettendo parte della propria esperienza di vita a chi lo ascolta ed impara. In questo modo, credo, che molte lezioni si renderebbo veramente interessanti. Invece, purtroppo, sto notando in questo secondo anno di mia esperienza universitaria che molti docenti non cercano di veicolare la loro passione. Devo ammettere che alcuni, però, si. Invece ce ne sono altri che sembra provino gustoa fare esami e bocciare studenti, fregandosene delle lezioni. Credo che i migliori docenti siano quelli che amino insegnare ed odino fare esami (questo a livello statistico, non idealmente).

No, non sono d'accordo.

Dal tuo post si potrebbe dedurre che il docente in gamba sia quello che promuove sempre tutti, mentre quello mediocre è quello che boccia (eh già ha spiegato così male che la maggior parte degli studenti non ha capito!).

Ryukushi1
"gugo82":
Chiedo scusa se riesumo, ma c'è un punto su cui vorrei sentire qualche commento in più.
In particolare questo:
[quote="Luca.Lussardi"][...] in genere l'attività principale di un buon professore universitario resta l'attività di ricerca.

Perchè?

Mi pare che, come diciamo a Napoli, qui si metta 'a carne sott' e 'e maccarun ncopp'*... O, quanto meno, si sottovaluti l'importanza di una parte consistente dell'attività di docente: la docenza**, appunto.
Chiarisco.
Il professore universitario deve essere innanzitutto un buon docente, ma non solo. Infatti, dovrebbe essere anche convinto che le sue lezioni siano la cosa migliore che può fare per far progredire la società.
Credo che il succo del discorso stia proprio nell'ultima parola che ho usato: società. Il ruolo di docente è a quello che serve: a formare una società migliore. Non a far progredire la scienza in maniera astratta; non a organizzare meeting per pochissimi eletti; non a cercare di accaparrarsi posti di potere ed incarichi ben retribuiti fuori dall'università per soddisfare il proprio ego.
Certo queste ultime sono attività comunque importanti nella vita di un professore, ma non devono essere l'attività principale.

Che ne pensate?


__________
* In altri termini, si ribaltano le cose, come quando in un piatto di pasta al ragù si nasconde la parte nobile della pietanza, i.e. la carne (alimento un tempo costoso), con quella più popolare, cioè la pasta.

** Lo ricordo, anche se credo lo sappiano tutti, che il sostantivo "docente" viene dal participio presente docens del verbo latino dŏcēre, che significa: far sapere, insegnare.
Etimologicamente, quindi, un docente è soprattutto un insegnante.[/quote]

Sono totalmente d'accordo, anche se credo che questo valga ancor di più con la scuola dell'obbligo.

Il professore universitario, a mio avviso, deve aiutare la società a migliorare nel suo ambito di competenza, e con la sua ricerca e con la sua didattica, trasmettendo al discente, tuttavia, non soltanto, sterilmente, le nozioni, ma anche la propria passione. E credo che quella passione debba veicolarla nello studente, in modo tale che si interessi e si invogli ad approfondire ed a conoscere questo mondo, in ogni suo aspetto. Inoltre credo debba anche essere, il docente universitario ideale, un buon maestro di vita, trasmettendo parte della propria esperienza di vita a chi lo ascolta ed impara. In questo modo, credo, che molte lezioni si renderebbo veramente interessanti. Invece, purtroppo, sto notando in questo secondo anno di mia esperienza universitaria che molti docenti non cercano di veicolare la loro passione. Devo ammettere che alcuni, però, si. Invece ce ne sono altri che sembra provino gustoa fare esami e bocciare studenti, fregandosene delle lezioni. Credo che i migliori docenti siano quelli che amino insegnare ed odino fare esami (questo a livello statistico, non idealmente).

Sk_Anonymous
"Fioravante Patrone":
Ma su corsi avanzati (master/magistrale/specialistica, e lascio fuori ovviamente il dottorato) mica è facile farli se non si fa ricerca.

Ma per i corsi di base questo ragionamento cade... No?
Io ho avuto quest'anno (secondo di Fisica) un insegnante sì bravissimo come fisico, ma non il massimo come docente... Questa persona sa "tutto", la vedi e pensi: "Questo sa" (non sto scherzando: secondo me è il professore più preparato che ho avuto ad oggi). Ma nonostante tutta questa sapienza, non sapeva infonderla pienamente negli studenti che, se pur al secondo anno, son sempre studenti che vedono per la prima volta in vita loro la disciplina.

