Parafrasi e commento di marzo 1821
aiutoooo scusate per favore mi potete dire la parafrasi e il commento di marzo 1821 di manzoni?!
Risposte
# Ot-Sofietta-Ot :
Parafrasi
Il poeta immagina che l'esercito piemontese abbia già varcato il Ticino e che i soldati siano fermi sulla sponda sabbiosa del fiume e per un attmo si volgono dietro. tutti sono assorti con la mente nei fatti che accadranno e sicuri, nei loro cuori, del valore della loro gente, hanno giurato: il Ticino non separerà più due stati diversi, non ci sarà un luogo in Italia dove sorgano frontiere!
Altri valorosi patrioti hanno risposto a quel giuramento da altre regioni d'Italia, preparandosi alla lotta dapprima clandestinamente, e venendo adesso alla luce del sole. Le sacre parole del giuramento sono state, proferite; o moriranno combattendo, o insieme gioiranno sulla terra liberata.
Solo chi potrà distinguere nell'acque del Po quelle dei suoi affluenti, solo lui riuscirà a dividere un popolo che ha conquistato la sua libertà e, andando indietro nella sua storia e nel suo destino, farla ritornare agli antichi dolori: la nostra gente, unita per avere in comune lingua, religione, storia, tradizioni e ideali dovrà essere tuta schiava o tutta libera.
Il Lombardo era straniero sulla sua terra, doveva starci con lo stesso volto sfiduciato ed umile, e con lo sguardo rivolto a terra e pieno di paura con cui sta un mendicante in terra straniera, per elemosina. La volontà degli altri costituiva legge; il suo destino dipeneva dagli altri, il suo dovere era quello di servire senza parlare.
L'Italia torna nei propri diritti, e il suo suolo viene riconquistat. Oh stranieri, raccigliete in fretta e furia le ostre cose ed andate via da una terra che non vi ha generato. Non vedete che è tutta in movimento dalle Alpi allo stretto di Messina?
Non vedete che ormai è insicura e trema sotto il peso del piede straniero?
Sulle vostre bandiere, oh stranieri, sta la macchia vergognosa di un giuramento tradito, un principio da voi proclamato vi accompagna verso un'ingiusta guerra.
Voi che insieme gridaste all'epoca delle guerre di Napoleone: Dio non tollera le oppresioni; ogni popolo deve essere libero e sia sconfitto dalla ingiusta legge
della spada, del più forte.
Se la terra, che vi vide soffrire per lo stato di servitù, copre i morti di coloro che vi hanno sfruttato, se il volto di genti stranieri vi sembrò insopportabile in quei giorni, chi ha detto che il dolore degli italiani sarà infruttuoso ed eterno? chi vi dice che il Dio che ha esudito i vostri desideri non ascolti anche le nostre grida di dolore?
Sì, proprio quel Dio che coprì con leonde del Mar Rosso il malvagio faraone che insegiuva il popolo di Israele; proprio quel Dio che diede un coraggio da uomo a Giaele per uccidere il re oppressore, quel Dio che è padre di tutti i popoli e che non può aver detto all'austriaco-germano di raccogliere i frutti di una terra che non è sua e di togliere gli artigli e conquistare l'Italia.
Cara Italia, dovunque è arrivato il drido di dolore per la tua lunga servitù! Dove ancora ogni speranza del genere umano non è andata perduta, dove ormai la libertà è nata, dove ancora cresce nell'ombra, dove si piange per la situazione di oppresione c'è qualcuno che è dalla tua parte.
Quante volte hai sperato in un aiuto straniero, quante volte vanamente hai atteso l'arrivo di un aiuto dal mare! Alla fine i tuoi figli sono usciti a combattere, nat dalla tua terra, stretti intorno alla bandiera, incitati e resi ancor più forti dalle sofferenze.
Oh valorosi, sui volti risplenda l'ira nutrita in tanti anni di clandestinità, si combatta per l'Italia. Il destino è sulle vostre spade. O vedremo l'Italia risorta, seduta all'assemblea de popoli, o la vedremo più avvilita, insultata, sotto il simbolo del potere, il terribile scettro straniero.
