Saggio breve dante alighieri
:satisfiedper la prox settimana la prof cia dato da fa l saggio breve(a cui l mio voto +alto è stato 5 e mezzo) su DANTE ALIGHIERI ,POETA COMUNALE...ki può aiutarmi a trovarlo in internet o mi puop comunque dare un aiutino...grazie :satisfied
Risposte
Post datato, chiudo.
@frillii: se hai bisogno di aiuto, devi aprire un altro post. ( https://www.skuola.net/forums.php?m=newtopic )
@frillii: se hai bisogno di aiuto, devi aprire un altro post. ( https://www.skuola.net/forums.php?m=newtopic )
ciao,
per domani devo fare un saggio breve su dante:
confrontare il periodo storico descitto nei primi canti dell'inferno con il periodo attuale.
per domani devo fare un saggio breve su dante:
confrontare il periodo storico descitto nei primi canti dell'inferno con il periodo attuale.
Ti posso indicare l'indirizzo di un sito dedicato ai testi degli autori classici della letteratura italiana:
http://lalighieri.interfree.it/index.html
Spero possa venirti utile.
http://lalighieri.interfree.it/index.html
Spero possa venirti utile.
Crea un thread nuovo. Non intralciare quello degli altri. Ti invito a leggere il regolamento! :hi
avevo bisogno urgente di una versione di latino appassionato amore per la filosofia
ciao alla fine hai fatto il saggio...me lo manderesti se puoi.... ho lo stesso compito per domani...grazie!
L’ esperienza della vita comunale in Dante è uno degli aspetti molto interessanti che si riflettono nella poetica del grande scrittore.
La prima parte della vita di Dante è intrisa del vissuto del contesto comunale storico di Firenze, libero comune che lotta per il potere in un’ area piuttosto ampia della Toscana per la supremazia politica su un a parte centrale della penisola. La Firenze di Dante, insomma, è una vera e propria città-stato che nella situazione e nelle vicende interne riflette il contesto politico, italiano ed europeo, degli ultimi decenni del secolo XIII. A Firenze, dopo l’aspra lotta fra guelfi e ghibellini conclusasi con il sopravvento dei primi, le due fazioni guelfe dei Bianchi e dei Neri si combattono ferocemente in una vera e propria guerra civile: chi vince conquista il controllo del comune, ma a chi perde tocca l’esilio se non la morte. E anche la vita di Dante, dopo il suo esilio, risente di tale clima.
Firenze conserva il ruolo primario nell’opera del poeta, che di fatto non potrà più rivedere la sua città e assisterà al delinearsi di una nuova realtà dell’Italia centro-settentrionale, dove le signorie rette da piccole dinastie aristocratiche incominciano a scardinare l’assetto politico comunale facendo presagire il futuro dominio degli stati regionali. Tale contesto politico e militare, dalla metà del Duecento in poi, è ben evidenziato in quasi tutte le opere di Dante. Anche molti fatti anteriori alla nascita dello scrittore fanno ingresso nei suoi testi, tanto che un secolo di storia italiana ed europea rivive nei tratti memorabili dei personaggi della Commedia, suo capolavoro.
L’esperienza degli inizi del contesto comunale in Dante quindi è rilevante anche nella stesura della Divina Commedia. La dolorosa esperienza di esule nutrirà la sua visione poetica e filosofica anche delle sue opere. Dante è legato alla visione particolaristica della difesa del Comune di Firenze durante gli anni antecedenti all’ esilio e poi si affranca dal frammentarismo comunale per indicare un modello di unità universale in cui la Chiesa e l’ Impero dovrebbero essere gli artefici. Il peso dei conflitti politici, dell’ esilio, del passaggio fra istituzioni medievali e lotte comunali, fazioni e problemi politici si riflette non solo nella concezione della sua opera, in cui dalla rappresentazione dell’ esilio terreno si passa a quella dell’ esilio della vera patria, il Paradiso e dunque il viaggio per raggiungerlo, ma anche sul piano della materia strettamente poetica. Il tema delle profezie che annunciano a Dante , infatti, il suo destino di esiliato si fa , a partire dall’ Inferno, sempre piu evidente e drammatico. La visione dei mali del mondo, la malvagità umana, le invettive contro certi aspetti politici ( basta pensare anche agli stessi canti “politici” della Divina Commedia), le contese e i disfacimenti di giustizia terrena e convivenza civile sono caratteristici del realismo figurativo, come afferma anche Auerbach, del poeta e delle sue esperienze inserite nel passaggio fra legami medievali e aperture comunali e della sua crisi. I danni attentavano alla costituzione di una società, secondo Dante, che pure nel rispetto dell’ autonomia dei Coumuni, fosse capace di rispondere al disegno divino di unità universale . La Chiesa e l’ Impero sono per Dante le guide di tale visione sociale. Il clima convulso del contesto comunale e le sue esperienze, lo segnarono per sempre come uomo e come poeta e ancora oggi notiamo, nei suoi capolavori, i conflitti e gli aspetti politici e culturali dell’ epoca dantesca.
Ho scritto per un mio allievo questo saggio spero ti sia d' aiuto, sintetico completo e a tema. Ciao!
La prima parte della vita di Dante è intrisa del vissuto del contesto comunale storico di Firenze, libero comune che lotta per il potere in un’ area piuttosto ampia della Toscana per la supremazia politica su un a parte centrale della penisola. La Firenze di Dante, insomma, è una vera e propria città-stato che nella situazione e nelle vicende interne riflette il contesto politico, italiano ed europeo, degli ultimi decenni del secolo XIII. A Firenze, dopo l’aspra lotta fra guelfi e ghibellini conclusasi con il sopravvento dei primi, le due fazioni guelfe dei Bianchi e dei Neri si combattono ferocemente in una vera e propria guerra civile: chi vince conquista il controllo del comune, ma a chi perde tocca l’esilio se non la morte. E anche la vita di Dante, dopo il suo esilio, risente di tale clima.
Firenze conserva il ruolo primario nell’opera del poeta, che di fatto non potrà più rivedere la sua città e assisterà al delinearsi di una nuova realtà dell’Italia centro-settentrionale, dove le signorie rette da piccole dinastie aristocratiche incominciano a scardinare l’assetto politico comunale facendo presagire il futuro dominio degli stati regionali. Tale contesto politico e militare, dalla metà del Duecento in poi, è ben evidenziato in quasi tutte le opere di Dante. Anche molti fatti anteriori alla nascita dello scrittore fanno ingresso nei suoi testi, tanto che un secolo di storia italiana ed europea rivive nei tratti memorabili dei personaggi della Commedia, suo capolavoro.
