Versioni di latinooooo

Salve ragazzi mi potete svolgere queste versioni?
In agro equus herbam carpit et in rivi limpidis* aquis bibit, at aper repente** in rivum venit et vadum turbat. Iurgium inter eos(1) surgit et equus auxilium agricolae petit et dicit: «Agricolă, aper aquam turbidam* reddit et herbam proterit. Auxilium ergo** da mihi(2): aprum e** prato expelle!». Dĕindĕ** agricola equum conscendit et telo aprum necat, at** equo dicit: «Amice, auxilium tibi (a te) dedi: sed** nunc** emolumentum tuum* exigo operis meis*.» Et equo frena imponit, in villae rusticae* aream ducit et ligat: ita equus servitium invenit.

Equus cotidie* per silvas agrosque superbus* currit; deinde** ad** rivum venit ac limpidam* aquam bibit avide**. Olim**, ubi** laetus* in fecundis* agris erbam edit, procul** ignotam* feram apud* rivi ripas cernit. Ad** vadum igitur** appropinquat: niger aper se (= si) in undis volutat atque ungulis suis** aquam turbat. Equus irā propter** damnum ardet exclamatque: «Aper, illico** a** rivo discede; quiesce et magna* cum** cura bibe! Nunc** enim** propter** nimiam* tuam* vehementiam aqua mea* inquinata est». Aper autem* equi verba neglegit. Tum equus iratus* auxilium contra aprum petit a* viro qui (= che, pron relativo) in villa proxima* habitat agrosque colit. Vir statim* negotia sua* relinquit, in equi dorsum salit atque aprum telis interficit. Sic* deinde* dicit equo «Eque, laetus* sum; praedam auxilio tuo* enim* habeo.» atque ita* frenum equo adhibit. Tum** maestus* equus cogitat: «Antea vindictam parvae iniuriae quaerebam (= prima della vendetta mi lamentavo della piccola offesa), nunc** servus* sum.». Phaedrus poeta hac (con questa) fabula iracundus* admonet.

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ShattereDreams
In un campo un cavallo bruca l'erba e beve nelle limpide acque di un ruscello, ma all'improvviso arriva un cinghiale e intorbidisce l'acqua bassa. Scoppia una lite tra loro e il cavallo chiede l'aiuto del contadino e dice: «Contadino, il cinghiale rende l'acqua torbida e schiaccia l'erba. Perciò aiutami: caccia il cinghiale dal campo!». Quindi il contadino sale sul cavallo e con un dardo uccide il cinghiale, ma dice al cavallo: «Amico, ti ho dato aiuto: ma ora esigo la tua ricompensa per i miei lavori». E mette le briglie al cavallo, lo conduce nell'aia della fattoria e lo lega: così il cavallo scopre la schiavitù.


Un cavallo ogni giorno corre superbo per i boschi e i campi; poi giunge ad un ruscello e beve avidamente l'acqua limpida. Un giorno, mentre mangia lieto l'erba sui fertili campi, scorge da lontano un'ignota bestia presso le rive del ruscello. Perciò si avvicina al guado: un nero cinghiale si rotola nell'acqua e con le sue zampe rende l'acqua torbida. Il cavallo arde dall'ira per il danno ed esclama: «Cinghiale, vattene immediatamente dal ruscello; calmati e bevi con grande cura! Ora, infatti, per la tua eccessiva veemenza la mia acqua è inquinata». Ma il cinghiale ignora le parole del cavallo. Allora il cavallo irato chiede aiuto contro il cinghiale ad un uomo che abita in una vicina fattoria e coltiva i campi. L'uomo subito lascia le sue faccende, sale sul dorso del cavallo e uccide il cinghiale con dei dardi. Così poi dice al cavallo: «Cavallo, sono felice; infatti grazie al tuo aiuto ho una preda» e così mette la briglia al cavallo. Allora il cavallo mesto pensa: «Prima della vendetta mi lamentavo della piccola offesa, ora sono schiavo». Il poeta Fedro con questa favola ammonisce l'iracondo.



:hi
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