Oh giornate della nostra rivincita; povero colui che da lontano, dalle parole degli altri, come un estraneo, ne sentirà parlare; povero colui che dovrà dire ai suoi figli di non aver partecipato, di non aver potuto salutare quel giorno la bandiera vincitrice.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
Commento
Soffermati sulla sponda sabbiosa del Ticino, guardato il fiume appena superato, pensando alla sorte cui stavano andando incontro, rassicurati dall'antico valore dell'Italia romana, hanno giurato: non accada mai più che questo fiume segni il confine tra due terre straniere; non ci siano più barriere all'interno dell'Italia.
L'hanno giurato: altri uomini valorosi da altre regioni d'Italia hanno risposto a quel giuramento; preparando di nascosto le spade che ora sollevano alla luce del sole. Si sono già stretti le mani e hanno pronunciato il giuramento: o moriremo insieme, o saremo uniti nella vittoria.
Chi riuscirà a dividere nel Po le acque dei suoi aft1uenti: la Dora Baltea, la Dora Riparia, il Tanaro e il suo aft1uente Bormida, in Ticino, l'arba le cui sponde sono ricche di vegetazione; chi riuscirà a distinguere le correnti della Mella e dell'aglio nel Po e i molti torrenti dell'Adda, quello sarà capace di dividere in genti disprezzate un popolo insorto, di ritornare al passato, infliggendogli gli antichi dolori: un popolo che sarà completamente libero delle Alpi al mare, unito nelle armi, nella lingua, nella religione, nelle memorie, nel sangue e nei sentimenti.
Con lo stesso volto sfiduciato, con lo sguardo abbattuto e intimorito con il quale un mendicante tollerato per pietà sta in terra straniera, allo stesso modo doveva stare in Lombardia il lombardo. Quello che volevano gli altri era legge per lui, il suo destino era un segreto di altri, il suo ruolo era servire e tacere.
a stranieri, l'Italia ritorna a prendere la sua terra, sua eredità; o stranieri, andate via da una terra che non vi ha dato i natali. Non vedete che tutta la gente insorge dal Cenisio fino alla Sicilia? Non sentite che è instabile sotto il vostro straniero dominio?
O stranieri, sulle vostre bandiere sta il disonore di un giuramento tradito, un giuramento da voi pronunciato vi porta ad una guerra ingiusta. Voi insieme avete gridato in quei giorni: Dio rifiuta il dominio straniero, ogni popolazione sia libera e che muoia l'ingiusta ragione della guerra. Se la terra dove avete sofferto il potere straniero adesso è la tomba dei vostri oppressori, se la faccia dei vostri nemici allora vi sembrava disgustosa, chi vi ha detto che le sofferenze degli italiani non avrebbero portato mai a niente? Chi vi ha detto che Dio che ha ascoltato i vostri lamenti, non avrebbe ascoltato anche i nostri?
Proprio quel Dio che chiuse le acque del Mar Rosso sui crudeli Egiziani che inseguivano gli Ebrei, quel Dio che aveva messo nelle mani della forte Giaele il martello e che lo aveva aiutato a dare il colpo a Sisara. Quello che è il padre di tutte le genti, che non ha mai detto ai Tedeschi: andate, raccogliete i frutti che non avete coltivato; stendete la mano: vi do l'Italia.
Cara Italia! Dove il lamento della tua schiavitù è arrivato, dove l'umanità ha ancora speranza, dove la libertà è già fiorita, dove nel segreto matura, dove gli uomini piangono la loro sventura, non c'è nessun cuore che non batta per te.
Quante volte ha aspettato sulle Alpi l'arrivo di una bandiera amica. Quante volte hai voltato lo sguardo ai due mari! Ecco, infine, gli aiuti sono giunti dall'interno, tutti uniti intorno alla tua bandiera, forti e spinti dalle loro sofferenze, sono arrivati i tuoi figli a lottare. Adesso, o forti, vediamo sul vostro viso la rabbia che avete tenuto nascosta dentro di voi: si combatte per l'Italia, vincete. La sorte dell'Italia dipende da voi. a la vedremo liberata da voi annessa ai popoli liberi; o resterà sotto il dominio straniero, più vile, più sottomessa e più derisa.
ah giorni della nostra vittoria! Oh sventurato chi da lontano li udirà da altri come se fosse uno straniero; chi narrerà questi fatti ai propri figli dovendo aggiungere sospirando: io non ero lì; chi non avrà salutato quel giorno la bandiera vincitrice
SOFIA, non citi la fonte. GRAZIE!
