Dopo lo scontro sul fiume Allia i Galli si dirigono verso Roma
autore: Livio
inizio: Gallos quoque velut obstupefactos miraculum victoriae tam repentinae tenuit:
fine: mox ululatus cantusque dissonos, vagantibus circa moenia turmatim barbaris, audiebant.
E' tratta da domus 2 pag 292 es 22.
Vi prego aitatemi xke' la mia prof in sto periodo è impazzita ci da le versioni da un giorno all'altro e io nn so come fare...e sono uno dei più bravi in classe(con modestia)......
un grazie in anticipo. ciao!
inizio: Gallos quoque velut obstupefactos miraculum victoriae tam repentinae tenuit:
fine: mox ululatus cantusque dissonos, vagantibus circa moenia turmatim barbaris, audiebant.
E' tratta da domus 2 pag 292 es 22.
Vi prego aitatemi xke' la mia prof in sto periodo è impazzita ci da le versioni da un giorno all'altro e io nn so come fare...e sono uno dei più bravi in classe(con modestia)......
un grazie in anticipo. ciao!
Risposte
Ecco a te...:D
Ma anche i Galli, attoniti di fronte a quella vittoria miracolosa ottenuta in maniera così repentina, rimasero sulle prime immobili per lo sbigottimento, come se non riuscissero a capacitarsi di quanto era successo. Poi cominciarono a temere l'eventualità di un'imboscata. E infine si misero a spogliare i caduti, accatastando, com'era loro abitudine, le armi che trovavano. Alla fine, dopo aver rilevato che negli immediati dintorni non c'erano tracce del nemico, si misero in marcia e poco prima del tramonto raggiunsero la periferia di Roma. E quando i cavalieri inviati in avanscoperta tornarono dicendo che le porte non erano chiuse, che davanti alle porte non stazionavano sentinelle e che le mura non erano difese da armati, un nuovo stupore simile a quello provato poco prima li trattenne. Temendo la notte e la zona in cui si trovava quella città sconosciuta, si attestarono tra Roma e l'Aniene e di lì inviarono lungo le mura e le altre porte dei distaccamenti di ricognizione con il còmpito di scoprire quali fossero i piani del nemico in quella situazione ormai disperata. Siccome tra i Romani quelli che dal campo di battaglia erano riparati a Veio erano ben più numerosi di quelli rientrati a Roma, in città si pensava che gli unici superstiti fossero proprio quelli che si erano rifugiati a Roma e per questo tutti piansero ugualmente tanto i vivi quanto i morti, riempiendo di lamenti quasi tutta la città. Quando poi arrivò la notizia che i nemici erano alle porte, il pericolo comune fece passare in secondo piano il dolore dei lutti privati. E già si potevano sentire le urla e i canti stonati dei barbari che vagavano a torme lungo le mura.
Ma anche i Galli, attoniti di fronte a quella vittoria miracolosa ottenuta in maniera così repentina, rimasero sulle prime immobili per lo sbigottimento, come se non riuscissero a capacitarsi di quanto era successo. Poi cominciarono a temere l'eventualità di un'imboscata. E infine si misero a spogliare i caduti, accatastando, com'era loro abitudine, le armi che trovavano. Alla fine, dopo aver rilevato che negli immediati dintorni non c'erano tracce del nemico, si misero in marcia e poco prima del tramonto raggiunsero la periferia di Roma. E quando i cavalieri inviati in avanscoperta tornarono dicendo che le porte non erano chiuse, che davanti alle porte non stazionavano sentinelle e che le mura non erano difese da armati, un nuovo stupore simile a quello provato poco prima li trattenne. Temendo la notte e la zona in cui si trovava quella città sconosciuta, si attestarono tra Roma e l'Aniene e di lì inviarono lungo le mura e le altre porte dei distaccamenti di ricognizione con il còmpito di scoprire quali fossero i piani del nemico in quella situazione ormai disperata. Siccome tra i Romani quelli che dal campo di battaglia erano riparati a Veio erano ben più numerosi di quelli rientrati a Roma, in città si pensava che gli unici superstiti fossero proprio quelli che si erano rifugiati a Roma e per questo tutti piansero ugualmente tanto i vivi quanto i morti, riempiendo di lamenti quasi tutta la città. Quando poi arrivò la notizia che i nemici erano alle porte, il pericolo comune fece passare in secondo piano il dolore dei lutti privati. E già si potevano sentire le urla e i canti stonati dei barbari che vagavano a torme lungo le mura.
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