I germani di cesare
Germanorum vita omnis, in venationibus atque in studiis rei militaris consistit. Agriculturae non student, maiorque pars eorum lacte, caseo, carne vescitur. Naque quisquam agri modum certum aut fines proprios habet, sed magistratus ac principes civitatum quotannis unicuique agrum quondam adribuut atque anno post alio transige cogunt. Eius rei multas causas adferunt (=adducono): ne, adsidua consuetudine capti, Germani studium belli agricoltura commutent; ne latos fines habere cupiat, potentioresque humiliores possessionubus exepellant; ne qua oriatur pecuniae cupiditas, ex qua re factiones dissensionesque nascunttur. Germanis maxima laus est circuì se vastatos fines solitudinesque habere; hoc proprium virtutis existimant: populos finitimos, agri expulsos, cedere neque quenquam audere consistere. Hospitem violare fas non putant; illos qui illos quacumque de causa ad eos venerunt, ab iniuria prohibent, sanctos habent hisque omnium domus patent victusque communicatur.
chi ha voglia di farla mi fa un favore io la sto facendo così poi vedo se lo fatta giusta
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GRAZIE MILLE
Questo è tutto il testo di Cesare. Prendi le parti che ti interessano con la relativa traduzione :)
Germanorum vita omnis, in venationibus atque in studiis rei militaris consistit. Agriculturae non student, maiorque pars eorum victus in lacte, caseo, carne consistit. Neque quisquam agri modum certum aut fines habet proprios; sed magistratus ac principes in annos singulos gentibus cognationibusque hominum, qui una coierunt, quantum et quo loco visum est agri attribuunt atque anno post alio transire cogunt. Eius rei multas adferunt causas: ne adsidua consuetudine capti studium belli gerendi agricultura commutent; ne latos fines parare studeant, potentioresque humiliores possessionibus expellant; ne accuratius ad frigora atque aestus vitandos aedificent; ne qua oriatur pecuniae cupiditas, qua ex re factiones dissensionesque nascuntur; ut animi aequitate plebem contineant, cum suas quisque opes cum potentissimis aequari videat.
Civitatibus maxima laus est quam latissime circum se vastatis finibus solitudines habere. Hoc proprium virtutis existimant, expulsos agris finitimos cedere, neque quemquam prope audere consistere; simul hoc se fore tutiores arbitrantur repentinae incursionis timore sublato. Cum bellum civitas aut illa tum defendit aut infert, magistratus, qui ei bello praesint, ut vitae necisque habeant potestatem, deliguntur. In pace nullus est communis magistratus, sed principes regionum atque pagorum inter suos ius dicunt controversiasque minuunt. Latrocinia nullam habent infamiam, quae extra fines cuiusque civitatis fiunt, atque ea iuventutis exercendae ac desidiae minuendae causa fieri praedicant. Atque ubi quis ex principibus in concilio dixit se ducem fore, qui sequi velint, profiteantur, consurgunt ei qui et causam et hominem probant suumque auxilium pollicentur atque ab multitudine collaudantur: qui ex his secuti non sunt, in desertorum ac proditorum numero ducuntur, omniumque his rerum postea fides derogatur. Hospitem violare fas non putant; qui quacumque de causa ad eos venerunt, ab iniuria prohibent, sanctos habent, hisque omnium domus patent victusque communicatur.
Tutta la vita dei Germani consiste in partite di caccia e negli addestramenti militari. Non praticano l'agricoltura, il loro vitto consiste, per la maggior parte, di latte, formaggio e carne. Nessuno ha in proprio un terreno fisso o un possesso personale. Anzi, alle genti e ai nuclei familiari in cui i parenti convivono, i magistrati e i capi attribuiscono, di anno in anno, la quantità di terra e la zona ritenute giuste, ma l'anno successivo li costringono a spostarsi altrove. Forniscono, in merito, molteplici spiegazioni. Non vogliono che la gente, vinta da una costante abitudine, sostituisca la guerra con l'agricoltura, che desideri procurarsi appezzamenti più estesi e che i più potenti scaccino dai loro campi i meno forti. Non vogliono che vengano costruite case confortevoli per difendersi dal freddo e dal caldo, che nasca la brama di denaro, fonte di fazioni e dissensi, cercano di tenere a bada il popolo con la serenità d'animo, quando ciascuno si renda conto di possedere quanto i più potenti.
Per le città è un grandissimo merito avere territori deserti intorno a sé il più estesamente possibile, dopo aver devastato le terre. Stimano che ciò sia proprio del valore, cioè che si allontanino i popoli vicini cacciati dai campi, e che nessuno osi di stabilirsi vicino a loro; con ciò nello stesso tempo ritengono che saranno più sicuri, eliminato il timore di un'improvvisa incursione. Quando un popolo o si difende da una guerra mossagli o la muove, vengono eletti dei magistrati che siano a capo di quella guerra ed abbiano potere di vita e di morte. In tempo di pace non c'è alcun magistrato comune, ma i capi delle regioni e dei villaggi amministrano la giustizia e sminuiscono le controversie fra loro. Nessun disonore portano con sé le razzie che avvengono oltre i confini di quel popolo, e vanno dicendo che quelle avvengono per esercitare la gioventù e per combattere la pigrizia. E quando uno dei capi dice all'assemblea che sarà capo di quella spedizione, e chi lo vuole seguire dichiara questo, si alzano quelli che accettano sia il pretesto che l'uomo e promettono il proprio aiuto e sono lodati dalla moltitudine; ma quelli tra costoro che non lo hanno seguito sono annoverati nel numero dei disertori e dei traditori e in seguito vengono del tutto screditati. Non considerano lecito offendere un ospite, e difendono dalle offese quelli che sono venuti da loro per qualunque motivo, e li considerano sacri e a questi sono aperte le case di tutti, ed è messo in comune il vitto.