L’esperienza degli inizi del contesto comunale in Dante quindi è rilevante anche nella stesura della Divina Commedia. La dolorosa esperienza di esule nutrirà la sua visione poetica e filosofica anche delle sue opere. Dante è legato alla visione particolaristica della difesa del Comune di Firenze durante gli anni antecedenti all’ esilio e poi si affranca dal frammentarismo comunale per indicare un modello di unità universale in cui la Chiesa e l’ Impero dovrebbero essere gli artefici. Il peso dei conflitti politici, dell’ esilio, del passaggio fra istituzioni medievali e lotte comunali, fazioni e problemi politici si riflette non solo nella concezione della sua opera, in cui dalla rappresentazione dell’ esilio terreno si passa a quella dell’ esilio della vera patria, il Paradiso e dunque il viaggio per raggiungerlo, ma anche sul piano della materia strettamente poetica. Il tema delle profezie che annunciano a Dante , infatti, il suo destino di esiliato si fa , a partire dall’ Inferno, sempre piu evidente e drammatico. La visione dei mali del mondo, la malvagità umana, le invettive contro certi aspetti politici ( basta pensare anche agli stessi canti “politici” della Divina Commedia), le contese e i disfacimenti di giustizia terrena e convivenza civile sono caratteristici del realismo figurativo, come afferma anche Auerbach, del poeta e delle sue esperienze inserite nel passaggio fra legami medievali e aperture comunali e della sua crisi. I danni attentavano alla costituzione di una società, secondo Dante, che pure nel rispetto dell’ autonomia dei Coumuni, fosse capace di rispondere al disegno divino di unità universale . La Chiesa e l’ Impero sono per Dante le guide di tale visione sociale. Il clima convulso del contesto comunale e le sue esperienze, lo segnarono per sempre come uomo e come poeta e ancora oggi notiamo, nei suoi capolavori, i conflitti e gli aspetti politici e culturali dell’ epoca dantesca.
Ho scritto per un mio allievo questo saggio spero ti sia d' aiuto, sintetico completo e a tema. Ciao!
GUARDA QUI HO TROVATO SOLO QUESTE MA NN CREDO CHE VADANO BENE, MA TU PRENDI UN Pò SPUNTO. SPERO D ESSERTI STATA ALMENO UN POCHINO UTILE
a vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. Alla sua nascita, Firenze era in procinto di diventare la città più potente dell’Italia centrale. A partire dal 1250, un governo comunale composto da borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia della nobiltà e due anni più tardi vennero coniati i primi fiorini d’oro che sarebbero diventati i “dollari” dell’Europa mercantile. Il conflitto tra guelfi, fedeli all’autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori del primato politico degli imperatori, divenne sempre più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di supremazia tra città vicine o rivali. Alla nascita di Dante, dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini. Nel 1266, Firenze ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi a loro volta. A questo punto, il partito dei guelfi, si divise in due fazioni: bianchi e neri.
Dante Alighieri nacque il 29 maggio 1265 a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1274, secondo la Vita Nuova, vide per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) della quale si innamorò subito e perdutamente. Quando morì sua madre Gabriella, la «madre bella», Dante aveva circa dieci anni. A 17, nel 1283, quando anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante, morì a sua volta, Dante divenne il capofamiglia.
Il giovane Alighieri seguì gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo strinse amicizie e iniziò una corrispondenza con i giovani poeti che si facevano chiamare «stilnovisti». Nelle Rime si trova l'insieme dell'opera poetica di Dante, dagli anni della gioventù fiorentina, lungo in corso della sua carriera letteraria, che non risultano inseriti in alcun'altra opera. È nell’ambito di questo insieme che possiamo trovare le tracce del distacco consapevole che è seguito alla prima stesura del Inferno e del Purgatorio, che avrebbe condotto Dante verso false concezioni filosofiche, tentazioni della carne e piaceri volgari.
A 20 anni sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.
Due anni dopo la morte di Beatrice, nel 1292, comincia a scrivere la Vita Nuova. Dante si consacra così molto presto completamente alla poesia studiando filosofia e teologia, in particolare Aristotele e San Tommaso.
Nelle Rime petrose (1296 circa), forse dedicate ad una madonne Petra, bella e insensibile, si nota come l'originalità di Dante Alighieri si concreti nella corrispondenza tra materia e rappresentazione. Alla violenza della passione e alla crudeltà dell'amata corrisponde uno stile realistico, pieno di rimandi brutali.
Rimarrà affascinato dalla lotta politica caratteristica di quel periodo e costruirà tutta la sua opera attorno alla figura dell’Imperatore, mito di un’impossibile unità. Nel 1293, tuttavia, in seguito a un decreto che escludeva i nobili dalla vita politica fiorentina, il giovane Dante dovette attenersi alla cura dei suoi interessi intellettuali.
Nel 1295 infine, un'ordinanza decretò che i nobili riottenessero i diritti civici, purché appartenessero a una corporazione. Dante si iscrisse a quella dei medici e dei farmacisti, che era la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poeta». Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fece più aspra, Dante si schierò col partito dei Bianchi che cercavano di difendere l’indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, che fu Papa dal dicembre 1294 al 1303.
Nel 1300, Dante venne eletto tra i sei «Priori» — custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati del governo che componeva la Signoria — che, per attenuare la faziosità della lotta politica, presero la difficile decisione di fare arrestare i più scalmanati tra i leader dei due schieramenti. Ma nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava Charles de Valois e il partito dei Neri, sostenuto dal papato, prendeva il sopravvento, Dante fu chiamato a Roma alla corte di Bonifacio VIII. Quando iniziarono i processi politici, accusato di corruzione, fu sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda. Poiché non si abbassò, al pari dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici, Dante fu condannato alla confisca dei beni e «al boia» se si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze. Fu così costretto a lasciare Firenze con la coscienza di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l’aveva trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere a Firenze e che fu sempre suo feroce avversario, guadagnandosi un posto di rilievo nei gironi dell’Inferno della Divina Commedia.
A partire dal 1304, inizia per Dante il lungo esilio, nel corso del quale viene sempre accolto con favore: Verona, Lucca, forse anche Parigi… Dalla morte di Beatrice agli anni dell’esilio, si è dedicato allo studio della filosofia (per lui l’insieme delle scienze profane) e ha composto liriche d’amore dove lo stile della lode così come il ricordo di Beatrice sono assenti. Il centro del discorso non è più Beatrice ma «la donna gentile», descrizione allegorica della filosofia, che traccia l’itinerario interiore di Dante verso la saggezza. Redige il Convivio (1304-1307), il trattato incompiuto composto in lingua volgare che diventa una summa enciclopedica di sapere pratico. Quest’opera, è una sintesi di saggi, destinati a coloro che, a causa della loro formazione o della condizione sociale, non hanno direttamente accesso al sapere. Vagherà per città e Corti secondo le opportunità che gli si offriranno e non cesserà di approfondire la sua cultura attraverso le differenti esperienze che vive.
