Mi servirebbero delle risposte su amleto ad esempio:

jessica.7
mi servirebbero delle risposte su amleto ad esempio:
1 Concentrandoci sul ragionamento di amleto nel monologo quale dubbio lo lacera?
2 "la coscienza ci rende tutti cotardi" che cosa vuole dire amleto con questa affermazione??
3 nel monologo del principe di danimarca si scontrano due estremi :L'azione e l'inazione. A quale schiera fa parte amleto a quella degli eroi attivi o a quella dei passivi? motiva la tua risposta con esempi testuali

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Francy1982
1. Essere o non essere: ovvero se è meglio vivere o morire...
2. Amleto con questa frase vole dire che la coscienza di rende paurosi, per paura di qualcosa dopo la morte. La risolutezza, dopo il pensiero di impallidisce e svia anche le grandi imprese dal loro corso...
3. ti cito questo: "Il dilemma e l'indecisione
Gli eroi delle grandi tragedie classiche sono tutti posti davanti a scelte e obbligati a prendere una o l’altra direzione. Ma una volta che la decisione è presa, il resto necessariamente segue, accompagnato da atti di nobiltà grandiosi o, per altro verso, di abiezione estremi. Nell’ Amleto, nulla è semplice, tutto è problematico. Il dilemma nel quale si inciampa è non di sapere quale scelta egli deve fare, ma all'opposto se la farà. Secondo alcune interpretazioni, Amleto non giunge ad alcuna decisione e diffonde così l'immagine dell'individuo indeciso, inattivo, passivo, l’inetto romantico incapace di agire: al limite, il chiacchierone senza costrutto che si compiace delle parole. Jean-Louis Barrault lo ha definito "l'eroe dell'esitazione superiore." È senza dubbio per questo che T. S. Eliot vedeva nell’ Amleto una tragedia mancata poiché, diceva, essa presenta un personaggio " dominato da un pathos incomprensibile in quanto eccede i fatti così come appaiono." Perché tanta emozione e così poca azione? È la sua natura, diranno alcuni: ossia l'opposto esatto di un Macbeth . Altri lo vedranno bloccato da un complesso di Edipo che fa di lui un adolescente attardato, un po' pazzo, calcinato in sterili ruminazioni esistenzialiste (nessuno osa immaginare Amleto re!) ; altri ancora lo vedono sofferente per un'overdose di castità. Dunque sospettano un dramma sessuale più che un dramma della volontà. E avanzano ipotesi di puritanesimo spinto se non di omosessualità. Ma forse l’interpretazione che rende più giustizia ad un tale personaggio è affermare che questo dramma shakespeariano tende in effetti allo stesso tempo all'individualità estrema ed all'universalità e spinge a interpretare l’opera come una rappresentazione simbolica della lotta tra l'uomo ed il suo destino, le sue tentazioni e le sue contraddizioni.

All' interpretazione di Amleto eroe inattivo se ne oppone un'altra. Occorre osservare inizialmente che Amleto, per quanto loquace è in effetti molto attivo. Se è vero che il filo dell'azione, in generale, gli è imposto da altri personaggi o dagli eventi, egli nei fatti agisce. Ascolta lo spettro (ciò che i suoi amici rifiutano di fare), assume un atteggiamento al limite del disprezzo riguardo al re, rinvia violentemente Ofelia, sventa uno dopo l'altro gli intrighi che mirano a scoprire il suo gioco, e architetta uno spettacolo teatrale che è soltanto una trappola nella quale spera di fare cadere il re; aggredisce la madre in una scena dalla violenza inaudita; arriva alle mani con Laerte. Infine, e forse soprattutto per ciò che riguarda la violenza fisica, che non è poco per un uomo tacciato di inazione - uccide Polonio, invia i suoi amici Rosencrantz e Guildenstern alla morte, uccide il re ed è indirettamente responsabile della morte di Laerte.

Non è impossibile che Shakespeare abbia così voluto rovesciare le convenzioni della tragedia classica, troppo carica di stereotipi e di parti assegnate una volta per tutte. Anche il suo Macbeth, il suo Otello o il suo Bruto, e il suo re Lear, fin dal primo atto, sono così bene imprigionati in atteggiamenti convenuti e dinamiche preordinate che ne risultano perfettamente prevedibili; l'intrigo progredisce dalla causa all'effetto, con una conclusione che ha dell’ inesorabile.
Nulla di tutto ciò in Amleto; Shakespeare ci sorprende ad ogni snodo d’azione; l'imprevedibile domina ad ogni atto ed anche la scena della mattanza finale ha soltanto una relazione molto labile con gli elementi iniziali del teorema fornitici nel primo atto. Certamente, Amleto uccide il re ma lo uccide perché quest'ultimo, per sbaglio, ha appena ucciso Gertrude; ed è senz’altro curioso che in questo frangente non proferisca motto sull'assassinio del padre, che dovrebbe essere il movente e la conclusione logica della sua azione; com’ è altrettanto curioso che nessuno alla corte di Danimarca sembra commuoversi per questa enorme carneficina dove, in alcuni secondi, scompaiono tutti i personaggi principali del regno. Nessuno fuorché Shakespeare, il quale pur fingendo di mettere in scena i grandi temi della tragedia classica (la vendetta, la pazzia, la lotta per il potere, ecc.), forse ha voluto scuotere le certezze che procurano ogni volta questi temi e abbia scelto, in ultima analisi, di presentare il solo tema che per lui ha un senso: il dubbio, l'incertezza. In ciò, sarebbe stato un precursore del teatro del ventesimo secolo: il teatro dell'assurdo nel 1601!
Fonti:" (da lafrusta)
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