L'omofobia
cerco temi sull'omofobia, la privacy, la crisi economica, terremoto ecc per l'esame di domani grazie
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L'omofobia come disturbo emotivo:
Se è vero, come si dice spesso e come risulta ormai assodato, che i veri malati sono gli omofobi e non gli omosessuali, allora Homophobia. The State of Sexual Bigotry Today, scritto dallo psichiatra americano Martin Kantor, è il libro che capita a proposito per comprendere la natura e le diverse manifestazioni di questo morbo. E', insomma, una sorta di manuale per la diagnosi e il trattamento dell'omofobia.
Malgrado sia tarato sulla società statunitense, da cui sono tratti alcuni esempi illustrativi, le linee generali sono valide anche per altre società, come quella italiana. Tanto per cominciare, Kantor traccia un ritratto complessivo degli omofobi evidenziandone alcune caratteristiche comuni: per esempio la mancanza di originalità spacciata però per originalità assoluta. Kantor specifica anche un aspetto importante: "Sembrerebbe che ci siano omofobi lievi e omofobi gravi. Ma ciò non significa che ci sono omofobi buoni e cattivi. Non accetto la teoria secondo cui gli omofobi possono minimizzare la portata e la gravità della loro omofobia sostenendo che non sono tanto omofobi quanto potrebbero esserlo", perché qualsiasi forma di pregiudizio, anche se parte in maniera lieve, tende a estendersi se non è efficacemente contrastata, diventando "interamente inaccettabile oltre a essere completamente ingiustificabile".
Però esistono diversi tipi di omofobia e Kantor ne dà una vera e propria tassonomia. La prima classificazione riguarda i modelli di omofobia in base al loro contenuto. Ognuno di essi stabilisce un paradigma a seconda di come è trattato l'oggetto del pregiudizio. I paradigmi più diffusi sono quello medico ("gli omosessuali sono malati"), religioso, criminale, politico (in cui i gay rappresentano un nemico comune intorno cui coagulare i voti dei conservatori), socioculturale (in cui i gay vengono accusati di sfaldare il tessuto della società) o biologico (che postula un'inferiorità "genetica" delle persone omosessuali). Naturalmente questi paradigmi non si escludono reciprocamente: se guardiamo alla società italiana è evidente che un personaggio come Binetti applica al contempo il modello religioso, quello politico e quello socioculturale. In particolare per quanto riguarda l'omofobia di natura religiosa Kantor fa un'osservazione azzeccata: omofobi di questo genere "sostengono che la loro omofobia [che loro però non chiamano con il suo nome, aggiungo io] si basa sulla loro religione, ma in realtà è la loro religione che si basa sulla loro omofobia. Ovverosia, usano la Bibbia per giustificare un'omofobia già esistente e renderla sia dottrinale che ufficiale", professionalizzando in un certo senso la loro ostilità contro i gay e cancellando così i propri eventuali sensi di colpa.
Nei capitoli successivi, poi, Kantor compie degli excursus su quella che chiama "eterofobia", cioè le accuse false o eccessive di omofobia da parte di chi si sente sempre e comunque vittima di un complotto ai suoi danni in quanto omosessuale, e poi sull'omofobia interiorizzata. Quest'ultima non è soltanto quella introiettata dall'esterno, ma è anche quella che nasce all'interno dell'individuo stesso, dal suo atteggiamento sfavorevole e dai suoi sensi di colpa nei confronti della sua stessa omosessualità: è una manifestazione autodistruttiva che può assumere diverse forme, a seconda del carattere delle singole persone, ma che ha per lo più effetti depressogeni. Come del resto li ha l'omofobia proveniente dall'esterno. Ma la depressione non è l'unica conseguenza: in certi casi c'è anche un fenomeno di negazione della realtà per cui alcuni gay negano di essere maltrattati. Questo è - sottolinea Kantor - un modo per sottrarsi alla depressione. Altri accettano, o, per meglio dire, si rassegnano a quello che ritengono un quantitativo ineliminabile e inevitabile di omofobia e cercano di adattarsi alla vita che ne risulta.
Nella seconda parte del suo saggio, invece, Martin Kantor ci dà un'altra classificazione dell'omofobia, questa volta basata non sul tipo di pregiudizio applicato ai gay, bensì sulla situazione psicologica dell'omofobo. In questo caso, quindi, abbiamo una vera e propria classificazione psichiatrica dell'omofobia in quanto malattia mentale e disturbo emotivo della personalità. Esiste una omofobia paranoide che, classicamente, è quella in cui i soggetti combattono con la loro omosessualità (o le loro pulsioni omosessuali) rimossa, erigendo difese che si manifestano sotto questa forma. Non bisogna però confondere con questo tipo di omofobia quella manipolativa: in questo caso, spesso, gli omofobi non avvertono nessun "pericolo" per sé, ma sanno benissimo sfruttare l'ostilità endemica verso gli omosessuali all'interno della società. Al riguardo commenta Kantor: "Per alcuni opinionisti dei giornali 'picchiare' i gay è l'argomento caldo che fa vendere". In questo caso c'è una manipolazione politica dei meccanismi paranoidi.
Un'altra forma di omofobia molto diffusa è quella "passiva-aggressiva", caratterizzata da modi all'apparenza più morbidi e gentili. Anche in Italia li abbiamo sentiti spesso, questi omofobi, opporsi al matrimonio gay, per esempio, ricorrendo ad argomenti che hanno solo la parvenza della "logica inoppugnabile". Infatti è questo aspetto che rende questi omofobi più sfuggenti: in molte circostanze i gay e le lesbiche hanno la sensazione che qualcosa non vada, ma non sempre riescono a focalizzare che cosa. Il fatto che questi omofobi riescano a dare un'apparenza razionale alla loro omofobia li aiuta, purtroppo, a portare avanti la loro causa, riducendo eventuali sensi di colpa. Kantor, poi, elenca i vari modi in cui si presenta l'omofobia passiva-aggressiva.
