Aiutatemiiii
vi prego potete trovarmi qst versioni?..
eumene a roma ( livio)
inizio: aliqui scribunt attalum, regis eumenis fratrem, legatum venisse romam ad deferenda de perseo crimina indicandosque apparatus belli.
fine: haec secum eumenes volutans in animo, oppressus fato, regnum ei reliquit, quem infestissimum esse senserat romanis.
socrate e i trenta tiranni ( seneca )
inizio: numquid invenies urbem miseriorem quam atheniensium, cum illam triginta tyranni divellerent?
fine: paenitentiam et omnibus magnum praebebat exemplar, cum inter triginta dominos libere incederet.
eumene a roma ( livio)
inizio: aliqui scribunt attalum, regis eumenis fratrem, legatum venisse romam ad deferenda de perseo crimina indicandosque apparatus belli.
fine: haec secum eumenes volutans in animo, oppressus fato, regnum ei reliquit, quem infestissimum esse senserat romanis.
socrate e i trenta tiranni ( seneca )
inizio: numquid invenies urbem miseriorem quam atheniensium, cum illam triginta tyranni divellerent?
fine: paenitentiam et omnibus magnum praebebat exemplar, cum inter triginta dominos libere incederet.
Risposte
Prego ;)!
grazie mille!:thx
Lupus quidam olim vulpem accusabat. "Mearum rerum furtum quoddam fecisti" Hoc autem a vulpe negabatur: "Nihil egomet tuum abripui!" Postquam illi semel et iterum his et eiusmondi conviciis inter se frusta certaverant, controversiae suae iudicem simium quendam delegerunt, quo nullas animans neque iustior neque prudentior. Uterque causam suam apud simium peroravit, qui utriusque querimoniam acerrima mente audivit. Postea ab eo haec sentitia dicta est: "Tu, lupe, quae petis numquam pedidisti: ttu vero, vulpes, quae negas haud dubie subripuisti". Quo iudicio neuter eorum absolutus est, at eorum uterque damnatus. Dicax Aesopi fabella hanc veritatem docet: quicumque suis mendaciis est notus, etiam si verum dicit, nemo ei fidem tribuit.
Un lupo una volta accusava una volpe: " Hai fatto un furto delle mie cose". Al contrario questo era negato dalla volpe: " Io non ho rubato nulla di tuo!". Dopo che quelli inutilmente avevano lottato tra loro insieme e nuovamente con questi e altri insulti, scelsero una scimmia come giudice della loro controversia, poichè non esiste nessun animale più giusto e prudente. Uno e l'altro perorò la propria causa innanzi alla scimmia che ascoltò con severa mente entrambe le questioni. Dopo da questo fu detta questa sentenza: " Tu, o lupo, ciò che chiedi mai (cerca pedidisti): tu in vero, o volpe, che neghi senza dubbio hai rubato". Con questo giudizio nessuno di loro fu assolto, ma al contrario fu condannato. La favola di Esopo insegna questa verità: chiunque è noto per le proprie bugie, anche se dice il vero, nessuno gli attribuisce fiducia.
Un lupo una volta accusava una volpe: " Hai fatto un furto delle mie cose". Al contrario questo era negato dalla volpe: " Io non ho rubato nulla di tuo!". Dopo che quelli inutilmente avevano lottato tra loro insieme e nuovamente con questi e altri insulti, scelsero una scimmia come giudice della loro controversia, poichè non esiste nessun animale più giusto e prudente. Uno e l'altro perorò la propria causa innanzi alla scimmia che ascoltò con severa mente entrambe le questioni. Dopo da questo fu detta questa sentenza: " Tu, o lupo, ciò che chiedi mai (cerca pedidisti): tu in vero, o volpe, che neghi senza dubbio hai rubato". Con questo giudizio nessuno di loro fu assolto, ma al contrario fu condannato. La favola di Esopo insegna questa verità: chiunque è noto per le proprie bugie, anche se dice il vero, nessuno gli attribuisce fiducia.
scusate.. vi chiedo le ultime due..
i pirati in visita da scipione l'africano ( valerio massimo)
inizio: ad africam videndum complures praedonum duces eodem tempore forte confluxerunt.
fine: cupide scipionis dexteram adprehenderunt ac diu osculati, positis ante vestibulum donis, laeti ad lares reverterunt.
la volpe e il lupo giudicati dalla scimmia ( fedro)
inizio: lupus olim vulpem accusabat: " mearum rerum furtum quoddam fecisti."
fine: quicumque suis mendaciis est notus, etiam si verum dicit, nemo ei fidem tribuit.
