Petrarca-Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Mi servirebbe l'analisi del periodo di tutta la poesia....GRAZIE
Risposte
Rettifico il link di qui sopra:
http://petrarca.letteraturaoperaomnia.org
Buono studio!! :-)
http://petrarca.letteraturaoperaomnia.org
Buono studio!! :-)
Ti posso indicare l'indirizzo di un sito dedicato ai testi degli autori classici della letteratura italiana:
http://ilpetrarca.interfree.it/index.html
Spero possa venirti utile.
http://ilpetrarca.interfree.it/index.html
Spero possa venirti utile.
guarda qua https://www.skuola.net/letteratura-italiana-1700/ascoltate-rime-sparse.html
oppure questo..
Questo sonetto costituisce il proemio del Canzoniere: spiega quali argomenti verranno trattati, indica i personaggi presenti e le scelte linguistiche dell'autore.
Probabilmente fu composto intorno al 1347, durante il secondo ordinamento delle opere della raccolta destinata al Canzoniere.
Il "VOI" che troviamo all'inizio del sonetto non coincide con l'espressione "POPOL TUTTO", ma si riferiscesolamente a coloro che hanno provato le emozioni e le sensazioni provocate dall'amore e che, di conseguenza, sono in grado di comprendere e apprezzare la poesia.
L'autore con l'uso di questi termini sembra voglia dare spiegazioni per le scelte fatte durante la scrittura della sua opera, alla quale attribuisce scarsa importanza.
"RIME SPARSE"= Petrarca vuol dire che le sue opere parlano di vari argomenti.
"VARIO STILE"= le poesie sono state scritte con uno stile che rispecchia lo stato d'animo del poeta al momento della composizione.
L'io narrato e l'io narrante coincidono perchè il sonetto riassume sia la sua vita passata che quella presente.
Il sonetto racchiude in sè tutta la vita dell'autore, i suoi sentimenti, e le sue esperienze (compresa quella dell'amore per una donna, nonostante ciò non gli fosse permesso).
L'ultimo verso del sonetto spiega che ogni cosa è destinata a finire e questo vale anche per la vita, quindi non vale la pena di trascorrerla alla ricerca di piaceri terreni.
Il testo in questione è un sonetto, composto da due quartine e due terzine di versi endecasillabi:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 +1
(VOI) (CH'AS) (COL) (TA) (TE IN) (RI) (ME) (SPAR) (SE IL) (SUO) (NO)
Lo schema delle rime nelle quartine è ABBA ABBA, mentre nele terzine è CDE CDE.
Troviamo alliterazioni come:
- la ripetizione della lettera F ["Favola fui..."]
- la ripetizione della lettera M [...Me medesimo meco mio..."]
- la ripetizione della lettera V ["...Vaneggiar vergogna..."]
Le quartine presentano una particolare costruzione sintattica detta "chiasmo": nella prima quartina i pensieri sono scritti seguendo il regolre ordine degli elementi (soggetto, verbo, ...) mentre nella seconda troviamo la stessa costruzione speculare: per riordinare il pensiero è necessario partire dall'ultimo verso della quartina e concludere col primo. Nonostante questa struttura sia intricata, la sensazione trasmessa non è irrequieta perchè tutto è stato studiato e predisposto secondo riteri ben definiti.
La sintassi rispecchia il percorso dell'esame interiore.
Le terzine hanno un andamento più duro e secco rispetto alle quartine: questo cambiamento indica forse che avvengono nella vita e il tono più rigido rende l'idea delle difficoltà.
Nel testo troviamo una variazione dei tempi verbali, dal tempo passato (nudriva, era, fui...) al presente (sono, veggio, mi vergogno, è...).
Questo perchè uk sibetti tratta dekka sya vuta oassata (di come era e degli errori che ha commesso) e di quella presente (di come è ora e del pentimento per le azioni sbagliate che ha compiuto in passato).
Nei versi 5-6 possiamo individuare un chiasmo tra le parole PIANGO-RAGIONE e SPERANZA-DOLORE. Sono fortemente contrapposte, ma la loro posizione nel testo permette di ricostruire il verso collegato ogni parola con quella sottostante:
PIANGO va abbinata a DOLORE, mentre RAGIONO va abbianata a SPERANZA.
Petrarca, durante una Messa tenutasi in periodo di Pasqua (probabilmente il 6 aprile del 1326) incontra e si innamora di una donna: Laura.
QUesto amore nasce e cresce attraverso sguardi e poesie che l'autore dedica a lei. Per tale motivo possiamo definire l'amore tra i due esclusivamente platonico.
Riguardo a questa donna non conosciamo nulla, se non l'aspetto fisico: è alta, bionda, occhi azzurri, tutti elementi che suggeriscono l'idea di una donna fortemente stereotipata, evidenziando probabilmente quali caratteristiche dovesse avere la donna ideale a quei tempi.
ANalizzando il suo nome (LAURA), si può però attribuire a questa figura femminile un significato differente: la si può infatti associare alla laurea tanto desiderata da Petrarca.
questo non è l'unico significato: si può fare riferimento ai testi delle metamorfosi di ovidio, molto conosciute all'epoca.