La tassonomia psichiatrica dell'omofobia prosegue poi sotto altre forme: omofobia depressiva, che colpisce quegli omofobi che soffrono di "sentimenti personali di insignificanza o di senso di inferiorità" e che quindi cercano di tirarsi su denigrando gay e lesbiche; omofobia sadomasochistica, omofobia fobica (o propriamente detta); omofobia ossessivo-compulsiva (tipica di quegli omofobi che rimuginano molto ed elaborano una serie di argomentazioni per umiliare e sottomettere i gay: ricordo di averne incontrato uno in un altro blog ed era come avere un chihuahua che mi mordeva le caviglie); omofobia da personalità disturbata (istrionica, psicopatica, narcisistica).
. "Parlando in senso generico, il pensiero omofobo fa molto affidamento sull'uso di sofismi [...] Gli omofobi che usano i sofismi sono spesso abbastanza furbi da avere imparato esattamente come cominciare con una falsa premessa per poi, con il ragionamento, arrivare a una predeterminata conclusione plausibile e utile ai loro fini. [...] L'incapacità di apprezzare gay e lesbiche e il bisogno di disprezzarli e offenderli sono già presenti, dopodiché gli omofobi, con una sorta di ragionamento a ritroso, trovano uno o più modi per giustificare il disprezzo con dei cosiddetti fatti che loro possono proclamare". I vari errori descritti di Kantor non si escludono a vicenda, ma anzi possono sovrapporsi e comunque non sorgono dal nulla, ma sono piuttosto "pensieri creati da sentimenti specifici per soddisfare bisogni emotivi unici".
L'ultima parte è dedicata invece ai possibili interventi per - come recita il titolo - "aiutare gli omofobi a diventare meno omofobi", e contiene soprattutto una serie di tecniche per i gay che vogliano reagire ai vari tipi di omofobia che li colpisce. Per quanto riguarda questo secondo aspetto, Kantor precisa che molto spesso i gay e le lesbiche trattano l'omofobia in maniera inefficace, cioè "in modi controproducenti che facilitano poi il compito dell'omofobo e creano altra omofobia, ancora più efficace". Per contrastare l'omofobia è importante invece riconoscere "che tutta l'omofobia, e in particolare l'omofobia grave, va al di là dell'essere una questione puramente esperienziale o sociopolitica", ma è il "sintomo di un disturbo emotivo soggiacente" e il pregiudizio è uno "stato emotivo (travestito da riflessione intellettuale) che serve a funzioni psicologiche di adattamento, come per esempio lenire l'ansia e migliorare l'autostima". Gli strumenti di azione possono essere sia individuali che collettivi: "Malgrado le vittime non possano sempre convincere o costringere i singoli omofobi a non odiarli più, quasi sempre possono però aiutare a promuovere leggi che impediscano agli omofobi di agire spinti da quell'odio. L'istruzione e la psicoanalisi sono tra gli strumenti migliori per cambiare la metne di un omofobo. Ma la legislazione è probabilmente il modo migliore e più veloce per cambiare il comportamento di un omofobo". Ma, soprattutto: "affrontare l'omofobia degli altri implica anche l'affrontare la propria auto-omofobia, il che significa sviluppare una visione positiva di sé che non permetta l'ingresso del giudizio negativo altrui.
CRISI ECONOMICA:
L'attuale crisi economica è partita interamente dalla banche americane le quali concedevano mutui a tutte le persone senza garanzie, cioè le banche nn si preoccupavano di verificare se i richiedenti dei mutui avessero o no i mezzi per ripagare le banche.
per questo motivo il sistema finanziario americano è crollato e di conseguenza anche il resto del mondo. da qui potresti collegarti alla globalizzazione e infine concludere dicendo che ci vorranno un paio di anni per sistemare ciò ecc ecc e magari fare anche un confronto con la crisi del '29.
L’attuale crisi finanziaria è stata scatenata dalla crisi dei mutui “subprime” americani, ossia i mutui per l’acquisto della casa concessi senza adeguata garanzia ipotecaria o comunque concessi a persone con entrate non sufficienti (contribuendo così, tra l’altro, in maniera determinante alla bolla immobiliare).
Quando, infatti, i debitori non hanno rimborsato il debito, le banche si sono inventate soluzioni di ‘finanza creativa’ per tentare, in qualche modo, di rientrare in possesso delle somme, o quantomeno di delegare a terzi tale onere (ed essendo costrette a mettere in vendita un numero considerevole di case, quelle avute in garanzia, hanno giocoforza ulteriormente depresso le quotazioni di tutto il mercato immobiliare).
Tale attività ha fatto lo sgambetto ad un sistema economico – eccessivamente sbilanciato sul debito - che si reggeva su un delicato equilibrio, causando la crisi di oggi.
o questo:
La attuale crisi economica che, ormai noi tutti, stiamo vivendo è la chiara conseguenza che l’odierno sistema finanziario e bancario mondiale non funziona.
Molti danno la colpa a tutto questo al capitalismo e alla devastante ondata di liberismo, guidata da quei potentissimi uomini d’affari, i quali, non curandosi delle possibili ripercussioni sull’economia reale e quindi delle crisi che si sarebbero avute all’interno dei vari settori produttivi come l’industria, hanno cercato solo di giungere all’accumulazione di ricchezze personali, mediante operazioni speculative e spesso fraudolente.
