2 Versioni (4079)

italocca
Ciao raga...ho bisogno di qst 2 versioni....se me le potreste tradurre.....

Ecco:
1.Simonides
Simonides clarissimus poeta, cenabat olim apud Scopam, hominem fortunatum et divitem. Inter epulas, summo cum gaudio omnium convivarum, poeta praeclarum carmen in Scopae laudem recitavit, sed eodem carmine etiam Castorem et Pollucem magnifice celebravit. Displicuit igitur carmen Scopae, qui admodum inurbane: "Dimidium", "inquit", "praemii promissi tibi dabo; reliquum di, quos aeque laudavisti, tibi reddant". Simonides nihil potuit respondere; ses paulo psot nuntiavit ei servus: "Duo iuvenes quidam, stantes ad ianuam, magnopere te evocant". Poetae statim obtemperavit, sed ante ianuam neminem vidit. Sed in illo vestigio temporis conclave illud, in quo Scopas cum familiaribus et amicis cenabat, corruit et omnes convivae vitam misere amiserunt, Simonides autem mire superfuit.

2.De filii Croesi fato
Regi Croeso, per somnum, numina praematuram filii mortem et hastam mortis cusam indicaverant. Itaque rex valde perterritus servis imperaverat ut omnia arma e filii conclavi asportarent, et omni modo curaverat ne filius proeliis aut certaminibus interesset. Sed cum paulo post aper ingenti magnitudine agros Lydiae vastaret, Lydi regem rogaverunt ut eius filius cum reliquis adulescentulis terram belua liberaret. Rex primum civium precibus repugnavit. Tum filius: "Hasta aliquando, ut dei tibi per somnum nuntiaverunt mortis meae causa erit. Quomodo igitur aper hasta me necabit?". Croesus iam non repugnavit, sed hospiti Adrasto filii vitam commendavit. Sed Adrastus cum hastam torsisset non aprum, sed regis filium occidit et proxima nocte mortem sibi ipsi conscivit.

Grazie Mille....Ciao....SuperGaara autami

Risposte
SuperGaara
Ok, ho capito!

E sono sicuro che Mario non se l'è minimamente presa!

Chiudo il thread visto che le versioni sono state tradotte! Ciao :hi

italocca
asp...ti spiego...avevo 10 versioni da fare....e 5 lo fatti io....e poi qll altri 5 nn le ho saputi fare cosi ho chiesto aiuto

scusami Mario....nn volevo offenderti:(

SuperGaara
Sì certo mi riferisco a italocca

SuperGaara
Certo, il tuo aiuto è ben accetto!

Ma non credi che ti converrebbe farle di tuo le versioni anzichè chiedere aiuto? D'altra parte sei tu poi che durante l'anno dovrai affrontare i compiti in classe...

Mario
SuperGaara :
Non devi preoccuparti, aiuto sempre se mi è possibile. L'unica cosa che ti chiedo è di non scrivere più "SuperGaara dove sei?" o "SuperGaara aiutami tu" perchè non è carino da leggere in un forum pubblico dove anche altri potrebbero aiutarti.

Già:(

italocca
si ok....nn lo faro` piu` SCUSATEMI!!!!!!!
cerco di aiutare pure altri ragazzi....faccio quello che poss fare:)

SuperGaara
Non devi preoccuparti, aiuto sempre se mi è possibile. L'unica cosa che ti chiedo è di non scrivere più "SuperGaara dove sei?" o "SuperGaara aiutami tu" perchè non è carino da leggere in un forum pubblico dove anche altri potrebbero aiutarti.

italocca
:movegrazie SuperGaara non so cosa dirti....se ti posso aiutare io...me lo puoi dire...mi hai aiutato moltissimo....grazie

SuperGaara
Ti ho tradotto entrambe le versioni, eccole:

Simonide

Simonides clarissimus poeta, cenabat olim apud Scopam, hominem fortunatum et divitem. Inter epulas, summo cum gaudio omnium convivarum, poeta praeclarum carmen in Scopae laudem recitavit, sed eodem carmine etiam Castorem et Pollucem magnifice celebravit. Displicuit igitur carmen Scopae, qui admodum inurbane: "Dimidium", "inquit", "praemii promissi tibi dabo; reliquum di, quos aeque laudavisti, tibi reddant". Simonides nihil potuit respondere; sed paulo post nuntiavit ei servus: "Duo iuvenes quidam, stantes ad ianuam, magnopere te evocant". Poeta statim obtemperavit, sed ante ianuam neminem vidit. Sed in illo vestigio temporis conclave illud, in quo Scopas cum familiaribus et amicis cenabat, corruit et omnes convivae vitam misere amiserunt, Simonides autem mire superfuit.