Fioravante Patrone1
gugo82, non sono d'accordo.
A me insegnare piaceva e piace tantissimo. Mi sono sempre divertito a insegnare, e ho dedicato un bel po' di tempo, energie, idee, all'insegnamento.

Ma quello che fa diventare uno un prof universitario degno di questo nome è la ricerca. Sono i contributi originali ed interessanti, lo sviluppo di nuove strade di ricerca. E, magari, anche aspetti di organizzazione della ricerca (penso ad esempio a un Magenes, o a un Cecconi).

Certo, sarebbe meglio dispensare certi prof dall'insegnamento, e sostituirli con dei bravi didatti. Soprattutto nei corsi di base.
Ma su corsi avanzati (master/magistrale/specialistica, e lascio fuori ovviamente il dottorato) mica è facile farli se non si fa ricerca.

gugo82
Chiedo scusa se riesumo, ma c'è un punto su cui vorrei sentire qualche commento in più.
In particolare questo:
"Luca.Lussardi":
[...] in genere l'attività principale di un buon professore universitario resta l'attività di ricerca.

Perchè?

Mi pare che, come diciamo a Napoli, qui si metta 'a carne sott' e 'e maccarun ncopp'*... O, quanto meno, si sottovaluti l'importanza di una parte consistente dell'attività di docente: la docenza**, appunto.
Chiarisco.
Il professore universitario deve essere innanzitutto un buon docente, ma non solo. Infatti, dovrebbe essere anche convinto che le sue lezioni siano la cosa migliore che può fare per far progredire la società.
Credo che il succo del discorso stia proprio nell'ultima parola che ho usato: società. Il ruolo di docente è a quello che serve: a formare una società migliore. Non a far progredire la scienza in maniera astratta; non a organizzare meeting per pochissimi eletti; non a cercare di accaparrarsi posti di potere ed incarichi ben retribuiti fuori dall'università per soddisfare il proprio ego.
Certo queste ultime sono attività comunque importanti nella vita di un professore, ma non devono essere l'attività principale.

Che ne pensate?


__________
* In altri termini, si ribaltano le cose, come quando in un piatto di pasta al ragù si nasconde la parte nobile della pietanza, i.e. la carne (alimento un tempo costoso), con quella più popolare, cioè la pasta.

** Lo ricordo, anche se credo lo sappiano tutti, che il sostantivo "docente" viene dal participio presente docens del verbo latino dŏcēre, che significa: far sapere, insegnare.
Etimologicamente, quindi, un docente è soprattutto un insegnante.

Luca.Lussardi
Non è necessario, in teoria, essere strutturati presso un'università o un istituto di ricerca per pubblicare. È pur vero che nelle discipline sperimentali non lavorare presso laboratori adeguatamente attrezzati è un grande ostacolo; per la matematica invece questo problema non si pone, almeno per quella più teorica. Ne segue che anche un professore che si dedica solo all'insegnamento può benissimo fare ricerca, tempo permettendo. Il viceversa in effetti andrebbe studiato meglio, magari a chi ha una posizione di ricerca potrebbero venire affidati corsi più avanzati (un corso all'anno per esempio), tipo per la laurea magistrale, mentre tutta la didattica di base verrebbe a carico di chi all'università insegna.

garnak.olegovitc1
Salve a tutti,

"Luca.Lussardi":
Una possibile via di uscita potrebbe essere quella di creare delle posizioni solo per l'insegnamento e posizioni solo per la ricerca, in modo tale che quelli che desiderano solo insegnare all'università possano fare solo quello ma ovviamente farlo a tempo pieno (qui in Germania esistono posizioni del genere) mentre chi vuole davvero dedicarsi alla ricerca fa la sua ricerca, invita gente, organizza scuole e convegni, e ha tutto il tempo che vuole per andare in giro.


mi sembra essere un'ottima soluzione per il sistema accademico odierno. Il problema si pone se uno vuole fare sia l'uno che l'altro, oppure se un appartenente alla classe degli insegnanti vuole pubblicare qualcosa (non sò se non essendo ricercatore può pubblicare, vorrei avere delle delucidazioni a riguardo).
Cordiali saluti

Fioravante Patrone1
"Rggb":

Non essere maligno... Magari hanno pubblicato su Yahoo Answers. :lol:

O su A Compagna

Fioravante Patrone1
Nei Paesi Bassi c'era un sistema simile, per lo meno c'era all'Università di Tilburg: chi aveva una produttività più elevata (quant & qual) aveva meno carico didattico.


Una specificazione sul mio "non essere fanatico", che vedo avevo espresso male. Volevo dire che, non essendo per appunto fanatico non mi informavo su come funzionassero incentivi qaundo andavo in giro.
Sono d'accordo con Rggb: un sistema di incentivi, anche se con qualche imperfezione, è meglio che niente!

