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ZIP98
tema: riassunto del rinascimento italiano da 1848 al 1900 (solo l'italia)

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CandyB
La questione italiana che alcuni ambienti culturali avevano sfiorato, appena accennato alla fine del settecento, viene di fatto creata da Napoleone che istituisce un Regno d'Italia ed equipaggia una Legione Italiana. La dichiarazione di Metternich alla conferenza del 1815 sull'Italia quale mera "espressione geografica", il fatto che con la Restaurazione succedono due cose gravissime, 1 - l'annessione all'Austria dei territori ex-Repubblica di Venezia, 2-il ritorno al potere di governi reazionari dopo l'esperienza napoleonica che aveva dato all'Italia una parvenza di autonomia e leggi avanzate, tutto ciò fa esplodere come reazione il nazionalismo. In breve: si identifica nella creazione di un'Italia unita la conditio-sine-qua-non per liberarsi di un governo interpretato come passatista ed oppressore, sebbene vista con gli occhi del "dopo" l'amministrazione austriaca si riveli meno ottusa e dannosa di quella post unitaria. Si imputava all'Austria di non dare spazio agli italiani nella politica e di dirottare verso Vienna i proventi fiscali mentre un sistema di dazi interni penalizzava i prodotti lombardi per nn danneggiare le altre economie dell'impero. Va detto che la condizione di vassallaggio non era diversa per jugoslavi, cèchi, polacchi o ungheresi (questi fino al 1866 quando ottennero la Ausgleich,"parificazione", con Vienna ed un proprio parlamento, un esercito nazionale detto Honved e l'attirbuzione di un'aliquota di aziende private e statali) soggetti all'Asburgo. Infatti, nel 1848 scoppiarono non solo in Italia tumulti e guerre aventi carattere autonomista nn disgiunto da altre istanze poltiche ed economiche. Uno dei fattori che causerà l'incrudimento delle tensioni fra Austria ed italiani soggetti sarà anche l'andamento economico negativo del periodo attorno al 1845/50. Inizialmente il fermento patriottico si concretizzza in società segrete di vario tipo, di ideologia vagamente esoterica, ispirate un pò alla massoneria, come i Carbonari; poi ci furono le società repubblicane come la Giovane Italia di Mazzini (peraltro, Mazzini come repubblicano fu anche perseguitato legalmente). Le possibilità di queste associazioni, in un'epoca fra l'altro dove non esisteva una moderna democrazia quindi non potevano emergere movimenti come invece è capitato alla Lega Lombarda alla fine del 20° secolo e dove lo stesso sindacalismo era reato, erano prossime allo zero: un confronto diretto con le truppe austriache era impensabile, con attentati terroristici non era facile come oggi ottenere visibilità ed inoltre i Servizi austriaci erano efficentissimi ed oltre a sventare minacce alle personalità riuscivano a fare periodiche retate anche di personaggi eccellenti come il Conte Confalonieri. Una via che anche i repubblicani dovettero accettare era l'appoggio di una forza organizzata, di prestigio internazionale, e capace di mobilitare non solo danari, ma armi e sostegno politico: in breve uno Stato e dopo le delusioni raccolte col Papato, il Regno Sardo (Piemonte-Liguria-val D'Aosta-Sardegna) era l'unico punti di riferimento, purchè casa Savoia accettasse di porsi a capo dell'impresa. Significava sfidare la Santa Alleanza (promossa da Russia ed Austria a tutela dello statu quo europeo ed in particolare delle zone cattoliche) e ridisegnare una mappa di equilibri appena stabiliti fra l'altro da Metternich che restava - come Andreotti - sempre a galla. L'esperienza negativa delle Repubblica Romana schiacciata dalle armi francesi fu contemporanea però del primo intervento ufficiale dei Savoia nella questione: la guerra del 1849/49. Guerra mal condotta, con milizie volontarie di indubbio valore morale ma disadatte a fronteggiare le truppe asburgiche. Con la sconfitta del 1849 l'Austria detta pesanti condizioni ma nn più d'un tanto in quanto la vicina Francia inizia ad agitarsi. E' appena salito al potere Napoleone 3° nipote del Bonaparte: nel 1851 proclama il 2°Impero, ed a Torino capiscono che è una carta da giocare. Alla Francia interessa ridimensionare l'Austria: e nn nasconde di voler mettere nelle Due Sicilie un Murat, parente dei Bonaparte, mentre all'Italia interesserebbe un'unione anche "mutilata" (bisogna vedere poi quali sviluppi sarebbero seguiti). Iniziano i giochi diplomatici, ed anche la Gb trova interessante l'idea italiana per via del fatto che la vede come una potenza più affidabile dei Borbone, i quali sono corteggiati dalla Russia. Per guadagnare visibilità, nel 1857 il Piemonte partecipa