Recensione Sostiene Pereira

PuLcInA^^
Può essere considerato un romanzo storico ed è uno dei testi più importanti della letteratura contemporanea. La semplicità con cui si legge Sostiene Pereira e l’impegno sociale del tema in esso trattato suggeriscono un paragone con alcune opere del Neorealismo italiano. Il sintagma «Sostiene Pereira», ripetuto in ogni pagina del romanzo, serve a far sì che il lettore concentri la sua attenzione su quello che Tabucchi considera «un personaggio in cerca di autore». Pereira si discosta dai topoi dell’eroe romantico in lotta contro il mondo e dalla figura del partigiano che combatte per la liberazione del proprio paese dalle dittature. Con questo non si vuole affermare l'estraneità di questo libro alla letteratura precedente: in Pereira si riscontra il fare tipico dell’eroe che tende alla libertà del suo popolo, arrivando a schierarsi contro l’ordine costituito: Avverrà nella parte finale dell’opera e precisamente nel momento in cui Pereira, vecchio, stanco e quasi rassegnato, scoprirà nuovamente il piacere di battersi per un ideale.

La trama del romanzo, ambientato a Lisbona nel 1934, durante la dittatura di Salazar e alla vigilia di uno dei più grandi disastri della storia. Pereira è solo «un oscuro direttore della pagina culturale di un modesto giornale del pomeriggio», il «Lisboa». È un vedovo, grasso e attempato. In seguito alla lettura di un saggio sulla morte, conosce un ragazzo, Francesco Monteiro Rossi, scrittore di necrologi che accompagnano la scomparsa di eminenti personalità della cultura portoghese. I coccodrilli che il giovane redige tuttavia non possono essere pubblicati, intrisi come sono di teorie socialiste e anarchiche, per il rischio di incorrere nella censura del regime.

Altro personaggio di fondamentale rilievo all’interno della vicenda pare essere Manuel, un cameriere del Cafè Orquidea presso cui il protagonista consuma solitamente il pasto abituale: omelette e limonata. In virtù di queste frequentazioni, Pereira riflette sul ruolo dell’intellettuale nella società, il quale non si deve limitare a denunciare i soprusi, ma agire attivamente per la loro estirpazione.

Durante il viaggio di ritorno da Coimbra, il giornalista conosce una donna ebrea e questo incontro non fa che rinforzare la necessità di impegnarsi attivamente; tesi condivisa dal dottor Cardoso, il medico di una clinica talassoterapica in cui Pereira è ricoverato. Egli propugna inoltre la tesi della confederazione delle anime e della compresenza di un io egemone che sovrasta gli altri. Monteiro Rossi morirà assassinato nella stessa abitazione di Pereira, suo temporaneo rifugio. La violenza di tale epilogo impressionerà così fortemente Pereira che egli sarà indotto, grazie anche alla spinta del suo medico curante, a denunciare l’uccisione e a pubblicare un articolo realista e crudo a riguardo.

Tabucchi ci informa che in portoghese «"pereira" significa "albero del pero", e come tutti i nomi degli alberi da frutto è un cognome di origine ebraica, così come in Italia i cognomi di origine ebraica sono nomi di città. Con questo volli subito rendere omaggio a un popolo che ha lasciato una grande traccia nella civiltà portoghese e che ha subito le grandi ingiustizie della storia». Pereira dunque discende da una famiglia che appartiene a un popolo contro cui si accanirono le grandi persecuzioni del passato. C’è in questo un ulteriore motivo di sofferenza e dolore, “compassione” per dirla con il Foscolo, verso coloro che professano una religione schiacciata dalla storia. Pereira è un cattolico, seppure corteggi l’eresia per la sua diffidenza nei confronti della resurrezione della carne: «Tutta la sua carne, quella ciccia che circondava la sua anima, ebbene, quella no, quella non sarebbe tornata a risorgere, e poi perché? Si chiedeva Pereira. Tutto quel lardo che lo accompagnava quotidianamente, il sudore, l’affanno a salire le scale, perché dovevano risorgere? No, non voleva credere nella resurrezione della carne». Pereira è l’emblema di una società che è caduta nel baratro e che da esso vuol risalire per alzare gli occhi al cielo e scrutare quel valore per cui molti uomini, dai primordi, hanno combattuto: la libertà. Un valore che la crisi della borghesia ha ucciso per spianare la strada ai grandi totalitarismi.

Sostiene Pereira può essere considerato un bildungsroman: il giornalista evolve nel suo pensare, conosce persone nuove e si butta a capofitto nella ricerca di valori cancellati assurdamente dalle dittature. A emergere è, inoltre, la concezione della letteratura secondo Pereira, il quale afferma: «non è facile fare del proprio meglio in un paese come questo, per una persona come me, […] io non sono Thomas Mann». A venire a galla è soprattutto la rassegnazione e la consapevolezza dell’impossibilità di mettere in atto qualsiasi forma di ribellione e di espressione della propria coscienza, così come una concretizzazione delle proprie scelte. C’è un’evoluzione che nell’avviarsi verso il finale: la letteratura non è più incompatibile con la storia, ma parte integrante di essa. Riferendosi a Monteiro Rossi e alla donna di cui egli è innamorato, Marta, Pereira spiega: «Se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso aver studiato lettere a Coimbra e aver sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e devo pubblicare racconti dell’Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, ed è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un’altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa».

È tuttavia alla fine che il protagonista si rende conto della sua funzione nella società e dell’importante ruolo del giornalista e del suo anche modesto parere per compiere un processo di liberazione che nel Portogallo sarebbe avvenuto soltanto nel 1964. E così, grazie anche agli altri personaggi, da Monteiro Rossi al dottor Cardoso, che Pereira comprende l’importanza del suo ruolo che consiste nel far coincidere le pagine della letteratura con le pagine della storia.

Come Berardo Viola di Fontamara, Pereira vuole denunciare le ingiustizie della vita: in questo, ancora, è possibile riconoscere il parallelo, il sottile legame con la letteratura Neorealista. Il linguaggio usato da Tabucchi è piuttosto semplice, caratterizzato da proposizioni eminentemente paratattiche che paiono ripetutamente ostacolate dal ricorrente «sostiene Pereira», al quale deve comunque riconoscersi il contributo a generare simpatia e affetto per un personaggio cui non si può non voler bene.

Risposte
Uno di tanti
cosa pensavi stefano? di tradurla in latino???

sbardy
:lol

SuperGaara
Ah ok...ho preso paura a vedere tutta quella roba...:lol

PuLcInA^^
è per tony mi ha chiesto in chat :D

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