Chiaro esempio ne è stata la famosa crisi dei mutui negli Stati Uniti. Le banche avevano ormai fatto diventare una pratica comune la cessione di mutui per l’acquisto di immobili a persone che erano chiaramente impossibilitate ad estinguere il debito. Questo tipo di pratica si era così tanto diffusa che i suddetti crediti avevano addirittura acquistato la denominazione di mutui subprime o NINJA ( No Income, No Job or Asset = Nessun Reddito, Nessun Lavoro stabile o Garanzia Finanziaria), proprio a sottolinearne l’alto rischio.
Ma nel momento in cui, chi aveva contratto il debito, si vide alzare i tassi di interesse, capì che non sarebbe stato più in grado di sostenere il pagamento delle rate. Infatti questo avvenne e le banche procedettero immediatamente alla confisca dei vari immobili.
Ma gli istituti bancari per evitare processi di svalutazione degli immobili, cioè rilevanti perdite di valore che in realtà, poco dopo, ci furono e come, si tutelarono cartolarizzando questi crediti. Ciò significa che le banche trasformavano i prestiti concessi in obbligazioni, vendute, a loro volta, ad altre banche o istituti con il futuro pagamento degli interessi come garanzia. In realtà questi interessi non furono mai completamente pagati, perché i vari debitori non riuscivano ad estinguere il proprio mutuo.
Intanto la banche stavano accumulando beni reali (gli immobili confiscati) e la liquidità interna aumentava grazie alla vendita di queste obbligazioni, che avevano così arricchito i già starpotenti istituti bancari centrali e indebolito chi li aveva acquistati.
Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario o peggio, come avviene negli Stati Uniti, si parla di deregolamentazione dai tempi del governo Regan in poi.
In teoria si può affermare che una delle principali cause della povertà siano le banche. Naturalmente questo tipo di ragionamento non sempre rispecchia perfettamente la realtà, anche perché le motivazioni di complessi fenomeni come la povertà sono molteplici. Ma l’azione degli istituti bancari influisce notevolmente su alcuni processi come l’inflazione.
Da circa 3 secoli le Banche Centrali hanno eroso ai singoli Stati il potere fondamentale di emettere la moneta, come la BCE o la statunitense Federal Reserve che, celandosi sotto la parvenza di istituzioni pubbliche, sembra che curino gli interessi dei soli gruppi privatistici. Ad esempio il 17% del capitale della BCE è gestito dalla Banca d’Inghilterra, che in realtà con l’euro non ha molto a che fare, visto che proprio il Regno Unito è stato una di quei pochi Paesi della UE che non ha aderito alla moneta unica.
In ogni caso queste banche tramite quello che può essere definito il monopolio della massa monetaria, possiedono la capacit.
TERREMOTO AD HAITI:
Haiti è un'isola. Molti di noi non lo sapevano prima della drammatica notte del 13 gennaio 2010. Prima che le agenzie battessero la notizia del terribile terremoto che ha devastato il piccolo stato caraibico. Solo allora tutti abbiamo preso consapevolezza dell'esatta collocazione geografica di Haiti, osservando le cartine diffuse alla tv da tg e speciali, oppure consultando le mappe stampate da quotidiani e settimanali, o più semplicemente, come succede sempre più spesso, attingendo le nostre informazioni direttamente da Internet, cliccando in questo caso su Google Maps.
Port-au Prince, la capitale dello stato haitiano, di cui molti di noi ignoravano l'esistenza, è diventata di colpo la città più famosa del mondo.
E abbiamo visto, da subito, le foto e i filmati che fanno ormai in modo che ogni fatto, verificatosi magari a migliaia di chilometri di distanza, ci appaia, in tempo reale, in tutta la sua cruda consistenza. E, anche in questo caso, un ruolo nuovo, ma sempre più importante, lo ha giocato l'attuale tecnologia: i telefonini, ma anche You Tube e i social network. Le immagini e le notizie che ci sono state fornite, ci sono apparse di una durezza e di di una violenza fortissime, purtroppo quelle cui ci hanno ormai abituato simili catastrofi: cadaveri insanguinati, feriti urlanti, superstiti in lacrime, ambulanze a sirene spiegate, soccorritori alacremente al lavoro, caos e macerie dappertutto.
Anche ad Haiti si è visto come l'essere umano, posto di fronte a immani tragedie, dia il meglio e il peggio di sé. Accanto ai soccorritori, ai volontari, alle forze dell'ordine, ai membri delle organizzazioni internazionali e delle associazioni private, ai medici ed infermieri, che non hanno risparmiato le energie nel tentativo di salvare vite umane e limitare le sofferenze di un popolo duramente colpito, si è assistito a ruberie, disordini, saccheggi, linciaggi, violenze e vendette, soltanto in parte giustificati dalla fame che attanaglia la popolazione e che sembrano aver cancellato di colpo secoli di civiltà per riportare l'uomo allo stato di natura.
La stima dei morti e dei feriti è ancora provvisoria. I morti, alla fine, secondo alcune fonti accreditate, potrebbero salire a 350mila. Gli sfollati ammontano a 800mila.
Milioni sono stati i bambini colpiti, alcuni morti sotto il crollo degli edifici, moltissimi altri rimasti orfani, tutti comunque, anche quelli fisicamente incolumi, vittime di una tragedia per loro incomprensibile.
Haiti è un paese povero, di otto milioni di abitanti. La sua è ancora un'arretrata economia agricola. La maggioranza degli abitanti vive con meno di due dollari al giorno.