alla spedizione contro la Russia intenta a fare a pezzi la Turchia (guerra di Crimea): la pessima abitudine italiana di invocare credito facendo le guerre conto terzi (=mercenariato) è quindi di nobili origini!!!...del resto l'Italia fu anche patria delle Compagnie di Ventura,quindi.... Ottenuto credito all'estero, credito politico economico, in armi (fucili moderni inglesi ed artiglierie rigate francesi) e in appoggio militare (francese), Torino rompe la tregua e provoca l'Austria ad entrare in guerra nel 1859. Niente bande improvvisate, al massimo un corpo paramilitare, i cacciatori delle Alpi al comando di un famoso combattente, "un certo Garibaldi". La guerra grava soprattutto sul potente esercito francese e l'imperatore, con l'opinione pubblica di casa sua contraria x le gravi perdite ed i costi subìti, tratta a Villafranca con gli austriaci costringendoci all'adeguamento al suo volere, se no la vie del Veneto e forse di Trieste era aperta in anticipo. Niente Sud al Murat, ma Savoia e Nizza passano comunque ai francesi. Inizia così una latente ostilità italofrancese (a dispetto delle affermazioni ufficiali) che culminerà in aperto dissidio nel decennio del 1880, a rischio di un conflitto, cosa che ci spingerà paradossalmente in braccio all'Austria (Triplice Alleanza, I/D/A, 1881-1914). Ciò non prima di aver giocato nel 1866 un'altra carta, quella tedesca: Germania c/Austria x la delimitazione delle reciproche aree di pertinenza. Ma la Germania sconfigge l'Austria mentre l'Italia viene sconfitta per mare e per terra quindi, come a Villafranca i francesi, così i tedeschi (x nulla interessati a radicalizzare il conflitto con i cugini austriaci) chiudono la partita e fanno consegnare il Veneto alla Francia che lo darà a noi. Garibaldi ed il gen.Medici arrivati sulla via per Trento debbono ripiegare per ordine didel governo: qui il celebre "obbedisco" garibaldino in risposta. Erano gli unici ad aver raccolto dei successi!... Avuto il Veneto s'apre la questione romana (si riapre dopo il 1849), ma la Francia ci fa capire, fermando i garibaldini a Mentana nel 1867, che nn c'è nulla da sperare avendo la stessa garantito protezione al Papato. Nel 1871 però la sconfitta coi tedeschi genera il crollo del 2°Impero e subito l'Italia si avvventa su Roma e la occupa, incorporando il Lazio e di fatto unificando la penisola (eccetto Trentino, Istria e la zona est del Friuli). Col 1871 si chiude il risorgimento vero e proprio, diciamo l'epoca eroica anche se la vera epopea è stata quella delle prime 2 (1848 e 1859) e della presa delle 2 Sicilie. Sul questa però, sgombro ormai il campo dalle retoriche patriottiche, si allungano le ombre di genocidi, deportazioni, stupri, saccheggi e devastazioni non proprio "fraterni" e si fa strada la giusta visione dei "briganti" come di partigiani borbonici in tutto e per tutto simili ai ns di 80 anni dopo ed alla stessa stregua trattati dalle SS...pardon, dalle truppe italiane....gente come il Gen.Fanti e forse Bixio andrebbe messa coi nazifascisti del 1943. Ciò non toglie la buona fede di molti, anche se dalla memorialistica letta attentamente emerge un razzismo malcelato, anzi, spesso palese nei confronti dei "fratelli" del Sud. Questo chiarisce molto sul clima reale del Risorgimento, che fu in realtà una spietata operazione diplomatico-militare messa in atto da una piccola potenza aggressiva a danno di un grosso vicino cavalcando idee informi e prive di programmi riunite sotto un grossolano contenitore nazionalistico. Va detto che la gente bonacciona ed ignorante percepì quel che le si voleva vendere, del fenomeno: sicuro come la morte che le delusioni arrivarono subito, quando con l'Unità d'Italia del 1871 si chiude il momento dei facili entusiasmi e si contano morti e feriti, costi e vantaggi e non credo ne esca un quadro positivo. Si arricchirono industriali, banchieri ed intrallazzoni e speculatori d'ogni genere, i palazzinari che costruirono la Roma umbertina. Problemi aperti allora sono arrivati ad oggi o sono alla base di quelli odierni: e nn paghi, i nazionalisti trovarono ancora da buttarsi in guerre coloniali e nella 1^GM, che taluni definiscono la "4^guerra di indipendenza". Cosa assai dubbia: annettemmo qualche striscia di Friuli, l'Istria ma anche un Trentino che d'italiano ha ben poco. La questione che si apre è quella altoatesina: si chiuderà solo all'alba degli anni 70... Diciamo che nessuna delle promesse fatte al popolo dai risorgimentali fu mantenuta, e che proprio l'Unità aprì in realtà l'epoca delle lotte sociali, della povertà e dell'emigrazione in Italia.
Spero di essere stata utile :)
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