Lettera di Cicerone alla moglie

intrigo
Mi potreste correggere cortesemente questa versione? Grazie :dozingoff

Me mueserum! Te, ista virtute, fide, probitate, humanitate, in tantas aerumnas propter me incidisse, Tulliolamque nostram, ex quo patre tantas voluptates capiebat, ex eo tantos percepere luctus! Nom quid ego de Cicerone dicam? Qui, cum primum sapere coepit, acerbissimos dolores miseiasque percepit. Quae si, tu ut scribis, fato facta putarem. Quod si nostris consiliis usi essemus neque apud nos tantum valuisset sermo aut stultorum amicorum aut improborum, beatissimi viveremus.

Mia Traduzione: Povero me! Tu con quanta forza, con quanto amore, con quanta fiducia, con quanta umanità in tante sofferenze sei caduta a causa mia e la nostra Tulliola riceve grandi lutti dallo stesso padre da cui prima riceveva tanto affetto! Cosa dirò di Cicerone? Il quale, non appena avrà l'età di capire, dovrà sopportare grandi dolori e miserie. Tutte quelle cose che, come tu scrivi, io ritengo siano accadute per disgrazia (a causa del destino), sopporterò più facilmente: Ma tutto ciò è accaduto per causa mia. Se avessi fatto buon uso della ragione e non avessi dato tanto retta alle chiacchiere di amici o stupidi o disonesti vivrei adesso sereno.

Risposte
valenihal
e misero! [E pensare] che tu, con questa [tua] virtù, fedeltà, rettitudine [e] umanità, sei piombata in così grandi affanni a causa mia! E che la nostra Tulliola ricava così grandi motivi di afflizione da quel padre da cui era abituata a ricevere [lett. «riceveva»] così grandi soddisfazioni! E che dovrei dire io del [nostro] figliolo? Questo, quando raggiunse l’età della ragione [lett. «cominciò per la prima volta a essere saggio»], subì le più crudeli sofferenze e miserie. Se queste, come scrivi tu, fossero causate dal fato, Poiché, se avessi fatto buon uso dei vostri suggerimenti e non avessi dato tanto retta alle chiacchiere di amici stupidi o disonesti, ora vivrei assai felice.*

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