Mi serve entro il 7
chi mi potrebbe aiutare? non riesco a trovare la parafrasi del proemio di omero?? per favore..
Risposte
Mmm...non ti preoccupare, fragirl: i potenti mezzi del web possono venirti in aiuto.
E' sufficiente che digiti "proemio Iliade parafrasi" sulla barra di comando di google, e sicuramente troverai qualcosa che può tornarti utile.
Purtroppo non mi è possibile postarti i link, perchè molti dei siti sono concorrenti a skuola.net, ma vedrai che ti saranno utili.
Ciao e....Buon Anno!!!!
E' sufficiente che digiti "proemio Iliade parafrasi" sulla barra di comando di google, e sicuramente troverai qualcosa che può tornarti utile.
Purtroppo non mi è possibile postarti i link, perchè molti dei siti sono concorrenti a skuola.net, ma vedrai che ti saranno utili.
Ciao e....Buon Anno!!!!
si
Tutti quanti gli appunti di skuola.net relativi al proemio sono a metà?
oii ali grazie però è metà e a me serve la continuazione.. Comunque grazie
Scusate, ma questo non è il proemio di Omero: questi versi sono tratti dall'Eneide di Virgilio!!!!
Fragirl, puoi trovare il proemio di Omero (penso tu ti riferisca all'Iliade) qui a questo link:
https://www.skuola.net/mitologia-epica/iliade-omero/proemio-dell-iliade.html
Non è comunque l'unico. Puoi trovare altre parafrasi utili anche qui:
https://www.skuola.net/mitologia-epica/
Ciao!
Fragirl, puoi trovare il proemio di Omero (penso tu ti riferisca all'Iliade) qui a questo link:
https://www.skuola.net/mitologia-epica/iliade-omero/proemio-dell-iliade.html
Non è comunque l'unico. Puoi trovare altre parafrasi utili anche qui:
https://www.skuola.net/mitologia-epica/
Ciao!
grazie mille :)
Certo, scusami ancora^^
no dai, comunque se la trovi , linkala :)
scusami, non lo sapevo, purtroppo non ricordo la fonte, preferisci che cancelli la risposta?
marsea, da regolamento, devi inserire la fonte da cui ha preso il testo sopra citato :)
Ciao, ecco a te:
Armi canto e l’uomo che primo dai lidi di Troia
venne in Italia fuggiasco per fato e alle spiagge
lavinie, e molto in terra e sul mare fu preda
di forze divine, per l’ira ostinata della crudele Giunone,
molto sofferse anche in guerra, finch’ebbe fondato
la sua città, portato nel Lazio i suoi dei, donde il sangue
Latino, e i padri Albani e le mura dell’alta Roma.
Musa, tu dimmi le cause, per quale offesa divina,
per quale dolore la regina dei numi a soffrir tante pene,
a incontrar tante angoscie condannò l’uomo pio.
Così grandi nell’animo dei celesti le ire!
Città antica fu, l’ebbero i coloni Tiri,
Cartagine, contro l’Italia, lontano, e le bocche
del Tevere, opulenta, tremenda d’ardore guerriero.
Questa Giunone, dicono, amò più di tutte le terre
trascurando anche Samo: qui le sue armi,
qui tenne il suo carro: farne il regno dei popoli,
lo consenta mai il fato, già sogna e agogna la dea.
Udiva però che dal sangue troiano doveva scendere stirpe,
che un giorno dei Tirii abbatterebbe le torri:
sovrana di qui, superba di guerra, una gente
verrebbe a rovina dell’Africa: così filavan le Parche.
Questo tremendo, e memore della vecchia sua guerra,
che lei, la Saturnia, a Troia pei cari Argivi condusse
– le cause dell’odio, duri dolori, non eran cadute
dall’animo, sta chiuso nel cuore profondo
il giudizio di Paride, l’onta della bellezza umiliata,
e l’origine odiosa, e il rapito Ganimede e il suo onore –
più e più d’ogni cosa accendendosi, per tutto il mare cacciava
i Teucri, avanzo di Danai e d’Achille crudele,
lontano dal Lazio: e quelli già da molt’anni
erravano, preda dei fati, intorno a tutte le sponde.
Tanto grave a fondare fu la gente di Roma.
Armi canto e l’uomo che primo dai lidi di Troia
venne in Italia fuggiasco per fato e alle spiagge
lavinie, e molto in terra e sul mare fu preda
di forze divine, per l’ira ostinata della crudele Giunone,
molto sofferse anche in guerra, finch’ebbe fondato
la sua città, portato nel Lazio i suoi dei, donde il sangue
Latino, e i padri Albani e le mura dell’alta Roma.
Musa, tu dimmi le cause, per quale offesa divina,
per quale dolore la regina dei numi a soffrir tante pene,
a incontrar tante angoscie condannò l’uomo pio.
Così grandi nell’animo dei celesti le ire!
Città antica fu, l’ebbero i coloni Tiri,
Cartagine, contro l’Italia, lontano, e le bocche
del Tevere, opulenta, tremenda d’ardore guerriero.
Questa Giunone, dicono, amò più di tutte le terre
trascurando anche Samo: qui le sue armi,
qui tenne il suo carro: farne il regno dei popoli,
lo consenta mai il fato, già sogna e agogna la dea.
Udiva però che dal sangue troiano doveva scendere stirpe,
che un giorno dei Tirii abbatterebbe le torri:
sovrana di qui, superba di guerra, una gente
verrebbe a rovina dell’Africa: così filavan le Parche.
Questo tremendo, e memore della vecchia sua guerra,
che lei, la Saturnia, a Troia pei cari Argivi condusse
– le cause dell’odio, duri dolori, non eran cadute
dall’animo, sta chiuso nel cuore profondo
il giudizio di Paride, l’onta della bellezza umiliata,
e l’origine odiosa, e il rapito Ganimede e il suo onore –
più e più d’ogni cosa accendendosi, per tutto il mare cacciava
i Teucri, avanzo di Danai e d’Achille crudele,
lontano dal Lazio: e quelli già da molt’anni
erravano, preda dei fati, intorno a tutte le sponde.
Tanto grave a fondare fu la gente di Roma.