Tema sui totalitarismi e sul razzismo
Ciao a tutti,
come compito per casa (per domani) la prof. ci ha assegnato questo tema che io non ho capito... potete darmi delle "dritte" eccetera?
TRACCIA:
Nell'ambito storico, stiamo analizzando i totalitarismi e nello specifico, le idee razziste e antisemite. Sulla base di quanto studiato descrivi le caratteristiche di questo periodo, le idee, gli sviluppi e le tue opinioni in merito.
come compito per casa (per domani) la prof. ci ha assegnato questo tema che io non ho capito... potete darmi delle "dritte" eccetera?
TRACCIA:
Nell'ambito storico, stiamo analizzando i totalitarismi e nello specifico, le idee razziste e antisemite. Sulla base di quanto studiato descrivi le caratteristiche di questo periodo, le idee, gli sviluppi e le tue opinioni in merito.
Risposte
I primi accenni del termine totalitarismo o stato totalitario si ebbero in Italia intorno alla metà degli anni ’20(anche se questo concetto non è universalmente accettato), per delineare le caratteristiche dello stato fascista contrapposto allo stato liberale. Questo termine era usato per designare tutte le dittature monopartitiche moderne, sia quelle fasciste sia quelle comuniste. Nell’Italia di Mussolini, il totalitarismo è inteso come un partito che governa totalitariamente una nazione, nella Germania invece si parla di "stato autoritario".
Lo statuto eccezionale del nazismo rende poco agevole l’analisi comparativa: ogni tentativo di paragonarlo ad altri regimi assume immediatamente la valenza di un atto denigratorio e viene sovraccaricato di connotazioni morali. Per quanti si identificano con le vittime del nazismo, il concetto di totalitarismo è un vero e proprio sacrilegio: Le sofferenze subite devono rimanere estranee a ogni comparazione, a ogni raffronto. Per ragioni simili, tutti coloro che si identificano con gli attori dei regimi comunisti, o che preservano quanto meno una segreta simpatia per l’ideale comunista, sono ostili all’uso di un termine che sembra affermare una continuità, l’esistenza di una parentela tra i due regimi.Le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, già nell’antichità vi erano nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati; negli Stati Uniti vi è stato il razzismo coloniale, nel corso del secolo scorso la presunzione di superiorità della razza ariana, proclamata da Hitler, ha causato lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti; ed anche le stragi etniche di molti conflitti, come quelli in Ex Jugoslavia, Rwanda, Burundi, Congo e Zaire, sono state compite con motivazioni che convergono nel razzismo.
Quando si parla di razzismo lo associamo, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, ed, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso.
Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono dagli gesti di scherno e dalle minacce, fino ad arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la propria superiorità.
I corsi e ricorsi storici ci hanno reso chiaro quanto gravi e disastrose possano essere le conseguenze dei pregiudizi razzisti, ma, a dispetto di tutto ciò questi continuano ad sussistere ed a manifestarsi; viviamo in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro; così è conveniente trovare dei capri espiatori a cui attribuire tutte le responsabilità.
Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo; io credo che ci sia anche tanta ipocrisia, e che la vera domanda da porci sia: in fondo in fondo siamo veramente sicuri di essere veramente tolleranti ed aperti verso chiunque? E’ facile fare proclami o scrivere belle frasi, bisogna vedere come ognuno reagirebbe in una situazione reale che lo riguarda.
Secondo me la prima cosa da fare, per combattere la discriminazione è il conoscere e capire tutte le circostanze storiche ed economiche che l’hanno prodotta, così saremo in grado di combattere le differenziazioni e bisogna anche ricordarsi bene che valutare una razza inferiore ad un’altra non è un’opinione ma un reato.
La più rilevante teoria del totalitarismo appartiene a Hannah Arendt. In sintesi lo ritiene come una nuova forma di dominio, perché non solo distrugge le capacità politiche dell’uomo, isolandolo dalla vita pubblica (cosa che già avveniva nel passato) ma tende ad estraniarlo dal mondo privandolo perfino del proprio IO. Questo attraverso la distruzione dei gruppi e delle istituzioni che formano il tessuto delle relazioni private dell’individuo stesso. Il principale fine del totalitarismo è di trasformare la natura umana convertendo gli uomini a "fasci di reazioni intercambiabili", questo, grazie ad una combinazione d’ideologia e terrore. L’ideologia totalitaria ha la pretesa di spiegare in modo totale e assoluto il corso della storia. L’essenza stessa del totalitarismo è espressa come si può facilmente intuire dal terrore totale che diventa uno strumento permanente di governo. Tutto ciò è espressione del partito unico anche se questi regimi non si basano su una struttura monolitica. Si crea invece una moltiplicazione e sovrapposizione di uffici e competenze dell’amministrazione statale, del partito e della polizia segreta, i quali creano un confuso intreccio organizzativo che si contraddistingue per un’assenza di struttura. La volontà del capo è l’unica legge del partito il quale opera con il solo scopo di realizzarla. Il capo è anche il depositario dell’ideologia e solo lui può interpretarla o correggerla.
Il totalitarismo è un idealtipo di regime politico. Esso indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservabili empiricamente lo illustrano a livello più o meno esaustivo.
TOTALITARISMO MODERNO ED ESPERIENZE POLITICHE PRECEDENTI:
Secondo gli storici le radici dell’attuale totalitarismo sono molto antiche. Ritengono infatti che già in Grecia durante il periodo spartano si avesse una dittatura totalitaria degli spartani sugli Iloti basata su un terrore poliziesco permanente.
