Cercasi Versioni
Versione Latino:
I troppi libri sono..un peso! (da Seneca)
Inizia con:Quo cogis innumerabiles..
Finisce con:...Vitiosum id est ubique,quod nimium est.
Il mondo
Inizia con:Mondus est universitas
Finisce con sunt enim temperatissimi
Qlc può vedere se riesce a trovare qlc?Thank
I troppi libri sono..un peso! (da Seneca)
Inizia con:Quo cogis innumerabiles..
Finisce con:...Vitiosum id est ubique,quod nimium est.
Il mondo
Inizia con:Mondus est universitas
Finisce con sunt enim temperatissimi
Qlc può vedere se riesce a trovare qlc?Thank
Risposte
Placebit autem haec nobis mensura si prius parsimonia placuerit, sine qua nec ullae opes sufficiunt nec ullae non satis patent, praesertim cum in uicino remedium sit et possit ipsa paupertas in diuitias se, aduocata frugalitate, conuertere. 2 Assuescamus a nobis remouere pompam et usus rerum, non ornamenta metiri. Cibus famem domet, potio sitim, libido qua necesse est fluat. Discamus membris nostris inniti, cultum uictumque non ad noua exempla componere, sed ut maiorum mores suadent. Discamus continentiam augere, luxuriam coercere, gloriam temperare, iracundiam lenire, paupertatem aequis oculis aspicere, frugalitatem colere, etiam si multos pudebit rei eius, desideriis naturalibus paruo parata remedia adhibere, spes effrenatas et animum in futura imminentem uelut sub uinculis habere, id agere, ut diuitias a nobis potius quam a fortuna petamus. 3 Non potest umquam tanta uarietas et iniquitas casuum ita depelli, ut non multum procellarum irruat magna armamenta pandentibus. Cogendae in artum res sunt, ut tela in uanum cadant, ideoque exsilia interim calamitatesque in remedium cessere et leuioribus incommodis grauiora sanata sunt. Vbi parum audit praecepta animus nec curari mollius potest, quidni consulatur, si et paupertas et ignominia et rerum euersio adhibetur? Malo malum opponitur. Assuescamus ergo cenare posse sine populo et seruis paucioribus seruire et uestes parare in quod inuentae sunt et habitare contractius. Non in cursu tantum circique certamine, sed in his spatiis uitae interius flectendum est. 4 Studiorum quoque, quae liberalissima impensa est, tamdiu rationem habet quamdiu modum. Quo innumerabiles libros et bibliothecas, quarum dominus uix tota uita indices perlegit? Onerat discentem turba, non instruit, multoque satius est paucis te auctoribus tradere quam errare per multos. 5 Quadraginta milia librorum Alexandriae arserunt. Pulcherrimum regiae opulentiae monumentum alius laudauerit, sicut et Liuius, qui elegantiae regum curaeque egregium id opus ait fuisse. Non fuit elegantia illud aut cura, sed studiosa luxuria, immo ne studiosa quidem, quoniam non in studium, sed in spectaculum comparauerant, sicut plerisque ignaris etiam puerilium litterarum libri non studiorum instrumenta, sed cenationum ornamenta sunt. Paretur itaque librorum quantum satis sit, nihil in apparatum. 6 (Honestius, inquis, huc se impensae quam in Corinthia pictasque tabulas effuderint.) Vitiosum est ubique quod nimium est. Quid habes cur ignoscas homini armaria e citro atque ebore captanti, corpora conquirenti aut ignotorum auctorum aut improbatorum et inter tot milia librorum oscitanti, cui uoluminum suorum frontes maxime placent titulique? 7 Apud desidiosissimos ergo uidebis quicquid orationum historiarumque est, tecto tenus exstructa loculamenta: iam enim, inter balnearia et thermas, bibliotheca quoque ut necessarium domus ornamentum expolitur. Ignoscerem plane, si studiorum nimia cupidine erraretur; nunc ista conquisita, cum imaginibus suis discripta, sacrorum opera ingeniorum in speciem et cultum parietum comparantur.