Nel 1306 intraprende la redazione della Divina Commedia alla quale lavorerà per tutta la vita. Quando inizia «a far parte per se stesso», rinunciando ai tentativi di rientrare con la forza a Firenze con i suoi amici, prende coscienza della propria solitudine e si stacca dalla realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio, ingiustizia, corruzione e ineguaglianza. Nel 1308, in latino, compone un trattato sulla lingua e lo stile: il De vulgari eloquentia, nel quale passa in revisione i differenti dialetti della lingua italiana e proclama di non aver trovato «l’odorante pantera dei bestiari» del Medioevo che cercava, ivi compresi il fiorentino e le sue imperfezioni. Pensa di aver captato «l’insaziabile belva in quel volgare che in ogni città esala il suo odore e in nessuna trova la sua tana». Fonda la teoria di una lingua volgare che chiama «illustre», che non può essere uno dei dialetti locali italiani ma una lingua frutto del lavoro di pulizia portato avanti collettivamente dagli scrittori italiani. È il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana.
Nel 1310, con l’arrivo in Italia di Enrico VII di Lussemburgo, Imperatore romano, Dante spera nella restaurazione del potere imperiale, il che gli permetterebbe di rientrare a Firenze, ma Enrico muore. Dante compone allora La Monarchia, scritto in latino, dove dichiara che la monarchia universale è essenziale alla felicità terrestre degli uomini e che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. Dibatte anche sui rapporti tra Papato e Impero: al Papa il potere spirituale, all’Imperatore quello temporale. Verso il 1315, gli venne offerto di ritornare a Firenze ma a condizioni che il suo orgoglio ritenne troppo umilianti. Rifiutò con delle parole che rimangono una testimonianza della sua dignità umana: «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un'altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo mancherà il pane».
Nel 1319, fu invitato a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città che, due anni più tardi, lo inviò a Venezia come ambasciatore. Rientrando da questa ambasciata, Dante venne colpito da un attacco di malaria e morì a Ravenna a 56 anni nella notte tra il 23 e 24 settembre 1321, dove si trova la sua tomba.
CREDO CHE QUESTO TU LO POSSA RIASSUMERE
1
Dante Alighieri (che ci viene descritto da Boccaccio come "uomo di mediocre statura, con il volto lungo ed il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labbro di sotto proteso tanto che alquanto quel di sopra avanzava: sulle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e di color bruno e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e penoso" nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia di piccola nobiltà.
Appassionato di studi letterari, di dedicò presto alla poesia e strinse amicizia con i poeti della scuola del Dolce Stil Novo, della quale diventò uno dei più significativi rappresentanti.
L'avvenimento più importante della sua giovinezza fu l'amore spirituale per Beatrice, figlia di Folco Portinari, che cantò nelle sue opere come la donna angelicata degli stilnovisti.
Alcuni anni dopo la morte di Beatrice, avvenuta a soli 24 anni nel 1290, Dante si sposò, per volere del padre, con Gemma Donati, da cui ebbe tre figli.
Nel frattempo partecipò attivamente alla vita politica della sua città che in quegli anni era tormentata da lotte interne tra i guelfi bianchi (che difendevano l'indipendenza e l'autonomia del Comune) e i Guelfi Neri ( che assecondavano le mire espansionistiche del Papato).
Dante si schierò con i Guelfi Bianchi e ottenne varie cariche pubbliche.
Nel 1300 rivestì anche la carica di priore, la più importante nell'ambito del Comune, ma poco tempo dopo, mentre si trovava a Roma, alla corte di Papa Bonifacio VIII in qualità di ambasciatore, i Guelfi Neri ebbero il sopravvento e lo condannarono all'esilio.
Era l'anno 1302 e per dante iniziava un lungo periodo di sofferenze.
Dopo aver tentato invano ripetutamente di tornare in patria, isolatosi dai suoi compagni di esilio, andò peregrinando, tra il 1304 e il 1310, per varie città e corti d'Italia.
Fu a Verona, presso gli Scaligeri, a Treviso, a Padova, in Lunigiana, presso i Malaspina, svolgendo di volta in volta incarichi di segretario o di ambasciatore. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Ravenna, alla corte di Guido da Polenta, dove morì nel 1321, poco dopo aver terminato la sua Commedia.
2
la Vita nuova è stata la prima opera di Dante Alighieri, un lavoro giovanile steso tra il 1292 e il 1293 che si compone di 35 poesie e 42 brani in prosa. Rappresenta quella parte del memoriale di Dante che segna l'inizio di un genere letterario: quello che espone la storia personale dell'autore e la raccontata in lingua volgare e senza l'intermediazione di un protagonista o di un narratore fittizio. Il titolo sta a significare la vita “rinnovata”, illuminata dall'amore.
Si tratta dunque della giovinezza, di quella parte della storia personale di Dante illuminata dall'amore per la meravigliosa Beatrice (Bice di Folco Portinari, sposa di Simone De Bardi) e della rivelazione primordiale che quest'amore gli ha provocato nel fiore della sua adolescenza. Non ha ancora compiuto nove anni quand'egli scorge colei che amerà per l'eternità e che, a sua volta, non è che una bimba di otto anni. Occorre precisare subito che Dante non incontrerà Beatrice che due volte: una prima volta a nove anni e poi soltanto nove anni più tardi, nel mutismo più ostinato della fanciulla e con gli ostacoli invalicabili che si frappongono tra i due.
Non c'è mai alcun rapporto né dialogo tra loro. Unico scambio è «il saluto dolcissimo» che Beatrice invia a Dante quand'egli ha 18 anni e che gli provoca la visione dei «confini della beatitudine». In seguito a questo incontro Dante fa un sogno misterioso, descritto nei colori di un surrealismo ante litteram e la sua passione cresce a tal punto da preoccupare alcuni degli amici che gli sono più vicini e risvegliarne la curiosità
Deciso a nascondere il vero obiettivo del suo amore ai componenti della sua compagnia, Dante fa loro credere di di essere innamorato, in successione, di due fanciulle diverse, fino al giorno in cui Beatrice, ingannata lei stessa da questo imbroglio, gli rifiuta il saluto. Addolorato per la perdita di quell'unico gesto d'intimità, Dante decide di dedicarsi alla lode della gentilissima e inaugura con la prima canzone inclusa nella Vita nuova quel «dolce stil novo» ch'egli rivendicherà come punto di partenza della poesia lirica che distinguerà tutta la sua generazione. Rinuncia a conquistare la sua dama e apprende a considerare la passione che prova per lei come fine a se stessa. La sua poesia si consacra esclusivamente alla lode dell'essere amato.
io adesso devo andare :hi
a vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. Alla sua nascita, Firenze era in procinto di diventare la città più potente dell’Italia centrale. A partire dal 1250, un governo comunale composto da borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia della nobiltà e due anni più tardi vennero coniati i primi fiorini d’oro che sarebbero diventati i “dollari” dell’Europa mercantile. Il conflitto tra guelfi, fedeli all’autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori del primato politico degli imperatori, divenne sempre più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di supremazia tra città vicine o rivali. Alla nascita di Dante, dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini. Nel 1266, Firenze ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi a loro volta. A questo punto, il partito dei guelfi, si divise in due fazioni: bianchi e neri.