GRAZIE MILLISSIME!!!! SIETE DEI MITI!! :D:D:D:D
i pirati in visita da scipione l'africano ( valerio massimo)
inizio: ad africam videndum complures praedonum duces eodem tempore forte confluxerunt.
fine: cupide scipionis dexteram adprehenderunt ac diu osculati, positis ante vestibulum donis, laeti ad lares reverterunt.
la volpe e il lupo giudicati dalla scimmia ( fedro)
inizio: lupus olim vulpem accusabat: " mearum rerum furtum quoddam fecisti."
fine: quicumque suis mendaciis est notus, etiam si verum dicit, nemo ei fidem tribuit.
GRAZIE MILLISSIME!!!! SIETE DEI MITI!! :D:D:D:D
Figurati! Sono già migliorate le mie tecniche di ricerca!:lol:p
Scusa allora...:lol:lol:lol
Noooooo, ci stavo prendendo gusto a cercarle prima di te Gaara!:lol
L'ho trovata ;)
Socrate ed i trenta tiranni
Numquid potes invenire urbem miseriorem quan Atheniensium fuit, cum illam triginta tiranni divellerent? Mille trecentos cives, optimum quequem, occiderant, nec finem ideo faciebat, sed inritabat se ipsa saevitia. In qua civitate erat Areos pagos, religiosissimum iudicium, in qua senatus popilusque senatui similis, coibat cotidie carnificum triste collegium et infelix curia tyrannis angustabatur. Poteratne illa civitas conquiscere, in qua tot tiranni erant quot satis satelites essent? Ne spes quidam ulla recipiendae libertatis animis poterai offeri, nec ulli rimedio locus apparebat contra tantam vim malorum: unde enim miserae civitati tot Harmodios? Socrates tamen in medio erat et lugentes patres consolabatur et desperantes de re publica exhortabatur et divitibus opes suas metuentibus exprobrabat seram periculosae aavaritiae paenitentiam et imitari volentibus magnum circumferebat exemplar, cum inter triginta dominos liber incederet.
Puoi trovare una città più infelice di Atene, quando passò sotto il controllo dei trenta tiranni? Avevano ucciso mille e trecento cittadini, fra i migliori, e non per questo avevano messo fine alle violenze, la crudeltà si eccitava da sé sola. Nella città, nella quale c’era l’Areopago, tribunale rispettosissimo delle leggi, in quale posto c’era il senato e il popolo, simile al senato, si riuniva tutti i giorni un tristo e carnefico consiglio ed una curia infelice, erano oppressi dai tiranni. Avrebbe potuto quella città riposarsi, dove c’erano tanti tiranni quanti sarebbero stati sufficienti sicari? Ne alcuna speranza di raggiungere la libertà poteva muovere gli animi, né sembrava ci fosse spazio per alcun rimedio contro tanti mali, dove sono gli Armodi per questa triste città? Socrate, tuttavia, era al centro, e consolava i padri piangenti e esorta loro disperati per la repubblica, e rimproverava ai ricchi, che temevano per i loro beni, il tardivo pentimento per la loro perniciosa avidità, e dava l’esempio, quando camminava libero fra i trenta tiranni.
