Res rusticae

TTo
Salve mi servirebbe la traduzione del capitolo 27 di familia romana. Il titolo è "Res rusticae" ed inizia cosi:"Quid agit pater familias post meridiem?" e finisce cosi:"Etsi dominus Severus existimatur, amen inhumansus non est." Ringrazio chiunque mi aiuti. Mi servirebbe entro domani.

Risposte
TTo
grazie mille

ShattereDreams
Che fa il padre di famiglia dopo mezzogiorno? Prima riposa, poi passeggia, infine si lava. Dunque Giulio, dopo aver riposato un po’, esce per passeggiare. La pioggia ormai è finita, gli uccelli cantano di nuovo in giardino. Il padrone passeggia qua e là nel suo bel giardino, poi va nei campi, che circondano il giardino.
Nei campi il grano cresce in primavera e in estate. Nel mese di Agosto il grano viene mietuto e trasportato dai campi. Poi i campi vengono arati e viene seminato nuovo grano. Coloro che arano i campi e seminano e mietono il grano sono chiamati contadini. Il contadino è un uomo il cui compito è coltivare i campi.
Il contadino, arando, cammina dietro l’aratro. L’aratro è un attrezzo con cui sono arati i campi. L’aratore conduce davanti a sé due robusti buoi che tirano l’aratro. Come viene seminato il grano? Il contadino sparge in grano a mano. Dai piccoli semi, che sono stati sparsi nei campi, cresce il grano. Nel mese di Agosto il grano è maturo. Come viene mietuto il grano? Viene mietuto con la falce. La falce è un attrezzo con cui il contadino miete il grano. Con quale strumento il contadino semina? Chi semina non utilizza alcun attrezzo se non la mano. Chi ara utilizza l’aratro; chi miete utilizza la falce; chi semina utilizza la sua mano.
Il dio dei contadini è Saturno, che un tempo fu il re del cielo, ma, cacciato dal cielo da suo figlio Giove, giunse in Italia, dove governò ottimamente quella regione che è chiamata Lazio e insegnò ai Latini, uomini che allora erano rozzi e barbari, a coltivare i campi. Nel foro Romano c’è un tempio di Saturno.
Un campo che può produrre molto grano e altri frutti è detto fertile. L’Italia è una terra fertile, ma molti luoghi dell’Italia non sono arati né producono alcuna messe, fuorché l’erba. In questi luoghi sono condotti al pascolo pecore, maiali, buoi, infatti l’erba è il cibo del bestiame, ed è più facile condurre al pascolo il bestiame che coltivare i campi. Inoltre gli uomini si servono della lana delle pecore, infatti dalla lana sono prodotti abiti. Pertanto il bestiame vale di più del grano, e chi alleva il bestiame fa più denaro di chi coltiva i campi.
Il grano vale di meno, poiché una gran quantità di grano è importata dall’Africa in Italia. Il suolo dell’Africa è fertile, se non manca d’acqua, ma in molti luoghi dell’Africa c’è poca acqua. Dunque è necessario irrigare i campi con l’acqua dei fiumi. I contadini che coltivano campi nei pressi del fiume Nilo possono mietere due o tre volte in un anno, l’Egitto infatti è una terra molti fertile, poiché il suo suolo è irrigato dall’acqua del Nilo.
I campi di Giulio, che sono posti ai piedi del monte Albano, producono non solo grano, ma anche viti. Questi campi in cui crescono le viti sono detti vigne. I frutti delle vigne sono le uve, che sono mature nel mese di Settembre. Dalle uve mature viene prodotto il vino.
Giulio, che è arrivato da non molto tempo dalla città nel suo podere Albano, cammina attorno ai campi e alle sue vigne. Sopra di lui c’è il monte Albano, dietro il monte il lago Albano, che è circondato da splendide ville. In nessuna zona dell’Italia sono situate così tante ville come in Lazio e specialmente attorno a quel lago ameno. Neppure in Campania vi sono più ville, sebbene molti Romani possiedano ville nella zona marittima di quella regione; infatti molti Romani vogliono abitare a Roma in ville suburbane.
Giulio osserva i contadini che lavorano nei campi e nelle vigne, rallegrandosi poiché egli stesso, da padrone ricco, non ha bisogno di faticare nei campi. Sebbene in nessun modo ritenga che il lavoro dei contadini sia sordido e ignavo, tuttavia ritiene di essere beato in confronto ai contadini. E infatti il padrone non lavora, ma riposa, quando è nel suo podere. In città Giulio è sempre indaffarato, ma in campagna, nel tempo libero, pensa alle faccende urbane. Pertanto Giulio, che ama molto il tempo libero della campagna, non appena le faccende urbane sono state portate a termine, parte per il suo podere suburbano.
I campi di Giulio non sono coltivati dal padrone stesso, ma dai coloni. Il colono è un contadino che coltiva non i propri, ma i campi altrui per il padrone assente e da al padrone una rendita per i frutti dei campi.
I coloni di Giulio sono contadini validi che lavorano con zelo e tutti sono soliti dare la rendita il giorno stabilito. Ma quest’anno un colono non ha ancora dato la rendita. Giulio scorge quel colono nel campo e dice: “Vieni qui, colono!”. Il padrone ordina al colono di avvicinarsi, poi chiede: “Perché non hai ancora pagato la rendita che ti ho già chiesto tre, quattro volte? Mi devi ottocento sesterzi. Pagali!”. Giulio ordina al colono di pagare la rendita.
Il colono pallido per la paura non riesce a parlare.
Giulio: “Ascolti? Ti ordino di pagare la rendita. Che rispondi?”
Colono: “Non ho denaro. Non ho neppure un asse”