Dante Alighieri nacque il 29 maggio 1265 a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1274, secondo la Vita Nuova, vide per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) della quale si innamorò subito e perdutamente. Quando morì sua madre Gabriella, la «madre bella», Dante aveva circa dieci anni. A 17, nel 1283, quando anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante, morì a sua volta, Dante divenne il capofamiglia.
Il giovane Alighieri seguì gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo strinse amicizie e iniziò una corrispondenza con i giovani poeti che si facevano chiamare «stilnovisti». Nelle Rime si trova l'insieme dell'opera poetica di Dante, dagli anni della gioventù fiorentina, lungo in corso della sua carriera letteraria, che non risultano inseriti in alcun'altra opera. È nell’ambito di questo insieme che possiamo trovare le tracce del distacco consapevole che è seguito alla prima stesura del Inferno e del Purgatorio, che avrebbe condotto Dante verso false concezioni filosofiche, tentazioni della carne e piaceri volgari.
A 20 anni sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.
Due anni dopo la morte di Beatrice, nel 1292, comincia a scrivere la Vita Nuova. Dante si consacra così molto presto completamente alla poesia studiando filosofia e teologia, in particolare Aristotele e San Tommaso.
Nelle Rime petrose (1296 circa), forse dedicate ad una madonne Petra, bella e insensibile, si nota come l'originalità di Dante Alighieri si concreti nella corrispondenza tra materia e rappresentazione. Alla violenza della passione e alla crudeltà dell'amata corrisponde uno stile realistico, pieno di rimandi brutali.
Rimarrà affascinato dalla lotta politica caratteristica di quel periodo e costruirà tutta la sua opera attorno alla figura dell’Imperatore, mito di un’impossibile unità. Nel 1293, tuttavia, in seguito a un decreto che escludeva i nobili dalla vita politica fiorentina, il giovane Dante dovette attenersi alla cura dei suoi interessi intellettuali.
Nel 1295 infine, un'ordinanza decretò che i nobili riottenessero i diritti civici, purché appartenessero a una corporazione. Dante si iscrisse a quella dei medici e dei farmacisti, che era la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poeta». Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fece più aspra, Dante si schierò col partito dei Bianchi che cercavano di difendere l’indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, che fu Papa dal dicembre 1294 al 1303.
Nel 1300, Dante venne eletto tra i sei «Priori» — custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati del governo che componeva la Signoria — che, per attenuare la faziosità della lotta politica, presero la difficile decisione di fare arrestare i più scalmanati tra i leader dei due schieramenti. Ma nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava Charles de Valois e il partito dei Neri, sostenuto dal papato, prendeva il sopravvento, Dante fu chiamato a Roma alla corte di Bonifacio VIII. Quando iniziarono i processi politici, accusato di corruzione, fu sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda. Poiché non si abbassò, al pari dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici, Dante fu condannato alla confisca dei beni e «al boia» se si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze. Fu così costretto a lasciare Firenze con la coscienza di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l’aveva trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere a Firenze e che fu sempre suo feroce avversario, guadagnandosi un posto di rilievo nei gironi dell’Inferno della Divina Commedia.
A partire dal 1304, inizia per Dante il lungo esilio, nel corso del quale viene sempre accolto con favore: Verona, Lucca, forse anche Parigi… Dalla morte di Beatrice agli anni dell’esilio, si è dedicato allo studio della filosofia (per lui l’insieme delle scienze profane) e ha composto liriche d’amore dove lo stile della lode così come il ricordo di Beatrice sono assenti. Il centro del discorso non è più Beatrice ma «la donna gentile», descrizione allegorica della filosofia, che traccia l’itinerario interiore di Dante verso la saggezza. Redige il Convivio (1304-1307), il trattato incompiuto composto in lingua volgare che diventa una summa enciclopedica di sapere pratico. Quest’opera, è una sintesi di saggi, destinati a coloro che, a causa della loro formazione o della condizione sociale, non hanno direttamente accesso al sapere. Vagherà per città e Corti secondo le opportunità che gli si offriranno e non cesserà di approfondire la sua cultura attraverso le differenti esperienze che vive.
Nel 1306 intraprende la redazione della Divina Commedia alla quale lavorerà per tutta la vita. Quando inizia «a far parte per se stesso», rinunciando ai tentativi di rientrare con la forza a Firenze con i suoi amici, prende coscienza della propria solitudine e si stacca dalla realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio, ingiustizia, corruzione e ineguaglianza. Nel 1308, in latino, compone un trattato sulla lingua e lo stile: il De vulgari eloquentia, nel quale passa in revisione i differenti dialetti della lingua italiana e proclama di non aver trovato «l’odorante pantera dei bestiari» del Medioevo che cercava, ivi compresi il fiorentino e le sue imperfezioni. Pensa di aver captato «l’insaziabile belva in quel volgare che in ogni città esala il suo odore e in nessuna trova la sua tana». Fonda la teoria di una lingua volgare che chiama «illustre», che non può essere uno dei dialetti locali italiani ma una lingua frutto del lavoro di pulizia portato avanti collettivamente dagli scrittori italiani. È il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana.
Nel 1310, con l’arrivo in Italia di Enrico VII di Lussemburgo, Imperatore romano, Dante spera nella restaurazione del potere imperiale, il che gli permetterebbe di rientrare a Firenze, ma Enrico muore. Dante compone allora La Monarchia, scritto in latino, dove dichiara che la monarchia universale è essenziale alla felicità terrestre degli uomini e che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. Dibatte anche sui rapporti tra Papato e Impero: al Papa il potere spirituale, all’Imperatore quello temporale. Verso il 1315, gli venne offerto di ritornare a Firenze ma a condizioni che il suo orgoglio ritenne troppo umilianti. Rifiutò con delle parole che rimangono una testimonianza della sua dignità umana: «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un'altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo mancherà il pane».
Nel 1319, fu invitato a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città che, due anni più tardi, lo inviò a Venezia come ambasciatore. Rientrando da questa ambasciata, Dante venne colpito da un attacco di malaria e morì a Ravenna a 56 anni nella notte tra il 23 e 24 settembre 1321, dove si trova la sua tomba.
CREDO CHE QUESTO TU LO POSSA RIASSUMERE
1
Dante Alighieri (che ci viene descritto da Boccaccio come "uomo di mediocre statura, con il volto lungo ed il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labbro di sotto proteso tanto che alquanto quel di sopra avanzava: sulle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e di color bruno e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e penoso" nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia di piccola nobiltà.
Appassionato di studi letterari, di dedicò presto alla poesia e strinse amicizia con i poeti della scuola del Dolce Stil Novo, della quale diventò uno dei più significativi rappresentanti.
