Mi date una mano su un tema che ho scritto?

loddo
allora questo è il mio tema vi chiederei se me lo poteste correggere
dovete solo fare copia e incolla e correggere le parti secondo voi sbagliate.
non è un lavoro lunghissimi XD


Mi date una mano???????
mi ricorreggiete questo testo scritto da me????

Basta che fate copia re incolla e sostituite solo le parti che vi sembrano sbagliate, non è un lavoro lunghissimo XD
Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto ;e la vita seppure ne verrà concessa , non ci resterà che piangere le nostre sciagure , e la nostra infamia. Foscolo scrive queste parole in modo triste, abbattuto e malinconico , fa risaltare secondo me l’ attaccamento alla patria e la disperazione nel venirne separato. Lui è legato molto alla sua terra , si riconosce anche dalla frase : il mio cadavere non cadrà nelle braccia straniere e le mie ossa poseranno sulla terra dei miei padri.
Un altro brano , quello scritto da Hesse simboleggia il passaggio tra l’ infanzia e la vita adulta, la quale può essere considerata una specie di migrazione; dove si scopre che ciò che si credeva era solo un illusione, e ciò fa paura ; fa vedere come cambia la visione del mondo e come si ha nostalgia della vita passata. Una frase che mi ha profondamente colpito è stata : “per la prima volta assaggiai la morte , che ha un sapore amaro, perché è nascita , angoscia e paura di un tremendo rinnovamento”, sono perfettamente d’accordo , e per alcuni punti mi ci riconosco , mi sono trasferito tre volte in tre anni, quindi non ho delle radici salde ed è completamente vero che in un modo o nell’ altro , quando sei costretto a crescere, si ha paura , diffidenza e nostalgia di ciò ce non si è potuto fare quando si era ancora piccoli… ciò si collega con ciò che scrive G. Schelotto, cioè che quando per un motivo o per l’ altro ci si deve trasferire ,”migrare”, è presente sempre un eccitazione , si fantastica sulla nuova vita che ci attende credendo che ambientarsi sarebbe stato facile e ci esaltiamo credendo che la nostalgia della terra natia si sarebbe affievolita in fretta , ma la realtà raramente è così ; è un trauma tremendo, il paragone del trasferimento al pezzo di stoffa che si lacera e che spetta a noi cercare di riparare è ottimo e spesso l’ ansia suscitata dal cambiamento ha effetti negativi, come la diffidenza, e capiamo che la nostalgia non scompare , ma continua imperterrita a “tormentarci”. Altri scrittori invece vedono La migrazione diversamente. Il brano scritto da Caldas Brito a differenza dei precedenti tratta il distacco , la migrazione, sotto un'altra luce
, secondo lei tutto è migrazione e ogni migrazione ci cambia interiormente ; mi ha colpito la sua risposta alla domanda “Se è arrivata a destinazione”( riferendosi al posto in cui viveva, poiché aveva vissuto molti trasferimenti): “solo nel momento della mia morte posso dire di essere arrivata a destinazione e allora inizierò un nuovo viaggio” questa affermazione ci fa capire che lei crede che non si finirà mai di migrare, di scoprire cose nuove , che magari ci cambieranno la vita e il modo di viverla, in meglio o in peggio. La migrazione come sostiene Monteiro martins è come aprire una porta all’ interno di una stanza buia e che a volte si richiude alle nostre spalle , lo scrittore paragona il migrante ad una scimmia che salta su un altro ramo, allo stesso modo il migrante ha qualcosa dentro che sa dove si trova il ramo che lo aspetta ed è questo qualcosa che lo spinge al salto . Martins scrive con ottimismo credendo troppo nel successo che ci coglierà, ma io non sono molto d’ accordo , infatti, parlando metaforicamente, noi possiamo saltare su un ramo ma nessuno gli impedisce di spezzarsi.
Il mio giudizio su questo problema è questo: non c’ è nulla di positivo o negativo in una migrazione, dobbiamo essere noi a capire come riuscire a farne diventare positivi gli aspetti, da questo si capisce e si valuta anche la capacità di una persona all’ adattamento, ma una cosa è sicura, migrando c’ è in noi una crescita morale e psicologica , la nascita di una nuova consapevolezza di esistenza che ci spaventa, ci avvilisce e ci demoralizza , ma bisogna andare avanti e avere la forza di lottare e credere nei nostri scopi , facendo di tutto per raggiungerli.