Giulio: “Se non hai qui e ora la rendita stabilita, ordinerò ai miei servi di cacciarti dai miei campi. Aspetto ormai da tre mesi che mi sia pagato quel denaro. Anche se sono un uomo paziente, questo è il limite della mia pazienza!”
Il colono si getta ai piedi del padrone e lo supplica di avere pazienza: “Abbi pazienza, padrone! Non chiedermi di pagare subito tanto denaro! Riceverai tutto in due, tre mesi. Non cacciarmi dalla mia casa! Ho otto figli a cui badare. La cura dei bambini richiese molto tempo e molta pazienza, pertanto ho poco tempo per il lavoro di campagna”
Giulio: “Cosa? Forse tua moglie ti chiede di badare ai bambini come una madre? Così trascura i suoi figli? È compito di una madre badare ai figli. Tu bada che i campi siano coltivati bene e che la rendita sia pagata per tempo!”
Colono: “Mia moglie non trascura il suo dovere né chiede che io badi ai bambini; ma ora non può né badare ai bambini né fare qualsiasi altra cosa, poiché è malata: tra pochi giorni darà alla luce un nuovo bambino. Non allontanarmi dalla moglie incinta! Per tutti gli dei, ti supplico!” Alla fine il padrone severo è commosso da queste preghiere. Ordina al colono di tacere e alzarsi, poi dice: “Dal momento che tua moglie è incinta, va’ a casa! Innanzitutto bada che la moglie e i figli stiano bene, poi adoperati a pagare tutta la rendita entro la fine di questo mese, cioè entro il trentesimo giorno!”
Lasciato andare il colono, Giulio chiama un altro contadino e lo interroga su questioni rustiche, prima di tutto sulle vigne: “Come stanno le vigne quest’anno?”
“Benissimo” dice il contadino, “Osserva questa vite: la tanta e tanto grande uva promette una gran quantità di vino. E ritengo che il vino sarà buono. Infatti il sole splende ormai ogni giorno da due mesi dalla mattina al tramonto. Niente infatti giova più alle vigne del sole e del calore, né alcuna cosa nuoce loro più della pioggia e del freddo”.
Giulio: “Il calore del sole di per se stesso non fa in modo che il vino sia buono. È necessario prendersi cura bene delle viti. Pertanto vi esorto a lavorare alacremente nelle vigne. Ma è abbastanza riguardo le vigne. Come sarà il grano?”
“Non così buono” dice un altro contadino, “Il suolo è troppo secco e non si possono irrigare i campi che sono molto lontani da un ruscello. La breve pioggia che abbiamo avuto oggi ha giovato al grano, ma è stata poca. Allo stesso modo l’erba è secca, il bestiame trova poco pascolo. Ma sai che una pecora ieri è stata quasi rapita da un lupo?”
Giulio: “Cosa? Un lupo ha rapito una pecora dal gregge?”
Contadino: “La pecora stessa si era allontanata dal gregge. Ma il lupo non ha fatto del male alla pecora, infatti il pastore l’ha trovata nel bosco e l’ha salvata dai denti del lupo!”
Giulio: “O, pastore pigrissimo, che ha trascurato così il suo dovere! Il compito del pastore è badare che le pecore non si allontanino e non si dirigano nel bosco. Ma io farò in modo che quel pastore d’ora in avanti non trascuri il suo dovere!”
Contadino: “Non essere troppo severo! Non ritengo che quel pastore sia pigro in confronto agli altri”
Giulio: “Dici bene: infatti tutti sono pigri e negligenti! Ma io farò in modo che tutti siano diligenti!”
Contadino: “Senza dubbio i pastori lavorano meno dei contadini. Noi non abbiamo tempo libero, e non c’è bisogno che ci esorti a essere operosi e a non stare inoperosi”.
Giulio: “Non credere che il lavoro dei pastori sia più facile. La cura del bestiame è un compito gravoso, non ozio, come ritengono i pastori fannulloni che dormono sulla tenera erba. Ma io farò in modo che quel pastore non sia negligente né dorma! Farò in modo che la schiena gli dolga! Chiamalo!”
Ma in quello stesso istante il pastore ritorna dai campi conducendo davanti a sé il gregge. Non appena egli giunge vicino, il padrone irato, tenendo il bastone davanti a sé, dice: “Capiti proprio bene, infatti hai meritato delle bastonate!”
Il pastore, gettandosi a terra, supplica il padrone di non batterlo: “Non bastonarmi! Non ho fatto niente!”
“Ma proprio per questo” disse Giulio “ti bastonerò, uomo fannullone, poiché non hai fatto niente! Il tuo compito è badare che le pecore non si allontanino né vengano rapite dal lupo. Le preghiere non ti aiutano. Prendetelo, contadini, e mantenetelo!”
Giulio ordina a due contadini di prendere e mantenere il pastore.
Ma, mentre il pastore terrorizzato aspetta le bastonate, le pecore lasciate senza pastore si allontanano verso i campi dalla strada e iniziano a brucare il grano precoce. I contadini, vedendo ciò, esclamano: “Tieni lontano le tue pecore dai nostri campi, pastore! – allora lasciano il pastore e velocemente inseguono le pecore sparse nei campi.
Il pastore, lasciato da solo con il padrone, dice: “Ora hai detto che il mio compito è badare che le pecore non si allontanino. Non tenermi lontano dal mio dovere!”
Giulio: “Io non ti impedisco di fare il tuo dovere. Fa’ che le pecore si allontanino dai campi! Orsù, corri, pastore!”
Giulio aveva appena detto ciò, quando il pastore, quanto più velocemente può, corre dalle sue pecore. Il padrone ridendo lo osserva correre, poi torna alla villa. Anche se è ritenuto un padrone severo, tuttavia non è crudele.

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