Riassunto de ''la vita nel lager:la necessità di rimanere uomini'' di primo levi????
chi è cosi gentile da farmi il riassunto de ''la vita nel lager:la necessità di rimanere uomini'' di primo levi???? grazie in anticipo
Risposte
Paperella,
il regolamento impone di inserire, alla fine di ogni appunto, la fonte. Quindi, ti chiedo di provvedere, grazie ;).
il regolamento impone di inserire, alla fine di ogni appunto, la fonte. Quindi, ti chiedo di provvedere, grazie ;).
E' la testimonianza di un uomo che il lager l'ha vissuto e che è riuscito a salvarsi. L'opera da lui scritta fu pubblicata nel '47 e risulta essere un valente documento storico. Levi stesso fornisce come motivazione alla stesura dell'opera il bisogno di una liberazione interiore comune a molti deportati sopravvissuti e si può intuire quindi, l'angoscia, la disperazione e la desolazione che questi uomini, che per un tratto della loro vita, uomini non si sono sentiti perché come uomini non sono stati trattati. Levi, catturato dalla milizia fascista alla fine del '43, entra, in uno dei lager più tristemente famosi: Auschwitz. Tutti i temi trattati, dalla famiglia, alla fame, al lavoro, al riposo, alla salute e alla vita, tutti e non solo questi che sono considerati diritti umani inviolabili, sono stati lesi. Il titolo stesso del libro lascia intuire come i nazisti siano riusciti a svuotare completamente un uomo della sua anima; pochi sono coloro che hanno resistito anche a livello psichico, perché dove il fisico ancora reggeva alle molteplici angherie, la mente ha in molti casi ceduto. Levi stesso dice di essersi subito reso conto della fine a cui tutti erano destinati.Il libro inizia con la descrizione del viaggio sui treni merce ammassati come bestie, l'inizio della fame, della sete, e anche della paura di chi non sa a cosa va in contro; infine l'arrivo. La prima cruda selezione avveniva fra abili al lavoro e non, e poi la separazione fra uomini e donne, le ore in piedi, nudi al freddo e tutto ciò senza la possibilità di capire cosa sta accadendo, di ragionare o trovarne un motivo che fosse logico. Spogliato di tutti gli averi, rasato, coperto da una divisa a righe, battezzato con un numero destinato ad uno dei tanti block, Levi si sente ormai sul fondo. Il lavoro è durissimo e le giornate sembrano somigliarsi tutte, si può perdere anche la misura del tempo e il riposo non è definibile come tale; nel lager si lavora anche molte domeniche. Per sottrarsi al lavoro l'unico metodo è entrare in Ka-Be, l'infermeria e Levi ha la "fortuna" di avere una "buona ferita" ad un piede, procurata proprio sul lavoro trasportando della ghisa. Non è facile però il ricovero perché si deve stare in piedi, in fila, nudi e al freddo. In realtà il ricovero gli permette di recuperare un po' di riposo e di non essere percosso si veniva percossi in Ka-Be solo in alcuni casi. Le cuccette non bastavano e dovevano essere condivise. Usciti dal Ka-Be si riprende il lavoro si è affidati ad altri Block, in pratica si ricomincia. Le notti del lager sono descritte in modo terribile, il sonno è disturbato, il letto è duro ed è piccolo per due, poi gli incubi l'angoscia continua e l'alba arriva subito. Bastano pochi giorni per cominciare a perdere il senso della vita e delle cose. E' la fame infatti uno dei problemi maggiori, si mangia pochissimo e malissimo mentre il corpo, sottoposto a sforzi immani, è sempre più denutrito.
Per mangiare si fa di tutto, si rischia la vita rubando dalle cucine, ma molti ci provano lo stesso; il pane è preziosissimo e viene usato anche come moneta. Addirittura si nasconde la morte di un malato pur di mangiare la sua razione di zuppa e questo capiterà a Levi stesso. Il ritorno dell'inverno riacutizzò l'angoscia perché il freddo ricominciava a rendere tutto meno sopportabile. Come se non bastasse la selezione. La selezione non suscitava reazioni normali, che ognuno di noi davanti ad una prossima possibile morte avrebbe, e cioè o di rassegnazione o di disperazione, i deportati erano per lo più in uno stato di apatia. Per la selezione si doveva stare nel proprio Block aspettare, nudi, l'esame che avveniva più o meno ad occhio a volte con clamorosi scambi di cartelle che andavano erroneamente a destra o a sinistra. Fu provvidenziale per Levi che servissero ad un certo punto dei chimici. Come tale infatti riuscì a lavorare in laboratorio e a trafficare sapone e benzina e a salvarsi. Fu l'ultimo periodo nel campo che ha potuto dare forse a qualcuno la speranza di uscire perché arrivavano notizie che gli alleati erano vicini. Però a causa dei bombardamenti i lavori di ricostruzione del campo si intensificavano e i tedeschi non mollavano. Quando i russi invece furono troppo vicini, a tutti coloro che potevano camminare venne ordinato di partire per una marcia di venti chilometri; Levi invece debole e ammalato di scarlattina non se la sentì e si salvò, lui e alcuni altri. Dei ventimila non si ebbe più notizia. I tedeschi abbandonarono quindi il campo lasciandoli senza né riscaldamento, né cibo a sufficienza, né altro, ma nei dieci giorni prima che i russi li trovassero, nell'attesa, si ritrovò una certa solidarietà per non lasciarsi andare quando ormai si era alla fine. Solo le malattie non perdonarono. Infine arriva la liberazione con la speranza di tornare a casa e il bisogno di tornare uomini.
Fonti: skuola.net
Per mangiare si fa di tutto, si rischia la vita rubando dalle cucine, ma molti ci provano lo stesso; il pane è preziosissimo e viene usato anche come moneta. Addirittura si nasconde la morte di un malato pur di mangiare la sua razione di zuppa e questo capiterà a Levi stesso. Il ritorno dell'inverno riacutizzò l'angoscia perché il freddo ricominciava a rendere tutto meno sopportabile. Come se non bastasse la selezione. La selezione non suscitava reazioni normali, che ognuno di noi davanti ad una prossima possibile morte avrebbe, e cioè o di rassegnazione o di disperazione, i deportati erano per lo più in uno stato di apatia. Per la selezione si doveva stare nel proprio Block aspettare, nudi, l'esame che avveniva più o meno ad occhio a volte con clamorosi scambi di cartelle che andavano erroneamente a destra o a sinistra. Fu provvidenziale per Levi che servissero ad un certo punto dei chimici. Come tale infatti riuscì a lavorare in laboratorio e a trafficare sapone e benzina e a salvarsi. Fu l'ultimo periodo nel campo che ha potuto dare forse a qualcuno la speranza di uscire perché arrivavano notizie che gli alleati erano vicini. Però a causa dei bombardamenti i lavori di ricostruzione del campo si intensificavano e i tedeschi non mollavano. Quando i russi invece furono troppo vicini, a tutti coloro che potevano camminare venne ordinato di partire per una marcia di venti chilometri; Levi invece debole e ammalato di scarlattina non se la sentì e si salvò, lui e alcuni altri. Dei ventimila non si ebbe più notizia. I tedeschi abbandonarono quindi il campo lasciandoli senza né riscaldamento, né cibo a sufficienza, né altro, ma nei dieci giorni prima che i russi li trovassero, nell'attesa, si ritrovò una certa solidarietà per non lasciarsi andare quando ormai si era alla fine. Solo le malattie non perdonarono. Infine arriva la liberazione con la speranza di tornare a casa e il bisogno di tornare uomini.
Fonti: skuola.net