Ungaretti e il mare

dragonheart
ungaretti e il mare

Risposte
coltina
Scusa bambola ma il mare dove viene citato nel tuo intervento???

Ungaretti dedica una lirica al mare, si chiama Finale, la trovi qui:
https://www.skuola.net/appunti-italiano/giuseppe-ungaretti/ungaretti-finale.html
nel commento hai il riferimento al mare come entità che inghiotte, come entità triste, morta, per nulla vitale o gioiosa.

Il mare, come trovi in questa citazione:
....Il porto sepolto allude a «ciò che segreto rimane in noi, indecifrabile», ed ha una fonte precisa nel racconto favoloso di due amici francesi: «Mi parlavano di un porto, di un porto sommerso, che doveva precedere l'epoca tolemaica, provando che Alessandria era un porto già prima di Alessandro, che già prima di Alessandro era una città. Non se ne sa nulla. Quella mia città si consuma e s'annienta d'attimo in attimo. Come faremo a sapere delle sue origini se non persiste più nulla nemmeno di quanto è successo un attimo fa? Non se ne sa nulla, non ne rimane altro segno che quel porto custodito in fondo al mare, unico documento tramandatoci d'ogni era d'Alessandria». Il «porto sepolto» equivale così al segreto della poesia, nascosto nel fondo di un «abisso» nel quale deve immergersi il poeta. Per quanto riguarda Allegria di naufragi, lo stesso Ungaretti, in una nota, ha spiegato il carattere ossimorico del sintagma, parlando dell'«esultanza d'un attimo», di un'«allegria che, quale fonte, non avrà mai se non il sentimento della presenza della morte da scongiurare». Una sorta di più pregnante spiegazione poetica è data dalla lirica del 1917 dal titolo omonimo: «E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare».....
da: http://www.luzappy.eu/lirica_moderna/unga_poetica.htm

è anche quello che custodisce il passato, custodisce appunto il porto sepolto di Alessandria, custodisce anche, metaforicamente, i pensieri del poeta, li custodisce in eterno come una tomba intoccabile. Eppure il mare è anche presenza attraente, pericolosa ma impossibile da dimenticare, come ricorda la metafora che hai alla fine della citazione.

non è molto ma spero basti.

Bambolaaaa
Oggi ricordiamo la figura di Giuseppe Ungaretti nasce l'8 febbraio 1888 ad Alessandria d'Egitto da genitori lucchesi, ma il padre registra la sua nascita solo il 10 febbraio e il poeta festeggerà sempre il suo compleanno questo giorno.

Giuseppe Ungaretti è stato un poeta e scrittore italiano, padre dell'ermetismo, un'espressione letteraria del Novecento, che si è affermata in Italia tra gli anni venti e trenta, non è un movimento quanto un atteggiamento preso da un gruppo di poeti, che riducono tutto all'essenziale, semplificano la sintassi, abolendo la punteggiatura e le loro poesie sono molto corte.
Partecipa come soldato alla Prima Guerra Mondiale, un episodio molto crudo vale la pena ricordare, quando il poeta ha accanto un soldato morto, con le mani congelate e la bocca digrignante volta verso la luce della luna, il poeta scrive una lettera d'amore, attaccato alla vita. In questo episodio così drammatico, il poeta percepisce la propria volontà di vivere, scriverà Veglia:


Veglia
Cima Quattro il 23 dicembre 1915


Un'intera nottata
Buttato vicino
A un compagno
Massacrato
Con la bocca
Digrignata
Volta al plenilunio
Con la congestione
Delle sue mani
Penetrata
Nel mio silenzio
Ho scritto
Lettere piene d'amore
Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita.


Giuseppe Ungaretti è considerato uno dei più grandi poeti contemporanei, artefice di un linguaggio poetico nuovo, consono al sentimento del poeta e nelle sue poesie vediamo l'uso dell'endecasillabo e del settenario, che lo colloca nel classicismo moderno, questo spiega la sua passione nei confronti del Petrarca e di Leopardi.

La poetica di Giuseppe Ungaretti: "concepisce la poesia come strumenti di conoscenza della realtà; infatti egli ritiene che la conoscenza della realtà interiore ed esteriore della coscienza non si raggiungono per via razionale o scientifica, ma per via analogica; questa via appunto consente di scoprire le relazioni esistenti tra gli esseri umani e perviene alla coscienza di sentirsi in armonia con l'universo alla percezione dell'assoluto e alla fede di Dio...Quindi la sua poesia contiene la storia dell'itinerario del poeta: dall'angoscia esistenziale, che deriva dal senso di dolore, alla fede in Dio; dalla condizione di "uomo di pena" alla condizione di "uomo di fede"...Questa sua ideologia spiega il titolo "Vita di un uomo" che egli assegnò alla raccolta delle sue opere...Al contrario di D'annunzio, Ungaretti sente la guerra non come una occasione di esaltazione patriottica, ma come una fatalità inevitabile, certa, che si abbatte sulla gente d'Italia, la quale la subisce con rassegnazione, con semplicità di gesti e parole".

"Lo scorrere del tempo, il mutare del tempo, la brevità di durata del tempo e ciò che del tempo rimane, che è il soffio della poesia...Ci sono tre momenti nel Sentimento del tempo del mio modo di sentire successivamente il tempo. Nel primo mi provavo a sentire il tempo nel paesaggio come profondità storica; nel secondo, una civiltà minacciata di morte mi induceva a meditare sul destino dell'uomo e a sentire il tempo, l'effimero, in relazione con l'eterno; l'ultima parte del Sentimento del tempo, ha per titolo L'Amore, e in essa mi vado accorgendo dell'invecchiamento e del perire della mia carne stessa", Giuseppe Ungaretti in Ungaretti commenta Ungaretti, 1963.

Nel Sentimento del tempo vediamo un poeta diverso rispetto alle opere precedenti, è presente una poetica nuova, dove vediamo Pathos e pietas.

"Un secondo momento è caratterizzato da un'espressione più ampia e distesa che recupera le forme più eleganti, preziose, oscure della tradizione, ritorna in parte alla metrica tradizionale, guarda a supremi modelli di perfezione stilistica come Leopardi e soprattutto Petrarca.
Il linguaggio non tende più a ridursi al minimo, ma si avvolge in complessi intrecci, tra suggestioni inafferrabili e immagini analogiche, che mirano a evocare qualcosa di «assente», a ruotare attorno a un valore sacro e misterioso, mai nominabile in modo diretto.
I componimenti migliori, però, sono quelli in cui, pur nelle nuove forme più ampie e distese, la parola di Ungaretti si libera dal peso di eccessivi riflessi e analogie e si hanno così risultati assai alti, radicati nella nuda sofferenza di un «uomo ferito» come La Madre e La Pietà", commento di Giulio Ferroni.

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