Parafrasi odissea polifemo

silviarauel97
devo fare per domani parafrasi odissea libro IX vers da 181 a 230

comincia da "quando dunque arrivammo alla terra vicina ......
ah ! non doveva essere amabile la sua comparsa ai compagni."

GRAZIE

Risposte
cicciareddu
XI canto, vv Odissea: XI canto, vv.170 - 335 Quando al mattino apparve l'aurora dalle rosee dita, io, radunata l'assemblea, dissi a tutti «Voi altri, rimanete qui ora, miei cari compagni; io, invece, con la mia nave e i miei compagni, andrò a fare conoscenza di questi uomini, chi essi siano per sapere se sono violenti; selvaggi e ingiusti oppure ospitali e hanno un cuore timoroso degli dei.» Così detto salii sulla nave e ordinai ai compagni Di salire anche loro e di sciogliere le cime. Essi salirono subito e sedettero ai banchi Seduti in ordine il mare bianco battevano con i remi. Ma quando quel luogo raggiungemmo, che era vicino, là in lontananza vedemmo una grotta, vicino al mare, con una ampia apertura, coperta di alloro; là molti animali, pecore e anche capre stavano; attorno un recinto alto c'era, (fatto) di pietre conficcate nel suolo, e alti pini e querce dalle alte fronde. Qui viveva un uomo gigantesco, che pascolava le greggi Da solo, in disparte, non con altri Stava, ma stando in disparte, non conosceva la legge. Era una meraviglia mostruosa, non assomigliava Ad un uomo mangiatore di pane, piuttosto ad una cima selvosa Di alti monti, che appare distante dalle altre. Allora io esortai gli altri cari compagni A restare presso la nave e a custodirla, ed invece io, dopo aver scelto i migliori dodici andai; ebbene avevo con me un otre di pelle di capra di vino nero Dolce, che mi diede Marone, figlio di Euanto, sacerdote di Apollo, che aveva protetto Ismaro; poiché l'avevamo risparmiato con il figlio e con la moglie per rispetto del dio, dato che abitava nel bosco sacro pieno di alberi di Febo Apollo, ed egli mi diede splendidi doni: sette talenti d'oro ben lavorato, un cratere tutto d'argento, ed inoltre del vino dopo aver versato 12 anfore in tutto, dolce, puro, bevanda degli dei; nessuno lo conosceva né servi né ancelle a casa, ma lui stesso, la sposa e la sola dispensiera. Quando lo bevevano quel vino dolce come il miele rosso Avendo riempito una coppa, con 20 misure d'acqua lo mescolava Si spandeva dal cratere un profumo soave, di vino; non sarebbe stato piacevole starvi lontano. Avendone riempito una grande otre lo portavo e anche dei cibi in un sacco Subito infatti il mio cuore fiero mi disse Che avremmo incontrato un uomo rivestito di grande forza Selvaggio, che non conosceva né le leggi umane né quelle divine. Velocemente giungemmo nella grotta, e non lo trovammo Dentro, ma conduceva al pascolo le pingui greggi Entrati nella grotta osservammo ogni cosa; i graticci erano pieni di formaggio, i recinti erano pieni di agnelli e capretti; stavano tutte rinchiuse distinte e separate, da una parte quelle nate prima, da una parte le mezzane da una parte le ultime nate; tutti i recipienti erano pieni di siero secchi e catini, ben fatti, nei quali era solito mungere. Pregavano con parole all'inizio me i compagni Di tornare indietro dopo aver preso i formaggi, e poi Navigare sulla distesa salata dopo.
http://doc****/appunti/filosofia/odissea-ise nn ti è chiaro qualcosa dillo,SALUTI FRANCESCO

coltina
Non riconsoco i versi, puoi essere più precisa? Verso di inizio? Numero? verso di fine?

Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.