Promessi Sposi,io non ce la faccio +,help !

Alexinho10
Ci hanno lasciato 14 domande da fare sui promessi sposi,ma ragazzi io ho la febbre a 40° e non riesco neanche a scrivere,ciononostante le devo fare per forza...chi mi da una mano per favore ? Ho bisogno di voi...please,sono tutte riguardanti il IV-V capitolo,ve ne lascio sono 3 che non sono riuscito a completare.

1)Descrivi la figura di Fra Cristoforo facendo riferimento ai tratti fisici e psicologici.

2)Rintraccia le espressioni proverbiali utilizzate dal Manzoni e spiegane il significato in termini più semplici.

3)Riassunto del IV-V Capitolo.


Ragazzi se ci riuscite vi faccio una statua.Grazie grazie dell'aiuto comunque...


Pietro

Risposte
Francy1982
[url=http://209.85.135.104/search?q=cache:8jHL7T_BSJ4J:www.biblio-net.com/lett_ita/manzoni/persona/cristof.htm+fra+cristoforo&hl=it&ct=clnk&cd=1&gl=it]domanda prima[/url]
[url=http://209.85.135.104/search?q=cache:pul-MeRvgLsJ:www.girodivite.it/antenati/xixsec/_manzoni.htm+proverbiali+promessi+sposi&hl=it&ct=clnk&cd=7&gl=it]domanda seconda[/url] (l'unica cosa che ho trovato)

Alexinho10
Grazie dei riassunti,ma le altre domande ? Ho bisogno di voi ragazzi...x favoree :dontgetit

Noel
fra cristoforo---->fra cristoforo

riassunto 4 capitolo
La mattina seguente, piuttosto presto, padre Cristoforo esce dal convento di Pescarenico per raggiungere la casa di Lucia: attraversando la serena campagna, che ha i toni e i colori limpidi e dolci del mattino, il padre osserva con dolore i segni dell'incipiente carestia. A questo punto il Manzoni avverte il bisogno di interrompere la trama narrativa dei due promessi per dare un profilo biografico e morale del frate. Era figlio di un grosso mercante che, dopo aver faticato, s'era conquistata una grossa fortuna: lo turbava la sua origine modesta di popolano: voleva essere accettato dai nobili ed essere eguale a loro. La parola "mercante" in sua presenza era motivo di turbamento. Aveva un solo figlio, Ludovico, cui volle impartire l'educazione che era degli aristocratici. Ludovico era cresciuto fra l'opulenza, la servitù, con gli agi propri dei nobili. Dai quali, nonostante i tentativi di essere accettato, era stato sempre snobbato e lasciato da parte. Aveva però indole buona che lo portava a proteggere i poveri, e a respingere gli atti di ingiustizia e di sopraffazione. Tanto che a volte, disgustato della società, aveva meditato di farsi frate. Viveva però in una grande contraddizione: voleva essere dei nobili, ma intanto ne respingeva la mentalità e i pregiudizi. Voleva un mondo regolato da giustizia e non s'avvedeva che la vita dell'aristocrazia, cui voleva partecipare, era quella della sopraffazione. Voleva essere uomo di pace ma andava armato come i signorotti e si circondava di un corpo di guardia armata. Il fatto che diede una svolta a tutta la sua vita fu il duello che dovette sostenere in pubblica strada, lui e i suoi servi, tra cui uno che gli era molto caro e si chiamava Cristoforo, contro un signorotto prepotente ed aggressivo, circondato anche questo da alcuni bravi. Lo scontro ebbe ragion futili: il prepotente voleva che Ludovico gli cedesse il passo lungo il muro: come nobile presumeva di averne diritto. Ma questo privilegio non gli venne riconosciuto da Ludovico che nel duello, quando vide cadere il suo Cristoforo, persa la luce della ragione, infilzò l'avversario tra l'approvazione della gente che col vinto per le sue maniere brutali ce l'aveva. Come fuor di sé, Ludovico viene spinto nel vicino convento dei cappuccini: come ogni convento anche questo gode del diritto d'asilo, che concede l'immunità a tutti coloro che vi si rifugiano: non possono però uscirne. Ma in convento Ludovico medita su di sé, sui grandi temi del destino dell'uomo si converte e si fa frate. Da allora fu frate e dentro sempre lo accompagnò il desiderio di giustizia con la energica opposizione ai soprusi. Prima di iniziare la nuova vita, volle chiedere perdono al fratello dell'ucciso: lo ottenne ma la cerimonia che doveva essere di umiliazione, si risolse in un trionfo per lui.

5 capitolo

Dalle informazioni ottenute da Agnese sul pesante intervento intimidatorio di don Rodrigo, padre Cristoforo sa tutto ormai; ma non avendo altre armi che quelle della religione, decide di affrontare il prepotente nel tentativo di dissuaderlo in nome dei principi morali e religiosi dal proposito di rapire Lucia. Dalla casa di Lucia il tratto di campagna che attraversa è per il frate motivo di costernazione: dappertutto i segni della carestia, il palazzotto del signorotto, segno di forza e di potenza, sorge tetro sulla cima di un poggio quasi come minaccioso custode della gente disseminata nei paesi sottostanti. Per il formale (anche i prepotenti sono ipocritamente pronti a rendere omaggio agli uomini di religione) ossequio che gli si deve in quanto cappuccino, padre Cristoforo non solo è introdotto nel palazzo, ma addirittura ammesso alla sala da pranzo dove don Rodrigo banchetta con alcuni ospiti: c'è il cugino Attilio, più vivace che mai, il podestà di Lecco, l'Azzeccagarbugli e altri uomini di minore rilievo. Si discute in modi frivoli di un argomento violento: dei duelli, sui quali si chiede, dato il contrasto di opinioni tra gli ospiti, il parere del frate. Questi riconferma come inalienabile la legge evangelica della non violenza. Altro argomento, questa volta politico, è quello della guerra tra Francia e Spagna scatenata in conseguenza della mancanza di un erede diretto nel ducato dì Mantova. La Francia sostiene un Gonzaga da tempo trasferitosi al di là delle Alpi e fattosi francese: altro è il candidato della Spagna. La guerra da quei loro discorsi appare come una partita di scacchi ingaggiata da due abili giocatori: da un lato il cardinale Richelieu, dall'altro il conte duca, che i commensali servilmente dicono grande ministro del re di Spagna. Alla fine si sfiora anche l'argomento della carestia. Per loro non esiste: è solo il risultato malefico dell'intervento dei fornai che imboscano la farina per ottenerne prezzi più alti. Se si dovesse giudicare della nobiltà lombarda del Seicento da questi rappresentanti accolti intorno ad una tavola, li si dovrebbe dire non solo cinici e perversi, ma insensibili e intelligenti. Ad un certo momento don Rodrigo che mal sopporta la vista di quel frate concentrato e silenzioso si decide a dargli udienza.

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