Anche nell’antica Roma di Diocleziano, con la politica da esso attuata, di irrigimentazione sociale.
Tutti i mestieri e le professioni erano organizzati in corporazioni l’appartenenza alle quali era obbligatoria ed ereditaria. Anche il dispotismo orientale è totale perché non è limitato ne da barriere costituzionali ne sociali ed esercitato solamente a beneficio dei governanti e concentrato nelle mani di un solo uomo.
Al potere totale chiaramente corrisponde un terrore totale realizzato attraverso un controllo centrale dell’esercito, della polizia e dei servizi di informazione. Tutto ciò si realizza con un isolamento totale sia dell’uomo comune che del funzionario statale e in alcuni casi anche nell’isolamento dello stesso capo supremo.
I caratteri del totalitarismo vanno ricercati nelle formazione della società industriale di massa, nello sviluppo della tecnologia moderna e nella persistenza di aree mondiali divise.
L’idealtipo si incarna nella storia ed è per questa ragione che esso autorizza due modalità di approccio alla propria identità: l’una teorica, che tende a esplicitare il senso; l’altra storica, che ne osserva lo svolgimento nel mondo reale. A questo punto bisogna distinguere fra tre livelli di analisi. Il totalitarismo è , un regime fondato su alcune premesse filosofiche, che possiede una struttura statale tendente all’unificazione e che utilizza i suoi scopi uno strumento specifico che viene chiamato terrore con tale termine si devono intendere le morti di massa, la tortura e le minacce di violenza fisica; a tutto ciò va aggiunta un’istituzione specifica e particolare efficace, i campi di concentramento: tutti i paesi totalitari ne sono dotati. Premesse, struttura e strumento non si confondono tra loro.
Il potere lambisce ogni settore, il pubblico e il privato e interviene a tutti i livelli, dal più fisico al più astratto. E’ per questa ragione che questo potere è ostile alle religioni tradizionali almeno che esse non siano disposte a fare atto di sottomissione nei suoi confronti. La medesima tendenza si traduce nel monopolio statale delle forze repressive e dei mezzi di comunicazione (stampa, radio, ecc.); dal momento che la proprietà privata individuale rappresenta un ostacolo all’unificazione, essa viene messa in causa dal regime comunista. Questo aspetto è assente nei regimi fascisti dove, tuttavia, l’espropriazione è una pratica assai facile, poiché le leggi non hanno alcuna validità autonoma. L’unificazione condiziona la gerarchia sociale, sottomettendo le masse ai membri del partito, questi alla nomenclatura, che è a sua volta assoggettata a un ristretto gruppo dirigente, al vertice del quale regna il capo supremo. La principale conseguenza di questo vasto movimento di unificazione è che tutto ciò che a esso sfugge viene percepito come un ostacolo da distruggere, come un nemico da eliminare. Non c’è posto, nei regimi totalitari, per le posizioni neutrali.
I regimi totalitari sono volontaristici e predicano la rivoluzione.
La famiglia filosofica del totalitarismo è lo scientismo: la convinzione che i valori possano essere dedotti dai fatti, che il sapere debba fondare il volere, che il determinismo delle azioni giustifichi la creazione di un potere assoluto. Tutto si svolge come se, contrariamente a quanto caratterizza le società tradizionali, le relazioni con le cose prendessero il posto delle relazioni tra le persone.
TOTALITARISMO FASCISTA E TOTALITARISMO COMUNISTA
Le differenze tra i due tipi di totalitarismo (fascista e comunista) sono nelle diverse ideologie e nella società di base.
TOTALITARISMO COMUNISTA:
Insieme di principi che descrivono e guidano una trasformazione totale della struttura economica sociale
Parte dall’ideologia dell’uomo e della sua ragione (abbraccia l’intero genere umano)
Mira all’instaurazione di un sistema di piena uguaglianza e libertà
Ideologia Rivoluzionaria (erede della rivoluzione francese e dell’Illuminismo)
Si instaura in paesi con un processo industriale appena iniziato o nei primi stadi
Elités è considerata nello stesso modo della classe operaia
Statalizzazione completa dell’economia
TOTALITARISMO FASCISTA:
Non prevede ne guida una trasformazione totale della struttura economica sociale della nazione
Razza come entità assolutamente superiore ai singoli uomini (credo razzistico)
Dominio assoluto di una razza sulle altre
Reazionario opposto alle idee rivoluzionarie del secolo scorso
Processo di industrializzazione già avanzato e a buon punto
L’elites è composta dalla classe piccolo borghese ( commercianti contadini militari e intellettuali)
CONCETTO DI TOTALITARISMO:
I primi autori che elaborarono e applicarono il concetto di totalitarismo riconobbero nel terrore un suo carattere fondamentale. Esso è un idealtipo di regime politico. Questa prima delimitazione comporta, come si vede, due aspetti. L’idealtipo: è la formula con cui indichiamo, a partire da Max Weber, l’elaborazione di un modello destinato a facilitare la comprensione della realta’, anche se non sempre è possibile rintracciare l’incarnazione perfetta nella storia. L’idealtipo indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservati empiricamente lo illustrano a un livello più o meno esaustivo, e non è detto che vi si trovino tutti i suoi tratti costitutivi e non solamente alcuni di essi, nel corso di un intero periodo storico o durante una delle sue fasi. Per Arendt il terrore è l’essenza dei totalitarismi. Esso colpisce anche i nemici presunti o "oggettivi" e altre vittime innocenti, inoltre colpisce in grande interi ceti o gruppi etnici e in modo capillare e continuo; tutti si sentono sotto il costante controllo della polizia.
