Versione [Aesopus et servus profugus]
Titolo: Aesopus et servus profugus
Autore: Fedro
Mi serve per oggi verso le 5 del pomeriggio
Testo:
Olim servus, dominum naturae asperae fugiens, Aesopo occurrit, qui :"Cur tam es confusus?". Tum ille :"Dicam tibi clare, pater; semel et iterum tibi tutus querelas meas patefeci, qui semper mihi benevolentissime offuisti. Mihi plagae supersunt, cibus deest; dominus sine viatico me mittit in villam; si domi cenat, ei tota adsum nocte; si advocatus foras cenat, sub tectis non insum, at usque ad lucem in semitia iaceo.
Il mio professore ci ha assegnato solo questo pezzo, ma se trovate l'intera traduzione, postatela tutta, perchè di sicuro ce la assenerà la prossima volta...
Grazie in anticipo!!!
Autore: Fedro
Mi serve per oggi verso le 5 del pomeriggio
Testo:
Olim servus, dominum naturae asperae fugiens, Aesopo occurrit, qui :"Cur tam es confusus?". Tum ille :"Dicam tibi clare, pater; semel et iterum tibi tutus querelas meas patefeci, qui semper mihi benevolentissime offuisti. Mihi plagae supersunt, cibus deest; dominus sine viatico me mittit in villam; si domi cenat, ei tota adsum nocte; si advocatus foras cenat, sub tectis non insum, at usque ad lucem in semitia iaceo.
Il mio professore ci ha assegnato solo questo pezzo, ma se trovate l'intera traduzione, postatela tutta, perchè di sicuro ce la assenerà la prossima volta...
Grazie in anticipo!!!
Risposte
Ho trovato solo la traduzione.
Mario :
Uno schiavo, fuggendo da un padrone duro di cuore, si imbatté in Esopo, che lo conosceva per via del vicinato. "Perché sei così sconvolto?" "Te lo dirò francamente, padre - e sei degno di essere chiamato con questo nome, perché con te ci si può sfogare senza pericolo. Botte ne ho d'avanzo, mi manca il cibo; spesso mi si manda alla fattoria senza vitto per il viaggio. Se lui cena a casa, mi tocca stare in piedi tutta la notte, se invece è invitato, me ne sto giù, sdraiato sul marciapiede, fino allo spuntare del giorno. Mi sono già guadagnato la libertà, eppure con i capelli bianchi continuo a servire. Se avessi sulla coscienza qualche colpa, sopporterei di buon animo; non ho mai mangiato a sazietà e per di più, disgraziato che sono, mi tocca subire un crudele dispotismo. Per queste ragioni e altre ancora, che sarebbe lungo enumerare, ho deciso di andare dove mi porteranno i piedi". "Allora ascolta!", disse Esopo. "Non hai fatto nulla di male, eppure, come riferisci, soffri queste pene; cosa ti capiterà se commetterai una colpa? Quali punizioni pensi che dovrai subire?". Con tale consiglio fu distolto dalla fuga.
Scusa potresti scrivere anche il testo latino?Così lo confronto per bene...
Uno schiavo, fuggendo da un padrone duro di cuore, si imbatté in Esopo, che lo conosceva per via del vicinato. "Perché sei così sconvolto?" "Te lo dirò francamente, padre - e sei degno di essere chiamato con questo nome, perché con te ci si può sfogare senza pericolo. Botte ne ho d'avanzo, mi manca il cibo; spesso mi si manda alla fattoria senza vitto per il viaggio. Se lui cena a casa, mi tocca stare in piedi tutta la notte, se invece è invitato, me ne sto giù, sdraiato sul marciapiede, fino allo spuntare del giorno. Mi sono già guadagnato la libertà, eppure con i capelli bianchi continuo a servire. Se avessi sulla coscienza qualche colpa, sopporterei di buon animo; non ho mai mangiato a sazietà e per di più, disgraziato che sono, mi tocca subire un crudele dispotismo. Per queste ragioni e altre ancora, che sarebbe lungo enumerare, ho deciso di andare dove mi porteranno i piedi". "Allora ascolta!", disse Esopo. "Non hai fatto nulla di male, eppure, come riferisci, soffri queste pene; cosa ti capiterà se commetterai una colpa? Quali punizioni pensi che dovrai subire?". Con tale consiglio fu distolto dalla fuga.