Germanorum vita omnis, in venationibus atque in studiis rei militaris consistit. Agriculturae non student, maiorque pars eorum victus in lacte, caseo, carne consistit. Neque quisquam agri modum certum aut fines habet proprios; sed magistratus ac principes in annos singulos gentibus cognationibusque hominum, qui una coierunt, quantum et quo loco visum est agri attribuunt atque anno post alio transire cogunt. Eius rei multas adferunt causas: ne adsidua consuetudine capti studium belli gerendi agricultura commutent; ne latos fines parare studeant, potentioresque humiliores possessionibus expellant; ne accuratius ad frigora atque aestus vitandos aedificent; ne qua oriatur pecuniae cupiditas, qua ex re factiones dissensionesque nascuntur; ut animi aequitate plebem contineant, cum suas quisque opes cum potentissimis aequari videat.
Civitatibus maxima laus est quam latissime circum se vastatis finibus solitudines habere. Hoc proprium virtutis existimant, expulsos agris finitimos cedere, neque quemquam prope audere consistere; simul hoc se fore tutiores arbitrantur repentinae incursionis timore sublato. Cum bellum civitas aut illa tum defendit aut infert, magistratus, qui ei bello praesint, ut vitae necisque habeant potestatem, deliguntur. In pace nullus est communis magistratus, sed principes regionum atque pagorum inter suos ius dicunt controversiasque minuunt. Latrocinia nullam habent infamiam, quae extra fines cuiusque civitatis fiunt, atque ea iuventutis exercendae ac desidiae minuendae causa fieri praedicant. Atque ubi quis ex principibus in concilio dixit se ducem fore, qui sequi velint, profiteantur, consurgunt ei qui et causam et hominem probant suumque auxilium pollicentur atque ab multitudine collaudantur: qui ex his secuti non sunt, in desertorum ac proditorum numero ducuntur, omniumque his rerum postea fides derogatur. Hospitem violare fas non putant; qui quacumque de causa ad eos venerunt, ab iniuria prohibent, sanctos habent, hisque omnium domus patent victusque communicatur.
Tutta la vita dei Germani consiste in partite di caccia e negli addestramenti militari. Non praticano l'agricoltura, il loro vitto consiste, per la maggior parte, di latte, formaggio e carne. Nessuno ha in proprio un terreno fisso o un possesso personale. Anzi, alle genti e ai nuclei familiari in cui i parenti convivono, i magistrati e i capi attribuiscono, di anno in anno, la quantità di terra e la zona ritenute giuste, ma l'anno successivo li costringono a spostarsi altrove. Forniscono, in merito, molteplici spiegazioni. Non vogliono che la gente, vinta da una costante abitudine, sostituisca la guerra con l'agricoltura, che desideri procurarsi appezzamenti più estesi e che i più potenti scaccino dai loro campi i meno forti. Non vogliono che vengano costruite case confortevoli per difendersi dal freddo e dal caldo, che nasca la brama di denaro, fonte di fazioni e dissensi, cercano di tenere a bada il popolo con la serenità d'animo, quando ciascuno si renda conto di possedere quanto i più potenti.
Per le città è un grandissimo merito avere territori deserti intorno a sé il più estesamente possibile, dopo aver devastato le terre. Stimano che ciò sia proprio del valore, cioè che si allontanino i popoli vicini cacciati dai campi, e che nessuno osi di stabilirsi vicino a loro; con ciò nello stesso tempo ritengono che saranno più sicuri, eliminato il timore di un'improvvisa incursione. Quando un popolo o si difende da una guerra mossagli o la muove, vengono eletti dei magistrati che siano a capo di quella guerra ed abbiano potere di vita e di morte. In tempo di pace non c'è alcun magistrato comune, ma i capi delle regioni e dei villaggi amministrano la giustizia e sminuiscono le controversie fra loro. Nessun disonore portano con sé le razzie che avvengono oltre i confini di quel popolo, e vanno dicendo che quelle avvengono per esercitare la gioventù e per combattere la pigrizia. E quando uno dei capi dice all'assemblea che sarà capo di quella spedizione, e chi lo vuole seguire dichiara questo, si alzano quelli che accettano sia il pretesto che l'uomo e promettono il proprio aiuto e sono lodati dalla moltitudine; ma quelli tra costoro che non lo hanno seguito sono annoverati nel numero dei disertori e dei traditori e in seguito vengono del tutto screditati. Non considerano lecito offendere un ospite, e difendono dalle offese quelli che sono venuti da loro per qualunque motivo, e li considerano sacri e a questi sono aperte le case di tutti, ed è messo in comune il vitto.