Parafrasi
Il poeta immagina che l'esercito piemontese abbia già varcato il Ticino e che i soldati siano fermi sulla sponda sabbiosa del fiume e per un attmo si volgono dietro. tutti sono assorti con la mente nei fatti che accadranno e sicuri, nei loro cuori, del valore della loro gente, hanno giurato: il Ticino non separerà più due stati diversi, non ci sarà un luogo in Italia dove sorgano frontiere!
Altri valorosi patrioti hanno risposto a quel giuramento da altre regioni d'Italia, preparandosi alla lotta dapprima clandestinamente, e venendo adesso alla luce del sole. Le sacre parole del giuramento sono state, proferite; o moriranno combattendo, o insieme gioiranno sulla terra liberata.
Solo chi potrà distinguere nell'acque del Po quelle dei suoi affluenti, solo lui riuscirà a dividere un popolo che ha conquistato la sua libertà e, andando indietro nella sua storia e nel suo destino, farla ritornare agli antichi dolori: la nostra gente, unita per avere in comune lingua, religione, storia, tradizioni e ideali dovrà essere tuta schiava o tutta libera.
Il Lombardo era straniero sulla sua terra, doveva starci con lo stesso volto sfiduciato ed umile, e con lo sguardo rivolto a terra e pieno di paura con cui sta un mendicante in terra straniera, per elemosina. La volontà degli altri costituiva legge; il suo destino dipeneva dagli altri, il suo dovere era quello di servire senza parlare.
L'Italia torna nei propri diritti, e il suo suolo viene riconquistat. Oh stranieri, raccigliete in fretta e furia le ostre cose ed andate via da una terra che non vi ha generato. Non vedete che è tutta in movimento dalle Alpi allo stretto di Messina?
Non vedete che ormai è insicura e trema sotto il peso del piede straniero?
Sulle vostre bandiere, oh stranieri, sta la macchia vergognosa di un giuramento tradito, un principio da voi proclamato vi accompagna verso un'ingiusta guerra.
Voi che insieme gridaste all'epoca delle guerre di Napoleone: Dio non tollera le oppresioni; ogni popolo deve essere libero e sia sconfitto dalla ingiusta legge
della spada, del più forte.
Se la terra, che vi vide soffrire per lo stato di servitù, copre i morti di coloro che vi hanno sfruttato, se il volto di genti stranieri vi sembrò insopportabile in quei giorni, chi ha detto che il dolore degli italiani sarà infruttuoso ed eterno? chi vi dice che il Dio che ha esudito i vostri desideri non ascolti anche le nostre grida di dolore?
Sì, proprio quel Dio che coprì con leonde del Mar Rosso il malvagio faraone che insegiuva il popolo di Israele; proprio quel Dio che diede un coraggio da uomo a Giaele per uccidere il re oppressore, quel Dio che è padre di tutti i popoli e che non può aver detto all'austriaco-germano di raccogliere i frutti di una terra che non è sua e di togliere gli artigli e conquistare l'Italia.
Cara Italia, dovunque è arrivato il drido di dolore per la tua lunga servitù! Dove ancora ogni speranza del genere umano non è andata perduta, dove ormai la libertà è nata, dove ancora cresce nell'ombra, dove si piange per la situazione di oppresione c'è qualcuno che è dalla tua parte.
Quante volte hai sperato in un aiuto straniero, quante volte vanamente hai atteso l'arrivo di un aiuto dal mare! Alla fine i tuoi figli sono usciti a combattere, nat dalla tua terra, stretti intorno alla bandiera, incitati e resi ancor più forti dalle sofferenze.
Oh valorosi, sui volti risplenda l'ira nutrita in tanti anni di clandestinità, si combatta per l'Italia. Il destino è sulle vostre spade. O vedremo l'Italia risorta, seduta all'assemblea de popoli, o la vedremo più avvilita, insultata, sotto il simbolo del potere, il terribile scettro straniero.
Oh giornate della nostra rivincita; povero colui che da lontano, dalle parole degli altri, come un estraneo, ne sentirà parlare; povero colui che dovrà dire ai suoi figli di non aver partecipato, di non aver potuto salutare quel giorno la bandiera vincitrice.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
Commento
Soffermati sulla sponda sabbiosa del Ticino, guardato il fiume appena superato, pensando alla sorte cui stavano andando incontro, rassicurati dall'antico valore dell'Italia romana, hanno giurato: non accada mai più che questo fiume segni il confine tra due terre straniere; non ci siano più barriere all'interno dell'Italia.