Forse la tua è un pò modificata, qsta è l'originale
Servus profugiens dominum naturae asperae
Aesopo occurrit, notus e vicinia.
"Quid tu confusus?" "Dicam tibi clare, pater,
hoc namque es dignus appellari nomine,
tuto querela quia apud te deponitur.
Plagae supersunt, desunt mihi cibaria.
Subinde ad villam mittor sine viatico.
Domi si cenat, totis persto noctibus;
sive est vocatus, iaceo ad lucem in semita.
emerui libertatem, canus servio.
Ullius essem culpae mihi si conscius,
aequo animo ferrem. Nunquam sum factus satur,
et super infelix saevum patior dominium.
Has propter causas et quas longum est promere
abire destinavi quo tulerint pedes."
"Ergo" inquit "audi: cum mali nil feceris,
haec experiris, ut refers, incommoda;
quid si peccaris? Quae te passurum putas?"
Tali consilio est a fuga deterritus.
Uno schiavo fuggendo un padrone di carattere duro
corse da Esopo, conosciuto nel vicinato.
"Perché tu (sei) sconvolto?" "Dirò chiaramente a te, padre,
infatti sei degno di esser chiamato con tale nome,
perché presso di te si depone con sicurezza una lamentela.
Le bastonare sopravanzano, ma le cibarie mi mancamo.
Sovente sono mantato in fattoria senza provvista.
Se si cena in casa, sto in piedi tutte le notti;
e se è invitato, giaccio sulla strada fino alla luce.
Ho meritato la libertà, servo (anche se) vecchio.
Se mi fossi consapevole di qualche colpa,
sopporterei con animo calmo. Mai son stato fatto sazio,
ed inoltre infelice sopporto un padrone crudele.
Per questei motivi e quelle che è lungo esprimere
decisi di scappare dove i piedi avessero portato."
"Dunque, disse, ascolta: non avendo fatto nulla di male,
sperimenti questi svantaggi, come riferisci,;
Cosa, se avessi sbagliato? Quali cose pensi avresti sopportato?" Con tale consiglio fu distolto dalla fuga.
Servus profugiens dominum naturae asperae
Aesopo occurrit, notus e vicinia.
"Quid tu confusus?" "Dicam tibi clare, pater,
hoc namque es dignus appellari nomine,
tuto querela quia apud te deponitur.
Plagae supersunt, desunt mihi cibaria.
Subinde ad villam mittor sine viatico.
Domi si cenat, totis persto noctibus;
sive est vocatus, iaceo ad lucem in semita.
emerui libertatem, canus servio.
Ullius essem culpae mihi si conscius,
aequo animo ferrem. Nunquam sum factus satur,
et super infelix saevum patior dominium.
Has propter causas et quas longum est promere
abire destinavi quo tulerint pedes."
"Ergo" inquit "audi: cum mali nil feceris,
haec experiris, ut refers, incommoda;
quid si peccaris? Quae te passurum putas?"
Tali consilio est a fuga deterritus.
Uno schiavo fuggendo un padrone di carattere duro
corse da Esopo, conosciuto nel vicinato.
"Perché tu (sei) sconvolto?" "Dirò chiaramente a te, padre,
infatti sei degno di esser chiamato con tale nome,
perché presso di te si depone con sicurezza una lamentela.
Le bastonare sopravanzano, ma le cibarie mi mancamo.
Sovente sono mantato in fattoria senza provvista.
Se si cena in casa, sto in piedi tutte le notti;
e se è invitato, giaccio sulla strada fino alla luce.
Ho meritato la libertà, servo (anche se) vecchio.
Se mi fossi consapevole di qualche colpa,
sopporterei con animo calmo. Mai son stato fatto sazio,
ed inoltre infelice sopporto un padrone crudele.
Per questei motivi e quelle che è lungo esprimere
decisi di scappare dove i piedi avessero portato."
"Dunque, disse, ascolta: non avendo fatto nulla di male,
sperimenti questi svantaggi, come riferisci,;
Cosa, se avessi sbagliato? Quali cose pensi avresti sopportato?" Con tale consiglio fu distolto dalla fuga.
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