Saggio breve viaggio

viola92
saggio breve sul viaggio

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raga99
Il viaggio secondo il dizionario: lo spostarsi (per lo più non a piedi) per andare da un

luogo ad un altro lontano, il cammino per recarsi in un luogo. Viaggiare è quindi l'atto di

chi compie il viaggio. Ma dietro questo termine si celano infiniti significati, esso può

essere metafora di tantissime azioni a loro volta collegate alla scoperta e riscoperta: di

un luogo, di se stessi, del proprio "io" interiore, delle proprie paure e delle proprie

idee; di attività legate al divertimento, alla necessità, alla sopravvivenza, alla

passione. Il viaggio è vita, o meglio è la vita o, viceversa, la vita è un viaggio.


Viaggiare standosene inginocchiato nella propria stanza, segnando con il dito l'itinerario

da seguire sull'atlante geografico, volando in un cielo immaginario e navigando gli oceani;

innamorandosi dei nomi delle città. E' il viaggio di un bambino, che fa così entrare

l'infinito del mondo nella sua camera, facendolo diventare famigliare e a portata di mano.

Ma anche il viaggio di chi lo compie in aula, sulla grande cartina geografica appesa al

muro, guidato dai propri alunni, slavi, arabi, africani e asiatici; passando per Volgograd,

Benares e Ketchum; fin sull'Ortigara.

Il viaggio del poeta, che seguita l'angosciosa muraglia su cui vi sono cocci aguzzi di

bottiglia; del letterato, bistrattato, dirottato, a forza, insieme ad altri cento, ad altri

mille, verso il campo di concentramento, verso la morte. Quello del filosofo fatto di

interrogativi e di risposte, susseguenti, a forma di mattonelle che fluttuano

nell'universo, nell'ignoto.

Viaggiare è una delle facce della felicità, è lo spazio tra la nascita e la morte, un

passaggio, attraverso lo spazio ed il tempo; tutto è viaggio, vivere significa viaggiare.

Come fossimo ognuno un novello Ulisse, sempre meno assomigliante a quello omerico o

joyciano e molto più vicino a quello, perso nell'illimitato, di Dante.

Viaggiare dovrebbe essere tutt'altro che girare, spostandosi frettolosamente da un luogo

all'altro, da una città all'altra, bisognerebbe fermarsi per più tempo. Vi è un rapporto di

realtà e irrealtà tra luogo di partenza e meta: essi sono reali ed irreali in due momenti

distinti. La meta è reale nell'istante in cui la si raggiunge, il luogo di partenza

diventa, a sua volta, irreale nell'istante in cui raggiungiamo la meta. Ed è per questo che

si vorrebbe sempre essere e mai essere stati.

Il viaggio è nostalgia, crea in chi lo compie per la prima volta la sensazione di

lontananza, non solo dalla patria, ma anche dagli altri luoghi in cui si è stati. Perchè si

vorrebbe essere contemporaneamente dappertutto, il desiderio ambito dal viaggiatore è

probabilmente il dono dell'ubiquità.

Il filo conduttore che lega tutti i tipi di viaggi è il desiderio di perseguire la

conoscenza, è il desiderio di scoperta, di incantarsi e di stupirsi; di capire e

comprendere. E i viaggi dai quali non si ritorna, sono quelli che non portano a soddisfare

questo desiderio.

http://www.riflessioni.it/forum/cultura-e-societa/8498-viaggio.html

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