Socrate ed i trenta tiranni
Numquid potes invenire urbem miseriorem quan Atheniensium fuit, cum illam triginta tiranni divellerent? Mille trecentos cives, optimum quequem, occiderant, nec finem ideo faciebat, sed inritabat se ipsa saevitia. In qua civitate erat Areos pagos, religiosissimum iudicium, in qua senatus popilusque senatui similis, coibat cotidie carnificum triste collegium et infelix curia tyrannis angustabatur. Poteratne illa civitas conquiscere, in qua tot tiranni erant quot satis satelites essent? Ne spes quidam ulla recipiendae libertatis animis poterai offeri, nec ulli rimedio locus apparebat contra tantam vim malorum: unde enim miserae civitati tot Harmodios? Socrates tamen in medio erat et lugentes patres consolabatur et desperantes de re publica exhortabatur et divitibus opes suas metuentibus exprobrabat seram periculosae aavaritiae paenitentiam et imitari volentibus magnum circumferebat exemplar, cum inter triginta dominos liber incederet.
Puoi trovare una città più infelice di Atene, quando passò sotto il controllo dei trenta tiranni? Avevano ucciso mille e trecento cittadini, fra i migliori, e non per questo avevano messo fine alle violenze, la crudeltà si eccitava da sé sola. Nella città, nella quale c’era l’Areopago, tribunale rispettosissimo delle leggi, in quale posto c’era il senato e il popolo, simile al senato, si riuniva tutti i giorni un tristo e carnefico consiglio ed una curia infelice, erano oppressi dai tiranni. Avrebbe potuto quella città riposarsi, dove c’erano tanti tiranni quanti sarebbero stati sufficienti sicari? Ne alcuna speranza di raggiungere la libertà poteva muovere gli animi, né sembrava ci fosse spazio per alcun rimedio contro tanti mali, dove sono gli Armodi per questa triste città? Socrate, tuttavia, era al centro, e consolava i padri piangenti e esorta loro disperati per la repubblica, e rimproverava ai ricchi, che temevano per i loro beni, il tardivo pentimento per la loro perniciosa avidità, e dava l’esempio, quando camminava libero fra i trenta tiranni.
Socrate ed i trenta tiranni
Ho trovato solo l'inizio...
Puoi trovare una città più infelice di Atene, quando passò sotto il controllo dei trenta tiranni? Avevano ucciso mille e trecento cittadini, fra i migliori, e non per questo avevano messo fine alle violenze, la crudeltà si eccitava da sé sola. Nella città, nella quale c'era l...
Ho trovato solo l'inizio...
Puoi trovare una città più infelice di Atene, quando passò sotto il controllo dei trenta tiranni? Avevano ucciso mille e trecento cittadini, fra i migliori, e non per questo avevano messo fine alle violenze, la crudeltà si eccitava da sé sola. Nella città, nella quale c'era l...
Su Cesare e i Britanni ho trovato queste versioni. Prova a vedere se puoi prendere qualche frase:
Prima spedizione di Cesare in Britannia
Exigua parte aestatis reliqua Caesar, etsi in his locis, quod omnis Gallia ad septentriones vergit, maturae sunt hiemes, tamen in Britanniam proficisci contendit, quod omnibus fere Gallicis bellis hostibus nostris inde subministrata auxilia intellegebat, et si tempus anni ad bellum gerendum deficeret, tamen magno sibi usui fore arbitrabatur, si modo insulam adiisset, genus hominum perspexisset, loca, portus, aditus cognovisset; quae omnia fere Gallis erant incognita. Neque enim temere praeter mercatores illo adit quisquam, neque his ipsis quicquam praeter oram maritimam atque eas regiones quae sunt contra Galliam notum est. Itaque vocatis ad se undique mercatoribus, neque quanta esset insulae magnitudo neque quae aut quantae nationes incolerent, neque quem usum belli haberent aut quibus institutis uterentur, neque qui essent ad maiorem navium multitudinem idonei portus reperire poterat
Nell'esigua parte d'estate che restava, sebbene in questi luoghi, come tutta la Gallia settentrionale, gli inverni siano precoci, Cesare si affrettò a partire verso la Britannia, visto che sapeva degli aiuti inviati da là ai nostri nemici durante quasi tutte le guerre Galliche e visto che, se fosse mancato il tempo per fare una guerra, riteneva tuttavia che gli sarebbe stato molto utile il solo recarsi sull'isola, in quanto avrebbe osservato il tipo di uomini, avrebbe conosciuto le regioni, i porti e i luoghi d'accesso; quasi tutte queste cose erano sconosciute per i Galli. E' molto difficile infatti che qualcuno tranne i mercanti si spinga fino a là, né agli stessi è nota alcuna cosa ad eccezione del litorale e di quelle regioni che si trovano di fronte alla Gallia. E così, chiamati a sé dei mercanti da ogni luogo, egli non riusciva a sapere né quanto era l'estensione dell'isola, né quale o quante popolazioni l'abitavano, né quale uso facevano della guerra o quali regole utilizzavano, né quali erano i porti idonei ad un gran numero di navi.
