Sintesi della maledizione di didone
Dal verso 710 al 805
Risposte
Ciao, Lele!
Come ti ho promesso ieri, eccomi qui nel forum per darti una mano! Dunque, da quello che ho capito, a te occorrerebbe la sintesi del libro IV, quello dedicato alla morte della regina Didone. In particolar modo vorresti il riassunto dei versi della sua "maledizione", giusto?
Ecco a te:
RIASSUNTO: Abbandonata da Enea, che all'alba ha ripreso il mare con la sua flotta, Didone ne è sconvolta: inizialmente è tentata di corrergli dietro, di inseguirlo, ma poi si rende conto che è troppo tardi. Allora invoca gli déi (le divinità celesti ed infere) -il sole ( garante della giustizia), Giunone, Ecate (divinità infernale che presiedeva alla magia e agli incantesimi), le Dire (cioè le Furie) e "gli déi della morente Elissa" - affinchè siano loro a far scontare l'oltraggio subito, sia ad Enea che ai suoi stessi discendenti. Che dunque lui raggiunga la terra che gli è stata designata, ma che la sua vita sia segnata dalla guerra, che sia cacciato dalle terre, che sia strappato da Iulo, che implori e veda la morte di molti dei suoi, e che anche dopo aver stipulato una pace ingiusta (si riferisce a quella tra Troiani e Latini), possa comunque non trovare pace, e che poi muoia immaturamente, insepolto sulla sabbia. Che la sua stirpe sia segnata dall'odio e dalla guerra con gli altri popoli.
Poi la regina decide di suicidarsi. Prima di far questo, però, allontana la nutrice di Sicheo. Didone, rimasta sola, è agitata e stravolta. Sale i gradini che la conducono alle stanzepiù interne e sguaina la spada regalatale da Enea.
Qui vede il letto con le vesti di Enea, e le viene da piangere.
Rivede la sua vita passata, e rinnova la maledizione ad Enea e al suo popolo, la quale profetizza eterne guerre tra Cartaginesi e Romani (i discendenti dei troiani). Si augura che lui, infatti, veda di lontano il rogo e lo consideri un sinistro presagio. Dopodichè si butta sulla spada e muore.
Spero possa esserti utile. Ciao!
Come ti ho promesso ieri, eccomi qui nel forum per darti una mano! Dunque, da quello che ho capito, a te occorrerebbe la sintesi del libro IV, quello dedicato alla morte della regina Didone. In particolar modo vorresti il riassunto dei versi della sua "maledizione", giusto?
Ecco a te:
RIASSUNTO: Abbandonata da Enea, che all'alba ha ripreso il mare con la sua flotta, Didone ne è sconvolta: inizialmente è tentata di corrergli dietro, di inseguirlo, ma poi si rende conto che è troppo tardi. Allora invoca gli déi (le divinità celesti ed infere) -il sole ( garante della giustizia), Giunone, Ecate (divinità infernale che presiedeva alla magia e agli incantesimi), le Dire (cioè le Furie) e "gli déi della morente Elissa" - affinchè siano loro a far scontare l'oltraggio subito, sia ad Enea che ai suoi stessi discendenti. Che dunque lui raggiunga la terra che gli è stata designata, ma che la sua vita sia segnata dalla guerra, che sia cacciato dalle terre, che sia strappato da Iulo, che implori e veda la morte di molti dei suoi, e che anche dopo aver stipulato una pace ingiusta (si riferisce a quella tra Troiani e Latini), possa comunque non trovare pace, e che poi muoia immaturamente, insepolto sulla sabbia. Che la sua stirpe sia segnata dall'odio e dalla guerra con gli altri popoli.
Poi la regina decide di suicidarsi. Prima di far questo, però, allontana la nutrice di Sicheo. Didone, rimasta sola, è agitata e stravolta. Sale i gradini che la conducono alle stanzepiù interne e sguaina la spada regalatale da Enea.
Qui vede il letto con le vesti di Enea, e le viene da piangere.
Rivede la sua vita passata, e rinnova la maledizione ad Enea e al suo popolo, la quale profetizza eterne guerre tra Cartaginesi e Romani (i discendenti dei troiani). Si augura che lui, infatti, veda di lontano il rogo e lo consideri un sinistro presagio. Dopodichè si butta sulla spada e muore.
Spero possa esserti utile. Ciao!
spero vada bn
Il quarto libro dell’Eneide ha come protagonista la regina cartaginese Didone.
Didone figlia di Muttone, re di Tiro, quando suo fratello Pigmalione, divenuto il nuovo re della città le uccise lo sposo Sicheo, Didone fuggì con i suoi seguaci nell'Africa settentrionale dove ottenuto un appezzamento fondò Cartagine.
