Vi pregooo?aiutoo
DEVO RISPONDERE A QUESTE DOMANDE DEL CANTO 5 DELL'INFERNO.
1-Virgilio spiega a Minosse che il viaggio di Dante è voluto da Dio.Con quali parole? A chi Virgilio si era già rivolto in questo modo?
2-Francesca nel raccontare la propria vicenda.tiene una sorta di lezione sull'amor cortese.Riassumila.facendo precisi riferimenti al testo.
3-Perchè Dante alla fine del canto,si turba fino a svenire?E perchè condanna il valore educativo sia dell'amor cortese sia del dolce stil novo?
1-Virgilio spiega a Minosse che il viaggio di Dante è voluto da Dio.Con quali parole? A chi Virgilio si era già rivolto in questo modo?
2-Francesca nel raccontare la propria vicenda.tiene una sorta di lezione sull'amor cortese.Riassumila.facendo precisi riferimenti al testo.
3-Perchè Dante alla fine del canto,si turba fino a svenire?E perchè condanna il valore educativo sia dell'amor cortese sia del dolce stil novo?
Miglior risposta
1) Per spiegare che il viaggio di Dante è voluto da Dio, Minosse usa le seguenti parole: "Perché pur gride? Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi colà dove si puote e più non dimandare". La risposta di Virgilio è breve e solenne e riprende quella già rivolta a Caronte nel canto III. Sono formule che inducono al silenzio i demoni/mostri che si incontrano via via e che cercano di impedire il cammino di Dante. Essi appunto gridano.
2) Francesca fa riferimento all'amor cortese perché il libro che fu "galeotto" per lei e per Paolo è appunto un caposaldo della letteratura cortese francese, ovvero il romanzo del ciclo arturiano che narra la storia d'amore fra Lancillotto e Ginevra, notissimo nel Medioevo. la lettura di tali romanzi fatta in comune nelle corti e nelle case dei nobili era un'usanza molto diffusa nel secolo XIII. Si tenga presente tuttavia che la scena qui descritta è costruita da Dante a immagine (o specchio) della loro situazione.
3) Dante alla fine del canto sviene, così come accade in tutti i punti della Commedia dove egli è intimamente coinvolto. Si ricordi infatti che, sebbene collocati nell'Inferno, Dante non condanna tutti i peccatori (oltre a Francesca, ricordiamo la pietà nei confronti di Ulisse, Ugolino, Guido e Buonconte da Montefeltro, Manfredi..). In questo caso, però, il significato dello svenimento è più profondo di quanto si possa credere e coinvolge l'intero andamento della storia narrata e dell'incontro tragico da lui fatto, ovvero non è semplice commozione. La pietà raggiunge un livello eccezionale, poiché coinvolge Dante direttamente. Egli infatti vede se stesso in Francesca, che è simbolo della creatura umana, nella sua dignità e bellezza, che si perde per consapevole scelta e tragico errore. L'amor cortese e la sua letteratura, che sono chiamati in causa dall'inizio, e che vengono impersonati da Francesca, rappresentano infatti la cultura di cui Dante si è impregnato (e su cui ha basato il suo "dolce stil novo") ma da cui si deve distaccare perché l'amore che vi domina NON è quello che può condurre l'uomo alla vera felicità (come verrà spiegato meglio nel Purgatorio e nel Convivio). L'amore inteso come fatalità, asse portante di tutta la letteratura cortese, è respinto da Dante in nome del libero arbitrio, asse portante dell'etica e per lui unico fondamento del suo "oltremondo".
2) Francesca fa riferimento all'amor cortese perché il libro che fu "galeotto" per lei e per Paolo è appunto un caposaldo della letteratura cortese francese, ovvero il romanzo del ciclo arturiano che narra la storia d'amore fra Lancillotto e Ginevra, notissimo nel Medioevo. la lettura di tali romanzi fatta in comune nelle corti e nelle case dei nobili era un'usanza molto diffusa nel secolo XIII. Si tenga presente tuttavia che la scena qui descritta è costruita da Dante a immagine (o specchio) della loro situazione.
3) Dante alla fine del canto sviene, così come accade in tutti i punti della Commedia dove egli è intimamente coinvolto. Si ricordi infatti che, sebbene collocati nell'Inferno, Dante non condanna tutti i peccatori (oltre a Francesca, ricordiamo la pietà nei confronti di Ulisse, Ugolino, Guido e Buonconte da Montefeltro, Manfredi..). In questo caso, però, il significato dello svenimento è più profondo di quanto si possa credere e coinvolge l'intero andamento della storia narrata e dell'incontro tragico da lui fatto, ovvero non è semplice commozione. La pietà raggiunge un livello eccezionale, poiché coinvolge Dante direttamente. Egli infatti vede se stesso in Francesca, che è simbolo della creatura umana, nella sua dignità e bellezza, che si perde per consapevole scelta e tragico errore. L'amor cortese e la sua letteratura, che sono chiamati in causa dall'inizio, e che vengono impersonati da Francesca, rappresentano infatti la cultura di cui Dante si è impregnato (e su cui ha basato il suo "dolce stil novo") ma da cui si deve distaccare perché l'amore che vi domina NON è quello che può condurre l'uomo alla vera felicità (come verrà spiegato meglio nel Purgatorio e nel Convivio). L'amore inteso come fatalità, asse portante di tutta la letteratura cortese, è respinto da Dante in nome del libero arbitrio, asse portante dell'etica e per lui unico fondamento del suo "oltremondo".
Miglior risposta
Risposte
Ecco a te una parte della terza domanda.
3- Dante alla fine del canto si turba e sviene, ma il suo è il turbamento angoscioso di uno scrittore che prende coscienza della pericolosità della poesia amorosa da lui prodotta in passato, per tale motivo sviene. Infatti Dante era stato avido lettore e produttore di letteratura amorosa, quindi si sente coinvolto in prima persona nel loro peccato (riferito a Paolo e Francesca).
Ciao Laura!
3- Dante alla fine del canto si turba e sviene, ma il suo è il turbamento angoscioso di uno scrittore che prende coscienza della pericolosità della poesia amorosa da lui prodotta in passato, per tale motivo sviene. Infatti Dante era stato avido lettore e produttore di letteratura amorosa, quindi si sente coinvolto in prima persona nel loro peccato (riferito a Paolo e Francesca).
Ciao Laura!