L'hanno giurato: altri uomini valorosi da altre regioni d'Italia hanno risposto a quel giuramento; preparando di nascosto le spade che ora sollevano alla luce del sole. Si sono già stretti le mani e hanno pronunciato il giuramento: o moriremo insieme, o saremo uniti nella vittoria.
Chi riuscirà a dividere nel Po le acque dei suoi aft1uenti: la Dora Baltea, la Dora Riparia, il Tanaro e il suo aft1uente Bormida, in Ticino, l'arba le cui sponde sono ricche di vegetazione; chi riuscirà a distinguere le correnti della Mella e dell'aglio nel Po e i molti torrenti dell'Adda, quello sarà capace di dividere in genti disprezzate un popolo insorto, di ritornare al passato, infliggendogli gli antichi dolori: un popolo che sarà completamente libero delle Alpi al mare, unito nelle armi, nella lingua, nella religione, nelle memorie, nel sangue e nei sentimenti.
Con lo stesso volto sfiduciato, con lo sguardo abbattuto e intimorito con il quale un mendicante tollerato per pietà sta in terra straniera, allo stesso modo doveva stare in Lombardia il lombardo. Quello che volevano gli altri era legge per lui, il suo destino era un segreto di altri, il suo ruolo era servire e tacere.
a stranieri, l'Italia ritorna a prendere la sua terra, sua eredità; o stranieri, andate via da una terra che non vi ha dato i natali. Non vedete che tutta la gente insorge dal Cenisio fino alla Sicilia? Non sentite che è instabile sotto il vostro straniero dominio?
O stranieri, sulle vostre bandiere sta il disonore di un giuramento tradito, un giuramento da voi pronunciato vi porta ad una guerra ingiusta. Voi insieme avete gridato in quei giorni: Dio rifiuta il dominio straniero, ogni popolazione sia libera e che muoia l'ingiusta ragione della guerra. Se la terra dove avete sofferto il potere straniero adesso è la tomba dei vostri oppressori, se la faccia dei vostri nemici allora vi sembrava disgustosa, chi vi ha detto che le sofferenze degli italiani non avrebbero portato mai a niente? Chi vi ha detto che Dio che ha ascoltato i vostri lamenti, non avrebbe ascoltato anche i nostri?
Proprio quel Dio che chiuse le acque del Mar Rosso sui crudeli Egiziani che inseguivano gli Ebrei, quel Dio che aveva messo nelle mani della forte Giaele il martello e che lo aveva aiutato a dare il colpo a Sisara. Quello che è il padre di tutte le genti, che non ha mai detto ai Tedeschi: andate, raccogliete i frutti che non avete coltivato; stendete la mano: vi do l'Italia.
Cara Italia! Dove il lamento della tua schiavitù è arrivato, dove l'umanità ha ancora speranza, dove la libertà è già fiorita, dove nel segreto matura, dove gli uomini piangono la loro sventura, non c'è nessun cuore che non batta per te.
Quante volte ha aspettato sulle Alpi l'arrivo di una bandiera amica. Quante volte hai voltato lo sguardo ai due mari! Ecco, infine, gli aiuti sono giunti dall'interno, tutti uniti intorno alla tua bandiera, forti e spinti dalle loro sofferenze, sono arrivati i tuoi figli a lottare. Adesso, o forti, vediamo sul vostro viso la rabbia che avete tenuto nascosta dentro di voi: si combatte per l'Italia, vincete. La sorte dell'Italia dipende da voi. a la vedremo liberata da voi annessa ai popoli liberi; o resterà sotto il dominio straniero, più vile, più sottomessa e più derisa.
ah giorni della nostra vittoria! Oh sventurato chi da lontano li udirà da altri come se fosse uno straniero; chi narrerà questi fatti ai propri figli dovendo aggiungere sospirando: io non ero lì; chi non avrà salutato quel giorno la bandiera vincitrice
Il poeta immagina che l'esercito piemontese abbia già varcato il Ticino e che i soldati siano fermi sulla sponda sabbiosa del fiume e per un attmo si volgono dietro. tutti sono assorti con la mente nei fatti che accadranno e sicuri, nei loro cuori, del valore della loro gente, hanno giurato: il Ticino non separerà più due stati diversi, non ci sarà un luogo in Italia dove sorgano frontiere!