L'avvenimento più importante della sua giovinezza fu l'amore spirituale per Beatrice, figlia di Folco Portinari, che cantò nelle sue opere come la donna angelicata degli stilnovisti.
Alcuni anni dopo la morte di Beatrice, avvenuta a soli 24 anni nel 1290, Dante si sposò, per volere del padre, con Gemma Donati, da cui ebbe tre figli.
Nel frattempo partecipò attivamente alla vita politica della sua città che in quegli anni era tormentata da lotte interne tra i guelfi bianchi (che difendevano l'indipendenza e l'autonomia del Comune) e i Guelfi Neri ( che assecondavano le mire espansionistiche del Papato).
Dante si schierò con i Guelfi Bianchi e ottenne varie cariche pubbliche.
Nel 1300 rivestì anche la carica di priore, la più importante nell'ambito del Comune, ma poco tempo dopo, mentre si trovava a Roma, alla corte di Papa Bonifacio VIII in qualità di ambasciatore, i Guelfi Neri ebbero il sopravvento e lo condannarono all'esilio.
Era l'anno 1302 e per dante iniziava un lungo periodo di sofferenze.
Dopo aver tentato invano ripetutamente di tornare in patria, isolatosi dai suoi compagni di esilio, andò peregrinando, tra il 1304 e il 1310, per varie città e corti d'Italia.
Fu a Verona, presso gli Scaligeri, a Treviso, a Padova, in Lunigiana, presso i Malaspina, svolgendo di volta in volta incarichi di segretario o di ambasciatore. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Ravenna, alla corte di Guido da Polenta, dove morì nel 1321, poco dopo aver terminato la sua Commedia.
2
la Vita nuova è stata la prima opera di Dante Alighieri, un lavoro giovanile steso tra il 1292 e il 1293 che si compone di 35 poesie e 42 brani in prosa. Rappresenta quella parte del memoriale di Dante che segna l'inizio di un genere letterario: quello che espone la storia personale dell'autore e la raccontata in lingua volgare e senza l'intermediazione di un protagonista o di un narratore fittizio. Il titolo sta a significare la vita “rinnovata”, illuminata dall'amore.
Si tratta dunque della giovinezza, di quella parte della storia personale di Dante illuminata dall'amore per la meravigliosa Beatrice (Bice di Folco Portinari, sposa di Simone De Bardi) e della rivelazione primordiale che quest'amore gli ha provocato nel fiore della sua adolescenza. Non ha ancora compiuto nove anni quand'egli scorge colei che amerà per l'eternità e che, a sua volta, non è che una bimba di otto anni. Occorre precisare subito che Dante non incontrerà Beatrice che due volte: una prima volta a nove anni e poi soltanto nove anni più tardi, nel mutismo più ostinato della fanciulla e con gli ostacoli invalicabili che si frappongono tra i due.
Non c'è mai alcun rapporto né dialogo tra loro. Unico scambio è «il saluto dolcissimo» che Beatrice invia a Dante quand'egli ha 18 anni e che gli provoca la visione dei «confini della beatitudine». In seguito a questo incontro Dante fa un sogno misterioso, descritto nei colori di un surrealismo ante litteram e la sua passione cresce a tal punto da preoccupare alcuni degli amici che gli sono più vicini e risvegliarne la curiosità
Deciso a nascondere il vero obiettivo del suo amore ai componenti della sua compagnia, Dante fa loro credere di di essere innamorato, in successione, di due fanciulle diverse, fino al giorno in cui Beatrice, ingannata lei stessa da questo imbroglio, gli rifiuta il saluto. Addolorato per la perdita di quell'unico gesto d'intimità, Dante decide di dedicarsi alla lode della gentilissima e inaugura con la prima canzone inclusa nella Vita nuova quel «dolce stil novo» ch'egli rivendicherà come punto di partenza della poesia lirica che distinguerà tutta la sua generazione. Rinuncia a conquistare la sua dama e apprende a considerare la passione che prova per lei come fine a se stessa. La sua poesia si consacra esclusivamente alla lode dell'essere amato.
io adesso devo andare :hi
sedia90 :va benissimo....io sn qui
ah ok aspe ke provo di nuovo allora..... vado e t faccio sapere... vado a navigare
grazie
ah ok aspe ke provo di nuovo allora..... vado e t faccio sapere... vado a navigare
sedia90 :grazie..l avevo trovato ank io ma sai kos è...dante poeta comunale...poeta comunale si riferisce alla figura dell intellettuale cittadino
GUARDA QUI E LEGGILO BREVEMENTE E DIMMI SE TI VA BENE SE NO TE NE CERCO SUBITO UN ALTRO PERò SE PUOI RISPONDI IL PRIMA POSSIBILE
Il Medioevo, periodo a lungo considerato oscuro e tenebroso, ha certamente portato alla luce una delle maggiori figure della letteratura italiana, il cui influsso è rimasto fortissimo nel corso dei secoli. Si tratta di Dante Alighieri, uomo dalla personalità complessa e multisfaccettata che si intreccia profondamente con il suo contesto storico-politico, rimanendo saldamente ancorata ai principi della cultura medievale, ma rivelandosi per certi aspetti antesignana inconsapevole della cultura umanistica e rinascimentale. La vita di Dante può essere suddivisa, così come afferma il De Sanctis, in tre fasi fondamentali: il tempo della giovinezza, quello della partecipazione alla vita politica e quello dell?esilio. ?Durante il periodo della giovinezza ? continua il De Sanctis ? tutto sa di Beatrice?. Il poeta incontra Beatrice all?età di nove, numero che ricorrerà con frequenza nella Commedia, e poi a diciotto anni finendo per innamorarsene profondamente. L?intera vicenda amorosa viene interamente ripercorsa nella Vita Nova, opera composta in seguito alla morte della giovane donna. Essa raccoglie tutti i principali componimenti in lode di Beatrice; non si configura, però, come un semplice canzoniere, in quanto Dante affianca ad ognuna delle quattordici canzoni commento introduttivo ed uno retorico in modo da conferire una maggiore organicità ed armonia all?opera che assume così i tratti di un itinerario. Nella prima parte, si riscontrano i canoni dell?amore cortese: il poeta canta la lode di Beatrice