RIASSUNTO DEL BRANO "il mister" DI MARCO LODOLI
Riassunto del brano "IL MISTER" di Marco Lodoli
Risposte
# neneiacono :
se la mette lei ? perche ora non so dove metterla quindi man mano che scrive l'aggiunge...ma se propio insiste te lo rifaccio
Da quale sito hai preso il riassunto del brano? Bisogna citare la fonte :)
se la mette lei ? perche ora non so dove metterla quindi man mano che scrive l'aggiunge...ma se propio insiste te lo rifaccio
Manca la fonte neneiacono, è meglio che tu la metta :)
Il professore di storia dell'arte: Claudio vive la leggerezza di una vita in equilibrio a cui non chiede niente per impedirsi, e impedire agli altri, di soffrire. Su di lui, complice un'allieva, Michela, si abbatte violenta la pesantezza dell'agitato mare notturno che rischia di farlo annegare ma che, in realtà, lo inizia a una vita nuova, nella quale poter finalmente "cominciare ad amare". "Seguimi. Non avere sempre paura", gli aveva detto Michela, parlando però anche a se stessa e lui l'aveva seguita.
I due, ora, "non hanno più paura". Possono separarsi, ora. Mentre "un vento di mare li spinge e li accarezza". Catarifrangente. Un istruttore di scuola guida, Sisto, e la sua istruenda trentacinquenne, Milena, "bellissima" ma ormai a corto di amanti. Lui ha sentito tante storie infelici, senza però essere mai riuscito a pronunciare una sola parola di conforto. Lei, che vuole di parole ne ha pronunciate invece in eccesso perché le era sempre sembrato terribile tacere. Anche per loro, alla fine, c'è un mare e un vento, quello di Ostia, che appare "rosso e azzurro al sole del tramonto"; il vento che entra nell'auto quando vengono aperti i finestrini: "Un'aria che sapeva d'estate e d'amore".
Il mister. Un giovane e suo padre, volgare e autoritario, che vorrebbe per il figlio un destino da calciatore. Parole gridate: quelle del genitore all'indirizzo del ragazzo, perché mandi la palla in rete. Parole che non servono, che non sono mai servite: quelle del figlio, che per farlo tacere si limita ogni volta a segnare in quello sport che ha sempre odiato. Finché all'ultimo minuto della finale dei mondiali decide di tirare il rigore decisivo "sopra la traversa, nel vento largo dell'idiozia".
Un maestro. Insegnante di italiano e storia. Un giovane allievo infatuato di lui e come lui trasportato dal vento della passione per la cultura, per la poesia. "Sii te stesso e vai fino in fondo" gli aveva detto: parole preziose ma pesanti, "d'oro e di piombo". E tocca ora all'allievo di un tempo, in un'amarissima lettera, rinfacciargli con disprezzo la sua vita perduta nella disgrazia, trascorsa a inseguire romanzi che non gli è mai riuscito di scrivere.I professori. Sette. Avvinazzati, maleodoranti, balordi, che si interrogano in un giardinetto sui destini del mondo. Parlano parole che suonano difficili per Zeffirino, ex portiere di condominio ammesso in quel surreale concilio nel ruolo di "muto rappresentante del mondo". Ascolta paziente, Zeffirino, quei "sette poveri disgraziati che parlano strano", che parlano anche di lui, eletto ad agnello sacrificale per salvare il mondo. Lui non ha paura di morire per salvarlo quel mondo, che pure è pieno zeppo di cose che non comprende.Margherita. voleva soltanto l'amore; ma ora che ha 33 anni i sogni sono svaniti. Le resta soltanto da sposare un uomo, "di 40 anni", che non le piace: un insegnante di scienze. Lei "vorrebbe dire tante cose", "ma sta zitta, perché lo sa benissimo che quell'uomo sarà suo marito, e prova dolore e gioia, ma più dolore".Il rinoceronte. Roberta, cinquantenne. Brutta, grossa e sola. Materna e comprensiva, prima. Accecata dall'odio, dopo; verso l'allieva preferita, Caterina, che l'ha paragonata all'animale. Caterina, a distanza di anni, la rincontra e le perdona; di più, le è grata. E a Roberta, ora raggiante, non importa di capire. Vorrebbe che fosse subito mattino, per tornare a scuola.Ghigo Alberighi. Federigo degli Alberighi. Giovanna è Giovanna e il falcone è un merlo indiano. "Giò ti ama, Giò ti ama", continua a ripetere il merlo istruito da Ghigo, che Giovanna un tempo ha abbandonato. La donna, un bel giorno, torna da Ghigo e questi, temendo che quella cantilena possa offenderla, libera l'uccello. Ma quel merlo lo pretendeva la figlia di lei, "capricciosa come la madre".