L’azione del terrore totalitario si riscontra nella Russia staliniana degli anni ’30 e nella Germania Hitleriana, specialmente a partire dal ’37-’38 con il dominio delle SS. Non si riscontra invece nell’Italia fascista né nei paesi comunisti dell’est europeo e neppure nella Russia post-staliniana,. Questo cambiamento nella Russia è dovuto all’abolizione della commissione speciale del Ministero degli interni che aveva il potere di deportare nei campi senza processo e nell’abolizione dei processi segreti contro le persone accusate di delitti contro lo Stato.
Bisogna dunque pensare alla limitazione del concetto di totalitarismo ai soli regimi di Hitler in Germania e di Stalin in Russia.
I dati di fatto fanno ritenere che il terrore totalitario sia stato sprigionato in modo determinanI primi accenni del termine totalitarismo o stato totalitario si ebbero in Italia intorno alla metà degli anni ’20(anche se questo concetto non è universalmente accettato), per delineare le caratteristiche dello stato fascista contrapposto allo stato liberale. Questo termine era usato per designare tutte le dittature monopartitiche moderne, sia quelle fasciste sia quelle comuniste. Nell’Italia di Mussolini, il totalitarismo è inteso come un partito che governa totalitariamente una nazione, nella Germania invece si parla di "stato autoritario".
Lo statuto eccezionale del nazismo rende poco agevole l’analisi comparativa: ogni tentativo di paragonarlo ad altri regimi assume immediatamente la valenza di un atto denigratorio e viene sovraccaricato di connotazioni morali. Per quanti si identificano con le vittime del nazismo, il concetto di totalitarismo è un vero e proprio sacrilegio: Le sofferenze subite devono rimanere estranee a ogni comparazione, a ogni raffronto. Per ragioni simili, tutti coloro che si identificano con gli attori dei regimi comunisti, o che preservano quanto meno una segreta simpatia per l’ideale comunista, sono ostili all’uso di un termine che sembra affermare una continuità, l’esistenza di una parentela tra i due regimi.
La più rilevante teoria del totalitarismo appartiene a Hannah Arendt. In sintesi lo ritiene come una nuova forma di dominio, perché non solo distrugge le capacità politiche dell’uomo, isolandolo dalla vita pubblica (cosa che già avveniva nel passato) ma tende ad estraniarlo dal mondo privandolo perfino del proprio IO. Questo attraverso la distruzione dei gruppi e delle istituzioni che formano il tessuto delle relazioni private dell’individuo stesso. Il principale fine del totalitarismo è di trasformare la natura umana convertendo gli uomini a "fasci di reazioni intercambiabili", questo, grazie ad una combinazione d’ideologia e terrore. L’ideologia totalitaria ha la pretesa di spiegare in modo totale e assoluto il corso della storia. L’essenza stessa del totalitarismo è espressa come si può facilmente intuire dal terrore totale che diventa uno strumento permanente di governo. Tutto ciò è espressione del partito unico anche se questi regimi non si basano su una struttura monolitica. Si crea invece una moltiplicazione e sovrapposizione di uffici e competenze dell’amministrazione statale, del partito e della polizia segreta, i quali creano un confuso intreccio organizzativo che si contraddistingue per un’assenza di struttura. La volontà del capo è l’unica legge del partito il quale opera con il solo scopo di realizzarla. Il capo è anche il depositario dell’ideologia e solo lui può interpretarla o correggerla.
Il totalitarismo è un idealtipo di regime politico. Esso indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservabili empiricamente lo illustrano a livello più o meno esaustivo.
TOTALITARISMO MODERNO ED ESPERIENZE POLITICHE PRECEDENTI:
Secondo gli storici le radici dell’attuale totalitarismo sono molto antiche. Ritengono infatti che già in Grecia durante il periodo spartano si avesse una dittatura totalitaria degli spartani sugli Iloti basata su un terrore poliziesco permanente.
Anche nell’antica Roma di Diocleziano, con la politica da esso attuata, di irrigimentazione sociale.
Tutti i mestieri e le professioni erano organizzati in corporazioni l’appartenenza alle quali era obbligatoria ed ereditaria. Anche il dispotismo orientale è totale perché non è limitato ne da barriere costituzionali ne sociali ed esercitato solamente a beneficio dei governanti e concentrato nelle mani di un solo uomo.
Al potere totale chiaramente corrisponde un terrore totale realizzato attraverso un controllo centrale dell’esercito, della polizia e dei servizi di informazione. Tutto ciò si realizza con un isolamento totale sia dell’uomo comune che del funzionario statale e in alcuni casi anche nell’isolamento dello stesso capo supremo.
I caratteri del totalitarismo vanno ricercati nelle formazione della società industriale di massa, nello sviluppo della tecnologia moderna e nella persistenza di aree mondiali divise.
L’idealtipo si incarna nella storia ed è per questa ragione che esso autorizza due modalità di approccio alla propria identità: l’una teorica, che tende a esplicitare il senso; l’altra storica, che ne osserva lo svolgimento nel mondo reale. A questo punto bisogna distinguere fra tre livelli di analisi. Il totalitarismo è , un regime fondato su alcune premesse filosofiche, che possiede una struttura statale tendente all’unificazione e che utilizza i suoi scopi uno strumento specifico che viene chiamato terrore con tale termine si devono intendere le morti di massa, la tortura e le minacce di violenza fisica; a tutto ciò va aggiunta un’istituzione specifica e particolare efficace, i campi di concentramento: tutti i paesi totalitari ne sono dotati. Premesse, struttura e strumento non si confondono tra loro.