Risposte
Francy1982
"Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto ;e la vita seppure ne verrà concessa , non ci resterà che piangere le nostre sciagure , e la nostra infamia".
Foscolo scrive queste parole enfatizzando un tono triste e malinconico. A mio parere l'autore dimostra, qui, un grande attaccamento alla patria e una grande disperazione nel venirne separato. Si riconosce il legame che Foscolo ha con la sua terra natia nella frase : il mio cadavere non cadrà nelle braccia straniere e le mie ossa poseranno sulla terra dei miei padri.
Un altro brano, quello scritto da Hesse, simboleggia il passaggio dall’infanzia alla vita adulta, tale passaggio è per l'autore una sorta di migrazione in cui domina la paura, data dalla coscienza che le cose in cui si credeva fino a quel momento altro non sono che una mera illusione; Hesse sottolinea come, in questo passaggio, si cambia la visione del mondo e di come si prova una naturale nostalgia della vita passata. Una frase che mi ha profondamente colpito nel suo brano è la seguente: “per la prima volta assaggiai la morte, che ha un sapore amaro, perché è nascita , angoscia e paura di un tremendo rinnovamento”. Sono perfettamente d’accordo, e per alcuni punti mi riconosco nelle parole che ho citato: nella mia vita mi sono trasferito tre volte in tre anni, quindi non ho delle radici salde e questi improvvisi cambiamenti, molte volte, hanno alimentato in me la paura, la diffidenza e la nostalgia verso ciò che ormai non ho più, insieme al rimpianto di ciò che non ho potuto fare quando ero più piccolo…
G. Schelotto afferma che nel trasferirsi, nel ”migrare”, è presente sempre un certo grado di eccitazione, l'uomo fantastica e si aspetta di ambientarsi facilmente nel nuovo ambiente e, soprattutto, si abitua all'idea che la nostalgia della terra natia potrebbe affievolirsi in poco tempo, ma poi ci si scontra con la realtà: il distaccarsi dalle proprie radici è un trauma tremendo. L'autore paragona il trasferimento ad un pezzo di stoffa che si lacera e che solo noi dobbiamo cercare di riparare, tale metafora è per me ottima, spesso l’ ansia suscitata dal cambiamento ha effetti negativi, come la diffidenza, e capiamo che la nostalgia non scompare, ma continua imperterrita a “tormentarci”, per questo solo noi possiamo facendoci forza migliorare la nostra condizione.
Altri scrittori invece vedono La migrazione diversamente. Il brano scritto da Caldas Brito a differenza dei precedenti tratta il distacco dalla propria terra, sotto un'altra luce. Secondo l'autrice tutto è migrazione e ogni migrazione ci cambia interiormente; mi ha colpito la sua risposta alla domanda “Se è arrivata a destinazione?”( riferendosi al posto in cui viveva, poiché aveva vissuto molti trasferimenti): “solo nel momento della mia morte posso dire di essere arrivata a destinazione e allora inizierò un nuovo viaggio” E' chiaro che per Lei non si finisce mai di migrare e di scoprire cose nuove; alcune di queste cose cambieranno la nostra vita o anche solo il modo di viverla in meglio o in peggio. La migrazione come sostiene Monteiro Martins è come aprire una porta all’interno di una stanza buia, che a volte si richiude alle nostre spalle, lo scrittore paragona il migrante ad una scimmia che salta su un altro ramo, allo stesso modo l'uomo conosce dove si trova il ramo che lo aspetta e sente una forza interiore che lo spinge al salto . Martins scrive queste parole pieno ottimismo, credendo troppo nel successo che ci coglierà, ma io non sono molto d’accordo , infatti, parlando metaforicamente, noi possiamo saltare su un ramo, ma nessuno ci dice se quel ramo è debole,e quindi può spezzarsi.
Il mio giudizio sui temi da me affrontati è il seguento: non c’ è nulla di positivo o negativo nella migrazione in sé, dobbiamo essere noi a trovare il modo di trarre da questa esperienza gli aspetti migliori, da questo si capisce e si valuta anche la capacità di una persona all’ adattamento, ma una cosa è sicura: migrando c’ è in noi una crescita morale e psicologica , la nascita di una nuova consapevolezza di esistenza che ci spaventa, ci avvilisce e ci demoralizza; ciò nonostante bisogna andare avanti e avere la forza di lottare e credere in noi stessi e nei nostri scopi , facendo di tutto per raggiungerli.

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