Sonetto di Petrarca: Fiamma dal ciel su le tue trecce piova (dal Canzoniere, nr.136); aiutatemi per favore, urgente!
Il sonetto (numero 136 del Canzoniere di Petrarca) sarebbe questo:
Fiamma dal ciel su le tue treccie piova,
malvagia, che dal fiume et da le ghiande
per l'altrui impoverir se' ricca et grande,
poi che di mal oprar tanto ti giova;
nido di tradimenti, in cui si cova
quanto mal per lo mondo oggi si spande,
de vin serva, di lecti et di vivande,
in cui Luxuria fa l'ultima prova.
Per le camere tue fanciulle et vecchi
vanno trescando, et Belzebub in mezzo
co' mantici et col foco et co li specchi.
Già non fustú nudrita in piume al rezzo,
ma nuda al vento, et scalza fra gli stecchi:
or vivi sí ch'a Dio ne venga il lezzo.
In una domanda del libro mi chiede il tema dell'invettività...O.O cos'è? Oppure qual è perchè penso si riferisca al sonetto (mi ricordo qualcosa di vago tipo "che colpisce offendendo", non so se può essere d'aiuto).
Poi mi chiede l'opposizione dei verbi nell'ultima terzina (tipo "fosti" e "ora" ).
Poi, le figure allegoriche del sonetto (in poche parole il sonetto paragona la chiesa a una pu***na, o almeno di quello che mi ricordo).
E infine, se per caso lo sapete, mi potete descrivere in qualche riga il tema politico del Canzoniere? Grazie mille! Non dovete per forza rispondere a tutto, solo quello che sapete, grazie ancora!
(avrei da fare anche un riassunto, tutto per domani con voto, però sareste troppo gentili per essere veri XD)
Aggiunto 3 ore 7 minuti più tardi:
Grazie mille! Solo una cosetta, @cichinella, per riassunto intendevo quello del sonetto, non del canzoniere...scusami se non mi sono espresso bene.
Fiamma dal ciel su le tue treccie piova,
malvagia, che dal fiume et da le ghiande
per l'altrui impoverir se' ricca et grande,
poi che di mal oprar tanto ti giova;
nido di tradimenti, in cui si cova
quanto mal per lo mondo oggi si spande,
de vin serva, di lecti et di vivande,
in cui Luxuria fa l'ultima prova.
Per le camere tue fanciulle et vecchi
vanno trescando, et Belzebub in mezzo
co' mantici et col foco et co li specchi.
Già non fustú nudrita in piume al rezzo,
ma nuda al vento, et scalza fra gli stecchi:
or vivi sí ch'a Dio ne venga il lezzo.
In una domanda del libro mi chiede il tema dell'invettività...O.O cos'è? Oppure qual è perchè penso si riferisca al sonetto (mi ricordo qualcosa di vago tipo "che colpisce offendendo", non so se può essere d'aiuto).
Poi mi chiede l'opposizione dei verbi nell'ultima terzina (tipo "fosti" e "ora" ).
Poi, le figure allegoriche del sonetto (in poche parole il sonetto paragona la chiesa a una pu***na, o almeno di quello che mi ricordo).
E infine, se per caso lo sapete, mi potete descrivere in qualche riga il tema politico del Canzoniere? Grazie mille! Non dovete per forza rispondere a tutto, solo quello che sapete, grazie ancora!
(avrei da fare anche un riassunto, tutto per domani con voto, però sareste troppo gentili per essere veri XD)
Aggiunto 3 ore 7 minuti più tardi:
Grazie mille! Solo una cosetta, @cichinella, per riassunto intendevo quello del sonetto, non del canzoniere...scusami se non mi sono espresso bene.
Miglior risposta
il sonetto si chiama invettiva contro la corte d'avignone
commento:
L'intonazione che pervade i sonetti CXXXVI e CXXXVIII è improntata a sdegno, alla più dura condanna che nasce da un severo risentimento morale. L'atteggiamento del poeta è quello del giudice, dell'intellettuale che guarda gli eventi dalla superiorità della sua posizione al di sopra delle parti.