Una volta il famosissimo poeta Simonide cenava presso Scopa, uomo fortunato e ricco. Durante il pranzo, con grande gioia di tutti i presenti al banchetto, il poeta recitò una famosa poesia in lode di (=per lodare) Scopa, ma con la stessa poesia celebrò magnificamente anche Castore e Polluce. Perciò la poesia non piacque a Scopa, che, del tutto senza arguzia, disse: “Ti darò la metà del premio che ti promisi; gli dei che hai equamente lodato, ti daranno il resto”. Simonide non poté rispondere nulla; ma poco dopo un servo gli disse: “Due giovani, in piedi alla porta, ti chiamano vivamente”. Il poeta obbedì subito, ma davanti alla porta non vide nessuno. Ma in quel momento quella stanza, nella quale Scopa cenava con familiari ed amici, crollò e tutti i presenti al banchetto persero miseramente la vita, Simonide, invece, sopravvisse straordinariamente.

Il destino del figlio di Creso

Regi Croeso, per somnum, numina praematuram filii mortem et hastam mortis causam indicaverant. Itaque rex valde perterritus servis imperaverat ut omnia arma e filii conclavi asportarent, et omni modo curaverat ne filius proeliis aut certaminibus interesset. Sed cum paulo post aper ingenti magnitudine agros Lydiae vastaret, Lydi regem rogaverunt ut eius filius cum reliquis adulescentulis terram belua liberaret. Rex primum civium precibus repugnavit. Tum filius: "Hasta aliquando, ut dei tibi per somnum nuntiaverunt mortis meae causa erit. Quomodo igitur aper hasta me necabit?". Croesus iam non repugnavit, sed hospiti Adrasto filii vitam commendavit. Sed Adrastus cum hastam torsisset non aprum, sed regis filium occidit et proxima nocte mortem sibi ipsi conscivit.

Al re Creso, in sogno, gli dei mostrarono la morte prematura del figlio e indicarono una lancia come causa della morte. Perciò il re molto spaventato ordino ai servi di portar via tutte le armi dalla stanza del figlio, e di assicurarsi in ogni modo che il figlio non morisse in guerre o battaglie. Ma quando poco dopo un cinghiale devastò i campi della Lidia con grande potenza, i Lidi domandarono al re che suo figlio assieme agli altri giovani liberasse la terra dalla bestia. Il re inizialmente si oppose alle preghiere dei cittadini. Allora il figlio [disse]: “La causa della mia morte sarà una lancia, così come gli dei ti annunciarono un giorno in sogno. In che modo allora un cinghiale mi ucciderà con una lancia?”. Creso non si oppose più, ma affidò la vita del figlio ad Adrasto che ospitava. Ma Adrasto quando scagliò la lancia, non uccise il cinghiale, ma il figlio del re e la notte seguente lui stesso si diede la morte (= si uccise).

italocca
non lo so....nn c'e` scritto sul foglio...
per favore....ho bisogno d'aiuto..chi mi puo` tradurre la seconda versione?? e` urgente...:(
SuperGaara dove sei? Autami tu :(

Noel
l'autore della seconda chi è?

italocca
e la seconda versione?

Noel
quella che ti sembra + giusta

italocca
allora quale devo prendere?

Noel
Queste sono simili alla prima

Quondam Simonides, clarissimus Graecorum vatum, cenabat Crannone, in urbe Thessaliae, apud Scopam, fortunatum hominem. Ab eo invitatus erat ut, praestituto pretio, eius victorias carmine celebraret. Poeta igitur pulcherrimum carmen composuit in quo, vatum more, Castorem quoque ac Pollucem laudibus affecerat. Cum Simonides carmen recitavisset coram hospite omnibusque convivis, Scopas: "Pro tuo carmine, inquit, dimidium mercedis tibi dabo, quam tecum pactus sum. Reliquum a Castore ac Polluce, si tibi videtur, petito". Paulo post Simonidi nuntiatum est duos iuvenes ad ianuam stare eumque foras vocare, Statim surrexit Simonides domoque egressus est, sed neminem vidit, Eodem tempore triclinium, in quo paratae epulae erat, corruit omnesque oppressit ruinis, Serius compertum est duos iuvenes, qui poetam arcesserant, Castorem ac Pollucem fuisse.