da cui riceve appagamento mediante il saluto. In questo punto si avverte l?influsso dello stile cavalcantiano: prevale, infatti, la descrizione degli effetti dell?amore sull?amante. In seguito, però la donna sdegnata a causa delle chiacchiere dei ?malparlieri?, nega il saluto al poeta. Egli, allora, si rende conto che l?amore non necessita di alcun appagamento e deve essere esaltato mediante le sole parole in lode della ?gentilissima?. Il passaggio tra la seconda e la terza parte della Vita Nova con La canzone ?Donne ch?avete intelletto d?amore?, segna la svolta nella concezione amorosa dantesca, quale in seguito emergerà nella Divina Commedia. Dante, infatti, superando lo stilnovismo, eleverà l?amore nei confronti di Beatrice a tal punto da accostarlo a quello verso Dio. Proprio per questo aspetto, molti critici hanno paragonato l?amore dantesco a quello mistico trattato dai teologi. In particolare il Singleton ha accostato il percorso amoroso della Vita Nova all? ?Itinerarium mentis in deum? di San Bonaventura. Con la Vita Nova si chiude una fase della vita del poeta, in seguito alla quale i suoi orizzonti si ampliano. Egli, infatti, prende parte alla vita politica delle sua città, Firenze, sconvolta da profonde lotte intestine. In quel periodo il controllo del comune è saldamente in mano ai Guelfi divisi, a loro volta, in due fazioni: i Bianchi ed i Neri. Alla base della rivalità tra i due gruppi non vi sono forti motivi ideologici, se non l?appoggio alla politica espansionistica del papa Bonifacio VIII che, mediante un vicariato imperiale, avanza pretese sulla Toscana. Dante, iscrittosi alla corporazione degli speziali, in un quinquennio ricopre tutte le cariche politiche fino a giungere al priorato. Egli, in un primo momento, si pone al di sopra del conflitto tra le due fazioni guelfe, in seguito, però si schiera al fianco dei Bianchi con i quali condivide il desiderio che il comune fiorentino rimanga svincolato dall?influenza papale. La sua profonda integrità morale e la coerenza tra pensiero ed azione fanno di lui un politico ingenuo, perché gli impediscono di immolare sull?altare dell?ipocrisia i principi in cui crede fermamente. Il poeta, quando Carlo di Valois giunge in Italia su richiesta del Papa e consegna Firenze nelle mani dei Guelfi neri, viene accusato di baratteria ed esiliato. Inizia, così, un periodo di sofferenze ed umiliazioni che lo conduce in giro per diverse corti dell?Itali settentrionale. La sua eccezionale forza d?animo, però, non lo abbandona e lo spinge a proseguire sino a giungere al cospetto di nobili che riconoscono la sua genialità, come Cangrande della Scala, a cui sono dedicati il Paradiso ed un?epistola che contiene la chiave di lettura di tutta la Divina Commedia. Durante il periodo dell?esilio, sostiene il De Sanctis ?Gli orizzonti di Dante si allargano: egli diviene cosmopolita?. Il poeta, infatti, accantona la tematica amorosa per focalizzare l?attenzione su problematiche più ampie. Nasce, così il Convivio, rimasto incompiuto probabilmente perché il poeta si è dedicato alla stesura della ?danteide?. Nel titolo è insito lo scopo stesso dell?opera: organizzare un banchetto alfine di offrire ai ?commensali? non cibi e vivande, ma la cultura. Il Convivio, infatti, composto in lingua volgare, è rivolto a tutte quelle persone che, per svariati motivi, non hanno potuto studiare, ma essendo di ?animo gentile? mostrano vivo interesse per la cultura. Dante rintraccia in questo gruppo la guida ideale per la società, in contrapposizione all?odiato ?popolo grasso? , ovvero la borghesia. Nel Convivio, l'autore esalta l?amore per la filosofia sotto le false spoglie di una donna gentile che ha consolato il suo dolore in seguito alla morte di Beatrice. La concezione filosofica dantesca ancorata alla cultura medievale, può essere ricondotta alla Scolastica di San Tommaso e, solo in Parte, alla Patristica di Sant?Agostino. In quest?opera, Dante celebra un importante elogio della lingua volgare, attribuendole pari dignità letteraria rispetto al latino. Nel trattato finale del Convivio, lo scrittore confuta la tesi dell?imperatore Federico II, secondo cui la nobiltà deriva dai natali. Egli asserisce, infatti, che essa può essere attenuta esclusivamente con l?esercizio della virtù. Il tema della politica viene affrontato in maniera più approfondita nel De Monarchia, unica opera dottrinale ultimata, ma di datazione incerta. In quest?ultima opera il poeta, utilizzando la lingua latina, si rivolge ai dotti. Egli indica la monarchia universale, con l?Imperatore al di sopra di tutti i regnanti, come l?unica forma di governo in grado di mantenere l?equilibrio e l?armonia all?interno della società. Dante attribuisce all?Imperatore ed al Pontefice pari importanza, ma sfere d?influenza diverse. Tuttavia, dal momento che la vita terrena si svolge in funzione di quella eterna, l?Imperatore deve naturale riverenza al Papa. Ovviamente, quella del poeta è solo un?utopia dovuta ad un?interpretazione pessimistica degli sconvolgimenti politici che porteranno al Rinascimento. Sebbene Dante rimanga molto legato alla cultura medievale, egli attribuisce grandissima importanza al volgare dirozzato in grado di esprimere tematiche elevate al pari del latino. Così, dopo l?elogio nel Convivio, con il De Vvulgari Eloquenzia egli si propone di fissare i canoni di utilizzo di questa nuova lingua. L?Alighieri definisce il volgare ?cardinale? ossia il cardine attorno al quale ruotano tutte le altre lingue, ?aulico? perché sarebbe la lingua parlata in un?ipotetica corte italiana, e ?curiale?. Tutte le tematiche affrontate vengono conglobate nella Divina Commedia, il poema sacro nel quale Dante assume il ruolo di profeta per il risanamento della società.
madame :ho guià cercato ma n ce nnt
[quote]IPPLALA :
_cerca_
[/quote]
quella che ti ho postato va bene?????????
