Poesia montale felicità raggiunta
raga mi date una mano cn la poesia felicità raggiunta di montale?
come viene rappresentata dal poeta la felicità raggiunta?
come un sentimento di totale e sicuro appagamento o come una condizione di cui si avverte tutta la precarietà?
si tratta di uno stato d' animo che può essere governato dalla volontà?
la sua perdita è dovuta a una colpa , aun errore , o è legata alla sua inevitabile precarietà?
quale funzione svolge l' interlocutore della lirica?
cosa ne pensate voi della felicità racconta in sette versi . grazie
come viene rappresentata dal poeta la felicità raggiunta?
come un sentimento di totale e sicuro appagamento o come una condizione di cui si avverte tutta la precarietà?
si tratta di uno stato d' animo che può essere governato dalla volontà?
la sua perdita è dovuta a una colpa , aun errore , o è legata alla sua inevitabile precarietà?
quale funzione svolge l' interlocutore della lirica?
cosa ne pensate voi della felicità racconta in sette versi . grazie
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La felicità raggiunta è rappresentata come un elemento precario e pericoloso, sottile come la lama di un coltello, una sottile lastra di ghiaccio sopra la quale è pericoloso cammminare o una fioca luce che non si distingue bene.
Lo stato di insicurezza che genera non ha nulla a che fare con la ragione, anzi la sensazione di instabilità viene avvertita con l'animo, che viene invaso dalla tranquillità in un primo tempo e poi dalla confusione (come quella che fanno i nidi sui cornicioni o sotto le grondaie).
L'uomo non può controllare l'arrivo della sensazione di felicità, ma nemmeno può controllarne la sparizione perchè essa giunge indipendentemente dalla volontà di chi la cerca, non è frutto nè di colpa nè di errore, come l'involontaria perdita di un palloncino da parte di un bambino.
Il poeta si rivolge alal felicità direttamente in seconda persona, chiamandola per nome fin dal primissimo verso e mette sulla scena per l'interlocutore uno spettacolo naturale fatto di luci vaghe, ghiacci, mattini sereni e cinguettii di volatili per poi concludersi con uan scena del tutto "cittadina" come quella del bimbo che guarda un palloncino a naso in su fra le case.
Spero di aver risposto a tutto, ti lascio il commento personale, io il mio lo avevo già fatto qui:
https://www.skuola.net/temi-saggi-svolti/temi/tema-felicita-concetto-sopravvalutato.html
Ciao
Lo stato di insicurezza che genera non ha nulla a che fare con la ragione, anzi la sensazione di instabilità viene avvertita con l'animo, che viene invaso dalla tranquillità in un primo tempo e poi dalla confusione (come quella che fanno i nidi sui cornicioni o sotto le grondaie).
L'uomo non può controllare l'arrivo della sensazione di felicità, ma nemmeno può controllarne la sparizione perchè essa giunge indipendentemente dalla volontà di chi la cerca, non è frutto nè di colpa nè di errore, come l'involontaria perdita di un palloncino da parte di un bambino.
Il poeta si rivolge alal felicità direttamente in seconda persona, chiamandola per nome fin dal primissimo verso e mette sulla scena per l'interlocutore uno spettacolo naturale fatto di luci vaghe, ghiacci, mattini sereni e cinguettii di volatili per poi concludersi con uan scena del tutto "cittadina" come quella del bimbo che guarda un palloncino a naso in su fra le case.
Spero di aver risposto a tutto, ti lascio il commento personale, io il mio lo avevo già fatto qui:
https://www.skuola.net/temi-saggi-svolti/temi/tema-felicita-concetto-sopravvalutato.html
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Risposte
Montale ha scritto relativamente poco: quattro raccolte di brevi liriche, un "quaderno" di traduzioni di poesia e vari libri di traduzioni in prosa, due volumi di critica letteraria e uno di prose di fantasia. A ciò si aggiunga la collaborazione al Corriere della sera, ed è tutto. Il quadro è perfettamente coerente con l'esperienza del mondo così come si costituisce nel suo animo negli anni di formazione, che sono poi quelli in cui vedono la luce le liriche della raccolta Ossi di seppia. È il momento dell'affermazione del fascismo, dal quale Montale prende subito le distanze sottoscrivendo nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Montale vive questo periodo nella "reclusione" della provincia ligure, che gli ispira una visione claustrofobica e impotente della vita di cui non è tuttavia del tutto consapevole, almeno fino agli anni della maturità, nella nuova stagione dell'impegno civile neorealista.