Una volta, Simonide – il più rinomato dei poeti greci [partitivo] – si trovava a cena a Crannone, in Tessaglia [nota come, per la particolarità del complemento di luogo, si scinde il nome dall’apposizione], ospite di Scopa [apud Scopam, propr. presso Scopa, a casa di Scopa], un benestante [fortunatum hominem].
(Simonide) era stato da lui [ovvero da Scopa] sollecitato a celebrare, con un carme, le sue [sempre di Scopa] vittorie, (per il quale carme era stata) pattuita una ricompensa.
Il poeta, dunque, compose un carme molto bello, nel quale – secondo l’uso poetico – aveva ricoperto [affecerat – adficio; con l’abl. d’un sostantivo] di lodi anche Castore e Polluce [eroi mitici, anche detti “Dioscuri”].
Dopo che Simonide ebbe recitato il carme alla presenza dell’ospite [ovvero, di colui che l’ospitava = Scopa] e di tutti i convitati, Scopa blaterò [inquit]: “Per il tuo carme, ti darò metà della ricompensa con te pattuita; l’altra metà [reliquum, il resto] valla a chiedere [petito; nota l’uso dell’imperativo futuro, a sottolineare l’altezzosità del comando] a Castore e Polluce, a tua discrezione [si tibi videtur, se ti sembra opportuno]!”
Poco dopo, a Simonide fu recata notizia che due giovani stavano ad attenderlo sull’uscio [lett. stavano alla porta e reclamavano che uscisse]. Simonide s’alzò immediatamente e uscì dalla casa, ma non vide alcuno. Contemporaneamente, la sala del triclinio, dove s’era banchettato, crollò, rovinando su tutti i presenti.
Più tardi [serius, comp. sero] si diffuse la voce [compertum est – comperio; propr. si venne a sapere] che i due giovani che avevano reclamato [arcesserant = arcessiverant] il poeta fossero (proprio) Castore e Polluce.


Progetto Ovidio



oppure

Il poeta Simonide
Scopas, clarissimus ditissimusque Thessalorum, optabat a Simonide celebrari, qui nobilissimus omnium poetarum putabatur. Eum igitur ad se vocavit oravitque ut, mercede constituta, in eius honorem carmen componeret. Annuit Simonides, sed, poetarum more, multa quoque cecinit in Castoris atque Pollucis laudem. Cum Scopas comperit poetam opus suum explevisse, amicos ad cenam invitavit. His adstantibus, Simonidi imperavit ut versus elata voce legeret. Quibus auditis, vati dixit pro illo carmine se soluturum dimidium mercedis constitutae; reliquum a suis Tyndaridis, quos aeque laudasset, peteret, si ei videretur. Paulo post nuntiatum est duos iuvenes, albis vestitbus indutos atque super albos equos sedentes, ad ianuam stare poetamque vocare. Surrexit Simonides, prodiit, neminem vidit. Hoc interim spatio conclave, ubi Scopas cum amicis epulabatur, repente concidit; ea ruina ipse oppressus cum suis interiit. Traditum est duos iuvenes, qui ad fores stabant statimque evanuerant, Castorem Pollucemque esse.


Scopa, il più famoso e ricco tra i Tessali, desiderava essere celebrato da Simonide, che era considerato il più nobile tra tutti i poeti. Dunque lo chiamò a se e lo pregò, fissata una ricompensa, di comporre un carme in suo onore. Simonide accettò, ma, secondo l'uso dei poeti, cantò anche molto in lode di Castore e Polluce. Quando Scopa venne a sapere che il poeta aveva ultimato la sua opera, invitò degli amici a cena. In loro presenza ordinò a Simonide di leggere ad alta voce i versi. Dopo averli uditi disse al poeta che gli avrebbe elargito metà della ricompensa pattuita; chiedesse il resto ai suoi Tindaridi, che aveva ugualmente lodato, se gli sembrava opportuno. Poco dopo fu annunciato che due giovani, che indossavano abiti bianchi e sedevano su cavalli bianchi, stavano davanti alla porta e chiamavano il poeta. Simonide si alzò, uscì ma non vide nessuno. nel frattempo la sala da pranzo, dove Scopa cenava con gli amici, crollò improvvisamente; egli stesso, schiacciato da quel crollo, morì con i suoi. e' stato tramandato che i due giovani, che stavano sulla porta e che improvvisamente erano scomparsi, fossero Castore e Polluce.

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