Subito dopo il terremoto è scattata una competizione internazionale per soccorrere ed aiutare gli haitiani. Tra i primi, si è mobilitato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, insignito proprio lo scorso anno del premio Nobel per la pace.
Certo, dietro gli aiuti internazionali in favore della popolazione colpita e per la ricostruzione di tutto un Paese, non c'è soltanto la generosità; ci stanno preoccupazioni strategiche e interessi geopolitici. Sono molti gli Stati del mondo che cercano di attirare Haiti nella loro sfera di influenza.
Ma cataclismi di questa portata, generatori di una grande sofferenza umana, al di là degli interessi economici e di potere sollecitano sicuramente lo spirito di collaborazione, la compassione e una autentica solidarietà fra gli uomini. Quella che deriva dal riconoscere nell'altro colpito dalla sventura, il nostro prossimo, nostro fratello, noi stessi. È in nome della solidarietà e della fratellanza che non soltanto gli organismi internazionali, ma milioni di anonimi cittadini, di ogni classe sociale, non hanno esitato a versare il loro obolo in denaro a favore della popolazione haitiana colpita. Sperando che gli aiuti servano a curare i feriti e a ricostruire abitazioni, strade, scuole, ospedali, porti, aeroporti, reti elettriche ed idriche e non ad alimentare la corruzione e i loschi traffici dei potenti di turno.
Ha scritto significativamente su Newsweek, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama: "All'indomani di questa catastrofe, siamo consapevoli che la vita può essere crudele in modo inimmaginabile, che il dolore e la perdita sono assai spesso ripartiti tra gli uomini senza alcuna giustizia né pietà, che 'l'ora sbagliata e la casualità' investono tutti noi. Ma proprio in questi momenti, proprio quando siamo messi di fronte alla nostra stessa fragilità, riscopriamo la nostra comune appartenenza al genere umano. Guardiamo negli occhi del nostro prossimo e vediamo noi stessi. E così gli Stati Uniti d'America guideranno il mondo in questa grande missione umanitaria. Questo è un lascito della nostra storia ed è così che risponderemo alla sfida che ci troviamo davanti".
Questa volta non credo si tratti soltanto di parole al vento, frutto della solita, inconcludente retorica politica. Ora vigiliamo tutti affinché alle parole seguano i fatti.
L'Italia è un paese ad elevato rischio sismico per le caratteristiche di sismicità del suo territorio, per la fragilità del pa L'Italia è un paese ad elevato rischio sismico per le caratteristiche di sismicità del suo territorio, per la fragilità del patrimonio abitativo, in gran parte rappresentato da vecchi edifici, per la presenza di un consistente patrimonio storico ed artistico. Tutto ciò significa che i terremoti nel nostro paese, sono una minaccia concreta che può colpire quando meno ce lo aspettiamo, causando moltissimi danni. La maledizione del terremoto in abruzzo è arrivata in piena notte, alle 3.32, come un "castigo" improvviso e spietato. Un'autentica punizione, nascosta a 5 chilometri di profondità e a circa poco più di un chilometro dal centro dell'Aquila, che ha sprigionato la sua violenza inaudita contro centinaia di migliaia di persone che ancora dormivano e radendo al suolo decine di migliaia di case, infrastrutture, monumenti, edifici storici, ospedali, università. Il bilancio è di quasi 300 morti finora accertati, oltre 1.500 i feriti, settantamila le persone che hanno dovuto abbandonare le case inagibili che sono circa il 50 per cento i paesi colpiti. Sono molti, oltre a l'Aquila. La situazione più drammatica è nel capoluogo e in alcune delle sue frazioni come Onna, rasa quasi completamente al suolo, e Paganica, dove le persone rimaste sotto le macerie si contano a decine. Ma è il centro storico dell'Aquila ad aver subìto i danni di maggiore rilievo, con numerosi crolli, moltissimi edifici lesionati e alcuni palazzi crollati completamente. Crolli che hanno coinvolto anche la Casa dello Studente e alcuni edifici dell'università.
Innumerevoli i casi di solidarietà e in certe circostanze persino di eroismo da parte di persone dedite al salvagaggio di anziani bloccati nelle abitazioni, o alla cura di bambini spaventati o gente in difficoltà. Molti anziani debbono la loro vita a tanti atti di abnegazione di persone che si sono gettate fra le macerie, con il rischio di rimanere travolte da altri crolli, per estrarre persone rimaste incastrate. Credo che la cosa peggiore che un essere umano possa provare nella propria vita sia l'impotenza di fronte alle avversità: in questi giorni gli abitanti delle zone che hanno subito le devastazioni del terremoto stanno combattendo contro l'impotenza di fronte alla forza maledetta della natura, di fronte alla perdita delle persone care, dei propri beni, dei propri ricordi. Non ci sono parole.Un pensiero va a tutte le vittime di questa tremenda tragedia, e a coloro che sopravvissuti, dovranno ricomiciare da zero. Un plauso a tutti coloro i quali stanno facendo del proprio meglio per aiutare i feriti, gli sfollati, il popolo abruzzese.