Non a caso si ritrova in questi sonetti l'eco delle invettive dantesche che sicuramente costituirono un modello sia nella realizzazione letteraria sia negli intendimenti. La personificazione della Chiesa come meretrice è nel canto XIX dell'Inferno, nell'invettiva contro i papi simoniaci dove si legge: "Di voi, pastor, s'accorse il vangelista, / quando colei, che siede sopra l'acque, / puttaneggiar coi regi a lui fu vista" (106-108). L'immagine deriva, come Dante stesso ci dice, da s. Giovanni (cfr. Apocalisse, XVII, 1) che la usò per indicare l'antica Roma, e ritorna nuovamente nella Commedia nel canto XXXII del Purgatorio dove trova una codificazione resa solenne dal contesto della processione allegorica in cui è inserita ("Sicura, quasi rocca in alto monte, / seder sovr'esso una puttana sciolta / m'apparve, con le ciglia intorno pronte", 148-150).
Dalla tradizione "comica" della satira e dell'invettiva Petrarca deriva inoltre la violenza e l'asprezza lessicale, certamente inconsueta nel suo Canzoniere. Considerando il sonetto CXXXVI vediamo allora le immagini fortemente rilevate del vizio secondo una tecnica espressiva che ricerca la concretezza e quindi la scelta di metafore che rappresentino al vivo la corruzione: vino, letti, vivande, e la scena delle tresche di vecchi e fanciulle aizzati dallo stesso Belzebù. Anche il polo positivo, la Chiesa umile delle origini, a cui si contrappone la corruzione del presente, è personificata e rappresentata per metafore: nuda, scalza, nutrita di ghiande. L'intero componimento è racchiuso nei due congiuntivi del primo e dell'ultimo verso ("piova", "venga"), in obbedienza ai modi canonici dell'invettiva che prevede appunto l'ottativo come espressione della maledizione e, nel contempo, per l'esigenza di simmetria compositiva che Petrarca non manca di avvertire anche in questo tipo di poesia. Sempre a livello sintattico si considerino le calcolate variazioni di costruzione che diversificano l'andamento delle strofe: l'apostrofe della prima quartina che si sviluppa nelle dipendenti relativa e causale, la simmetrica costruzione dei vv. 5 e 8, in cui si ripetono gli epiteti e le relative ("nido di tradimenti, in cui"; "de vin serva... in cui").
La sequenza di epiteti è invece la struttura fondamentale del sonetto CXXXVIII che presenta un'elaborazione retorica più monocorde. Dopo l'enumerazione delle metafore che esprimono i vizi e i mali della Curia avignonese, seguono infatti le domande retoriche e l'invettiva finale, vale a dire gli strumenti espressivi più consueti e collaudati.
analisi metrica e contenuto:
Metro: sonetto con rime che seguono lo schema ABBA, ABBA; CDC, DCD.
1-4. Fiamma... giova: una pioggia di fuoco scenda su di te (la Chiesa è personificata in una donna, per questo fa riferimento alle treccie), o malvagia che da povera e semplice che eri (quando cioè ti nutrivi di ghiande e bevevi l'acqua del fiume), facendo impoverire gli altri sei diventata ricca e potente poiché ti piace (ti giova) compiere azioni malvage. Il sonetto è un'invettiva contro la corte papale di Clemente VI, il papa che aveva offerto a Petrarca la nimina a vescovo e a segretario.
6. quanto... spande: tutto il male che si diffonde oggi nel mondo.
7-8. de vin... prova: schiava del vino, del letto, delle vivande, vizi nei quali la lussuria dà la massima prova di sé.
10. trescando: gozzovigliando, e in mezzo a loro sta Belzebù coi mantici, il fuoco e gli specchi, cioè con gli strumenti per fomentare, eccitare e moltiplicare i piaceri.