IPPLALA :ho guià cercato ma n ce nnt
_cerca_
GUARDA QUI E LEGGILO BREVEMENTE E DIMMI SE TI VA BENE SE NO TE NE CERCO SUBITO UN ALTRO PERò SE PUOI RISPONDI IL PRIMA POSSIBILE
Il Medioevo, periodo a lungo considerato oscuro e tenebroso, ha certamente portato alla luce una delle maggiori figure della letteratura italiana, il cui influsso è rimasto fortissimo nel corso dei secoli. Si tratta di Dante Alighieri, uomo dalla personalità complessa e multisfaccettata che si intreccia profondamente con il suo contesto storico-politico, rimanendo saldamente ancorata ai principi della cultura medievale, ma rivelandosi per certi aspetti antesignana inconsapevole della cultura umanistica e rinascimentale. La vita di Dante può essere suddivisa, così come afferma il De Sanctis, in tre fasi fondamentali: il tempo della giovinezza, quello della partecipazione alla vita politica e quello dell?esilio. ?Durante il periodo della giovinezza ? continua il De Sanctis ? tutto sa di Beatrice?. Il poeta incontra Beatrice all?età di nove, numero che ricorrerà con frequenza nella Commedia, e poi a diciotto anni finendo per innamorarsene profondamente. L?intera vicenda amorosa viene interamente ripercorsa nella Vita Nova, opera composta in seguito alla morte della giovane donna. Essa raccoglie tutti i principali componimenti in lode di Beatrice; non si configura, però, come un semplice canzoniere, in quanto Dante affianca ad ognuna delle quattordici canzoni commento introduttivo ed uno retorico in modo da conferire una maggiore organicità ed armonia all?opera che assume così i tratti di un itinerario. Nella prima parte, si riscontrano i canoni dell?amore cortese: il poeta canta la lode di Beatrice da cui riceve appagamento mediante il saluto. In questo punto si avverte l?influsso dello stile cavalcantiano: prevale, infatti, la descrizione degli effetti dell?amore sull?amante. In seguito, però la donna sdegnata a causa delle chiacchiere dei ?malparlieri?, nega il saluto al poeta. Egli, allora, si rende conto che l?amore non necessita di alcun appagamento e deve essere esaltato mediante le sole parole in lode della ?gentilissima?. Il passaggio tra la seconda e la terza parte della Vita Nova con La canzone ?Donne ch?avete intelletto d?amore?, segna la svolta nella concezione amorosa dantesca, quale in seguito emergerà nella Divina Commedia. Dante, infatti, superando lo stilnovismo, eleverà l?amore nei confronti di Beatrice a tal punto da accostarlo a quello verso Dio. Proprio per questo aspetto, molti critici hanno paragonato l?amore dantesco a quello mistico trattato dai teologi. In particolare il Singleton ha accostato il percorso amoroso della Vita Nova all? ?Itinerarium mentis in deum? di San Bonaventura. Con la Vita Nova si chiude una fase della vita del poeta, in seguito alla quale i suoi orizzonti si ampliano. Egli, infatti, prende parte alla vita politica delle sua città, Firenze, sconvolta da profonde lotte intestine. In quel periodo il controllo del comune è saldamente in mano ai Guelfi divisi, a loro volta, in due fazioni: i Bianchi ed i Neri. Alla base della rivalità tra i due gruppi non vi sono forti motivi ideologici, se non l?appoggio alla politica espansionistica del papa Bonifacio VIII che, mediante un vicariato imperiale, avanza pretese sulla Toscana. Dante, iscrittosi alla corporazione degli speziali, in un quinquennio ricopre tutte le cariche politiche fino a giungere al priorato. Egli, in un primo momento, si pone al di sopra del conflitto tra le due fazioni guelfe, in seguito, però si schiera al fianco dei Bianchi con i quali condivide il desiderio che il comune fiorentino rimanga svincolato dall?influenza papale. La sua profonda integrità morale e la coerenza tra pensiero ed azione fanno di lui un politico ingenuo, perché gli impediscono di immolare sull?altare dell?ipocrisia i principi in cui crede fermamente. Il poeta, quando Carlo di Valois giunge in Italia su richiesta del Papa e consegna Firenze nelle mani dei Guelfi neri, viene accusato di baratteria ed esiliato. Inizia, così, un periodo di sofferenze ed umiliazioni che lo conduce in giro per diverse corti dell?Itali settentrionale. La sua eccezionale forza d?animo, però, non lo abbandona e lo spinge a proseguire sino a giungere al cospetto di nobili che riconoscono la sua genialità, come Cangrande della Scala, a cui sono dedicati il Paradiso ed un?epistola che contiene la chiave di lettura di tutta la Divina Commedia. Durante il periodo dell?esilio, sostiene il De Sanctis ?Gli orizzonti di Dante si allargano: egli diviene cosmopolita?. Il poeta, infatti, accantona la tematica amorosa per focalizzare l?attenzione su problematiche più ampie. Nasce, così il Convivio, rimasto incompiuto probabilmente perché il poeta si è dedicato alla stesura della ?danteide?. Nel titolo è insito lo scopo stesso dell?opera: organizzare un banchetto alfine di offrire ai ?commensali? non cibi e vivande, ma la cultura. Il Convivio, infatti, composto in lingua volgare, è rivolto a tutte quelle persone che, per svariati motivi, non hanno potuto studiare, ma essendo di ?animo gentile? mostrano vivo interesse per la cultura. Dante rintraccia in questo gruppo la guida ideale per la società, in contrapposizione all?odiato ?popolo grasso? , ovvero la borghesia. Nel Convivio, l'autore esalta l?amore per la filosofia sotto le false spoglie di una donna gentile che ha consolato il suo dolore in seguito alla morte di Beatrice. La concezione filosofica dantesca ancorata alla cultura medievale, può essere ricondotta alla Scolastica di San Tommaso e, solo in Parte, alla Patristica di Sant?Agostino. In quest?opera, Dante celebra un importante elogio della lingua volgare, attribuendole pari dignità letteraria rispetto al latino. Nel trattato finale del Convivio, lo scrittore confuta la tesi dell?imperatore Federico II, secondo cui la nobiltà deriva dai natali. Egli asserisce, infatti, che essa può essere attenuta esclusivamente con l?esercizio della virtù. Il tema della politica viene affrontato in maniera più approfondita nel De Monarchia, unica opera dottrinale ultimata, ma di datazione incerta. In quest?ultima opera il poeta, utilizzando la lingua latina, si rivolge ai dotti. Egli indica la monarchia universale, con l?Imperatore al di sopra di tutti i regnanti, come l?unica forma di governo in grado di mantenere l?equilibrio e l?armonia all?interno della società. Dante attribuisce all?Imperatore ed al Pontefice pari importanza, ma sfere d?influenza diverse. Tuttavia, dal momento che la vita terrena si svolge in funzione di quella eterna, l?Imperatore deve naturale riverenza al Papa. Ovviamente, quella del poeta è solo un?utopia dovuta ad un?interpretazione pessimistica degli sconvolgimenti politici che porteranno al Rinascimento. Sebbene Dante rimanga molto legato alla cultura medievale, egli attribuisce grandissima importanza al volgare dirozzato in grado di esprimere tematiche elevate al pari del latino. Così, dopo l?elogio nel Convivio, con il De Vvulgari Eloquenzia egli si propone di fissare i canoni di utilizzo di questa nuova lingua. L?Alighieri definisce il volgare ?cardinale? ossia il cardine attorno al quale ruotano tutte le altre lingue, ?aulico? perché sarebbe la lingua parlata in un?ipotetica corte italiana, e ?curiale?. Tutte le tematiche affrontate vengono conglobate nella Divina Commedia, il poema sacro nel quale Dante assume il ruolo di profeta per il risanamento della società.
