Semplice domanda su Camerade Tratto da "Nulla di nuovo sul fronte occidentale"
raga mi potete rispondere a questa domanda tratta da Camerade che a sua volta è tratto da Nulla di nuovo sul fronte occidentale di E.M. Remarque
Il romanzo da cui è tratto il brano narra cosatntemente di guerra, eppure è stato definito come uno dei + significativi libri pacifisti del nostro secolo. In base alle poche pagine che hai letto, ti senti di condividere questo giudizio?
vi prego è per domani grazie 1000 a tutti :hi :hi :hi
Il romanzo da cui è tratto il brano narra cosatntemente di guerra, eppure è stato definito come uno dei + significativi libri pacifisti del nostro secolo. In base alle poche pagine che hai letto, ti senti di condividere questo giudizio?
vi prego è per domani grazie 1000 a tutti :hi :hi :hi
Risposte
grazie mi hai salvato :satisfied :satisfied
ciao...
vedi se da qui riesci a trarre fuori la risposta...
Niente di nuovo sul fronte occidentale è probabilmente il libro più famoso sulla prima guerra mondiale. Scritto nel 1929 dal tedesco di origine francese Erich Maria Remarque causò non pochi problemi al suo autore: la Germania si stava avviando sulla strada del nazismo e la denuncia della guerra non era certo il tema più gradito in una società del genere. Remarque aveva combattuto la grande guerra e le sue pagine sono ricche di momenti dove i nemici non sono poi così cattivi, sono semplicemente altre persone costrette a combattere.
Il libro narra la storia di Paolo (l’edizione che ho letto riproduce la traduzione del ’31 di Stefano Jacini, con gran parte dei nomi italianizzati. Riguardo alla traduzione è ancora da segnalare l’abbondanza di costruzioni impersonali alla toscana come “gli è che la gente non aveva la più lontana idea di ciò che stava per accadere” che stonano) e dei suoi compagni di truppa, gran parte dei quali erano anche suoi compagni di classe. Il romanzo ha una dimensione corale in cui ogni personaggio è tratteggiato con attenzione e precisione e con la sua personalità rinvigorisce la descrizione della vita di trincea. L’attenzione di Remarque verso l’aspetto umano è prioritaria: il libro non si sofferma sul descrivere gli aspetti più puramente militari e strategici. Al contrario di quanto farà ad esempio Emilio Lussu in Un anno sull’Altipiano, libro comunque fondamentalmente analogo a Niente di nuovo. Sappiamo solo che la vicenda si svolge sul suolo francese, appunto sul fronte occidentale, e che la narrazione non parte dall’inizio della guerra dato che i protagonisti hanno già una certa esperienza della guerra; per il resto il libro non ci dà fatti, ci mostra invece il modo di vivere e l’umore di chi viveva in trincea. Il contrasto tra la vita militare e quella civile emerge fortissimo: i protagonisti sono studenti liceali che si arruolano volontari ma la scuola non ha insegnato nulla di utile a loro e sanno già che per chi tornerà alla vita borghese nulla sarà più come prima. La società vede i soldati come degli eroi, ma è interessante notare come i complimenti vengano rivolti a loro per la prima volta da un civile non dopo un’azione militare, ma quando si aggirano per strada dopo aver pestato il loro superiore aguzzino Himmelstoss.
La narrazione è ricca di descrizioni, di dialoghi e di riflessioni che raramente scadono nel retorico; anzi nelle ultime pagine il tono si fa quasi biblico, le riflessioni vengono cadenzate dalla ripetizioni di frasi e parole. Affiancate a queste troviamo storie di altri soldati, non appartenenti alla truppa di Paolo, oramai ridotta a causa della morte di molti suoi amici. Questi episodi danno l’impressione di essere stati un po’ ammassati sul finale del romanzo, come se non si fosse trovato il posto per scriverli prima, forse li si poteva integrare meglio nel corso della narrazione.
Ma questo può essere solo un piccolo difetto, in un libro sempre attuale eppure così ancorato al momento storico in cui è nato, un libro importante per capire di più la prima guerra mondiale.
:)
vedi se da qui riesci a trarre fuori la risposta...
Niente di nuovo sul fronte occidentale è probabilmente il libro più famoso sulla prima guerra mondiale. Scritto nel 1929 dal tedesco di origine francese Erich Maria Remarque causò non pochi problemi al suo autore: la Germania si stava avviando sulla strada del nazismo e la denuncia della guerra non era certo il tema più gradito in una società del genere. Remarque aveva combattuto la grande guerra e le sue pagine sono ricche di momenti dove i nemici non sono poi così cattivi, sono semplicemente altre persone costrette a combattere.
Il libro narra la storia di Paolo (l’edizione che ho letto riproduce la traduzione del ’31 di Stefano Jacini, con gran parte dei nomi italianizzati. Riguardo alla traduzione è ancora da segnalare l’abbondanza di costruzioni impersonali alla toscana come “gli è che la gente non aveva la più lontana idea di ciò che stava per accadere” che stonano) e dei suoi compagni di truppa, gran parte dei quali erano anche suoi compagni di classe. Il romanzo ha una dimensione corale in cui ogni personaggio è tratteggiato con attenzione e precisione e con la sua personalità rinvigorisce la descrizione della vita di trincea. L’attenzione di Remarque verso l’aspetto umano è prioritaria: il libro non si sofferma sul descrivere gli aspetti più puramente militari e strategici. Al contrario di quanto farà ad esempio Emilio Lussu in Un anno sull’Altipiano, libro comunque fondamentalmente analogo a Niente di nuovo. Sappiamo solo che la vicenda si svolge sul suolo francese, appunto sul fronte occidentale, e che la narrazione non parte dall’inizio della guerra dato che i protagonisti hanno già una certa esperienza della guerra; per il resto il libro non ci dà fatti, ci mostra invece il modo di vivere e l’umore di chi viveva in trincea. Il contrasto tra la vita militare e quella civile emerge fortissimo: i protagonisti sono studenti liceali che si arruolano volontari ma la scuola non ha insegnato nulla di utile a loro e sanno già che per chi tornerà alla vita borghese nulla sarà più come prima. La società vede i soldati come degli eroi, ma è interessante notare come i complimenti vengano rivolti a loro per la prima volta da un civile non dopo un’azione militare, ma quando si aggirano per strada dopo aver pestato il loro superiore aguzzino Himmelstoss.
La narrazione è ricca di descrizioni, di dialoghi e di riflessioni che raramente scadono nel retorico; anzi nelle ultime pagine il tono si fa quasi biblico, le riflessioni vengono cadenzate dalla ripetizioni di frasi e parole. Affiancate a queste troviamo storie di altri soldati, non appartenenti alla truppa di Paolo, oramai ridotta a causa della morte di molti suoi amici. Questi episodi danno l’impressione di essere stati un po’ ammassati sul finale del romanzo, come se non si fosse trovato il posto per scriverli prima, forse li si poteva integrare meglio nel corso della narrazione.
Ma questo può essere solo un piccolo difetto, in un libro sempre attuale eppure così ancorato al momento storico in cui è nato, un libro importante per capire di più la prima guerra mondiale.
:)
Questa discussione è stata chiusa