Tema
Scusate se rompo sempre però avrei bisogno d un piccolo aiuto per un tema di italiano... praticamente il tema è : Parla del valore dell'amore e del tradimento. Ora voi direte... MAI TEMA COSì FACILE!! il problema sta nel fatto che, oltre al fatto che non so come iniziare, non so quali argomenti trattare e SOPRATTUTTO cosa evitare di scrivere per non sembrare un tema dei bambini piccoli che dicono sempre l'amore è una cosa bellissima è quando vuoi tanto bene a una persona ecc... e poi voleva pure un piccolo riferimento a Paolo e Francesca ma che ne so io!!! quelli magari li metto nel tradimento? LITTLE HELP PLEASE:dozingoff:dozingoff:dozingoff:love!!!
Risposte
Si, fai così e andrai benone! Comunque potresti anche prendere interi pezzi citandone l'autore e poi commentarli di tuo :yes!
Grazie... molto complicato ma grazie!!! prenderò dei pezzi da qui e li aggiungerò al mio tema iniziale così sembrerà un mio completo pensiero... anche perchè se lo copio direttamente se ne accorgerebbe... :lol comunque veramente grazie mi è servito... soprattutto per il tradimento!!! :lol:lol kiss kiss
There is also this one:
Amore è una delle parole più difficili da definire al punto che senza un predicato che ne precisi il contesto o l’oggetto verso cui è rivolto, non possiamo a priori comprendere di cosa si stia parlando. Parliamo sempre d’amore: amor di Dio, di conoscenza, amor proprio, per il partner...ma sempre facciamo riferimento ad uno speciale investimento energetico, vitale e libidico verso l’oggetto, per l’appunto, dell’amore.
Per comprendere il verbo "tradire" nella sua generalità, non si può prescindere dal suo significato etimologico: Tradire deriva dal latino "tradere" e porta con sè il significato di "consegnare". Tradire, in sostanza, significa tradire una consegna, cioè un ordine, un sistema precedenti, in nome di una nuova "consegna", di un nuovo ordine, di un nuovo sistema. Esso sancisce dunque il dramma del passaggio dal vecchio al nuovo e quindi in sostanza l’eterno dramma del processo evolutivo.
Il tradimento ha a che fare con lo spostamento dell’amore e quindi della conoscenza. Ogni nuova conoscenza, che sempre si realizza in ambito relazionale vuoi interiore, vuoi empirico, implica un traditore ed un tradito. Uno, il traditore che consegna l’altro al nuovo, uccidendolo simbolicamente alla vecchia identità, - e lo uccide perchè’ ha già ucciso se stesso essendosi egli stesso consegnato al nuovo - e l’altro il tradito, il consegnato, che accetta la nuova consegna, l’accoglie e, in ciò facendo, riconosce come necessaria l’uccisione che il traditore gli ha procurato. Ma nell’atto di riconoscerla, già se ne libera. Si libera dell’omicidio subito, della volontà esterna e lo trasforma in un suicidio ma suicidio inteso come sacrificio, come morte voluta, morte riconosciuta nel suo senso e nella sua sacralita’.
Affinchè il tradimento venga consumato fino in fondo, affinchè, dunque, si possa davvero spremere tutto il tesoro di conoscenza nascosto dentro a una vicenda così nera e sgradevole all’apparenza, è necessario che vi siano entrambi i momenti: quello dell’uccisione inevitabile e quello del suicidio come sacrificio. Anche Cristo si è "suicidato".
Avrebbe potuto evitare la sua morte, ma essa è stata un sacrificio, ovvero una morte a cui ha riconosciuto il senso, la necessità universale.
Bene fece Socrate a rifiutare la magnanimità del popolo greco che l’avrebbe risparmiato alla morte; ma bene fece anche il popolo ateniese a condannarlo come perturbatore dell’ordine costituito perchè entrambi rappresentavano i due momenti fondamentali e necessari l’uno all’altro conservazione e tradimento - attraverso cui si dispiega l’evoluzione dell’essere.
Ma Socrate non morì da solo: con lui tutto il popolo ateniese muore alla vecchia identità e viene consegnato ad una nuova consapevolezza, sicchè nel popolo Socrate viene riconosciuto non più come "traditore" ma come uno strumento evolutivo.
Anche Cristo non è morto solo. Giuda lo ha seguito quasi nello stesso momento. Cristo ha ucciso Giuda (e Giuda ha accettato di sacrificarsi) come Giuda ha ucciso Cristo (e Cristo ha accettato di sacrificarsi) .