Il potere lambisce ogni settore, il pubblico e il privato e interviene a tutti i livelli, dal più fisico al più astratto. E’ per questa ragione che questo potere è ostile alle religioni tradizionali almeno che esse non siano disposte a fare atto di sottomissione nei suoi confronti. La medesima tendenza si traduce nel monopolio statale delle forze repressive e dei mezzi di comunicazione (stampa, radio, ecc.); dal momento che la proprietà privata individuale rappresenta un ostacolo all’unificazione, essa viene messa in causa dal regime comunista. Questo aspetto è assente nei regimi fascisti dove, tuttavia, l’espropriazione è una pratica assai facile, poiché le leggi non hanno alcuna validità autonoma. L’unificazione condiziona la gerarchia sociale, sottomettendo le masse ai membri del partito, questi alla nomenclatura, che è a sua volta assoggettata a un ristretto gruppo dirigente, al vertice del quale regna il capo supremo. La principale conseguenza di questo vasto movimento di unificazione è che tutto ciò che a esso sfugge viene percepito come un ostacolo da distruggere, come un nemico da eliminare. Non c’è posto, nei regimi totalitari, per le posizioni neutrali.
I regimi totalitari sono volontaristici e predicano la rivoluzione.
La famiglia filosofica del totalitarismo è lo scientismo: la convinzione che i valori possano essere dedotti dai fatti, che il sapere debba fondare il volere, che il determinismo delle azioni giustifichi la creazione di un potere assoluto. Tutto si svolge come se, contrariamente a quanto caratterizza le società tradizionali, le relazioni con le cose prendessero il posto delle relazioni tra le persone.
TOTALITARISMO FASCISTA E TOTALITARISMO COMUNISTA
Le differenze tra i due tipi di totalitarismo (fascista e comunista) sono nelle diverse ideologie e nella società di base.
TOTALITARISMO COMUNISTA:
Insieme di principi che descrivono e guidano una trasformazione totale della struttura economica sociale
Parte dall’ideologia dell’uomo e della sua ragione (abbraccia l’intero genere umano)
Mira all’instaurazione di un sistema di piena uguaglianza e libertà
Ideologia Rivoluzionaria (erede della rivoluzione francese e dell’Illuminismo)
Si instaura in paesi con un processo industriale appena iniziato o nei primi stadi
Elités è considerata nello stesso modo della classe operaia
Statalizzazione completa dell’economia
TOTALITARISMO FASCISTA:
Non prevede ne guida una trasformazione totale della struttura economica sociale della nazione
Razza come entità assolutamente superiore ai singoli uomini (credo razzistico)
Dominio assoluto di una razza sulle altre
Reazionario opposto alle idee rivoluzionarie del secolo scorso
Processo di industrializzazione già avanzato e a buon punto
L’elites è composta dalla classe piccolo borghese ( commercianti contadini militari e intellettuali)
CONCETTO DI TOTALITARISMO:
I primi autori che elaborarono e applicarono il concetto di totalitarismo riconobbero nel terrore un suo carattere fondamentale. Esso è un idealtipo di regime politico. Questa prima delimitazione comporta, come si vede, due aspetti. L’idealtipo: è la formula con cui indichiamo, a partire da Max Weber, l’elaborazione di un modello destinato a facilitare la comprensione della realta’, anche se non sempre è possibile rintracciare l’incarnazione perfetta nella storia. L’idealtipo indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservati empiricamente lo illustrano a un livello più o meno esaustivo, e non è detto che vi si trovino tutti i suoi tratti costitutivi e non solamente alcuni di essi, nel corso di un intero periodo storico o durante una delle sue fasi. Per Arendt il terrore è l’essenza dei totalitarismi. Esso colpisce anche i nemici presunti o "oggettivi" e altre vittime innocenti, inoltre colpisce in grande interi ceti o gruppi etnici e in modo capillare e continuo; tutti si sentono sotto il costante controllo della polizia.
L’azione del terrore totalitario si riscontra nella Russia staliniana degli anni ’30 e nella Germania Hitleriana, specialmente a partire dal ’37-’38 con il dominio delle SS. Non si riscontra invece nell’Italia fascista né nei paesi comunisti dell’est europeo e neppure nella Russia post-staliniana,. Questo cambiamento nella Russia è dovuto all’abolizione della commissione speciale del Ministero degli interni che aveva il potere di deportare nei campi senza processo e nell’abolizione dei processi segreti contro le persone accusate di delitti contro lo Stato.
Bisogna dunque pensare alla limitazione del concetto di totalitarismo ai soli regimi di Hitler in Germania e di Stalin in Russia.
I dati di fatto fanno ritenere che il terrore totalitario sia stato sprigionato in modo determinan
Aggiunto 38 secondi più tardi:
Le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, già nell’antichità vi erano nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati; negli Stati Uniti vi è stato il razzismo coloniale, nel corso del secolo scorso la presunzione di superiorità della razza ariana, proclamata da Hitler, ha causato lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti; ed anche le stragi etniche di molti conflitti, come quelli in Ex Jugoslavia, Rwanda, Burundi, Congo e Zaire, sono state compite con motivazioni che convergono nel razzismo.
Quando si parla di razzismo lo associamo, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, ed, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso.
Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono dagli gesti di scherno e dalle minacce, fino ad arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la propria superiorità.
I corsi e ricorsi storici ci hanno reso chiaro quanto gravi e disastrose possano essere le conseguenze dei pregiudizi razzisti, ma, a dispetto di tutto ciò questi continuano ad sussistere ed a manifestarsi; viviamo in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro; così è conveniente trovare dei capri espiatori a cui attribuire tutte le responsabilità.
Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo; io credo che ci sia anche tanta ipocrisia, e che la vera domanda da porci sia: in fondo in fondo siamo veramente sicuri di essere veramente tolleranti ed aperti verso chiunque? E’ facile fare proclami o scrivere belle frasi, bisogna vedere come ognuno reagirebbe in una situazione reale che lo riguarda.
Secondo me la prima cosa da fare, per combattere la discriminazione è il conoscere e capire tutte le circostanze storiche ed economiche che l’hanno prodotta, così saremo in grado di combattere le differenziazioni e bisogna anche ricordarsi bene che valutare una razza inferiore ad un’altra non è un’opinione ma un reato.
Lo statuto eccezionale del nazismo rende poco agevole l’analisi comparativa: ogni tentativo di paragonarlo ad altri regimi assume immediatamente la valenza di un atto denigratorio e viene sovraccaricato di connotazioni morali. Per quanti si identificano con le vittime del nazismo, il concetto di totalitarismo è un vero e proprio sacrilegio: Le sofferenze subite devono rimanere estranee a ogni comparazione, a ogni raffronto. Per ragioni simili, tutti coloro che si identificano con gli attori dei regimi comunisti, o che preservano quanto meno una segreta simpatia per l’ideale comunista, sono ostili all’uso di un termine che sembra affermare una continuità, l’esistenza di una parentela tra i due regimi.Le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, già nell’antichità vi erano nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati; negli Stati Uniti vi è stato il razzismo coloniale, nel corso del secolo scorso la presunzione di superiorità della razza ariana, proclamata da Hitler, ha causato lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti; ed anche le stragi etniche di molti conflitti, come quelli in Ex Jugoslavia, Rwanda, Burundi, Congo e Zaire, sono state compite con motivazioni che convergono nel razzismo.
Quando si parla di razzismo lo associamo, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, ed, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso.
Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono dagli gesti di scherno e dalle minacce, fino ad arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la propria superiorità.
I corsi e ricorsi storici ci hanno reso chiaro quanto gravi e disastrose possano essere le conseguenze dei pregiudizi razzisti, ma, a dispetto di tutto ciò questi continuano ad sussistere ed a manifestarsi; viviamo in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro; così è conveniente trovare dei capri espiatori a cui attribuire tutte le responsabilità.
Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo; io credo che ci sia anche tanta ipocrisia, e che la vera domanda da porci sia: in fondo in fondo siamo veramente sicuri di essere veramente tolleranti ed aperti verso chiunque? E’ facile fare proclami o scrivere belle frasi, bisogna vedere come ognuno reagirebbe in una situazione reale che lo riguarda.
Secondo me la prima cosa da fare, per combattere la discriminazione è il conoscere e capire tutte le circostanze storiche ed economiche che l’hanno prodotta, così saremo in grado di combattere le differenziazioni e bisogna anche ricordarsi bene che valutare una razza inferiore ad un’altra non è un’opinione ma un reato.
La più rilevante teoria del totalitarismo appartiene a Hannah Arendt. In sintesi lo ritiene come una nuova forma di dominio, perché non solo distrugge le capacità politiche dell’uomo, isolandolo dalla vita pubblica (cosa che già avveniva nel passato) ma tende ad estraniarlo dal mondo privandolo perfino del proprio IO. Questo attraverso la distruzione dei gruppi e delle istituzioni che formano il tessuto delle relazioni private dell’individuo stesso. Il principale fine del totalitarismo è di trasformare la natura umana convertendo gli uomini a "fasci di reazioni intercambiabili", questo, grazie ad una combinazione d’ideologia e terrore. L’ideologia totalitaria ha la pretesa di spiegare in modo totale e assoluto il corso della storia. L’essenza stessa del totalitarismo è espressa come si può facilmente intuire dal terrore totale che diventa uno strumento permanente di governo. Tutto ciò è espressione del partito unico anche se questi regimi non si basano su una struttura monolitica. Si crea invece una moltiplicazione e sovrapposizione di uffici e competenze dell’amministrazione statale, del partito e della polizia segreta, i quali creano un confuso intreccio organizzativo che si contraddistingue per un’assenza di struttura. La volontà del capo è l’unica legge del partito il quale opera con il solo scopo di realizzarla. Il capo è anche il depositario dell’ideologia e solo lui può interpretarla o correggerla.
Il totalitarismo è un idealtipo di regime politico. Esso indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservabili empiricamente lo illustrano a livello più o meno esaustivo.
TOTALITARISMO MODERNO ED ESPERIENZE POLITICHE PRECEDENTI:
Secondo gli storici le radici dell’attuale totalitarismo sono molto antiche. Ritengono infatti che già in Grecia durante il periodo spartano si avesse una dittatura totalitaria degli spartani sugli Iloti basata su un terrore poliziesco permanente.
Anche nell’antica Roma di Diocleziano, con la politica da esso attuata, di irrigimentazione sociale.
Tutti i mestieri e le professioni erano organizzati in corporazioni l’appartenenza alle quali era obbligatoria ed ereditaria. Anche il dispotismo orientale è totale perché non è limitato ne da barriere costituzionali ne sociali ed esercitato solamente a beneficio dei governanti e concentrato nelle mani di un solo uomo.
Al potere totale chiaramente corrisponde un terrore totale realizzato attraverso un controllo centrale dell’esercito, della polizia e dei servizi di informazione. Tutto ciò si realizza con un isolamento totale sia dell’uomo comune che del funzionario statale e in alcuni casi anche nell’isolamento dello stesso capo supremo.