Cesare sbarca in Britannia
His constitutis rebus, nactus idoneam ad navigandum tempestatem tertia fere vigilia naves solvit equitesque in ulteriorem portum progredi et naves conscendere et se sequi iussit. A quibus cum paulo tardius esset administratum, ipse hora diei circiter quarta cum primis navibus Britanniam attigit atque ibi in omnibus collibus expositas hostium copias armatas conspexit. Cuius loci haec erat natura, atque ita montibus angustis mare continebatur, uti ex locis superioribus in litus telum adigi posset. Hunc ad egrediendum nequaquam idoneum locum arbitratus, dum reliquae naves eo convenirent, ad horam nonam in ancoris exspectavit. Interim legatis tribunisque militum convocatis, et quae ex Voluseno cognosset et quae fieri vellet ostendit; monuitque, uti rei militaris ratio maximeque ut maritimae res postularent, ut quae celerem atque instabilem motum haberent, ad nutum et ad tempus omnes res ab iis administrarentur. His dimissis et ventum et aestum uno tempore nactus secundum dato signo et sublatis ancoris circiter milia passuum septem ab eo loco progressus, aperto ac plano litore naves constituit.
Presi questi provvedimenti, approfittando del tempo adatto per navigare salpò poco dopo la mezzanotte ed ordinò alla cavalleria di raggiungere il porto più lontano, di salire sulle navi e di seguirlo. L'ordine era stato però eseguito dai cavalieri troppo lentamente, mentre Cesare con le prime navi toccò la Britannia tra le nove e le dieci e là vide le truppe dei nemici, armate e disposte in bella mostra su tutti i colli. Difatti questa era la natura del luogo, e il mare era racchiuso da monti tanto scoscesi che i proiettili lanciati dall'alto potevano raggiungere la costa. Giudicato questo luogo in nessun modo adatto allo sbarco, aspettò ancorato fino alle tre del pomeriggio finché le navi rimanenri non giunsero in quel luogo. Nel frattempo, convocati i luogotenenti e i tribuni militari, espose ciò che aveva saputo da Voluseno e ciò che voleva fosse fatto; e li esortò ad effettuare ogni manovra ad un solo cenno e a tempo, come richiedeva la strategia militare ed in maggior misura le guerre sul mare, dove si hanno movimenti rapidi e varibili. Congedatili, approfittando del simultaneo favore del vento e della marea, dato il segnale e levate le ancore, avanzò di circa settemila passi e attraccò le navi dove la costa era aperta e pianeggiante
I Britanni, sconfitti, chiedono la pace
Hostes proelio superati, simul atque se ex fuga receperunt, statim ad Caesarem legatos de pace miserunt; obsides sese daturos quaeque imperasset facturos polliciti sunt. Una cum his legatis Commius Atrebas venit, quem supra demonstraveram a Caesare in Britanniam praemissum. Hunc illi e navi egressum, cum ad eos oratoris modo Caesaris mandata deferret, comprehenderant atque in vincula coniecerant; tum proelio facto remiserunt et in petenda pace eius rei culpam in multitudinem contulerunt et propter imprudentiam ut ignosceretur petiverunt. Caesar questus quod, cum ultro in continentem legatis missis pacem ab se petissent, bellum sine causa intulissent, ignoscere se imprudentiae dixit obsidesque imperavit; quorum illi partem statim dederunt, partem ex longinquioribus locis arcessitam paucis diebus sese daturos dixerunt. Interea suos in agros remigrare iusserunt, principesque undique convenire et se civitatesque suas Caesari commendare coeperunt.