12. Già... rezzo: tu non fosti un tempo nutrita tra le piume e all'ombra, vale a dire non crescesti tra gli agi.
14. or vivi... lezzo: ora vivi in un modo tale che c'è da augurarsi che ne giunga la puzza a Dio.
politica nel canzoniere
Altri aspetti del suo pensiero politico: considerava l'istituzione dell'Impero adatta al mondo germanico, ritenuto primitivo e barbarico, ma non all'Italia. Nella canzone Italia mia esorta i principi e signori italiani a cacciare dal loro suolo le milizie mercenarie germaniche. Auspicava inoltre il ritorno della chiesa alla primitiva purezza evangelica (di qui la condanna del potere temporale dei papi e della corruzione avignonese. Egli era anche favorevole al ritorno della sede pontificia a Roma).
e qui in modo più esteso http://spazioinwind.libero.it/letteraturait/antologia/petrarca08.htm
buon lavoro
commento:
L'intonazione che pervade i sonetti CXXXVI e CXXXVIII è improntata a sdegno, alla più dura condanna che nasce da un severo risentimento morale. L'atteggiamento del poeta è quello del giudice, dell'intellettuale che guarda gli eventi dalla superiorità della sua posizione al di sopra delle parti.
Non a caso si ritrova in questi sonetti l'eco delle invettive dantesche che sicuramente costituirono un modello sia nella realizzazione letteraria sia negli intendimenti. La personificazione della Chiesa come meretrice è nel canto XIX dell'Inferno, nell'invettiva contro i papi simoniaci dove si legge: "Di voi, pastor, s'accorse il vangelista, / quando colei, che siede sopra l'acque, / puttaneggiar coi regi a lui fu vista" (106-108). L'immagine deriva, come Dante stesso ci dice, da s. Giovanni (cfr. Apocalisse, XVII, 1) che la usò per indicare l'antica Roma, e ritorna nuovamente nella Commedia nel canto XXXII del Purgatorio dove trova una codificazione resa solenne dal contesto della processione allegorica in cui è inserita ("Sicura, quasi rocca in alto monte, / seder sovr'esso una puttana sciolta / m'apparve, con le ciglia intorno pronte", 148-150).
Dalla tradizione "comica" della satira e dell'invettiva Petrarca deriva inoltre la violenza e l'asprezza lessicale, certamente inconsueta nel suo Canzoniere. Considerando il sonetto CXXXVI vediamo allora le immagini fortemente rilevate del vizio secondo una tecnica espressiva che ricerca la concretezza e quindi la scelta di metafore che rappresentino al vivo la corruzione: vino, letti, vivande, e la scena delle tresche di vecchi e fanciulle aizzati dallo stesso Belzebù. Anche il polo positivo, la Chiesa umile delle origini, a cui si contrappone la corruzione del presente, è personificata e rappresentata per metafore: nuda, scalza, nutrita di ghiande. L'intero componimento è racchiuso nei due congiuntivi del primo e dell'ultimo verso ("piova", "venga"), in obbedienza ai modi canonici dell'invettiva che prevede appunto l'ottativo come espressione della maledizione e, nel contempo, per l'esigenza di simmetria compositiva che Petrarca non manca di avvertire anche in questo tipo di poesia. Sempre a livello sintattico si considerino le calcolate variazioni di costruzione che diversificano l'andamento delle strofe: l'apostrofe della prima quartina che si sviluppa nelle dipendenti relativa e causale, la simmetrica costruzione dei vv. 5 e 8, in cui si ripetono gli epiteti e le relative ("nido di tradimenti, in cui"; "de vin serva... in cui").
La sequenza di epiteti è invece la struttura fondamentale del sonetto CXXXVIII che presenta un'elaborazione retorica più monocorde. Dopo l'enumerazione delle metafore che esprimono i vizi e i mali della Curia avignonese, seguono infatti le domande retoriche e l'invettiva finale, vale a dire gli strumenti espressivi più consueti e collaudati.
analisi metrica e contenuto:
Metro: sonetto con rime che seguono lo schema ABBA, ABBA; CDC, DCD.