Nell’esperienza del tradimento a livello microcosmico - per esempio nella coppia - assistiamo alla rappresentazione del solito dramma universale tra due opposte e altrettanto legittime ragioni: da una parte l’esigenza di superare un problema di iniquità, di procedere dunque verso sempre maggiore "giustizia" e libertà; e dall’altro il tentativo disperato di preservare e difendere le posizioni raggiunte.
E’ opportuno osservare che in questo dramma il vissuto della trasgressione non è mai simmetrico nè contemporaneo nelle due parti in causa.
Da un lato l’attore vive l’esaltazione, seppure conflittuale, delle catene spezzate e dell’ordine precostituito appena infranto. Non v’è in lui intenzionalità aggressiva, nè è possibile un riduttivo giudizio morale nel suo gesto in quanto esso rappresenta il tentativo di realizzare un suo buon diritto a migliorare. L’attore del tradimento è colui che ha osato infrangere il tabù dell’incesto.
Il vissuto del tradimento vero e proprio è invece prerogativa esclusiva, a ben osservare, di colui che lo subisce. Egli è l’anello debole, in quel momento, del rapporto inteso come laboratorio evolutivo, perchè incarna il lato conservatore.
Egli è colui che vivendo la rescissione unilaterale di un presunto contratto, cade nella depressione del rifiutato, dell’abbandonato, dell’umiliato, ecc. Ma paradossalmente è quello dei due, che maggiormente ha la possibilità, trovando ovviamente un referente esterno che lo aiuti in ciò, di elaborare la propria depressione in nuova consapevolezza.
Anche Cristo ha avuto bisogno di Dio per sopportare l’infinito dolore e l’infinita solitudine a cui il tradimento di Giuda lo aveva consegnato.
La nostra è storia di tradimenti agiti e subiti e il tradito è importante quanto il traditore. Ciascuno di noi è alternativamente sia Cristo che Giuda. Cristo ha bisogno di questo lato oscuro, ombroso che gli permette di fare i conti con se stesso, con la sua umanità, di compiere il passaggio dal particolare all’universale. Anche Cristo ha avuto paura e il traditore segna l’impossibilità che la paura vinca. Giuda consegna Cristo e Cristo non può sottrarsi alla sua sorte nonostante giunga a gridare "Dio mio perchè mi hai abbandonato? ".
Il traditore ci costringe a fare i conti con noi stessi, a buttar giù i nostri pregiudizi, ci lascia nudi e morti, e possiamo rinascere di nuovo ricercando, reinterrogandoci su cosa è l’amore, sul punto a cui siamo giunti. Egli ci restituisce alla nostra povertà, ci spoglia di tutto anche del nostro amore di noi stessi. Ci costringe a compiere un salto. Il traditore è evolutivo quando riesce a costringere il tradito a tradire. Ciò non è tanto prerogativa del traditore. E’ capacità e disponibilità del tradito a farsi fecondare da vicenda così dolorosa. Molti miei analizzandi arrivano a me sotto il fardello di un tradimento subito, vissuto in modo così devastante da indurre sentimenti di grave depressione.
Il tradito che entra in analisi già in questo gesto rinuncia al copione della vittima passiva e intuisce che potrebbe esserci del buono anche per lui nello "scherzetto" che il partner gli ha tirato. E questo indipendentemente dagli atteggiamenti, dalle intenzioni e dalla coscienza del traditore.
E il "buono" è nuova conoscenza che in lui si dispiega e che lo catapulta in una nuova dimensione relazionale in cui le parole amore e tradimento saranno accolte con un nuovo significato. Quando il tradito salta in questo nuovo mondo s’accorge che ha tradito se stesso, le sue vecchie convinzioni. Anche lui ha commesso il divino incesto.
Ada Cortese
Amore è una delle parole più difficili da definire al punto che senza un predicato che ne precisi il contesto o l’oggetto verso cui è rivolto, non possiamo a priori comprendere di cosa si stia parlando. Parliamo sempre d’amore: amor di Dio, di conoscenza, amor proprio, per il partner...ma sempre facciamo riferimento ad uno speciale investimento energetico, vitale e libidico verso l’oggetto, per l’appunto, dell’amore.
Per comprendere il verbo "tradire" nella sua generalità, non si può prescindere dal suo significato etimologico: Tradire deriva dal latino "tradere" e porta con sè il significato di "consegnare". Tradire, in sostanza, significa tradire una consegna, cioè un ordine, un sistema precedenti, in nome di una nuova "consegna", di un nuovo ordine, di un nuovo sistema. Esso sancisce dunque il dramma del passaggio dal vecchio al nuovo e quindi in sostanza l’eterno dramma del processo evolutivo.
