Aiuto! versioni di latino!

tresi92
ciaooo... per favore potete aiutarmi con queste due versioni?!?
le scrivo qui...

1) "L'inattività è cosa innaturale" da Cicerone
inizio: Plane perspicua nec dubitanda indicia naturae sunt, maxime...
fine: sed motus solutos et vagos, a natura sibi tributos, requirunt.


2) "Necessità della filosofia, cioè della saggezza" da Seneca
inizio: Non est pholosophia populare artificium nec ostentationi paratum...
fine: ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casus.


per favore aiutatemi!!!
grazie!!! =)

Risposte
jonnyseo
controllate qui gli aggiornamenti
Resta aggiornato e controlla qui le news in diretta per la traccia seconda prova latino maturità

tresi92
grazie mille!!!!

alessandroass
Ciao, ho trovato la versione integrale :

Sunt autem etiam clariora vel plane perspicua minimeque dubitanda indicia naturae, maxime scilicet in homine sed in omni animali, ut appetat animus aliquid agere semper neque ulla condicione quietem sempiternam possit pati. Facile est hoc cernere in primis puerorum aetatulis. Quamquam enim vereor, ne nimius in hoc genere videar, tamen omnes veteres philosophi, maxime nostri, ad incunabula accedunt, quod in pueritia facillime se arbitrantur naturae voluntatem posse cognoscere. Videmus igitur ut conquiescere ne infantes quidem possint. cum vero paulum processerunt, lusionibus vel laboriosis delectantur, ut ne verberibus quidem deterreri possint, eaque cupiditas agendi aliquid adolescit una cum aetatibus. Itaque, ne si iucundissimis quidem nos somniis usuros putemus, Endymionis somnum nobis velimus dari, idque si accidat, mortis instar putemus.

Inoltre soprattutto nell’uomo, ovvio, ma in ogni animale, vi sono i segni della natura anche più chiari, perspicui e indubitabili, che l’animo cerca sempre qualche attività e non può sopportare ad alcuna condizione la quiete perpetua. Questo è facile rilevarlo agli inizi dell’infanzia dei bambini. Infatti benché io tema di sembrare di troppo in questo genere, tuttavia tutti gli antichi filosofi, soprattutto i nostri, si avvicinano all’infanzia, poiché nella fanciullezza assai facilmente ritengono di poter conoscere la volontà della natura. Vediamo dunque che neppure i bambini posso star fermi, e quando crescono un po’, sono rallegrati da giochi anche faticosi, tanto che non li si può distogliere neppure con le percosse, e quel desiderio di far qualcosa cresce insieme all’età. Pertanto neppure se noi ritenessimo di poter disporre di sogni bellissimi, vorremmo che ci venisse concesso il sonno di Endimione, e se questo accadesse, lo riterremmo a somiglianza della morte alla morte.

Non est philosophia populare artificium nec ostentationi paratum; non in verbis sed in rebus est. Nec in hoc adhibetur, ut cum aliqua oblectatione consumatur dies, ut dematur otio nausia: animum format et fabricat, vitam disponit, actiones regit, agenda et omittenda demonstrat, sedet ad gubernaculum et per ancipitia fluctuantium derigit cursum. Sine hac nemo intrepide potest vivere, nemo secure; innumerabilia accidunt singulis horis quae consilium exigant, quod ab hac petendum est. [4] Dicet aliquis, 'quid mihi prodest philosophia, si fatum est? quid prodest, si deus rector est? quid prodest, si casus imperat? Nam et mutari certa non possunt et nihil praeparari potest adversus incerta, sed aut consilium meum occupavit deus decrevitque quid facerem, aut consilio meo nihil fortuna permittit.' [5] Quidquid est ex his, Lucili, vel si omnia haec sunt, philosophandum est; sive nos inexorabili lege fata constringunt, sive arbiter deus universi cuncta disposuit, sive casus res humanas sine ordine impellit et iactat, philosophia nos tueri debet. Haec adhortabitur ut deo libenter pareamus, ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casum.

La filosofia non è un'arte che cerca il favore popolare e non è fatta per essere ostentata; non consiste nelle parole, ma nei fatti. Di essa non ci si vale per far trascorrere piacevolmente le giornate, per eliminare il disgusto che viene dall'ozio: educa e forma l'animo, regola la vita, governa le azioni, mostra ciò che si deve o non si deve fare, siede al timone e dirige la rotta attraverso i pericoli di un mare agitato. Senza di lei nessuno può vivere tranquillo e sicuro; in ogni momento si presentano innumerevoli circostanze che esigono una direttiva, e questa bisogna cercarla nella filosofia. 4 Qualcuno dirà: "A che mi giova la filosofia, se esiste il fato? A che, se c'è un dio che ci governa? A che, se il caso detta legge? Non si possono mutare gli eventi prestabiliti, né difendersi contro quelli incerti, ma o un dio è padrone delle mie decisioni e ha stabilito che cosa devo fare, o la sorte non mi concede nessuna decisione." 5 Qualunque di queste forze esista, anche se esistono tutte, caro Lucilio, bisogna dedicarsi alla filosofia; sia che il destino ci vincoli con la sua legge inesorabile, sia che un dio, arbitro dell'universo, abbia disposto ogni cosa, sia che il caso sospinga e muova disordinatamente le vicende umane, deve proteggerci la filosofia. Ci esorterà a obbedire di buon grado a dio, e con fierezza alla sorte; ci insegnerà a seguire la volontà di dio, a sopportare il caso.

p.s. l'ultima parte non mi convince molto, dovresti rivederla

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