I nemici, sconfitti in battaglia, non appena si ripresero dalla fuga, inviarono subito degli ambasciatori da Cesare per chiedere la pace (a proposito della pace); essi s'impegnano a consegnare gli ostaggi e ad eseguire qualsiasi cosa egli avesse ordinato. L'atrebate Commio giunse assieme a questi ambasciatori, che, come avevo ricordato sopra, era stato mandato in avanscoperta in Britannia da Cesare. Appena sbarcato dalla nave, sebbene riferisse loro, come portavoce, le richieste di Cesare, quelli (i Britanni) lo avevano catturato e lo avevano messo in catene; ora, combattutasi la battaglia, lo hanno liberato e, nel domandare la pace, incolparono la folla di quell'episodio e chiesero di perdonare un fatto causato dall'imprudenza. Cesare si lamentò del fatto che, nonostante essi avessero richiesto la pace con degli ambasciatori inviati di propria iniziativa sul continente, i Britanni gli avevano mosso guerra senza una ragione, disse che perdonava la loro sventatezza e richiese gli ostaggi; essi gliene consegnarono subito una parte e dissero che gli altri, fatti venire da regioni alquanto lontane, li avrebbero restituiti entro pochi giorni. Nel frattempo ordinarono ai propri soldati di ritornare nelle campagne, e da ovunque i capi iniziarono a raccomandare a Cesare se stessi e le loro popolazioni.
Prima spedizione di Cesare in Britannia
Exigua parte aestatis reliqua Caesar, etsi in his locis, quod omnis Gallia ad septentriones vergit, maturae sunt hiemes, tamen in Britanniam proficisci contendit, quod omnibus fere Gallicis bellis hostibus nostris inde subministrata auxilia intellegebat, et si tempus anni ad bellum gerendum deficeret, tamen magno sibi usui fore arbitrabatur, si modo insulam adiisset, genus hominum perspexisset, loca, portus, aditus cognovisset; quae omnia fere Gallis erant incognita. Neque enim temere praeter mercatores illo adit quisquam, neque his ipsis quicquam praeter oram maritimam atque eas regiones quae sunt contra Galliam notum est. Itaque vocatis ad se undique mercatoribus, neque quanta esset insulae magnitudo neque quae aut quantae nationes incolerent, neque quem usum belli haberent aut quibus institutis uterentur, neque qui essent ad maiorem navium multitudinem idonei portus reperire poterat
Nell'esigua parte d'estate che restava, sebbene in questi luoghi, come tutta la Gallia settentrionale, gli inverni siano precoci, Cesare si affrettò a partire verso la Britannia, visto che sapeva degli aiuti inviati da là ai nostri nemici durante quasi tutte le guerre Galliche e visto che, se fosse mancato il tempo per fare una guerra, riteneva tuttavia che gli sarebbe stato molto utile il solo recarsi sull'isola, in quanto avrebbe osservato il tipo di uomini, avrebbe conosciuto le regioni, i porti e i luoghi d'accesso; quasi tutte queste cose erano sconosciute per i Galli. E' molto difficile infatti che qualcuno tranne i mercanti si spinga fino a là, né agli stessi è nota alcuna cosa ad eccezione del litorale e di quelle regioni che si trovano di fronte alla Gallia. E così, chiamati a sé dei mercanti da ogni luogo, egli non riusciva a sapere né quanto era l'estensione dell'isola, né quale o quante popolazioni l'abitavano, né quale uso facevano della guerra o quali regole utilizzavano, né quali erano i porti idonei ad un gran numero di navi.