Il tradimento ha a che fare con lo spostamento dell’amore e quindi della conoscenza. Ogni nuova conoscenza, che sempre si realizza in ambito relazionale vuoi interiore, vuoi empirico, implica un traditore ed un tradito. Uno, il traditore che consegna l’altro al nuovo, uccidendolo simbolicamente alla vecchia identità, - e lo uccide perchè’ ha già ucciso se stesso essendosi egli stesso consegnato al nuovo - e l’altro il tradito, il consegnato, che accetta la nuova consegna, l’accoglie e, in ciò facendo, riconosce come necessaria l’uccisione che il traditore gli ha procurato. Ma nell’atto di riconoscerla, già se ne libera. Si libera dell’omicidio subito, della volontà esterna e lo trasforma in un suicidio ma suicidio inteso come sacrificio, come morte voluta, morte riconosciuta nel suo senso e nella sua sacralita’.
Affinchè il tradimento venga consumato fino in fondo, affinchè, dunque, si possa davvero spremere tutto il tesoro di conoscenza nascosto dentro a una vicenda così nera e sgradevole all’apparenza, è necessario che vi siano entrambi i momenti: quello dell’uccisione inevitabile e quello del suicidio come sacrificio. Anche Cristo si è "suicidato".
Avrebbe potuto evitare la sua morte, ma essa è stata un sacrificio, ovvero una morte a cui ha riconosciuto il senso, la necessità universale.
Bene fece Socrate a rifiutare la magnanimità del popolo greco che l’avrebbe risparmiato alla morte; ma bene fece anche il popolo ateniese a condannarlo come perturbatore dell’ordine costituito perchè entrambi rappresentavano i due momenti fondamentali e necessari l’uno all’altro conservazione e tradimento - attraverso cui si dispiega l’evoluzione dell’essere.
Ma Socrate non morì da solo: con lui tutto il popolo ateniese muore alla vecchia identità e viene consegnato ad una nuova consapevolezza, sicchè nel popolo Socrate viene riconosciuto non più come "traditore" ma come uno strumento evolutivo.
Anche Cristo non è morto solo. Giuda lo ha seguito quasi nello stesso momento. Cristo ha ucciso Giuda (e Giuda ha accettato di sacrificarsi) come Giuda ha ucciso Cristo (e Cristo ha accettato di sacrificarsi) .
Nell’esperienza del tradimento a livello microcosmico - per esempio nella coppia - assistiamo alla rappresentazione del solito dramma universale tra due opposte e altrettanto legittime ragioni: da una parte l’esigenza di superare un problema di iniquità, di procedere dunque verso sempre maggiore "giustizia" e libertà; e dall’altro il tentativo disperato di preservare e difendere le posizioni raggiunte.
E’ opportuno osservare che in questo dramma il vissuto della trasgressione non è mai simmetrico nè contemporaneo nelle due parti in causa.
Da un lato l’attore vive l’esaltazione, seppure conflittuale, delle catene spezzate e dell’ordine precostituito appena infranto. Non v’è in lui intenzionalità aggressiva, nè è possibile un riduttivo giudizio morale nel suo gesto in quanto esso rappresenta il tentativo di realizzare un suo buon diritto a migliorare. L’attore del tradimento è colui che ha osato infrangere il tabù dell’incesto.
Il vissuto del tradimento vero e proprio è invece prerogativa esclusiva, a ben osservare, di colui che lo subisce. Egli è l’anello debole, in quel momento, del rapporto inteso come laboratorio evolutivo, perchè incarna il lato conservatore.
Egli è colui che vivendo la rescissione unilaterale di un presunto contratto, cade nella depressione del rifiutato, dell’abbandonato, dell’umiliato, ecc. Ma paradossalmente è quello dei due, che maggiormente ha la possibilità, trovando ovviamente un referente esterno che lo aiuti in ciò, di elaborare la propria depressione in nuova consapevolezza.
Anche Cristo ha avuto bisogno di Dio per sopportare l’infinito dolore e l’infinita solitudine a cui il tradimento di Giuda lo aveva consegnato.
La nostra è storia di tradimenti agiti e subiti e il tradito è importante quanto il traditore. Ciascuno di noi è alternativamente sia Cristo che Giuda. Cristo ha bisogno di questo lato oscuro, ombroso che gli permette di fare i conti con se stesso, con la sua umanità, di compiere il passaggio dal particolare all’universale. Anche Cristo ha avuto paura e il traditore segna l’impossibilità che la paura vinca. Giuda consegna Cristo e Cristo non può sottrarsi alla sua sorte nonostante giunga a gridare "Dio mio perchè mi hai abbandonato? ".