PPRIVACY:
La privacy è il diritto alla riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata. Per privacy si intende comunemente il diritto della persona di impedire che le informazioni che la riguardano vengano trattate da altri, a meno che il soggetto non abbia volontariamente prestato il proprio consenso. Il termine privacy, concetto inizialmente riferito alla sfera della vita privata, negli ultimi decenni ha subito un'evoluzione estensiva, arrivando a indicare il diritto al controllo sui propri dati personali. La recente diffusione delle nuove tecnologie ha contribuito ad un assottigliamento della barriera della privacy, ad esempio la tracciabilità dei cellulari o la relativa facilità a reperire gli indirizzi di posta elettronica delle persone. Di crescente rilievo è il tema della sicurezza informatica che riguarda sia i privati cittadini, sia le imprese: esso coinvolge tutti gli aspetti che riguardano la protezione dei dati sensibili archiviati digitalmente ma in particolare è noto al grande pubblico con riferimento all'utilizzo di Internet. In effetti, la rete è in grado di offrire una vasta gamma di informazioni e servizi ma contemporaneamente può costituire un luogo pericoloso per la nostra privacy anche perché il mezzo stesso non è stato concepito per scambiare o gestire dati sensibili. La miglior difesa per la nostra privacy, in questa situazione di precarietà, consiste nell’utilizzare il buon senso e nell’adottare semplici accorgimenti tra cui:
- Utilizzare password non banali e con codici alfanumerici.
- Evitare il più possibile di comunicare la propria password.
- Installare e configurare bene firewall e antivirus tenendoli in seguito costantemente aggiornati.
- Procurarsi un antispyware in grado di ripulire efficacemente il sistema.
- Tenere sotto controllo i cookies.
- Non aprire allegati di e-mail provenienti da utenti sconosciuti o sospetti per evitare fenomeni di cosiddetto phishing.
- Configurare il livello della privacy del nostro browser almeno a livello medio.
- Leggere attentamente le licenze e le disposizioni riguardo alla privacy prima di installare un qualsiasi software.
Le disposizioni generali sul trattamento dei dati, specie nel caso di trattamento di dati sensibili sullo stato di salute degli interessati, riguardano:
- La protezione dei dati personali: finalità, necessità, oggetto, soggetti, operazioni
- Le modalità del trattamento dei dati personali
- Il diritto di accesso e le modalità di esercizio
- L'informativa all'interessato ed il consenso
- La definizione delle responsabilità interne all'organizzazione che opera dati sensibili: Titolare, responsabile e incaricato del trattamento),
- Gli adempimenti, i termini di scadenza
- La notificazione e comunicazione al Garante
- Gli adempimenti tecnici, obblighi e sanzioni e le misure minime di sicurezza da adottare per la sicurezza nel trattamento dei dati (trattati attraverso comunicazioni verbali, con documenti cartacei e con strumenti informatici)
Le organizzazioni che operano in ambito sanitario definiscono al proprio interno modalità operative in riferimento alla normativa vigente attraverso:
- La redazione del Documento programmatico per la sicurezza
- Attribuzione delle responsabilità da parte del Titolare (incarichi formali)
- Disposizioni operative scritte per agli incaricati del Trattamento
Se è vero, come si dice spesso e come risulta ormai assodato, che i veri malati sono gli omofobi e non gli omosessuali, allora Homophobia. The State of Sexual Bigotry Today, scritto dallo psichiatra americano Martin Kantor, è il libro che capita a proposito per comprendere la natura e le diverse manifestazioni di questo morbo. E', insomma, una sorta di manuale per la diagnosi e il trattamento dell'omofobia.
Malgrado sia tarato sulla società statunitense, da cui sono tratti alcuni esempi illustrativi, le linee generali sono valide anche per altre società, come quella italiana. Tanto per cominciare, Kantor traccia un ritratto complessivo degli omofobi evidenziandone alcune caratteristiche comuni: per esempio la mancanza di originalità spacciata però per originalità assoluta. Kantor specifica anche un aspetto importante: "Sembrerebbe che ci siano omofobi lievi e omofobi gravi. Ma ciò non significa che ci sono omofobi buoni e cattivi. Non accetto la teoria secondo cui gli omofobi possono minimizzare la portata e la gravità della loro omofobia sostenendo che non sono tanto omofobi quanto potrebbero esserlo", perché qualsiasi forma di pregiudizio, anche se parte in maniera lieve, tende a estendersi se non è efficacemente contrastata, diventando "interamente inaccettabile oltre a essere completamente ingiustificabile".
Però esistono diversi tipi di omofobia e Kantor ne dà una vera e propria tassonomia. La prima classificazione riguarda i modelli di omofobia in base al loro contenuto. Ognuno di essi stabilisce un paradigma a seconda di come è trattato l'oggetto del pregiudizio. I paradigmi più diffusi sono quello medico ("gli omosessuali sono malati"), religioso, criminale, politico (in cui i gay rappresentano un nemico comune intorno cui coagulare i voti dei conservatori), socioculturale (in cui i gay vengono accusati di sfaldare il tessuto della società) o biologico (che postula un'inferiorità "genetica" delle persone omosessuali). Naturalmente questi paradigmi non si escludono reciprocamente: se guardiamo alla società italiana è evidente che un personaggio come Binetti applica al contempo il modello religioso, quello politico e quello socioculturale. In particolare per quanto riguarda l'omofobia di natura religiosa Kantor fa un'osservazione azzeccata: omofobi di questo genere "sostengono che la loro omofobia [che loro però non chiamano con il suo nome, aggiungo io] si basa sulla loro religione, ma in realtà è la loro religione che si basa sulla loro omofobia. Ovverosia, usano la Bibbia per giustificare un'omofobia già esistente e renderla sia dottrinale che ufficiale", professionalizzando in un certo senso la loro ostilità contro i gay e cancellando così i propri eventuali sensi di colpa.
