Versione Cornelio Nepote
Veri motivi della ingiusta condanna di Milziade.
Primo rigo: Miltiades accusatus est proditionis, quod, cum parum expugnare posset, a rege corruptus infectis rebus discessisset et pecunia multus est...
Ultimo rigo: Sed in Miltiade erat cum summa humanitas tum mira communitas, ut nemo tam humilis esset, cui non ad eum aditus pateret.
dal De viris illustribus di Cornelio Nepote
Vi prego di aiutarmi grazie.
Primo rigo: Miltiades accusatus est proditionis, quod, cum parum expugnare posset, a rege corruptus infectis rebus discessisset et pecunia multus est...
Ultimo rigo: Sed in Miltiade erat cum summa humanitas tum mira communitas, ut nemo tam humilis esset, cui non ad eum aditus pateret.
dal De viris illustribus di Cornelio Nepote
Vi prego di aiutarmi grazie.
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Di niente!
Chiudo il thread
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grazie mille supergaara!!!
Eccoti la traduzione:
Miltiades accusatus est proditionis, quod, cum Parum expugnare posset, a rege corruptus infectis rebus discessisset. Eo tempore aeger erat vulneribus, quae in oppugnando oppido acceperat. Itaque, quoniam. ipse pro se dicere non posset, verba fecit frater eius Stesagoras. Causa cognita capitis absolutus pecunia multatus est, eaque lis quinquaginta talentis aestimata est, quantus in classem sumptus factus erat. Hanc pecuniam quod solvere in praesentia non poterat, in vincula publica coniectus est ibique diem obiit supremum. Hic etsi crimine Pario est accusatus, tamen alia causa fuit damnationis. Namque Athenienses propter Pisistrati tyrannidem, quae paucis annis ante fuerat, omnium civium suorum potentiam extimescebant. Miltiades, multum in imperiis magnisque versatus, non videbatur posse esse privatus, praesertim cum consuetudine ad imperii cupiditatem trahi videretur. Nam Chersonesi omnes illos, quos habitarat, annos perpetuam obtinuerat dominationem tyrannusque fuerat appellatus, sed iustus. Non erat enim vi consecutus, sed suorum voluntate, eamque potestatem bonitate retinebat. Omnes autem et dicuntur et habentur tyranni, qui potestate sunt perpetua in ea civitate, quae libertate usa est. Sed in Miltiade erat cum summa humanitas tum mira communitas, ut nemo tam humilis esset, cui non ad eum aditus pateret.
Milziade fu accusato di tradimento perché. pur potendo espugnare Paro, se ne era andato senza portare a termine l'impresa, in quanto corrotto dal re. In quel tempo era sofferente per le ferite che aveva riportato nell'assalto alla città; così, non essendo egli in grado di difendersi personalmente, parlò per lui il fratello Steságora. Fatto il processo, assolto dalla pena capitale, fu condannato a una multa che fu stabilita di cinquanta talenti, esattamente la somma impiegata per allestire la flotta. Siccome non era in grado di pagare sul momento questo denaro, fu gettato nelle carceri dello Stato e lì morì. Sebbene egli fosse stato accusato della colpa di Paro, tuttavia la causa della condanna fu un'altra. Gli Ateniesi per la tirannide di Pisistrato, che c'era stata pochissimo prima, temevano il potere di tutti i loro concittadini. Milziade era sempre vissuto tra comandi militari e magistrature, e non pareva che potesse fare il semplice cittadino, tanto più che sembrava essere spinto a desiderare il potere dalla lunga consuetudine con esso. Infatti per tutti quegli anni che aveva abitato nel Chersoneso aveva tenuto ininterrottamente il dominio ed era stato chiamato tiranno, anche se legittimo: non l'aveva infatti ottenuto con la forza ma per libero volere dei suoi e tale potere aveva mantenuto con la sua onestà. Ma sono detti e ritenuti tiranni tutti quelli che hanno un potere continuato, in una città avvezza a vivere libera. Ma Milziade era uomo di una straordinaria gentilezza e di mirabile affabilità, sì che non c'era nessuno di tanto bassa condizione che non avesse accesso alla sua persona.
Miltiades accusatus est proditionis, quod, cum Parum expugnare posset, a rege corruptus infectis rebus discessisset. Eo tempore aeger erat vulneribus, quae in oppugnando oppido acceperat. Itaque, quoniam. ipse pro se dicere non posset, verba fecit frater eius Stesagoras. Causa cognita capitis absolutus pecunia multatus est, eaque lis quinquaginta talentis aestimata est, quantus in classem sumptus factus erat. Hanc pecuniam quod solvere in praesentia non poterat, in vincula publica coniectus est ibique diem obiit supremum. Hic etsi crimine Pario est accusatus, tamen alia causa fuit damnationis. Namque Athenienses propter Pisistrati tyrannidem, quae paucis annis ante fuerat, omnium civium suorum potentiam extimescebant. Miltiades, multum in imperiis magnisque versatus, non videbatur posse esse privatus, praesertim cum consuetudine ad imperii cupiditatem trahi videretur. Nam Chersonesi omnes illos, quos habitarat, annos perpetuam obtinuerat dominationem tyrannusque fuerat appellatus, sed iustus. Non erat enim vi consecutus, sed suorum voluntate, eamque potestatem bonitate retinebat. Omnes autem et dicuntur et habentur tyranni, qui potestate sunt perpetua in ea civitate, quae libertate usa est. Sed in Miltiade erat cum summa humanitas tum mira communitas, ut nemo tam humilis esset, cui non ad eum aditus pateret.
Milziade fu accusato di tradimento perché. pur potendo espugnare Paro, se ne era andato senza portare a termine l'impresa, in quanto corrotto dal re. In quel tempo era sofferente per le ferite che aveva riportato nell'assalto alla città; così, non essendo egli in grado di difendersi personalmente, parlò per lui il fratello Steságora. Fatto il processo, assolto dalla pena capitale, fu condannato a una multa che fu stabilita di cinquanta talenti, esattamente la somma impiegata per allestire la flotta. Siccome non era in grado di pagare sul momento questo denaro, fu gettato nelle carceri dello Stato e lì morì. Sebbene egli fosse stato accusato della colpa di Paro, tuttavia la causa della condanna fu un'altra. Gli Ateniesi per la tirannide di Pisistrato, che c'era stata pochissimo prima, temevano il potere di tutti i loro concittadini. Milziade era sempre vissuto tra comandi militari e magistrature, e non pareva che potesse fare il semplice cittadino, tanto più che sembrava essere spinto a desiderare il potere dalla lunga consuetudine con esso. Infatti per tutti quegli anni che aveva abitato nel Chersoneso aveva tenuto ininterrottamente il dominio ed era stato chiamato tiranno, anche se legittimo: non l'aveva infatti ottenuto con la forza ma per libero volere dei suoi e tale potere aveva mantenuto con la sua onestà. Ma sono detti e ritenuti tiranni tutti quelli che hanno un potere continuato, in una città avvezza a vivere libera. Ma Milziade era uomo di una straordinaria gentilezza e di mirabile affabilità, sì che non c'era nessuno di tanto bassa condizione che non avesse accesso alla sua persona.
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