E a noi piacerà questa misura, se prima ci sarà piaciuta la parsimonia, senza la quale non ci sono ricchezze bastanti e con la quale invece tutte sono abbastanza estese tanto più che il rimedio è vicino e la stessa povertà può, chiamata in aiuto la frugalità, tramutarsi in ricchezza. 2. Abituiamoci a rimuovere da noi lo sfarzo e a misurare l'utilità, non gli ornamenti delle cose. Il cibo domi la fame, le bevande la sete, il piacere sia libero di espandersi entro i limiti necessari; impariamo a sostenerci sulle nostre membra, ad atteggiare il modo di vivere e le abitudini alimentari non alle nuove mode, ma come suggeriscono le tradizioni; impariamo ad aumentare la continenza, a contenere il lusso, a moderare la sete di gloria, a mitigare l'irascibilità, a guardare la povertà con obiettività, a coltivare la frugalità anche se molti se ne vergogneranno ad apprestare per i desideri naturali rimedi preparati con poco, a tenere come in catene le speranze smodate e l'animo che si protende verso il futuro, a fare in modo di chiedere la ricchezza a noi piuttosto che alla sorte. 3.Tanta varietà e ingiustizia di accidenti non può mai essere allontanata cosà che molte tempeste non irrompano su chi dispiega vele ampie; bisogna restringere le nostre sostanze affinché gli strali della sorte cadano nel vuoto, e in questo modo talora gli esili e le calarnità si sono mutati in rimedi e i danni più gravi sono stati sanati da quelli più lievi. Laddove l'animo dà poco ascolto ai consigli e non può essere curato in modo più dolce, non si provvede forse al suo bene, ricorrendo alla povertà e alla privazione degli onori e al rovescio di fortuna, opponendo male a male? Abituiamoci dunque a essere capaci di cenare senza una folla e ad adattarci a un numero minore di servi e a farci apprestare vesti per lo scopo per cui sono state inventate e ad abitare in spazi pù ristretti. Non soltanto nelle corse e nelle gare del circo, ma in questi spazi della vita occorre serrare il giro. 4. Anche la spesa più grandiosa per gli studi conserva un senso finché conserva una misura. A che scopo innumerevoli libri e biblioteche, il cui proprietario in tutta la sua vita a stento arriva a leggere per intero i cataloghi? La massa di libri grava sulle spalle di chi deve imparare, non lo istruisce, ed è molto meglio che tu ti affidi a pochi autori piuttosto che tu vada vagando attraverso molti. 5.Ad Alessandria andarono in fiamme quarantamila libri;" altri loderebbe il magnifico monumento di opulenza regale, come Tito Livio, che ne parla come di un'opera insigne di stile e buona amministrazione dei re: non fu un fatto di stile o di buona amministrazione quello, ma un'esibizione di lusso per gli studi, anzi non per gli studi, dal momento che l'avevano apprestata non per lo studio ma per l'apparenza, così come per molti ignari anche di sillabari per l'infanzia i libri non rappresentano strumenti di studio ma ornamento delle sale da pranzo. Dunque ci si procurino libri nella quantità necessaria, non per rappresentanza. 6."Più dignitosamente" dici tu "i soldi se ne andranno per questo che per bronzi di Corinto e quadri." Ciò che è troppo è sbagliato ovunque. Che motivo hai di giustificare un uomo che si procura librerie fatte di legno di cedro e di avorio, che va in cerca di raccolte di autori o ignoti o screditati e tra tante migliaia di libri sbadiglia, a cui dei suoi volumi piacciono soprattutto i frontespizi e i titoli? 7.Dunque, a casa dei più pigri vedrai tutte le orazioni e le opere storiografiche che esistono, scaffali che arrivano fino al soffitto; ormai infatti tra i bagni e le terme si tiene lustra anche la biblioteca come un ornamento necessario della casa. E lo potrei giustificare, certo, se si sbagliasse per troppa passione per gli studi: ora codeste opere di sacri ingegni ricercate e suddivise con i loro ritratti vengono procurate per abbellire e decorare le pareti.