Nei capitoli successivi, poi, Kantor compie degli excursus su quella che chiama "eterofobia", cioè le accuse false o eccessive di omofobia da parte di chi si sente sempre e comunque vittima di un complotto ai suoi danni in quanto omosessuale, e poi sull'omofobia interiorizzata. Quest'ultima non è soltanto quella introiettata dall'esterno, ma è anche quella che nasce all'interno dell'individuo stesso, dal suo atteggiamento sfavorevole e dai suoi sensi di colpa nei confronti della sua stessa omosessualità: è una manifestazione autodistruttiva che può assumere diverse forme, a seconda del carattere delle singole persone, ma che ha per lo più effetti depressogeni. Come del resto li ha l'omofobia proveniente dall'esterno. Ma la depressione non è l'unica conseguenza: in certi casi c'è anche un fenomeno di negazione della realtà per cui alcuni gay negano di essere maltrattati. Questo è - sottolinea Kantor - un modo per sottrarsi alla depressione. Altri accettano, o, per meglio dire, si rassegnano a quello che ritengono un quantitativo ineliminabile e inevitabile di omofobia e cercano di adattarsi alla vita che ne risulta.
Nella seconda parte del suo saggio, invece, Martin Kantor ci dà un'altra classificazione dell'omofobia, questa volta basata non sul tipo di pregiudizio applicato ai gay, bensì sulla situazione psicologica dell'omofobo. In questo caso, quindi, abbiamo una vera e propria classificazione psichiatrica dell'omofobia in quanto malattia mentale e disturbo emotivo della personalità. Esiste una omofobia paranoide che, classicamente, è quella in cui i soggetti combattono con la loro omosessualità (o le loro pulsioni omosessuali) rimossa, erigendo difese che si manifestano sotto questa forma. Non bisogna però confondere con questo tipo di omofobia quella manipolativa: in questo caso, spesso, gli omofobi non avvertono nessun "pericolo" per sé, ma sanno benissimo sfruttare l'ostilità endemica verso gli omosessuali all'interno della società. Al riguardo commenta Kantor: "Per alcuni opinionisti dei giornali 'picchiare' i gay è l'argomento caldo che fa vendere". In questo caso c'è una manipolazione politica dei meccanismi paranoidi.
Un'altra forma di omofobia molto diffusa è quella "passiva-aggressiva", caratterizzata da modi all'apparenza più morbidi e gentili. Anche in Italia li abbiamo sentiti spesso, questi omofobi, opporsi al matrimonio gay, per esempio, ricorrendo ad argomenti che hanno solo la parvenza della "logica inoppugnabile". Infatti è questo aspetto che rende questi omofobi più sfuggenti: in molte circostanze i gay e le lesbiche hanno la sensazione che qualcosa non vada, ma non sempre riescono a focalizzare che cosa. Il fatto che questi omofobi riescano a dare un'apparenza razionale alla loro omofobia li aiuta, purtroppo, a portare avanti la loro causa, riducendo eventuali sensi di colpa. Kantor, poi, elenca i vari modi in cui si presenta l'omofobia passiva-aggressiva.
La tassonomia psichiatrica dell'omofobia prosegue poi sotto altre forme: omofobia depressiva, che colpisce quegli omofobi che soffrono di "sentimenti personali di insignificanza o di senso di inferiorità" e che quindi cercano di tirarsi su denigrando gay e lesbiche; omofobia sadomasochistica, omofobia fobica (o propriamente detta); omofobia ossessivo-compulsiva (tipica di quegli omofobi che rimuginano molto ed elaborano una serie di argomentazioni per umiliare e sottomettere i gay: ricordo di averne incontrato uno in un altro blog ed era come avere un chihuahua che mi mordeva le caviglie); omofobia da personalità disturbata (istrionica, psicopatica, narcisistica).
. "Parlando in senso generico, il pensiero omofobo fa molto affidamento sull'uso di sofismi [...] Gli omofobi che usano i sofismi sono spesso abbastanza furbi da avere imparato esattamente come cominciare con una falsa premessa per poi, con il ragionamento, arrivare a una predeterminata conclusione plausibile e utile ai loro fini. [...] L'incapacità di apprezzare gay e lesbiche e il bisogno di disprezzarli e offenderli sono già presenti, dopodiché gli omofobi, con una sorta di ragionamento a ritroso, trovano uno o più modi per giustificare il disprezzo con dei cosiddetti fatti che loro possono proclamare". I vari errori descritti di Kantor non si escludono a vicenda, ma anzi possono sovrapporsi e comunque non sorgono dal nulla, ma sono piuttosto "pensieri creati da sentimenti specifici per soddisfare bisogni emotivi unici".
L'ultima parte è dedicata invece ai possibili interventi per - come recita il titolo - "aiutare gli omofobi a diventare meno omofobi", e contiene soprattutto una serie di tecniche per i gay che vogliano reagire ai vari tipi di omofobia che li colpisce. Per quanto riguarda questo secondo aspetto, Kantor precisa che molto spesso i gay e le lesbiche trattano l'omofobia in maniera inefficace, cioè "in modi controproducenti che facilitano poi il compito dell'omofobo e creano altra omofobia, ancora più efficace". Per contrastare l'omofobia è importante invece riconoscere "che tutta l'omofobia, e in particolare l'omofobia grave, va al di là dell'essere una questione puramente esperienziale o sociopolitica", ma è il "sintomo di un disturbo emotivo soggiacente" e il pregiudizio è uno "stato emotivo (travestito da riflessione intellettuale) che serve a funzioni psicologiche di adattamento, come per esempio lenire l'ansia e migliorare l'autostima". Gli strumenti di azione possono essere sia individuali che collettivi: "Malgrado le vittime non possano sempre convincere o costringere i singoli omofobi a non odiarli più, quasi sempre possono però aiutare a promuovere leggi che impediscano agli omofobi di agire spinti da quell'odio. L'istruzione e la psicoanalisi sono tra gli strumenti migliori per cambiare la metne di un omofobo. Ma la legislazione è probabilmente il modo migliore e più veloce per cambiare il comportamento di un omofobo". Ma, soprattutto: "affrontare l'omofobia degli altri implica anche l'affrontare la propria auto-omofobia, il che significa sviluppare una visione positiva di sé che non permetta l'ingresso del giudizio negativo altrui.