1-4. Fiamma... giova: una pioggia di fuoco scenda su di te (la Chiesa è personificata in una donna, per questo fa riferimento alle treccie), o malvagia che da povera e semplice che eri (quando cioè ti nutrivi di ghiande e bevevi l'acqua del fiume), facendo impoverire gli altri sei diventata ricca e potente poiché ti piace (ti giova) compiere azioni malvage. Il sonetto è un'invettiva contro la corte papale di Clemente VI, il papa che aveva offerto a Petrarca la nimina a vescovo e a segretario.
6. quanto... spande: tutto il male che si diffonde oggi nel mondo.
7-8. de vin... prova: schiava del vino, del letto, delle vivande, vizi nei quali la lussuria dà la massima prova di sé.
10. trescando: gozzovigliando, e in mezzo a loro sta Belzebù coi mantici, il fuoco e gli specchi, cioè con gli strumenti per fomentare, eccitare e moltiplicare i piaceri.
12. Già... rezzo: tu non fosti un tempo nutrita tra le piume e all'ombra, vale a dire non crescesti tra gli agi.
14. or vivi... lezzo: ora vivi in un modo tale che c'è da augurarsi che ne giunga la puzza a Dio.
politica nel canzoniere
Altri aspetti del suo pensiero politico: considerava l'istituzione dell'Impero adatta al mondo germanico, ritenuto primitivo e barbarico, ma non all'Italia. Nella canzone Italia mia esorta i principi e signori italiani a cacciare dal loro suolo le milizie mercenarie germaniche. Auspicava inoltre il ritorno della chiesa alla primitiva purezza evangelica (di qui la condanna del potere temporale dei papi e della corruzione avignonese. Egli era anche favorevole al ritorno della sede pontificia a Roma).
e qui in modo più esteso http://spazioinwind.libero.it/letteraturait/antologia/petrarca08.htm
buon lavoro
Miglior risposta
Risposte
analisi:http://digilander.libero.it/letteratura/Medioevo/fiamma.htm
figure retoriche:verso 2 "fiume e ghiande"(metonimia);
verso 3 "impoverir se ricca e grande"(antitesi tra pover e ricca);
verso 5 "nido di tradimenti" (metafora);
verso 7 "letti"(metonimia);
verso 8 "lussuria"(personificazione);
verso 9 "camere"(metonimia), "fanciulle e vecchi"(antitesi);
verso 10 "Belzebub"(epiteto);
verso 12 "piume"(metonimia);
verso 13 "nuda al vento" "stecchi" (metafore)(tratto da yahoo )
riassunto canzoniere: http://www.parodos.it/bookspetrarca.htm
tema politico del canzoniere:petrarca va contro la curia avignonese infatti fu uno dei sostenitori per far si che la sede papale rientrasse a roma in più esalta l'italia paragonandola alla culla della romanticità e della classicità.
...prego
figure retoriche:verso 2 "fiume e ghiande"(metonimia);
verso 3 "impoverir se ricca e grande"(antitesi tra pover e ricca);
verso 5 "nido di tradimenti" (metafora);
verso 7 "letti"(metonimia);
verso 8 "lussuria"(personificazione);
verso 9 "camere"(metonimia), "fanciulle e vecchi"(antitesi);
verso 10 "Belzebub"(epiteto);
verso 12 "piume"(metonimia);
verso 13 "nuda al vento" "stecchi" (metafore)(tratto da yahoo )
riassunto canzoniere: http://www.parodos.it/bookspetrarca.htm
tema politico del canzoniere:petrarca va contro la curia avignonese infatti fu uno dei sostenitori per far si che la sede papale rientrasse a roma in più esalta l'italia paragonandola alla culla della romanticità e della classicità.
...prego