Il traditore ci costringe a fare i conti con noi stessi, a buttar giù i nostri pregiudizi, ci lascia nudi e morti, e possiamo rinascere di nuovo ricercando, reinterrogandoci su cosa è l’amore, sul punto a cui siamo giunti. Egli ci restituisce alla nostra povertà, ci spoglia di tutto anche del nostro amore di noi stessi. Ci costringe a compiere un salto. Il traditore è evolutivo quando riesce a costringere il tradito a tradire. Ciò non è tanto prerogativa del traditore. E’ capacità e disponibilità del tradito a farsi fecondare da vicenda così dolorosa. Molti miei analizzandi arrivano a me sotto il fardello di un tradimento subito, vissuto in modo così devastante da indurre sentimenti di grave depressione.
Il tradito che entra in analisi già in questo gesto rinuncia al copione della vittima passiva e intuisce che potrebbe esserci del buono anche per lui nello "scherzetto" che il partner gli ha tirato. E questo indipendentemente dagli atteggiamenti, dalle intenzioni e dalla coscienza del traditore.
E il "buono" è nuova conoscenza che in lui si dispiega e che lo catapulta in una nuova dimensione relazionale in cui le parole amore e tradimento saranno accolte con un nuovo significato. Quando il tradito salta in questo nuovo mondo s’accorge che ha tradito se stesso, le sue vecchie convinzioni. Anche lui ha commesso il divino incesto.
Ada Cortese
Guarda se puoi prendere spunto da questo testo:
Le cose dell'amore
di Elisabetta de Dominis
''Ogni evento d’amore è sempre decretato dal cielo'' scrive Galimberti. Infatti il significato della parola desiderio, de-sidera, rimanda alle stelle. Quando esso si estingue, non c’è più elevazione dell’anima. Di quell’anima che sa trascendere, eccedere, lasciarsi attraversare. Anche se ciò comporta una ferita. ''Amore è violazione dell’integrità degli individui''.
E’ dunque vicenda divina perché nell’atto sessuale l’uomo eccede, trasgredisce, si oppone al divieto. Va ''in quell’al di là che è l’altra parte di noi stessi''. Cede alla passione, che non è uno smarrimento, ma un patire. Per questo Socrate, a proposito delle cose d’amore, parlava di ''possessione'', la stessa espressione che usano i mistici quando parlano del loro rapporto con Dio. Infatti, come i mistici, ci innamoriamo dell’assente, di colui che non riusciamo a possedere, perché amore è trascendenza e non simbiotico rapporto duale.
Amore è ideazione, invenzione, creazione dell’altro. ''Come te non c’è nessuno. Tu sei l’unico al mondo'' cantava Rita Pavone negli anni sessanta. Non ci si può innamorare se non si idealizza la persona amata, se la fantasia non interviene a farci sognare. Ma se l’altro non ricambia, precipitiamo nel rifiuto di noi stessi, nella svalutazione, nella depressione. Il desiderio non si attiva senza l’immaginazione, senza vedere unico, straordinario l’altro. L’immaginazione influenza la nostra percezione della realtà e l’oggettività è un ideale impossibile. Il nostro desiderio di sicurezza però può farci troncare l’amore sul nascere per paura di non essere ricambiati.
Il lato oscuro dell’amore è il tradimento. ''Non si dà amore senza possibilità di tradimento, così come non si dà tradimento se non all’interno di un rapporto d’amore… Il tradimento appartiene all’amore come il giorno alla notte''. Non prova vero amore chi si concede solo a colui di cui si può fidare, dove non potrà essere ferito, deluso. Il tradimento, lacerazione della fiducia, segna la nascita della coscienza. La quale può essere bloccata da reazioni come la vendetta, la negazione del valore dell’altro, il cinismo, la svalutazione di se stesso, la scelta paranoide. Mentre è con il perdono che la coscienza si emancipa: riconosce il tradimento e passa oltre. Ma spesso è pratica insincera e allora è meglio percorrere il sentiero del reciproco riconoscimento, dove chi ha tradito non deve cercare di rappezzare la situazione e il tradito deve accettare il cambiamento dell’altro. Tradire un amore, un amico, un’idea significa svincolarsi da un’appartenenza, da una forma di possesso che arresta la nostra crescita. E’ consegnare l’altro a se stesso. ''Tutti coloro che si sentono traditi forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino''.
