Ungaretti (53274)
analisi tematica di ungaretti poesia mattina
Risposte
https://www.skuola.net/appunti-italiano/giuseppe-ungaretti/mattina-giuseppe-ungaretti.html valentina metti il link delle fonti grazie!
idem ciccarè!
da: http://hanna-faedi.blogspot.com/2009/02/millumino-dimmenso-ungaretti-traduzioni.html
L'ANALISI:
E’ la poesia più breve di Ungaretti: due parole, unite tra loro da fitti richiami sonori. Nell’illuminazione del cielo al mattino, da cui nasce la lirica, il poeta riesce a intuire e cogliere l’immensità.
La comprensione della poesia richiede di soffermarsi sulla particolare valorizzazione del titolo, indispensabile all’interpretazione corretta del significato: lo splendore del sole sorto da poco trasmette al poeta una sensazione di luminosità che provoca immediate associazioni interiori ed in particolare il sentimento della vastità. M’illumino d’immenso significa appunto questo: l’idea della infinita grandezza mi colpisce nella forma della luce. L’intensità della poesia si affida anche alla sinestesia su cui è costruito il testo, oltre che al perfetto parallelismo fonico-ritmico dei due versicoli, aperti da una elisione, costituiti da due ternari e ruotanti attorno a due termini comincianti per i e terminati per o.
Il poeta ha voluto esprimere la gioia di immergersi nella luminosa bellezza del creato, negli spazi infiniti di una mattina piena di sole.
Il poeta guarda il cielo libero e sgombro e pieno di luce. Percepisce una sensazione di benessere e allora si riempie di luminosità e di gioia che lo fa sentire in armonia con la natura.
Sopratutto in quel frangente, uscito Ungaretti dal fronte con i suoi amici martoriati dalla guerra.
adesso hai le tre analisi che più girano in rete....mischiale un po'.
Ciao
idem ciccarè!
da: http://hanna-faedi.blogspot.com/2009/02/millumino-dimmenso-ungaretti-traduzioni.html
L'ANALISI:
E’ la poesia più breve di Ungaretti: due parole, unite tra loro da fitti richiami sonori. Nell’illuminazione del cielo al mattino, da cui nasce la lirica, il poeta riesce a intuire e cogliere l’immensità.
La comprensione della poesia richiede di soffermarsi sulla particolare valorizzazione del titolo, indispensabile all’interpretazione corretta del significato: lo splendore del sole sorto da poco trasmette al poeta una sensazione di luminosità che provoca immediate associazioni interiori ed in particolare il sentimento della vastità. M’illumino d’immenso significa appunto questo: l’idea della infinita grandezza mi colpisce nella forma della luce. L’intensità della poesia si affida anche alla sinestesia su cui è costruito il testo, oltre che al perfetto parallelismo fonico-ritmico dei due versicoli, aperti da una elisione, costituiti da due ternari e ruotanti attorno a due termini comincianti per i e terminati per o.
Il poeta ha voluto esprimere la gioia di immergersi nella luminosa bellezza del creato, negli spazi infiniti di una mattina piena di sole.
Il poeta guarda il cielo libero e sgombro e pieno di luce. Percepisce una sensazione di benessere e allora si riempie di luminosità e di gioia che lo fa sentire in armonia con la natura.
Sopratutto in quel frangente, uscito Ungaretti dal fronte con i suoi amici martoriati dalla guerra.
adesso hai le tre analisi che più girano in rete....mischiale un po'.
Ciao
Giuseppe Ungaretti, "Mattina"
"M'illumino d'immenso"
Scritto nel 1917, il brevissimo testo è confluito nella raccolta l'"Allegria" del 1919 con il titolo definitivo "Mattina", mentre in alcune pubblicazioni precedenti aveva quello di "Cielo e Mare".
Il primitivo titolo di "Cielo e Mare"aiuta nell'attribuire il giusto significato al testo: la mattina enunciata nel titolo definitivo va immaginata su una spiaggia, in riva al mare; qui il poeta si illumina perchè assiste al sorgere del sole, la cui luce si riflette sul mare.
L'idea di immenso scaturisce invece dall'impressione che cielo e mare, nella luce del mattino, si fondano in un'unica, infinita chiarità.
Il messaggio che la lirica vuol comunicare è la fusione di questi due elementi contrapposti: il singolo, ciò che è finito, si concilia con l'immenso, ritrovando nella luce (m'illumino) il principio e la possibilità di tale fusione.
____________________________________________________________________________________
Si tratta di una delle poesie più famose e semplici di Ungaretti, fu scritta nel 1917 ed è sorprendente poiché con due sole parole, il poeta riesce ad esprimere un concetto di dimensioni non misurabili.