Si può dire che Virgilio non abbia inventato nulla della vicenda di Didone infatti la regina non è vissuta nello stesso tempo storico della guerra di troia inoltre, il racconto è ben diverso infatti il re di uno stato vicino a Cartagine, chiede la mano della regina e minaccia che se non sarà sua sposa scatenerà una guerra contro la città. Didone chiede tre mesi di tempo, fa innalzare una pira per offrire sacrifici al defunto marito, vi sale in cima e si trafigge con una spada, ma non per amore di Enea bensì per amore della sua città. Incontriamo la regina fenicia per la prima volta nel primo libro, quando Enea dopo una forte tempesta approda sulle rive dell’Africa settentrionale dove trasformato dalla dea Venere, appare in tutto il suo splendore davanti ai Cartaginesi e alla loro regina..
Il piano della dea Venere è quello di far innamorare Didone di Enea in modo che l’eroe possa trascorrere un periodo felice dopo tante difficoltà.
Per questo, durante un banchetto in onore dell'eroe troiano, sostituisce ad Ascanio, figlio di Enea, il dio Cupido che con le sue frecce accende l’amore di Didone nei confronti del pio Enea.
In questi versi si assiste ad una situazione già vista nell’odissea, infatti Ulisse giunto sulla terra dei Feaci viene trasformato dalla dea Atena che lo rende splendido agli occhi di Nausicaa, la principessa, attratta da Ulisse gli concede il suo aiuto come ugualmente la regina Didone fa con Enea. L’unica differenza è che nell’Eneide la vicenda ha un rilievo maggiore infatti da questa drammatica storia d’amore nascerà l’odio tra Cartagine e Roma.
Nel quarto libro Virgilio riprende il personaggio di Didone che è ormai dibattuta tra la promessa di
fedeltà fatta al marito deceduto e la passione per l’eroe troiano.
Finalmente dopo notti insonni passate a pensare al pio Enea, quasi per cercare una conferma alla sua decisione, confida i suoi sentimenti alla sorella, che la invita a cedere all'amore.
Didone vittima del destino e in preda ad una passione folle, intraprende un percorso che la
porterà tragicamente alla morte. Giunone e Venere vedono di buon occhio un unione stabile tra i due ed è per questo che durante una battuta di caccia, allo scoppio di un improvviso temporale, Enea, dopo aver trovato rifugio in una grotta, si unisce a Didone.
La Fama diffonde rapidamente la notizia delle loro nozze in tutta la regione ed essa giunge anche
alle orecchie di larba, rè dei Numidi e figlio di Giove, che per vendicarsi di essere stato respinto in passato dalla regina, chiede l'intervento del padre. Giove perciò invia ad Enea il messaggero Mercurio, ricordando all'eroe troiano che non è Cartagine la meta del suo viaggio e lo invita perciò a riprendere il mare.
Enea, addolorato e sconvolto, obbedisce e, prima di incontrare Didone, dispone in segreto i
preparativi per la partenza. La regina capisce quello che sta accadendo e dopo averlo aggredito
cerca di convincerlo a rimanere.
L'uomo però è irremovibile e, quando il giorno dopo le navi prendono il largo, egli vede da lontano
innalzarsi un grande fuoco, che gli rivela il tragico epilogo della vicenda-
Nel dialogo di addio tra Didone ed Enea, se da un lato il silenzio dell'eroe troiano risulta
incomprensibile per la sua freddezza e insensibilità di fronte al dolore della donna, dall’altro, il tormento e il dolore di Didone ci colpiscono per la profondità e autenticità dei sentimenti.
La donna lo rimprovera di non aver mantenuto le promesse e di avere approfittato del suo bisogno
di amore. Quello che ci stupisce è soprattutto il fatto che la regina avverte con drammaticità di essere stata una vittima del destino mentre il pio Enea si abbandona senza combattere al volere degli dei.
La maledizione che Didone scaglierà alla sua morte contro l'eroe sarà un elemento ulteriore di un disegno già disposto degli Dei. Quando infine Enea rivedrà la donna nel regno dei morti, egli cercherà di avvicinarsi e di spiegarle, ma lei si manterrà, come per ripicca nei confronti dell’eroe troiano, silenziosa e insensibile al pianto e alle suppliche dell’uomo e si allontanerà accompagnata dal marito Sicheo che ha amato e che la amata veramente.
Il quarto libro dell’Eneide ha come protagonista la regina cartaginese Didone.