I caratteri del totalitarismo vanno ricercati nelle formazione della società industriale di massa, nello sviluppo della tecnologia moderna e nella persistenza di aree mondiali divise.
L’idealtipo si incarna nella storia ed è per questa ragione che esso autorizza due modalità di approccio alla propria identità: l’una teorica, che tende a esplicitare il senso; l’altra storica, che ne osserva lo svolgimento nel mondo reale. A questo punto bisogna distinguere fra tre livelli di analisi. Il totalitarismo è , un regime fondato su alcune premesse filosofiche, che possiede una struttura statale tendente all’unificazione e che utilizza i suoi scopi uno strumento specifico che viene chiamato terrore con tale termine si devono intendere le morti di massa, la tortura e le minacce di violenza fisica; a tutto ciò va aggiunta un’istituzione specifica e particolare efficace, i campi di concentramento: tutti i paesi totalitari ne sono dotati. Premesse, struttura e strumento non si confondono tra loro.
Il potere lambisce ogni settore, il pubblico e il privato e interviene a tutti i livelli, dal più fisico al più astratto. E’ per questa ragione che questo potere è ostile alle religioni tradizionali almeno che esse non siano disposte a fare atto di sottomissione nei suoi confronti. La medesima tendenza si traduce nel monopolio statale delle forze repressive e dei mezzi di comunicazione (stampa, radio, ecc.); dal momento che la proprietà privata individuale rappresenta un ostacolo all’unificazione, essa viene messa in causa dal regime comunista. Questo aspetto è assente nei regimi fascisti dove, tuttavia, l’espropriazione è una pratica assai facile, poiché le leggi non hanno alcuna validità autonoma. L’unificazione condiziona la gerarchia sociale, sottomettendo le masse ai membri del partito, questi alla nomenclatura, che è a sua volta assoggettata a un ristretto gruppo dirigente, al vertice del quale regna il capo supremo. La principale conseguenza di questo vasto movimento di unificazione è che tutto ciò che a esso sfugge viene percepito come un ostacolo da distruggere, come un nemico da eliminare. Non c’è posto, nei regimi totalitari, per le posizioni neutrali.
I regimi totalitari sono volontaristici e predicano la rivoluzione.
La famiglia filosofica del totalitarismo è lo scientismo: la convinzione che i valori possano essere dedotti dai fatti, che il sapere debba fondare il volere, che il determinismo delle azioni giustifichi la creazione di un potere assoluto. Tutto si svolge come se, contrariamente a quanto caratterizza le società tradizionali, le relazioni con le cose prendessero il posto delle relazioni tra le persone.
TOTALITARISMO FASCISTA E TOTALITARISMO COMUNISTA
Le differenze tra i due tipi di totalitarismo (fascista e comunista) sono nelle diverse ideologie e nella società di base.
TOTALITARISMO COMUNISTA:
Insieme di principi che descrivono e guidano una trasformazione totale della struttura economica sociale
Parte dall’ideologia dell’uomo e della sua ragione (abbraccia l’intero genere umano)
Mira all’instaurazione di un sistema di piena uguaglianza e libertà
Ideologia Rivoluzionaria (erede della rivoluzione francese e dell’Illuminismo)
Si instaura in paesi con un processo industriale appena iniziato o nei primi stadi
Elités è considerata nello stesso modo della classe operaia
Statalizzazione completa dell’economia
TOTALITARISMO FASCISTA:
Non prevede ne guida una trasformazione totale della struttura economica sociale della nazione
Razza come entità assolutamente superiore ai singoli uomini (credo razzistico)
Dominio assoluto di una razza sulle altre
Reazionario opposto alle idee rivoluzionarie del secolo scorso
Processo di industrializzazione già avanzato e a buon punto
L’elites è composta dalla classe piccolo borghese ( commercianti contadini militari e intellettuali)
CONCETTO DI TOTALITARISMO:
I primi autori che elaborarono e applicarono il concetto di totalitarismo riconobbero nel terrore un suo carattere fondamentale. Esso è un idealtipo di regime politico. Questa prima delimitazione comporta, come si vede, due aspetti. L’idealtipo: è la formula con cui indichiamo, a partire da Max Weber, l’elaborazione di un modello destinato a facilitare la comprensione della realta’, anche se non sempre è possibile rintracciare l’incarnazione perfetta nella storia. L’idealtipo indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservati empiricamente lo illustrano a un livello più o meno esaustivo, e non è detto che vi si trovino tutti i suoi tratti costitutivi e non solamente alcuni di essi, nel corso di un intero periodo storico o durante una delle sue fasi. Per Arendt il terrore è l’essenza dei totalitarismi. Esso colpisce anche i nemici presunti o "oggettivi" e altre vittime innocenti, inoltre colpisce in grande interi ceti o gruppi etnici e in modo capillare e continuo; tutti si sentono sotto il costante controllo della polizia.
L’azione del terrore totalitario si riscontra nella Russia staliniana degli anni ’30 e nella Germania Hitleriana, specialmente a partire dal ’37-’38 con il dominio delle SS. Non si riscontra invece nell’Italia fascista né nei paesi comunisti dell’est europeo e neppure nella Russia post-staliniana,. Questo cambiamento nella Russia è dovuto all’abolizione della commissione speciale del Ministero degli interni che aveva il potere di deportare nei campi senza processo e nell’abolizione dei processi segreti contro le persone accusate di delitti contro lo Stato.
Bisogna dunque pensare alla limitazione del concetto di totalitarismo ai soli regimi di Hitler in Germania e di Stalin in Russia.