Anche all'autore, se è vero che scrive "per non pensare al peggio", per dare una risposta alla morte ascoltando il mondo, non importa di capire, non importa di sapere dove puntare la freccia che gli indica il futuro migliore, "sente che tutto nel mondo accade senza un motivo, eppure precisamente, seguendo un ordine che muove le cose e le persone e le ignora". Seguendo un vento che non s'arresta mai, che non parla le parole dell'uomo ma che pure tenta in qualche modo di restituirle alla originaria solidarietà con il mondo. Perché le parole dell'uomo occultano la nostalgia che il mondo e il pensiero nutrono l'uno nei confronti dell'altro, la nostalgia del tempo mitico in cui "erano fusi in un solo calore".
ecco a te spero che vada bene
I due, ora, "non hanno più paura". Possono separarsi, ora. Mentre "un vento di mare li spinge e li accarezza". Catarifrangente. Un istruttore di scuola guida, Sisto, e la sua istruenda trentacinquenne, Milena, "bellissima" ma ormai a corto di amanti. Lui ha sentito tante storie infelici, senza però essere mai riuscito a pronunciare una sola parola di conforto. Lei, che vuole di parole ne ha pronunciate invece in eccesso perché le era sempre sembrato terribile tacere. Anche per loro, alla fine, c'è un mare e un vento, quello di Ostia, che appare "rosso e azzurro al sole del tramonto"; il vento che entra nell'auto quando vengono aperti i finestrini: "Un'aria che sapeva d'estate e d'amore".
Il mister. Un giovane e suo padre, volgare e autoritario, che vorrebbe per il figlio un destino da calciatore. Parole gridate: quelle del genitore all'indirizzo del ragazzo, perché mandi la palla in rete. Parole che non servono, che non sono mai servite: quelle del figlio, che per farlo tacere si limita ogni volta a segnare in quello sport che ha sempre odiato. Finché all'ultimo minuto della finale dei mondiali decide di tirare il rigore decisivo "sopra la traversa, nel vento largo dell'idiozia".
Un maestro. Insegnante di italiano e storia. Un giovane allievo infatuato di lui e come lui trasportato dal vento della passione per la cultura, per la poesia. "Sii te stesso e vai fino in fondo" gli aveva detto: parole preziose ma pesanti, "d'oro e di piombo". E tocca ora all'allievo di un tempo, in un'amarissima lettera, rinfacciargli con disprezzo la sua vita perduta nella disgrazia, trascorsa a inseguire romanzi che non gli è mai riuscito di scrivere.I professori. Sette. Avvinazzati, maleodoranti, balordi, che si interrogano in un giardinetto sui destini del mondo. Parlano parole che suonano difficili per Zeffirino, ex portiere di condominio ammesso in quel surreale concilio nel ruolo di "muto rappresentante del mondo". Ascolta paziente, Zeffirino, quei "sette poveri disgraziati che parlano strano", che parlano anche di lui, eletto ad agnello sacrificale per salvare il mondo. Lui non ha paura di morire per salvarlo quel mondo, che pure è pieno zeppo di cose che non comprende.Margherita. voleva soltanto l'amore; ma ora che ha 33 anni i sogni sono svaniti. Le resta soltanto da sposare un uomo, "di 40 anni", che non le piace: un insegnante di scienze. Lei "vorrebbe dire tante cose", "ma sta zitta, perché lo sa benissimo che quell'uomo sarà suo marito, e prova dolore e gioia, ma più dolore".Il rinoceronte. Roberta, cinquantenne. Brutta, grossa e sola. Materna e comprensiva, prima. Accecata dall'odio, dopo; verso l'allieva preferita, Caterina, che l'ha paragonata all'animale. Caterina, a distanza di anni, la rincontra e le perdona; di più, le è grata. E a Roberta, ora raggiante, non importa di capire. Vorrebbe che fosse subito mattino, per tornare a scuola.Ghigo Alberighi. Federigo degli Alberighi. Giovanna è Giovanna e il falcone è un merlo indiano. "Giò ti ama, Giò ti ama", continua a ripetere il merlo istruito da Ghigo, che Giovanna un tempo ha abbandonato. La donna, un bel giorno, torna da Ghigo e questi, temendo che quella cantilena possa offenderla, libera l'uccello. Ma quel merlo lo pretendeva la figlia di lei, "capricciosa come la madre".
Anche all'autore, se è vero che scrive "per non pensare al peggio", per dare una risposta alla morte ascoltando il mondo, non importa di capire, non importa di sapere dove puntare la freccia che gli indica il futuro migliore, "sente che tutto nel mondo accade senza un motivo, eppure precisamente, seguendo un ordine che muove le cose e le persone e le ignora". Seguendo un vento che non s'arresta mai, che non parla le parole dell'uomo ma che pure tenta in qualche modo di restituirle alla originaria solidarietà con il mondo. Perché le parole dell'uomo occultano la nostalgia che il mondo e il pensiero nutrono l'uno nei confronti dell'altro, la nostalgia del tempo mitico in cui "erano fusi in un solo calore".
ecco a te spero che vada bene