Altri valorosi patrioti hanno risposto a quel giuramento da altre regioni d'Italia, preparandosi alla lotta dapprima clandestinamente, e venendo adesso alla luce del sole. Le sacre parole del giuramento sono state, proferite; o moriranno combattendo, o insieme gioiranno sulla terra liberata.
Solo chi potrà distinguere nell'acque del Po quelle dei suoi affluenti, solo lui riuscirà a dividere un popolo che ha conquistato la sua libertà e, andando indietro nella sua storia e nel suo destino, farla ritornare agli antichi dolori: la nostra gente, unita per avere in comune lingua, religione, storia, tradizioni e ideali dovrà essere tuta schiava o tutta libera.
Il Lombardo era straniero sulla sua terra, doveva starci con lo stesso volto sfiduciato ed umile, e con lo sguardo rivolto a terra e pieno di paura con cui sta un mendicante in terra straniera, per elemosina. La volontà degli altri costituiva legge; il suo destino dipeneva dagli altri, il suo dovere era quello di servire senza parlare.
L'Italia torna nei propri diritti, e il suo suolo viene riconquistat. Oh stranieri, raccigliete in fretta e furia le ostre cose ed andate via da una terra che non vi ha generato. Non vedete che è tutta in movimento dalle Alpi allo stretto di Messina?
Non vedete che ormai è insicura e trema sotto il peso del piede straniero?
Sulle vostre bandiere, oh stranieri, sta la macchia vergognosa di un giuramento tradito, un principio da voi proclamato vi accompagna verso un'ingiusta guerra.
Voi che insieme gridaste all'epoca delle guerre di Napoleone: Dio non tollera le oppresioni; ogni popolo deve essere libero e sia sconfitto dalla ingiusta legge
della spada, del più forte.
Se la terra, che vi vide soffrire per lo stato di servitù, copre i morti di coloro che vi hanno sfruttato, se il volto di genti stranieri vi sembrò insopportabile in quei giorni, chi ha detto che il dolore degli italiani sarà infruttuoso ed eterno? chi vi dice che il Dio che ha esudito i vostri desideri non ascolti anche le nostre grida di dolore?
Sì, proprio quel Dio che coprì con leonde del Mar Rosso il malvagio faraone che insegiuva il popolo di Israele; proprio quel Dio che diede un coraggio da uomo a Giaele per uccidere il re oppressore, quel Dio che è padre di tutti i popoli e che non può aver detto all'austriaco-germano di raccogliere i frutti di una terra che non è sua e di togliere gli artigli e conquistare l'Italia.
Cara Italia, dovunque è arrivato il drido di dolore per la tua lunga servitù! Dove ancora ogni speranza del genere umano non è andata perduta, dove ormai la libertà è nata, dove ancora cresce nell'ombra, dove si piange per la situazione di oppresione c'è qualcuno che è dalla tua parte.
Quante volte hai sperato in un aiuto straniero, quante volte vanamente hai atteso l'arrivo di un aiuto dal mare! Alla fine i tuoi figli sono usciti a combattere, nat dalla tua terra, stretti intorno alla bandiera, incitati e resi ancor più forti dalle sofferenze.
Oh valorosi, sui volti risplenda l'ira nutrita in tanti anni di clandestinità, si combatta per l'Italia. Il destino è sulle vostre spade. O vedremo l'Italia risorta, seduta all'assemblea de popoli, o la vedremo più avvilita, insultata, sotto il simbolo del potere, il terribile scettro straniero.
Oh giornate della nostra rivincita; povero colui che da lontano, dalle parole degli altri, come un estraneo, ne sentirà parlare; povero colui che dovrà dire ai suoi figli di non aver partecipato, di non aver potuto salutare quel giorno la bandiera vincitrice.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
Commento
Soffermati sulla sponda sabbiosa del Ticino, guardato il fiume appena superato, pensando alla sorte cui stavano andando incontro, rassicurati dall'antico valore dell'Italia romana, hanno giurato: non accada mai più che questo fiume segni il confine tra due terre straniere; non ci siano più barriere all'interno dell'Italia.
