Aiuto grammatica

LoveAndalucia
Provo a chiedere ancora aiuto, grazie.

Sto preparando l'ultimo esame dell'università, secondo esame di latino, filologia. Purtroppo sono vecchiotta e ho dimenticato tutto il latino che sapevo, anche rivedendo la grammatica ci sono cose non mi tornano.
Ora sto traducendo l'introduzione del libro in edizione critica e trovo spesso superlativi che terminano in -e. Se il superlativo segue la prima declinazione questa -e solo può essere un vocativo ma sinceramente nell'introduzione di un libro un vocativo non mi sembra molto logico. Sicuramente c'è qualche regola che mi sfugge.
Vi lascio alcuni esempi:
Acuratissime fusissime
Maxime si causas perpendis (in questo caso non so se è perché ci troviamo davanti a magis che è un eccezione anche se il superlativo è maximus,a,um)


Risposte
LoveAndalucia
Capisco perfettamente cosa vuoi dire e ti ringrazio enormente per assicurarti che abbia capito.

Matlurker
LoveAndalucia:
Mi sfuggivano gli avverbi. Ora è più chiaro, spero di non avere più problemi con i superlativi che daltronde non mi davano nessun problema quando lo studiavo a scuola.


Ti sarai già accorta, ma meglio se ne siamo certi, che appositamente non ho citato esempi di superlativi. In -e finiscono alcuni avverbi tratti da alcuni aggettivi. Punto. Se poi sono superlativi, è superfluo e potrebbe condurre ad una disattenzione sul campo, diciamo.

Se in italiano si discute di avverbi, tu dirai che molti finiscono in -mente. Non dirai che esiste certissimamente. Più facile citerai certamente.

Sarà una sciocchezza, ma visto che stai preparando l'esame all'università, non vorrei ti togliessero qualche mezzo punto per una pignoleria. Per il resto, se trovo il tempo e la quiete necessaria, volentieri.

LoveAndalucia
Ho capito che maxime è avverbio

Aggiunto 5 minuti più tardi:

Ciao, scusa ma non avevo visto il tuo commento.
Mi sfuggivano gli avverbi. Ora è più chiaro, spero di non avere più problemi con i superlativi che daltronde non mi davano nessun problema quando lo studiavo a scuola.

Ti ringrazio e se potessi controllarmi una traduzione che ho postato giorni fa mi risolveresti un altro dubbio.

Matlurker
Gli avverbi che provengono da aggettivi si ottengono cambiando in -e la -i del genitivo. Non ha nulla a che vedere col vocativo, anche perché, essendo avverbio, il genere di riferimento è il neutro e non il maschile. E tu m'insegni che il vocativo neutro anche della seconda finisce come il nominativo. Inoltre non si confondano le declinazioni: il vocativo della prima finisce come per il nominativo. E' solo la seconda declinazione, genere maschile, che termina in -us che ha il vocativo in -e. Anche il vocativo di puer è sempre puer.

Perché si debba studiare il vocativo come separato dal nominativo per tutte le declinazioni e generi, quando l'unica caso è ristretto ad una particolarità della seconda declinazione, io non lo saprei dire.

Ad ogni modo: bene da bonum, male da malum, docte da doctum, longe da longum e via dicendo.
Tuttavia questa regola, purtroppo, non è unica. Esistono avverbi presi dall'ablativo (o breve, da non confondere con la o lunga del dativo: certo, da certum; falso, da falsum). Altri ancora dall'accusativo ("ultimum", ma anche "ultimo"; cetereum, multum)

Non ho capito l'appunto tra parentesi, sicuramente mi sfugge qualcosa di ovvio. Maxime= sopratutto, massimamente, sommamente, ma anche preferibilmente, essenzialmente, particolamente. Ad esempio: "A censu maxime"= sopratutto in base al censo. D'altra parte è vero che Maxime = oh Massimo, ma in quel caso è nome proprio e non si confonde certo con un avvebio. "Sei felice?" - "Maxime" --> "Moltissimo", a meno che l'interlocutore non si chiami Massimo e allora potrebbe nascere l'imbarazzo del perché lo stai invocando se è a due passi da te.

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