Cesare sbarca in Britannia
His constitutis rebus, nactus idoneam ad navigandum tempestatem tertia fere vigilia naves solvit equitesque in ulteriorem portum progredi et naves conscendere et se sequi iussit. A quibus cum paulo tardius esset administratum, ipse hora diei circiter quarta cum primis navibus Britanniam attigit atque ibi in omnibus collibus expositas hostium copias armatas conspexit. Cuius loci haec erat natura, atque ita montibus angustis mare continebatur, uti ex locis superioribus in litus telum adigi posset. Hunc ad egrediendum nequaquam idoneum locum arbitratus, dum reliquae naves eo convenirent, ad horam nonam in ancoris exspectavit. Interim legatis tribunisque militum convocatis, et quae ex Voluseno cognosset et quae fieri vellet ostendit; monuitque, uti rei militaris ratio maximeque ut maritimae res postularent, ut quae celerem atque instabilem motum haberent, ad nutum et ad tempus omnes res ab iis administrarentur. His dimissis et ventum et aestum uno tempore nactus secundum dato signo et sublatis ancoris circiter milia passuum septem ab eo loco progressus, aperto ac plano litore naves constituit.
Presi questi provvedimenti, approfittando del tempo adatto per navigare salpò poco dopo la mezzanotte ed ordinò alla cavalleria di raggiungere il porto più lontano, di salire sulle navi e di seguirlo. L'ordine era stato però eseguito dai cavalieri troppo lentamente, mentre Cesare con le prime navi toccò la Britannia tra le nove e le dieci e là vide le truppe dei nemici, armate e disposte in bella mostra su tutti i colli. Difatti questa era la natura del luogo, e il mare era racchiuso da monti tanto scoscesi che i proiettili lanciati dall'alto potevano raggiungere la costa. Giudicato questo luogo in nessun modo adatto allo sbarco, aspettò ancorato fino alle tre del pomeriggio finché le navi rimanenri non giunsero in quel luogo. Nel frattempo, convocati i luogotenenti e i tribuni militari, espose ciò che aveva saputo da Voluseno e ciò che voleva fosse fatto; e li esortò ad effettuare ogni manovra ad un solo cenno e a tempo, come richiedeva la strategia militare ed in maggior misura le guerre sul mare, dove si hanno movimenti rapidi e varibili. Congedatili, approfittando del simultaneo favore del vento e della marea, dato il segnale e levate le ancore, avanzò di circa settemila passi e attraccò le navi dove la costa era aperta e pianeggiante
I Britanni, sconfitti, chiedono la pace
Hostes proelio superati, simul atque se ex fuga receperunt, statim ad Caesarem legatos de pace miserunt; obsides sese daturos quaeque imperasset facturos polliciti sunt. Una cum his legatis Commius Atrebas venit, quem supra demonstraveram a Caesare in Britanniam praemissum. Hunc illi e navi egressum, cum ad eos oratoris modo Caesaris mandata deferret, comprehenderant atque in vincula coniecerant; tum proelio facto remiserunt et in petenda pace eius rei culpam in multitudinem contulerunt et propter imprudentiam ut ignosceretur petiverunt. Caesar questus quod, cum ultro in continentem legatis missis pacem ab se petissent, bellum sine causa intulissent, ignoscere se imprudentiae dixit obsidesque imperavit; quorum illi partem statim dederunt, partem ex longinquioribus locis arcessitam paucis diebus sese daturos dixerunt. Interea suos in agros remigrare iusserunt, principesque undique convenire et se civitatesque suas Caesari commendare coeperunt.
I nemici, sconfitti in battaglia, non appena si ripresero dalla fuga, inviarono subito degli ambasciatori da Cesare per chiedere la pace (a proposito della pace); essi s'impegnano a consegnare gli ostaggi e ad eseguire qualsiasi cosa egli avesse ordinato. L'atrebate Commio giunse assieme a questi ambasciatori, che, come avevo ricordato sopra, era stato mandato in avanscoperta in Britannia da Cesare. Appena sbarcato dalla nave, sebbene riferisse loro, come portavoce, le richieste di Cesare, quelli (i Britanni) lo avevano catturato e lo avevano messo in catene; ora, combattutasi la battaglia, lo hanno liberato e, nel domandare la pace, incolparono la folla di quell'episodio e chiesero di perdonare un fatto causato dall'imprudenza. Cesare si lamentò del fatto che, nonostante essi avessero richiesto la pace con degli ambasciatori inviati di propria iniziativa sul continente, i Britanni gli avevano mosso guerra senza una ragione, disse che perdonava la loro sventatezza e richiese gli ostaggi; essi gliene consegnarono subito una parte e dissero che gli altri, fatti venire da regioni alquanto lontane, li avrebbero restituiti entro pochi giorni. Nel frattempo ordinarono ai propri soldati di ritornare nelle campagne, e da ovunque i capi iniziarono a raccomandare a Cesare se stessi e le loro popolazioni.