L'hanno giurato: altri uomini valorosi da altre regioni d'Italia hanno risposto a quel giuramento; preparando di nascosto le spade che ora sollevano alla luce del sole. Si sono già stretti le mani e hanno pronunciato il giuramento: o moriremo insieme, o saremo uniti nella vittoria.
Chi riuscirà a dividere nel Po le acque dei suoi aft1uenti: la Dora Baltea, la Dora Riparia, il Tanaro e il suo aft1uente Bormida, in Ticino, l'arba le cui sponde sono ricche di vegetazione; chi riuscirà a distinguere le correnti della Mella e dell'aglio nel Po e i molti torrenti dell'Adda, quello sarà capace di dividere in genti disprezzate un popolo insorto, di ritornare al passato, infliggendogli gli antichi dolori: un popolo che sarà completamente libero delle Alpi al mare, unito nelle armi, nella lingua, nella religione, nelle memorie, nel sangue e nei sentimenti.
Con lo stesso volto sfiduciato, con lo sguardo abbattuto e intimorito con il quale un mendicante tollerato per pietà sta in terra straniera, allo stesso modo doveva stare in Lombardia il lombardo. Quello che volevano gli altri era legge per lui, il suo destino era un segreto di altri, il suo ruolo era servire e tacere.
a stranieri, l'Italia ritorna a prendere la sua terra, sua eredità; o stranieri, andate via da una terra che non vi ha dato i natali. Non vedete che tutta la gente insorge dal Cenisio fino alla Sicilia? Non sentite che è instabile sotto il vostro straniero dominio?
O stranieri, sulle vostre bandiere sta il disonore di un giuramento tradito, un giuramento da voi pronunciato vi porta ad una guerra ingiusta. Voi insieme avete gridato in quei giorni: Dio rifiuta il dominio straniero, ogni popolazione sia libera e che muoia l'ingiusta ragione della guerra. Se la terra dove avete sofferto il potere straniero adesso è la tomba dei vostri oppressori, se la faccia dei vostri nemici allora vi sembrava disgustosa, chi vi ha detto che le sofferenze degli italiani non avrebbero portato mai a niente? Chi vi ha detto che Dio che ha ascoltato i vostri lamenti, non avrebbe ascoltato anche i nostri?
Proprio quel Dio che chiuse le acque del Mar Rosso sui crudeli Egiziani che inseguivano gli Ebrei, quel Dio che aveva messo nelle mani della forte Giaele il martello e che lo aveva aiutato a dare il colpo a Sisara. Quello che è il padre di tutte le genti, che non ha mai detto ai Tedeschi: andate, raccogliete i frutti che non avete coltivato; stendete la mano: vi do l'Italia.
Cara Italia! Dove il lamento della tua schiavitù è arrivato, dove l'umanità ha ancora speranza, dove la libertà è già fiorita, dove nel segreto matura, dove gli uomini piangono la loro sventura, non c'è nessun cuore che non batta per te.
Quante volte ha aspettato sulle Alpi l'arrivo di una bandiera amica. Quante volte hai voltato lo sguardo ai due mari! Ecco, infine, gli aiuti sono giunti dall'interno, tutti uniti intorno alla tua bandiera, forti e spinti dalle loro sofferenze, sono arrivati i tuoi figli a lottare. Adesso, o forti, vediamo sul vostro viso la rabbia che avete tenuto nascosta dentro di voi: si combatte per l'Italia, vincete. La sorte dell'Italia dipende da voi. a la vedremo liberata da voi annessa ai popoli liberi; o resterà sotto il dominio straniero, più vile, più sottomessa e più derisa.
ah giorni della nostra vittoria! Oh sventurato chi da lontano li udirà da altri come se fosse uno straniero; chi narrerà questi fatti ai propri figli dovendo aggiungere sospirando: io non ero lì; chi non avrà salutato quel giorno la bandiera vincitrice
Questo è il commento.....
http://www.scuolapiancavallo.it/sito/sez_ricerche/sito%20risorgimento/Marzo%201821.htm
e questa la parafrasi.......
http://www.parafrasando.it/POESIE/MANZONI_ALESSANDRO/Marzo-1821.html
:hi
http://www.scuolapiancavallo.it/sito/sez_ricerche/sito%20risorgimento/Marzo%201821.htm
e questa la parafrasi.......
http://www.parafrasando.it/POESIE/MANZONI_ALESSANDRO/Marzo-1821.html
:hi