CRISI ECONOMICA:
L'attuale crisi economica è partita interamente dalla banche americane le quali concedevano mutui a tutte le persone senza garanzie, cioè le banche nn si preoccupavano di verificare se i richiedenti dei mutui avessero o no i mezzi per ripagare le banche.
per questo motivo il sistema finanziario americano è crollato e di conseguenza anche il resto del mondo. da qui potresti collegarti alla globalizzazione e infine concludere dicendo che ci vorranno un paio di anni per sistemare ciò ecc ecc e magari fare anche un confronto con la crisi del '29.
L’attuale crisi finanziaria è stata scatenata dalla crisi dei mutui “subprime” americani, ossia i mutui per l’acquisto della casa concessi senza adeguata garanzia ipotecaria o comunque concessi a persone con entrate non sufficienti (contribuendo così, tra l’altro, in maniera determinante alla bolla immobiliare).
Quando, infatti, i debitori non hanno rimborsato il debito, le banche si sono inventate soluzioni di ‘finanza creativa’ per tentare, in qualche modo, di rientrare in possesso delle somme, o quantomeno di delegare a terzi tale onere (ed essendo costrette a mettere in vendita un numero considerevole di case, quelle avute in garanzia, hanno giocoforza ulteriormente depresso le quotazioni di tutto il mercato immobiliare).
Tale attività ha fatto lo sgambetto ad un sistema economico – eccessivamente sbilanciato sul debito - che si reggeva su un delicato equilibrio, causando la crisi di oggi.
o questo:
La attuale crisi economica che, ormai noi tutti, stiamo vivendo è la chiara conseguenza che l’odierno sistema finanziario e bancario mondiale non funziona.
Molti danno la colpa a tutto questo al capitalismo e alla devastante ondata di liberismo, guidata da quei potentissimi uomini d’affari, i quali, non curandosi delle possibili ripercussioni sull’economia reale e quindi delle crisi che si sarebbero avute all’interno dei vari settori produttivi come l’industria, hanno cercato solo di giungere all’accumulazione di ricchezze personali, mediante operazioni speculative e spesso fraudolente.
Chiaro esempio ne è stata la famosa crisi dei mutui negli Stati Uniti. Le banche avevano ormai fatto diventare una pratica comune la cessione di mutui per l’acquisto di immobili a persone che erano chiaramente impossibilitate ad estinguere il debito. Questo tipo di pratica si era così tanto diffusa che i suddetti crediti avevano addirittura acquistato la denominazione di mutui subprime o NINJA ( No Income, No Job or Asset = Nessun Reddito, Nessun Lavoro stabile o Garanzia Finanziaria), proprio a sottolinearne l’alto rischio.
Ma nel momento in cui, chi aveva contratto il debito, si vide alzare i tassi di interesse, capì che non sarebbe stato più in grado di sostenere il pagamento delle rate. Infatti questo avvenne e le banche procedettero immediatamente alla confisca dei vari immobili.
Ma gli istituti bancari per evitare processi di svalutazione degli immobili, cioè rilevanti perdite di valore che in realtà, poco dopo, ci furono e come, si tutelarono cartolarizzando questi crediti. Ciò significa che le banche trasformavano i prestiti concessi in obbligazioni, vendute, a loro volta, ad altre banche o istituti con il futuro pagamento degli interessi come garanzia. In realtà questi interessi non furono mai completamente pagati, perché i vari debitori non riuscivano ad estinguere il proprio mutuo.
Intanto la banche stavano accumulando beni reali (gli immobili confiscati) e la liquidità interna aumentava grazie alla vendita di queste obbligazioni, che avevano così arricchito i già starpotenti istituti bancari centrali e indebolito chi li aveva acquistati.
Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario o peggio, come avviene negli Stati Uniti, si parla di deregolamentazione dai tempi del governo Regan in poi.
In teoria si può affermare che una delle principali cause della povertà siano le banche. Naturalmente questo tipo di ragionamento non sempre rispecchia perfettamente la realtà, anche perché le motivazioni di complessi fenomeni come la povertà sono molteplici. Ma l’azione degli istituti bancari influisce notevolmente su alcuni processi come l’inflazione.
Da circa 3 secoli le Banche Centrali hanno eroso ai singoli Stati il potere fondamentale di emettere la moneta, come la BCE o la statunitense Federal Reserve che, celandosi sotto la parvenza di istituzioni pubbliche, sembra che curino gli interessi dei soli gruppi privatistici. Ad esempio il 17% del capitale della BCE è gestito dalla Banca d’Inghilterra, che in realtà con l’euro non ha molto a che fare, visto che proprio il Regno Unito è stato una di quei pochi Paesi della UE che non ha aderito alla moneta unica.
In ogni caso queste banche tramite quello che può essere definito il monopolio della massa monetaria, possiedono la capacit.