Luca.Lussardi
Una possibile via di uscita potrebbe essere quella di creare delle posizioni solo per l'insegnamento e posizioni solo per la ricerca, in modo tale che quelli che desiderano solo insegnare all'università possano fare solo quello ma ovviamente farlo a tempo pieno (qui in Germania esistono posizioni del genere) mentre chi vuole davvero dedicarsi alla ricerca fa la sua ricerca, invita gente, organizza scuole e convegni, e ha tutto il tempo che vuole per andare in giro.

Rggb1
"Fioravante Patrone":
Un punto rilevante è che in Italia lo stipendio è lo stesso, sia che non fai niente di ricerca, sia che lavori 25 ore al giorno. ...
Non sono un fanatico del sistema degli incentivi monetari. La ricerca è una attività talmente piacevole ed appagante che secondo me uno dovrebbe pagare per poterla fare. Voglio dire, il meccanismo è delicato e il suo funzionamento dipende da vari fattori.

Per principio non sono un fanatico nemmeno io; ritengo però che il lavoro vada pagato, e se possibile con meccanismi che retribuiscano al meglio sia l'impegno sia i risultati: credo molte storture verrebbero assai ridotte.

/OT (forse)
"Fioravante Patrone":
Quanto ai prof poco produttivi, la ricerca su Google Scholar potrebbe essere focalizzata sui miei (ex) colleghi matematici della facoltà di ingegneria di Genova :evil:

Non essere maligno... Magari hanno pubblicato su Yahoo Answers. :lol:
TO/

Fioravante Patrone1
Non conosco la situazione europea o USA. Anche perché non mi hanno mai interessato questi aspetti e quindi non ho mai approfondito la questione.

Un punto rilevante è che in Italia lo stipendio è lo stesso, sia che non fai niente di ricerca, sia che lavori 25 ore al giorno.
Ora, negli USA se non "produci", il tuo stipendio ne risente, eccome.
Ma so anche, per esperienza "diretta", che in Spagna c'è un sistema per cui ogni tot anni (sei?) vieni sottoposto ad una valutazione, cui è subordinato un significativo aumento di stipendio.
Non sono un fanatico del sistema degli incentivi monetari. La ricerca è una attività talmente piacevole ed appagante che secondo me uno dovrebbe pagare per poterla fare. Voglio dire, il meccanismo è delicato e il suo funzionamento dipende da vari fattori.

Quanto ai prof poco produttivi, la ricerca su Google Scholar potrebbe essere focalizzata sui miei (ex) colleghi matematici della facoltà di ingegneria di Genova :evil:

Luca.Lussardi
Non è solo italiana, purtroppo anche nelle università europee, almeno per quello che ho visto io, la percentuale di professori che smettono quasi completamente di far ricerca è paragonabile con quella italiana.

Leonardo891
Che schifezza...
Ma è una piaga solo italiana o accadono cose simili anche in Europa e negli Stati Uniti?

Fioravante Patrone1
"Leonardo89":
Scusate se mi intrometto con una domanda leggermente off-topic.

[quote="Luca.Lussardi"]in genere l'attività principale di un buon professore universitario resta l'attività di ricerca.


Se un professore, associato o ordinario, comunque ormai assunto a tempo indeterminato, decidesse, per pigrizia, che non ha più voglia di far ricerca, cosa succederebbe? Sappiamo tutti che questo alcune volte succede ma è possibile che non sia prevista alcuna sanzione? Cioè è possibile che una persona decida di non svolgere più la parte principale del suo lavoro e non vada incontro ad alcuna conseguenza? :shock:[/quote]

Non va incontro ad alcuna conseguenza. Ci sono molti esempi. Prenditi un po' di prof e guarda Google Scholar, le pubblicazioni recenti.

Luca.Lussardi
Sì, è possibile, e in genere non va incontro a conseguenze.

Leonardo891
Scusate se mi intrometto con una domanda leggermente off-topic.

"Luca.Lussardi":
in genere l'attività principale di un buon professore universitario resta l'attività di ricerca.


Se un professore, associato o ordinario, comunque ormai assunto a tempo indeterminato, decidesse, per pigrizia, che non ha più voglia di far ricerca, cosa succederebbe? Sappiamo tutti che questo alcune volte succede ma è possibile che non sia prevista alcuna sanzione? Cioè è possibile che una persona decida di non svolgere più la parte principale del suo lavoro e non vada incontro ad alcuna conseguenza? :shock:

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