Versioni latino (315620)

volume3
salve a tutti, mi servirebbero cortesemente le traduzioni delle seguenti versioni

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Iacta alea est

Quando vide il sole che tramontava, Cesare, accompagnato da pochi, intraprese un percorso segretissimo. Essendosi smarrito durante la notte, a lungo errante, il giorno dopo quando il sole sorse trovò una guida e, attraverso sentieri molto stretti, giunse dove aveva mandato avanti le sue coorti. Dopo aver raggiunto i soldati presso il fiume Rubicone, che era il confine della sua provincia, si fermò un poco e, dopo aver riflettuto a lungo, rivolto ai soldati, che erano afflitti da preoccupazioni e stanchezza, disse: «Possiamo tornare indietro anche adesso; se attraverseremo questo ponticello, faremo ogni cosa con le armi». A Cesare, che esitava, si mostrò un tale prodigio. Un tale di straordinaria grandezza e bellezza apparve all'improvviso suonando con un flauto; essendo accorsi per ascoltarlo moltissimi pastori e soldati e tra loro anche suonatori di tromba, quello prese la tromba da uno, si precipitò al fiume e, dopo che ebbe cominciato a suonare la tromba con un grande soffio, si diresse verso l'altra riva. Allora Cesare disse: «Si vada dove i prodigi degli dèi e la malvagità dei nemici chiama. Il dado è tratto».

Aggiunto 21 minuti più tardi:

La sacralità del nome di poeta

Abbiamo appreso da uomini molto colti e autorevoli che qualunque arte è costituita da insegnamento e regole; abbiamo inoltre appreso che il poeta vale per la (sua) stessa natura, è stimolato dalle doti della (sua) mente ed è quasi ispirato da una specie di spirito divino. Perciò a buon diritto quel nostro celebre Ennio chiama "santi" i poeti, poiché ci sono stati affidati quasi per un qualche dono degli dèi. Sia, o giudici, santo presso di voi questo titolo di poeta. Le rocce e i deserti rispondono alla voce del poeta, spesso le belve sono placate dal canto e si fermano: noi invece non saremo commossi dalla voce dei poeti? Gli abitanti di Colofone dicono che Omero è un loro concittadino, quelli di Chio lo rivendicano come proprio (sottinteso: concittadino), quelli di Salamina lo reclamano, quelli di Smirne assicurano che è loro, pertanto gli hanno anche dedicato un tempio in città: moltissimi altri inoltre litigano tra loro. Dunque quelle città reclamano uno straniero, poiché fu poeta, anche dopo la morte: noi rifiuteremo costui, vivo, che è nostro concittadino sia per (sua) volontà che per le leggi?

Aggiunto 18 minuti più tardi:

Lo scandalo delle Erme

Durante la guerra del Peloponneso, per decisione di Alcibiade gli Ateniesi dichiararono guerra ai Siracusani; egli stesso fu nominato comandante della spedizione, inoltre gli furono dati due colleghi, Nicia e Lamaco. Mentre vengono portate a termine tutte le cose necessarie, prima che la flotta partisse, accadde che in una sola notte tutte le Erme, che erano nella città di Atene, venissero abbattute tranne una, che si trovava davanti alla porta di Andocide. Pertanto quella (riferito alla Erma) in seguito fu denominata Mercurio di Andocide. Poiché era chiaro che ciò era stato fatto non senza la complicità di molti, il grande terrore di un rovesciamento si impossessò della popolazione in città. Il sospetto ricadeva soprattutto su Alcibiade, sia poiché era diventato più potente di un privato cittadino, sia poiché osava sempre fare cose impossibili. Perciò accadeva che tutti i cittadini non solo riponevano in lui grandissima speranza, ma anche timore, poiché poteva sia nuocere moltissimo che giovare (moltissimo). Era inoltre macchiato da cattiva reputazione, poiché in casa sua si praticavano riti misterici; ciò era vietato secondo la morale degli Ateniesi, e si riteneva che ciò riguardasse non la religione, ma una congiura.
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