Per concludere si può notare che, come ha fatto Dante Alighieri con Beatrice, Petrarca identifica in Laura l'oggetto a cui tanto aspira per tutta la vita e continua a descriverla nel corso degli anni senza però evidenziare alterazioni fisiche e mantenendo alto il suo valore.
oppure questo..
Questo sonetto costituisce il proemio del Canzoniere: spiega quali argomenti verranno trattati, indica i personaggi presenti e le scelte linguistiche dell'autore.
Probabilmente fu composto intorno al 1347, durante il secondo ordinamento delle opere della raccolta destinata al Canzoniere.
Il "VOI" che troviamo all'inizio del sonetto non coincide con l'espressione "POPOL TUTTO", ma si riferiscesolamente a coloro che hanno provato le emozioni e le sensazioni provocate dall'amore e che, di conseguenza, sono in grado di comprendere e apprezzare la poesia.
L'autore con l'uso di questi termini sembra voglia dare spiegazioni per le scelte fatte durante la scrittura della sua opera, alla quale attribuisce scarsa importanza.
"RIME SPARSE"= Petrarca vuol dire che le sue opere parlano di vari argomenti.
"VARIO STILE"= le poesie sono state scritte con uno stile che rispecchia lo stato d'animo del poeta al momento della composizione.
L'io narrato e l'io narrante coincidono perchè il sonetto riassume sia la sua vita passata che quella presente.
Il sonetto racchiude in sè tutta la vita dell'autore, i suoi sentimenti, e le sue esperienze (compresa quella dell'amore per una donna, nonostante ciò non gli fosse permesso).
L'ultimo verso del sonetto spiega che ogni cosa è destinata a finire e questo vale anche per la vita, quindi non vale la pena di trascorrerla alla ricerca di piaceri terreni.
Il testo in questione è un sonetto, composto da due quartine e due terzine di versi endecasillabi:
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 +1
(VOI) (CH'AS) (COL) (TA) (TE IN) (RI) (ME) (SPAR) (SE IL) (SUO) (NO)
Lo schema delle rime nelle quartine è ABBA ABBA, mentre nele terzine è CDE CDE.
Troviamo alliterazioni come:
- la ripetizione della lettera F ["Favola fui..."]
- la ripetizione della lettera M [...Me medesimo meco mio..."]
- la ripetizione della lettera V ["...Vaneggiar vergogna..."]
Le quartine presentano una particolare costruzione sintattica detta "chiasmo": nella prima quartina i pensieri sono scritti seguendo il regolre ordine degli elementi (soggetto, verbo, ...) mentre nella seconda troviamo la stessa costruzione speculare: per riordinare il pensiero è necessario partire dall'ultimo verso della quartina e concludere col primo. Nonostante questa struttura sia intricata, la sensazione trasmessa non è irrequieta perchè tutto è stato studiato e predisposto secondo riteri ben definiti.
La sintassi rispecchia il percorso dell'esame interiore.
Le terzine hanno un andamento più duro e secco rispetto alle quartine: questo cambiamento indica forse che avvengono nella vita e il tono più rigido rende l'idea delle difficoltà.
Nel testo troviamo una variazione dei tempi verbali, dal tempo passato (nudriva, era, fui...) al presente (sono, veggio, mi vergogno, è...).
Questo perchè uk sibetti tratta dekka sya vuta oassata (di come era e degli errori che ha commesso) e di quella presente (di come è ora e del pentimento per le azioni sbagliate che ha compiuto in passato).
Nei versi 5-6 possiamo individuare un chiasmo tra le parole PIANGO-RAGIONE e SPERANZA-DOLORE. Sono fortemente contrapposte, ma la loro posizione nel testo permette di ricostruire il verso collegato ogni parola con quella sottostante:
PIANGO va abbinata a DOLORE, mentre RAGIONO va abbianata a SPERANZA.
Petrarca, durante una Messa tenutasi in periodo di Pasqua (probabilmente il 6 aprile del 1326) incontra e si innamora di una donna: Laura.
QUesto amore nasce e cresce attraverso sguardi e poesie che l'autore dedica a lei. Per tale motivo possiamo definire l'amore tra i due esclusivamente platonico.
Riguardo a questa donna non conosciamo nulla, se non l'aspetto fisico: è alta, bionda, occhi azzurri, tutti elementi che suggeriscono l'idea di una donna fortemente stereotipata, evidenziando probabilmente quali caratteristiche dovesse avere la donna ideale a quei tempi.
ANalizzando il suo nome (LAURA), si può però attribuire a questa figura femminile un significato differente: la si può infatti associare alla laurea tanto desiderata da Petrarca.
questo non è l'unico significato: si può fare riferimento ai testi delle metamorfosi di ovidio, molto conosciute all'epoca.
Per concludere si può notare che, come ha fatto Dante Alighieri con Beatrice, Petrarca identifica in Laura l'oggetto a cui tanto aspira per tutta la vita e continua a descriverla nel corso degli anni senza però evidenziare alterazioni fisiche e mantenendo alto il suo valore.