Didone figlia di Muttone, re di Tiro, quando suo fratello Pigmalione, divenuto il nuovo re della città le uccise lo sposo Sicheo, Didone fuggì con i suoi seguaci nell'Africa settentrionale dove ottenuto un appezzamento fondò Cartagine.
Si può dire che Virgilio non abbia inventato nulla della vicenda di Didone infatti la regina non è vissuta nello stesso tempo storico della guerra di troia inoltre, il racconto è ben diverso infatti il re di uno stato vicino a Cartagine, chiede la mano della regina e minaccia che se non sarà sua sposa scatenerà una guerra contro la città. Didone chiede tre mesi di tempo, fa innalzare una pira per offrire sacrifici al defunto marito, vi sale in cima e si trafigge con una spada, ma non per amore di Enea bensì per amore della sua città. Incontriamo la regina fenicia per la prima volta nel primo libro, quando Enea dopo una forte tempesta approda sulle rive dell’Africa settentrionale dove trasformato dalla dea Venere, appare in tutto il suo splendore davanti ai Cartaginesi e alla loro regina..
Il piano della dea Venere è quello di far innamorare Didone di Enea in modo che l’eroe possa trascorrere un periodo felice dopo tante difficoltà.
Per questo, durante un banchetto in onore dell'eroe troiano, sostituisce ad Ascanio, figlio di Enea, il dio Cupido che con le sue frecce accende l’amore di Didone nei confronti del pio Enea.
In questi versi si assiste ad una situazione già vista nell’odissea, infatti Ulisse giunto sulla terra dei Feaci viene trasformato dalla dea Atena che lo rende splendido agli occhi di Nausicaa, la principessa, attratta da Ulisse gli concede il suo aiuto come ugualmente la regina Didone fa con Enea. L’unica differenza è che nell’Eneide la vicenda ha un rilievo maggiore infatti da questa drammatica storia d’amore nascerà l’odio tra Cartagine e Roma.
Nel quarto libro Virgilio riprende il personaggio di Didone che è ormai dibattuta tra la promessa di
fedeltà fatta al marito deceduto e la passione per l’eroe troiano.
Finalmente dopo notti insonni passate a pensare al pio Enea, quasi per cercare una conferma alla sua decisione, confida i suoi sentimenti alla sorella, che la invita a cedere all'amore.
Didone vittima del destino e in preda ad una passione folle, intraprende un percorso che la
porterà tragicamente alla morte. Giunone e Venere vedono di buon occhio un unione stabile tra i due ed è per questo che durante una battuta di caccia, allo scoppio di un improvviso temporale, Enea, dopo aver trovato rifugio in una grotta, si unisce a Didone.
La Fama diffonde rapidamente la notizia delle loro nozze in tutta la regione ed essa giunge anche
alle orecchie di larba, rè dei Numidi e figlio di Giove, che per vendicarsi di essere stato respinto in passato dalla regina, chiede l'intervento del padre. Giove perciò invia ad Enea il messaggero Mercurio, ricordando all'eroe troiano che non è Cartagine la meta del suo viaggio e lo invita perciò a riprendere il mare.
Enea, addolorato e sconvolto, obbedisce e, prima di incontrare Didone, dispone in segreto i
preparativi per la partenza. La regina capisce quello che sta accadendo e dopo averlo aggredito
cerca di convincerlo a rimanere.
L'uomo però è irremovibile e, quando il giorno dopo le navi prendono il largo, egli vede da lontano
innalzarsi un grande fuoco, che gli rivela il tragico epilogo della vicenda-
Nel dialogo di addio tra Didone ed Enea, se da un lato il silenzio dell'eroe troiano risulta
incomprensibile per la sua freddezza e insensibilità di fronte al dolore della donna, dall’altro, il tormento e il dolore di Didone ci colpiscono per la profondità e autenticità dei sentimenti.
La donna lo rimprovera di non aver mantenuto le promesse e di avere approfittato del suo bisogno
di amore. Quello che ci stupisce è soprattutto il fatto che la regina avverte con drammaticità di essere stata una vittima del destino mentre il pio Enea si abbandona senza combattere al volere degli dei.
La maledizione che Didone scaglierà alla sua morte contro l'eroe sarà un elemento ulteriore di un disegno già disposto degli Dei. Quando infine Enea rivedrà la donna nel regno dei morti, egli cercherà di avvicinarsi e di spiegarle, ma lei si manterrà, come per ripicca nei confronti dell’eroe troiano, silenziosa e insensibile al pianto e alle suppliche dell’uomo e si allontanerà accompagnata dal marito Sicheo che ha amato e che la amata veramente.