Chi ama davvero sa odiare. Quando urliamo il nostro odio, riveliamo che non possiamo fare a meno dell’altro. La nostra aggressività esprime lo stato di pericolo in cui ci troviamo, perchè il potere che esercita l’amato su di noi ci rende vulnerabili. Come il serial killer che uccide le donne che hanno potere su di lui, capovolgiamo la situazione ferendo o eliminando dalla nostra vita chi turba la nostra serenità, mina la nostra dignità. Invece chi teme il conflitto, ricorre alla comunicazione non verbale: alla malattia. Per indurre la persona amata ad essere più premurosa nei suoi riguardi.
Ma chi sono gli dei che ci conducono a tutto ciò? ''Gli dei sono dentro di noi e la loro follia ci abita. Sapere le cose d’amore significa allora sapere che con le cose d’amore siamo in rapporto con l’altra parte di noi stessi, con la follia da cui un giorno ci siamo emancipati…''
Le cose dell'amore
di Elisabetta de Dominis
''Ogni evento d’amore è sempre decretato dal cielo'' scrive Galimberti. Infatti il significato della parola desiderio, de-sidera, rimanda alle stelle. Quando esso si estingue, non c’è più elevazione dell’anima. Di quell’anima che sa trascendere, eccedere, lasciarsi attraversare. Anche se ciò comporta una ferita. ''Amore è violazione dell’integrità degli individui''.
E’ dunque vicenda divina perché nell’atto sessuale l’uomo eccede, trasgredisce, si oppone al divieto. Va ''in quell’al di là che è l’altra parte di noi stessi''. Cede alla passione, che non è uno smarrimento, ma un patire. Per questo Socrate, a proposito delle cose d’amore, parlava di ''possessione'', la stessa espressione che usano i mistici quando parlano del loro rapporto con Dio. Infatti, come i mistici, ci innamoriamo dell’assente, di colui che non riusciamo a possedere, perché amore è trascendenza e non simbiotico rapporto duale.
Amore è ideazione, invenzione, creazione dell’altro. ''Come te non c’è nessuno. Tu sei l’unico al mondo'' cantava Rita Pavone negli anni sessanta. Non ci si può innamorare se non si idealizza la persona amata, se la fantasia non interviene a farci sognare. Ma se l’altro non ricambia, precipitiamo nel rifiuto di noi stessi, nella svalutazione, nella depressione. Il desiderio non si attiva senza l’immaginazione, senza vedere unico, straordinario l’altro. L’immaginazione influenza la nostra percezione della realtà e l’oggettività è un ideale impossibile. Il nostro desiderio di sicurezza però può farci troncare l’amore sul nascere per paura di non essere ricambiati.
Il lato oscuro dell’amore è il tradimento. ''Non si dà amore senza possibilità di tradimento, così come non si dà tradimento se non all’interno di un rapporto d’amore… Il tradimento appartiene all’amore come il giorno alla notte''. Non prova vero amore chi si concede solo a colui di cui si può fidare, dove non potrà essere ferito, deluso. Il tradimento, lacerazione della fiducia, segna la nascita della coscienza. La quale può essere bloccata da reazioni come la vendetta, la negazione del valore dell’altro, il cinismo, la svalutazione di se stesso, la scelta paranoide. Mentre è con il perdono che la coscienza si emancipa: riconosce il tradimento e passa oltre. Ma spesso è pratica insincera e allora è meglio percorrere il sentiero del reciproco riconoscimento, dove chi ha tradito non deve cercare di rappezzare la situazione e il tradito deve accettare il cambiamento dell’altro. Tradire un amore, un amico, un’idea significa svincolarsi da un’appartenenza, da una forma di possesso che arresta la nostra crescita. E’ consegnare l’altro a se stesso. ''Tutti coloro che si sentono traditi forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino''.
Chi ama davvero sa odiare. Quando urliamo il nostro odio, riveliamo che non possiamo fare a meno dell’altro. La nostra aggressività esprime lo stato di pericolo in cui ci troviamo, perchè il potere che esercita l’amato su di noi ci rende vulnerabili. Come il serial killer che uccide le donne che hanno potere su di lui, capovolgiamo la situazione ferendo o eliminando dalla nostra vita chi turba la nostra serenità, mina la nostra dignità. Invece chi teme il conflitto, ricorre alla comunicazione non verbale: alla malattia. Per indurre la persona amata ad essere più premurosa nei suoi riguardi.
Ma chi sono gli dei che ci conducono a tutto ciò? ''Gli dei sono dentro di noi e la loro follia ci abita. Sapere le cose d’amore significa allora sapere che con le cose d’amore siamo in rapporto con l’altra parte di noi stessi, con la follia da cui un giorno ci siamo emancipati…''
:dontgetit Non mi può aiutare proprio nessuno sono in piena crisi ma perchè la prof doveva dare proprio questo tema? dai vi prego qualche consigliuccio uccio :blush:blush:blush