Il Medioevo, periodo a lungo considerato oscuro e tenebroso, ha certamente portato alla luce una delle maggiori figure della letteratura italiana, il cui influsso è rimasto fortissimo nel corso dei secoli. Si tratta di Dante Alighieri, uomo dalla personalità complessa e multisfaccettata che si intreccia profondamente con il suo contesto storico-politico, rimanendo saldamente ancorata ai principi della cultura medievale, ma rivelandosi per certi aspetti antesignana inconsapevole della cultura umanistica e rinascimentale. La vita di Dante può essere suddivisa, così come afferma il De Sanctis, in tre fasi fondamentali: il tempo della giovinezza, quello della partecipazione alla vita politica e quello dell?esilio. ?Durante il periodo della giovinezza ? continua il De Sanctis ? tutto sa di Beatrice?. Il poeta incontra Beatrice all?età di nove, numero che ricorrerà con frequenza nella Commedia, e poi a diciotto anni finendo per innamorarsene profondamente. L?intera vicenda amorosa viene interamente ripercorsa nella Vita Nova, opera composta in seguito alla morte della giovane donna. Essa raccoglie tutti i principali componimenti in lode di Beatrice; non si configura, però, come un semplice canzoniere, in quanto Dante affianca ad ognuna delle quattordici canzoni commento introduttivo ed uno retorico in modo da conferire una maggiore organicità ed armonia all?opera che assume così i tratti di un itinerario. Nella prima parte, si riscontrano i canoni dell?amore cortese: il poeta canta la lode di Beatrice da cui riceve appagamento mediante il saluto. In questo punto si avverte l?influsso dello stile cavalcantiano: prevale, infatti, la descrizione degli effetti dell?amore sull?amante. In seguito, però la donna sdegnata a causa delle chiacchiere dei ?malparlieri?, nega il saluto al poeta. Egli, allora, si rende conto che l?amore non necessita di alcun appagamento e deve essere esaltato mediante le sole parole in lode della ?gentilissima?. Il passaggio tra la seconda e la terza parte della Vita Nova con La canzone ?Donne ch?avete intelletto d?amore?, segna la svolta nella concezione amorosa dantesca, quale in seguito emergerà nella Divina Commedia. Dante, infatti, superando lo stilnovismo, eleverà l?amore nei confronti di Beatrice a tal punto da accostarlo a quello verso Dio. Proprio per questo aspetto, molti critici hanno paragonato l?amore dantesco a quello mistico trattato dai teologi. In particolare il Singleton ha accostato il percorso amoroso della Vita Nova all? ?Itinerarium mentis in deum? di San Bonaventura. Con la Vita Nova si chiude una fase della vita del poeta, in seguito alla quale i suoi orizzonti si ampliano. Egli, infatti, prende parte alla vita politica delle sua città, Firenze, sconvolta da profonde lotte intestine. In quel periodo il controllo del comune è saldamente in mano ai Guelfi divisi, a loro volta, in due fazioni: i Bianchi ed i Neri. Alla base della rivalità tra i due gruppi non vi sono forti motivi ideologici, se non l?appoggio alla politica espansionistica del papa Bonifacio VIII che, mediante un vicariato imperiale, avanza pretese sulla Toscana. Dante, iscrittosi alla corporazione degli speziali, in un quinquennio ricopre tutte le cariche politiche fino a giungere al priorato. Egli, in un primo momento, si pone al di sopra del conflitto tra le due fazioni guelfe, in seguito, però si schiera al fianco dei Bianchi con i quali condivide il desiderio che il comune fiorentino rimanga svincolato dall?influenza papale. La sua profonda integrità morale e la coerenza tra pensiero ed azione fanno di lui un politico ingenuo, perché gli impediscono di immolare sull?altare dell?ipocrisia i principi in cui crede fermamente. Il poeta, quando Carlo di Valois giunge in Italia su richiesta del Papa e consegna Firenze nelle mani dei Guelfi neri, viene accusato di baratteria ed esiliato. Inizia, così, un periodo di sofferenze ed umiliazioni che lo conduce in giro per diverse corti dell?Itali settentrionale. La sua eccezionale forza d?animo, però, non lo abbandona e lo spinge a proseguire sino a giungere al cospetto di nobili che riconoscono la sua genialità, come Cangrande della Scala, a cui sono dedicati il Paradiso ed un?epistola che contiene la chiave di lettura di tutta la Divina Commedia. Durante il periodo dell?esilio, sostiene il De Sanctis ?Gli orizzonti di Dante si allargano: egli diviene cosmopolita?. Il poeta, infatti, accantona la tematica amorosa per focalizzare l?attenzione su problematiche più ampie. Nasce, così il Convivio, rimasto incompiuto probabilmente perché il poeta si è dedicato alla stesura della ?danteide?. Nel titolo è insito lo scopo stesso dell?opera: organizzare un banchetto alfine di offrire ai ?commensali? non cibi e vivande, ma la cultura. Il Convivio, infatti, composto in lingua volgare, è rivolto a tutte quelle persone che, per svariati motivi, non hanno potuto studiare, ma essendo di ?animo gentile? mostrano vivo interesse per la cultura. Dante rintraccia in questo gruppo la guida ideale per la società, in contrapposizione all?odiato ?popolo grasso? , ovvero la borghesia. Nel Convivio, l'autore esalta l?amore per la filosofia sotto le false spoglie di una donna gentile che ha consolato il suo dolore in seguito alla morte di Beatrice. La concezione filosofica dantesca ancorata alla cultura medievale, può essere ricondotta alla Scolastica di San Tommaso e, solo in Parte, alla Patristica di Sant?Agostino. In quest?opera, Dante celebra un importante elogio della lingua volgare, attribuendole pari dignità letteraria rispetto al latino. Nel trattato finale del Convivio, lo scrittore confuta la tesi dell?imperatore Federico II, secondo cui la nobiltà deriva dai natali. Egli asserisce, infatti, che essa può essere attenuta esclusivamente con l?esercizio della virtù. Il tema della politica viene affrontato in maniera più approfondita nel De Monarchia, unica opera dottrinale ultimata, ma di datazione incerta. In quest?ultima opera il poeta, utilizzando la lingua latina, si rivolge ai dotti. Egli indica la monarchia universale, con l?Imperatore al di sopra di tutti i regnanti, come l?unica forma di governo in grado di mantenere l?equilibrio e l?armonia all?interno della società. Dante attribuisce all?Imperatore ed al Pontefice pari importanza, ma sfere d?influenza diverse. Tuttavia, dal momento che la vita terrena si svolge in funzione di quella eterna, l?Imperatore deve naturale riverenza al Papa. Ovviamente, quella del poeta è solo un?utopia dovuta ad un?interpretazione pessimistica degli sconvolgimenti politici che porteranno al Rinascimento. Sebbene Dante rimanga molto legato alla cultura medievale, egli attribuisce grandissima importanza al volgare dirozzato in grado di esprimere tematiche elevate al pari del latino. Così, dopo l?elogio nel Convivio, con il De Vvulgari Eloquenzia egli si propone di fissare i canoni di utilizzo di questa nuova lingua. L?Alighieri definisce il volgare ?cardinale? ossia il cardine attorno al quale ruotano tutte le altre lingue, ?aulico? perché sarebbe la lingua parlata in un?ipotetica corte italiana, e ?curiale?. Tutte le tematiche affrontate vengono conglobate nella Divina Commedia, il poema sacro nel quale Dante assume il ruolo di profeta per il risanamento della società.
_cerca_
Questa discussione è stata chiusa