E a noi piacerà questa misura, se prima ci sarà piaciuta la parsimonia, senza la quale non ci sono ricchezze bastanti e con la quale invece tutte sono abbastanza estese tanto più che il rimedio è vicino e la stessa povertà può, chiamata in aiuto la frugalità, tramutarsi in ricchezza. 2. Abituiamoci a rimuovere da noi lo sfarzo e a misurare l'utilità, non gli ornamenti delle cose. Il cibo domi la fame, le bevande la sete, il piacere sia libero di espandersi entro i limiti necessari; impariamo a sostenerci sulle nostre membra, ad atteggiare il modo di vivere e le abitudini alimentari non alle nuove mode, ma come suggeriscono le tradizioni; impariamo ad aumentare la continenza, a contenere il lusso, a moderare la sete di gloria, a mitigare l'irascibilità, a guardare la povertà con obiettività, a coltivare la frugalità anche se molti se ne vergogneranno ad apprestare per i desideri naturali rimedi preparati con poco, a tenere come in catene le speranze smodate e l'animo che si protende verso il futuro, a fare in modo di chiedere la ricchezza a noi piuttosto che alla sorte. 3.Tanta varietà e ingiustizia di accidenti non può mai essere allontanata cosà che molte tempeste non irrompano su chi dispiega vele ampie; bisogna restringere le nostre sostanze affinché gli strali della sorte cadano nel vuoto, e in questo modo talora gli esili e le calarnità si sono mutati in rimedi e i danni più gravi sono stati sanati da quelli più lievi. Laddove l'animo dà poco ascolto ai consigli e non può essere curato in modo più dolce, non si provvede forse al suo bene, ricorrendo alla povertà e alla privazione degli onori e al rovescio di fortuna, opponendo male a male? Abituiamoci dunque a essere capaci di cenare senza una folla e ad adattarci a un numero minore di servi e a farci apprestare vesti per lo scopo per cui sono state inventate e ad abitare in spazi pù ristretti. Non soltanto nelle corse e nelle gare del circo, ma in questi spazi della vita occorre serrare il giro. 4. Anche la spesa più grandiosa per gli studi conserva un senso finché conserva una misura. A che scopo innumerevoli libri e biblioteche, il cui proprietario in tutta la sua vita a stento arriva a leggere per intero i cataloghi? La massa di libri grava sulle spalle di chi deve imparare, non lo istruisce, ed è molto meglio che tu ti affidi a pochi autori piuttosto che tu vada vagando attraverso molti. 5.Ad Alessandria andarono in fiamme quarantamila libri;" altri loderebbe il magnifico monumento di opulenza regale, come Tito Livio, che ne parla come di un'opera insigne di stile e buona amministrazione dei re: non fu un fatto di stile o di buona amministrazione quello, ma un'esibizione di lusso per gli studi, anzi non per gli studi, dal momento che l'avevano apprestata non per lo studio ma per l'apparenza, così come per molti ignari anche di sillabari per l'infanzia i libri non rappresentano strumenti di studio ma ornamento delle sale da pranzo. Dunque ci si procurino libri nella quantità necessaria, non per rappresentanza. 6."Più dignitosamente" dici tu "i soldi se ne andranno per questo che per bronzi di Corinto e quadri." Ciò che è troppo è sbagliato ovunque. Che motivo hai di giustificare un uomo che si procura librerie fatte di legno di cedro e di avorio, che va in cerca di raccolte di autori o ignoti o screditati e tra tante migliaia di libri sbadiglia, a cui dei suoi volumi piacciono soprattutto i frontespizi e i titoli? 7.Dunque, a casa dei più pigri vedrai tutte le orazioni e le opere storiografiche che esistono, scaffali che arrivano fino al soffitto; ormai infatti tra i bagni e le terme si tiene lustra anche la biblioteca come un ornamento necessario della casa. E lo potrei giustificare, certo, se si sbagliasse per troppa passione per gli studi: ora codeste opere di sacri ingegni ricercate e suddivise con i loro ritratti vengono procurate per abbellire e decorare le pareti.
Questa discussione è stata chiusa