I dati di fatto fanno ritenere che il terrore totalitario sia stato sprigionato in modo determinanI primi accenni del termine totalitarismo o stato totalitario si ebbero in Italia intorno alla metà degli anni ’20(anche se questo concetto non è universalmente accettato), per delineare le caratteristiche dello stato fascista contrapposto allo stato liberale. Questo termine era usato per designare tutte le dittature monopartitiche moderne, sia quelle fasciste sia quelle comuniste. Nell’Italia di Mussolini, il totalitarismo è inteso come un partito che governa totalitariamente una nazione, nella Germania invece si parla di "stato autoritario".
Lo statuto eccezionale del nazismo rende poco agevole l’analisi comparativa: ogni tentativo di paragonarlo ad altri regimi assume immediatamente la valenza di un atto denigratorio e viene sovraccaricato di connotazioni morali. Per quanti si identificano con le vittime del nazismo, il concetto di totalitarismo è un vero e proprio sacrilegio: Le sofferenze subite devono rimanere estranee a ogni comparazione, a ogni raffronto. Per ragioni simili, tutti coloro che si identificano con gli attori dei regimi comunisti, o che preservano quanto meno una segreta simpatia per l’ideale comunista, sono ostili all’uso di un termine che sembra affermare una continuità, l’esistenza di una parentela tra i due regimi.
La più rilevante teoria del totalitarismo appartiene a Hannah Arendt. In sintesi lo ritiene come una nuova forma di dominio, perché non solo distrugge le capacità politiche dell’uomo, isolandolo dalla vita pubblica (cosa che già avveniva nel passato) ma tende ad estraniarlo dal mondo privandolo perfino del proprio IO. Questo attraverso la distruzione dei gruppi e delle istituzioni che formano il tessuto delle relazioni private dell’individuo stesso. Il principale fine del totalitarismo è di trasformare la natura umana convertendo gli uomini a "fasci di reazioni intercambiabili", questo, grazie ad una combinazione d’ideologia e terrore. L’ideologia totalitaria ha la pretesa di spiegare in modo totale e assoluto il corso della storia. L’essenza stessa del totalitarismo è espressa come si può facilmente intuire dal terrore totale che diventa uno strumento permanente di governo. Tutto ciò è espressione del partito unico anche se questi regimi non si basano su una struttura monolitica. Si crea invece una moltiplicazione e sovrapposizione di uffici e competenze dell’amministrazione statale, del partito e della polizia segreta, i quali creano un confuso intreccio organizzativo che si contraddistingue per un’assenza di struttura. La volontà del capo è l’unica legge del partito il quale opera con il solo scopo di realizzarla. Il capo è anche il depositario dell’ideologia e solo lui può interpretarla o correggerla.
Il totalitarismo è un idealtipo di regime politico. Esso indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservabili empiricamente lo illustrano a livello più o meno esaustivo.
TOTALITARISMO MODERNO ED ESPERIENZE POLITICHE PRECEDENTI:
Secondo gli storici le radici dell’attuale totalitarismo sono molto antiche. Ritengono infatti che già in Grecia durante il periodo spartano si avesse una dittatura totalitaria degli spartani sugli Iloti basata su un terrore poliziesco permanente.
Anche nell’antica Roma di Diocleziano, con la politica da esso attuata, di irrigimentazione sociale.
Tutti i mestieri e le professioni erano organizzati in corporazioni l’appartenenza alle quali era obbligatoria ed ereditaria. Anche il dispotismo orientale è totale perché non è limitato ne da barriere costituzionali ne sociali ed esercitato solamente a beneficio dei governanti e concentrato nelle mani di un solo uomo.
Al potere totale chiaramente corrisponde un terrore totale realizzato attraverso un controllo centrale dell’esercito, della polizia e dei servizi di informazione. Tutto ciò si realizza con un isolamento totale sia dell’uomo comune che del funzionario statale e in alcuni casi anche nell’isolamento dello stesso capo supremo.
I caratteri del totalitarismo vanno ricercati nelle formazione della società industriale di massa, nello sviluppo della tecnologia moderna e nella persistenza di aree mondiali divise.
L’idealtipo si incarna nella storia ed è per questa ragione che esso autorizza due modalità di approccio alla propria identità: l’una teorica, che tende a esplicitare il senso; l’altra storica, che ne osserva lo svolgimento nel mondo reale. A questo punto bisogna distinguere fra tre livelli di analisi. Il totalitarismo è , un regime fondato su alcune premesse filosofiche, che possiede una struttura statale tendente all’unificazione e che utilizza i suoi scopi uno strumento specifico che viene chiamato terrore con tale termine si devono intendere le morti di massa, la tortura e le minacce di violenza fisica; a tutto ciò va aggiunta un’istituzione specifica e particolare efficace, i campi di concentramento: tutti i paesi totalitari ne sono dotati. Premesse, struttura e strumento non si confondono tra loro.
Il potere lambisce ogni settore, il pubblico e il privato e interviene a tutti i livelli, dal più fisico al più astratto. E’ per questa ragione che questo potere è ostile alle religioni tradizionali almeno che esse non siano disposte a fare atto di sottomissione nei suoi confronti. La medesima tendenza si traduce nel monopolio statale delle forze repressive e dei mezzi di comunicazione (stampa, radio, ecc.); dal momento che la proprietà privata individuale rappresenta un ostacolo all’unificazione, essa viene messa in causa dal regime comunista. Questo aspetto è assente nei regimi fascisti dove, tuttavia, l’espropriazione è una pratica assai facile, poiché le leggi non hanno alcuna validità autonoma. L’unificazione condiziona la gerarchia sociale, sottomettendo le masse ai membri del partito, questi alla nomenclatura, che è a sua volta assoggettata a un ristretto gruppo dirigente, al vertice del quale regna il capo supremo. La principale conseguenza di questo vasto movimento di unificazione è che tutto ciò che a esso sfugge viene percepito come un ostacolo da distruggere, come un nemico da eliminare. Non c’è posto, nei regimi totalitari, per le posizioni neutrali.