sii!! grazie mille!!! :yes:yes
Eodem die ab exploratoribus certior factus hostes sub monte consedisse milia passuum ab ipsius castris octo, qualis esset natura montis et qualis in circuitu ascensus qui cognoscerent misit. Renuntiatum est facilem esse. De tertia vigilia T. Labienum, legatum pro praetore, cum duabus legionibus et iis ducibus qui iter cognoverant summum iugum montis ascendere iubet; quid sui consilii sit ostendit. Ipse de quarta vigilia eodem itinere quo hostes ierant ad eos contendit equitatumque omnem ante se mittit. P. Considius, qui rei militaris peritissimus habebatur et in exercitu L. Sullae et postea in M. Crassi fuerat, cum exploratoribus praemittitur.
Quello stesso giorno, informato dalle squadre di ricognizione che il nemico si era fermato ai piedi di un monte a otto miglia dal suo accampamento, Cesare mandò ad accertare quale fosse la conformazione del monte e se vi fossero lungo il perimetro delle vie di accesso. Gli fu riferito che l'accesso si presentava agevole. Ordina al legato propretore Tito Labieno di occupare la cima del monte movendo, alla terza vigilia, con due legioni e la guida degli esploratori che avevano individuato il percorso, dopo avergli spiegato il suo piano. Alla quarta vigilia, egli stesso si dirige sul nemico, seguendo il suo stesso percorso, distaccando in avanti tutta la cavalleria, preceduta da ricognitori agli ordini di P. Considio, considerato espertissimo nell'arte militare, per aver combattuto nell'esercito di L. Silla e poi in quello di M. Crasso.
La prima è questa?
Quello stesso giorno, informato dalle squadre di ricognizione che il nemico si era fermato ai piedi di un monte a otto miglia dal suo accampamento, Cesare mandò ad accertare quale fosse la conformazione del monte e se vi fossero lungo il perimetro delle vie di accesso. Gli fu riferito che l'accesso si presentava agevole. Ordina al legato propretore Tito Labieno di occupare la cima del monte movendo, alla terza vigilia, con due legioni e la guida degli esploratori che avevano individuato il percorso, dopo avergli spiegato il suo piano. Alla quarta vigilia, egli stesso si dirige sul nemico, seguendo il suo stesso percorso, distaccando in avanti tutta la cavalleria, preceduta da ricognitori agli ordini di P. Considio, considerato espertissimo nell'arte militare, per aver combattuto nell'esercito di L. Silla e poi in quello di M. Crasso.
La prima è questa?
e x queste?.. scusate.. è ke ne ho un casino da fare..
cesare prepara l'attacco ( cesare )
inizio: eodem die ubi per exploratores resciit hostes sub monte consedisse milia passuum
fine: in exercitu L.Sullae et postea in M. Ccrassi fuerat, cum exploratoribus praemittitur
la spedizione di cesare in britannia ( CESARE )
inizio: caesar, cuius imperio iam totius Galliae populi obtemparabant, tres legiones labieno committit;
fine: haec multaque alia de caesaris in britanniam expeditione in eiusdem caesaris commentariis " de bello gallico " legimus.
cesare prepara l'attacco ( cesare )
inizio: eodem die ubi per exploratores resciit hostes sub monte consedisse milia passuum
fine: in exercitu L.Sullae et postea in M. Ccrassi fuerat, cum exploratoribus praemittitur
la spedizione di cesare in britannia ( CESARE )
inizio: caesar, cuius imperio iam totius Galliae populi obtemparabant, tres legiones labieno committit;
fine: haec multaque alia de caesaris in britanniam expeditione in eiusdem caesaris commentariis " de bello gallico " legimus.
Io non ho trovato niente...mi dispiace...
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