La poesia si presenta formata da una strofa di due versi liberi; da notare che l’ELISIONE fonde in un’unica pronuncia il soggetto con il verbo e l’allitterazione del fonema M che contribuisce ad amplificare l’idea dell’immensità.
Il titolo è molto importante poiché il poeta, durante la guerra, una mattina, viene come abbracciato da una luce molto forte e dunque anche da un calore molto intenso proveniente dall’alto, e che illumina lo spazio circostante, ma che soprattutto lo fa risplendere interiormente, riuscendo così quasi a percepire la vastità immensa dell’infinito.
È un momento in cui il finito e l’infinito si uniscono quasi in un unico elemento: non esiste più niente intorno, solo una grande luce che gli origina un momento di intuizione nel quale egli si mette in contatto con l’assoluto, eliminando ciò che lo circonda e riflettendo soltanto sull’avvenimento.
Ungaretti dunque con questa poesia vuole quasi comunicare che l’uomo, pur in situazioni macabre, pur di fronte alle enormi distruzioni ed agli enormi dolori che provoca la guerra, pur avendo scoperto la sua fragilità e la sua precarietà nella vita che gli è stata data, è in grado di cogliere con una grandezza smisurata tutta l’immensità del suo mondo al quale si sente di appartenere.
"M'illumino d'immenso"
Scritto nel 1917, il brevissimo testo è confluito nella raccolta l'"Allegria" del 1919 con il titolo definitivo "Mattina", mentre in alcune pubblicazioni precedenti aveva quello di "Cielo e Mare".
Il primitivo titolo di "Cielo e Mare"aiuta nell'attribuire il giusto significato al testo: la mattina enunciata nel titolo definitivo va immaginata su una spiaggia, in riva al mare; qui il poeta si illumina perchè assiste al sorgere del sole, la cui luce si riflette sul mare.
L'idea di immenso scaturisce invece dall'impressione che cielo e mare, nella luce del mattino, si fondano in un'unica, infinita chiarità.
Il messaggio che la lirica vuol comunicare è la fusione di questi due elementi contrapposti: il singolo, ciò che è finito, si concilia con l'immenso, ritrovando nella luce (m'illumino) il principio e la possibilità di tale fusione.
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Si tratta di una delle poesie più famose e semplici di Ungaretti, fu scritta nel 1917 ed è sorprendente poiché con due sole parole, il poeta riesce ad esprimere un concetto di dimensioni non misurabili.
La poesia si presenta formata da una strofa di due versi liberi; da notare che l’ELISIONE fonde in un’unica pronuncia il soggetto con il verbo e l’allitterazione del fonema M che contribuisce ad amplificare l’idea dell’immensità.
Il titolo è molto importante poiché il poeta, durante la guerra, una mattina, viene come abbracciato da una luce molto forte e dunque anche da un calore molto intenso proveniente dall’alto, e che illumina lo spazio circostante, ma che soprattutto lo fa risplendere interiormente, riuscendo così quasi a percepire la vastità immensa dell’infinito.
È un momento in cui il finito e l’infinito si uniscono quasi in un unico elemento: non esiste più niente intorno, solo una grande luce che gli origina un momento di intuizione nel quale egli si mette in contatto con l’assoluto, eliminando ciò che lo circonda e riflettendo soltanto sull’avvenimento.
Ungaretti dunque con questa poesia vuole quasi comunicare che l’uomo, pur in situazioni macabre, pur di fronte alle enormi distruzioni ed agli enormi dolori che provoca la guerra, pur avendo scoperto la sua fragilità e la sua precarietà nella vita che gli è stata data, è in grado di cogliere con una grandezza smisurata tutta l’immensità del suo mondo al quale si sente di appartenere.
Mattina è una delle più famose composizioni poetiche di Giuseppe Ungaretti, e fa parte della raccolta L'Allegria, in Naufragi. Fu scritta il 26 gennaio 1917 a Santa Maria la Longa, e il suo titolo originario era Cielo e mare. La brevissima lirica, scritta dal poeta, soldato sul fronte del Carso durante la Prima guerra mondiale, esprime l'illuminazione della improvvisa consapevolezza del senso della vastità del cosmo. Il messaggio che la lirica vuol comunicare è la fusione di questi due elementi contrapposti: il singolo, ciò che è finito, si concilia con l'immenso, ritrovando nella luce (m'illumino) il principio e la possibilità di tale fusione.
Spero di averti aiutato.
Spero di averti aiutato.