I regimi totalitari sono volontaristici e predicano la rivoluzione.
La famiglia filosofica del totalitarismo è lo scientismo: la convinzione che i valori possano essere dedotti dai fatti, che il sapere debba fondare il volere, che il determinismo delle azioni giustifichi la creazione di un potere assoluto. Tutto si svolge come se, contrariamente a quanto caratterizza le società tradizionali, le relazioni con le cose prendessero il posto delle relazioni tra le persone.
TOTALITARISMO FASCISTA E TOTALITARISMO COMUNISTA
Le differenze tra i due tipi di totalitarismo (fascista e comunista) sono nelle diverse ideologie e nella società di base.
TOTALITARISMO COMUNISTA:
Insieme di principi che descrivono e guidano una trasformazione totale della struttura economica sociale
Parte dall’ideologia dell’uomo e della sua ragione (abbraccia l’intero genere umano)
Mira all’instaurazione di un sistema di piena uguaglianza e libertà
Ideologia Rivoluzionaria (erede della rivoluzione francese e dell’Illuminismo)
Si instaura in paesi con un processo industriale appena iniziato o nei primi stadi
Elités è considerata nello stesso modo della classe operaia
Statalizzazione completa dell’economia
TOTALITARISMO FASCISTA:
Non prevede ne guida una trasformazione totale della struttura economica sociale della nazione
Razza come entità assolutamente superiore ai singoli uomini (credo razzistico)
Dominio assoluto di una razza sulle altre
Reazionario opposto alle idee rivoluzionarie del secolo scorso
Processo di industrializzazione già avanzato e a buon punto
L’elites è composta dalla classe piccolo borghese ( commercianti contadini militari e intellettuali)
CONCETTO DI TOTALITARISMO:
I primi autori che elaborarono e applicarono il concetto di totalitarismo riconobbero nel terrore un suo carattere fondamentale. Esso è un idealtipo di regime politico. Questa prima delimitazione comporta, come si vede, due aspetti. L’idealtipo: è la formula con cui indichiamo, a partire da Max Weber, l’elaborazione di un modello destinato a facilitare la comprensione della realta’, anche se non sempre è possibile rintracciare l’incarnazione perfetta nella storia. L’idealtipo indica un orizzonte, una prospettiva, una tendenza: i fatti osservati empiricamente lo illustrano a un livello più o meno esaustivo, e non è detto che vi si trovino tutti i suoi tratti costitutivi e non solamente alcuni di essi, nel corso di un intero periodo storico o durante una delle sue fasi. Per Arendt il terrore è l’essenza dei totalitarismi. Esso colpisce anche i nemici presunti o "oggettivi" e altre vittime innocenti, inoltre colpisce in grande interi ceti o gruppi etnici e in modo capillare e continuo; tutti si sentono sotto il costante controllo della polizia.
L’azione del terrore totalitario si riscontra nella Russia staliniana degli anni ’30 e nella Germania Hitleriana, specialmente a partire dal ’37-’38 con il dominio delle SS. Non si riscontra invece nell’Italia fascista né nei paesi comunisti dell’est europeo e neppure nella Russia post-staliniana,. Questo cambiamento nella Russia è dovuto all’abolizione della commissione speciale del Ministero degli interni che aveva il potere di deportare nei campi senza processo e nell’abolizione dei processi segreti contro le persone accusate di delitti contro lo Stato.
Bisogna dunque pensare alla limitazione del concetto di totalitarismo ai soli regimi di Hitler in Germania e di Stalin in Russia.
I dati di fatto fanno ritenere che il terrore totalitario sia stato sprigionato in modo determinan
Aggiunto 38 secondi più tardi:
Le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, già nell’antichità vi erano nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati; negli Stati Uniti vi è stato il razzismo coloniale, nel corso del secolo scorso la presunzione di superiorità della razza ariana, proclamata da Hitler, ha causato lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti; ed anche le stragi etniche di molti conflitti, come quelli in Ex Jugoslavia, Rwanda, Burundi, Congo e Zaire, sono state compite con motivazioni che convergono nel razzismo.
Quando si parla di razzismo lo associamo, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, ed, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso.
Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono dagli gesti di scherno e dalle minacce, fino ad arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la propria superiorità.
I corsi e ricorsi storici ci hanno reso chiaro quanto gravi e disastrose possano essere le conseguenze dei pregiudizi razzisti, ma, a dispetto di tutto ciò questi continuano ad sussistere ed a manifestarsi; viviamo in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro; così è conveniente trovare dei capri espiatori a cui attribuire tutte le responsabilità.
Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo; io credo che ci sia anche tanta ipocrisia, e che la vera domanda da porci sia: in fondo in fondo siamo veramente sicuri di essere veramente tolleranti ed aperti verso chiunque? E’ facile fare proclami o scrivere belle frasi, bisogna vedere come ognuno reagirebbe in una situazione reale che lo riguarda.
Secondo me la prima cosa da fare, per combattere la discriminazione è il conoscere e capire tutte le circostanze storiche ed economiche che l’hanno prodotta, così saremo in grado di combattere le differenziazioni e bisogna anche ricordarsi bene che valutare una razza inferiore ad un’altra non è un’opinione ma un reato.
Non è esattamente quello che cercavo