TERREMOTO AD HAITI:
Haiti è un'isola. Molti di noi non lo sapevano prima della drammatica notte del 13 gennaio 2010. Prima che le agenzie battessero la notizia del terribile terremoto che ha devastato il piccolo stato caraibico. Solo allora tutti abbiamo preso consapevolezza dell'esatta collocazione geografica di Haiti, osservando le cartine diffuse alla tv da tg e speciali, oppure consultando le mappe stampate da quotidiani e settimanali, o più semplicemente, come succede sempre più spesso, attingendo le nostre informazioni direttamente da Internet, cliccando in questo caso su Google Maps.
Port-au Prince, la capitale dello stato haitiano, di cui molti di noi ignoravano l'esistenza, è diventata di colpo la città più famosa del mondo.
E abbiamo visto, da subito, le foto e i filmati che fanno ormai in modo che ogni fatto, verificatosi magari a migliaia di chilometri di distanza, ci appaia, in tempo reale, in tutta la sua cruda consistenza. E, anche in questo caso, un ruolo nuovo, ma sempre più importante, lo ha giocato l'attuale tecnologia: i telefonini, ma anche You Tube e i social network. Le immagini e le notizie che ci sono state fornite, ci sono apparse di una durezza e di di una violenza fortissime, purtroppo quelle cui ci hanno ormai abituato simili catastrofi: cadaveri insanguinati, feriti urlanti, superstiti in lacrime, ambulanze a sirene spiegate, soccorritori alacremente al lavoro, caos e macerie dappertutto.
Anche ad Haiti si è visto come l'essere umano, posto di fronte a immani tragedie, dia il meglio e il peggio di sé. Accanto ai soccorritori, ai volontari, alle forze dell'ordine, ai membri delle organizzazioni internazionali e delle associazioni private, ai medici ed infermieri, che non hanno risparmiato le energie nel tentativo di salvare vite umane e limitare le sofferenze di un popolo duramente colpito, si è assistito a ruberie, disordini, saccheggi, linciaggi, violenze e vendette, soltanto in parte giustificati dalla fame che attanaglia la popolazione e che sembrano aver cancellato di colpo secoli di civiltà per riportare l'uomo allo stato di natura.
La stima dei morti e dei feriti è ancora provvisoria. I morti, alla fine, secondo alcune fonti accreditate, potrebbero salire a 350mila. Gli sfollati ammontano a 800mila.
Milioni sono stati i bambini colpiti, alcuni morti sotto il crollo degli edifici, moltissimi altri rimasti orfani, tutti comunque, anche quelli fisicamente incolumi, vittime di una tragedia per loro incomprensibile.
Haiti è un paese povero, di otto milioni di abitanti. La sua è ancora un'arretrata economia agricola. La maggioranza degli abitanti vive con meno di due dollari al giorno.
Subito dopo il terremoto è scattata una competizione internazionale per soccorrere ed aiutare gli haitiani. Tra i primi, si è mobilitato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, insignito proprio lo scorso anno del premio Nobel per la pace.
Certo, dietro gli aiuti internazionali in favore della popolazione colpita e per la ricostruzione di tutto un Paese, non c'è soltanto la generosità; ci stanno preoccupazioni strategiche e interessi geopolitici. Sono molti gli Stati del mondo che cercano di attirare Haiti nella loro sfera di influenza.
Ma cataclismi di questa portata, generatori di una grande sofferenza umana, al di là degli interessi economici e di potere sollecitano sicuramente lo spirito di collaborazione, la compassione e una autentica solidarietà fra gli uomini. Quella che deriva dal riconoscere nell'altro colpito dalla sventura, il nostro prossimo, nostro fratello, noi stessi. È in nome della solidarietà e della fratellanza che non soltanto gli organismi internazionali, ma milioni di anonimi cittadini, di ogni classe sociale, non hanno esitato a versare il loro obolo in denaro a favore della popolazione haitiana colpita. Sperando che gli aiuti servano a curare i feriti e a ricostruire abitazioni, strade, scuole, ospedali, porti, aeroporti, reti elettriche ed idriche e non ad alimentare la corruzione e i loschi traffici dei potenti di turno.
Ha scritto significativamente su Newsweek, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama: "All'indomani di questa catastrofe, siamo consapevoli che la vita può essere crudele in modo inimmaginabile, che il dolore e la perdita sono assai spesso ripartiti tra gli uomini senza alcuna giustizia né pietà, che 'l'ora sbagliata e la casualità' investono tutti noi. Ma proprio in questi momenti, proprio quando siamo messi di fronte alla nostra stessa fragilità, riscopriamo la nostra comune appartenenza al genere umano. Guardiamo negli occhi del nostro prossimo e vediamo noi stessi. E così gli Stati Uniti d'America guideranno il mondo in questa grande missione umanitaria. Questo è un lascito della nostra storia ed è così che risponderemo alla sfida che ci troviamo davanti".
Questa volta non credo si tratti soltanto di parole al vento, frutto della solita, inconcludente retorica politica. Ora vigiliamo tutti affinché alle parole seguano i fatti.
L'Italia è un paese ad elevato rischio sismico per le caratteristiche di sismicità del suo territorio, per la fragilità del pa L'Italia è un paese ad elevato rischio sismico per le caratteristiche di sismicità del suo territorio, per la fragilità del patrimonio abitativo, in gran parte rappresentato da vecchi edifici, per la presenza di un consistente patrimonio storico ed artistico. Tutto ciò significa che i terremoti nel nostro paese, sono una minaccia concreta che può colpire quando meno ce lo aspettiamo, causando moltissimi danni. La maledizione del terremoto in abruzzo è arrivata in piena notte, alle 3.32, come un "castigo" improvviso e spietato. Un'autentica punizione, nascosta a 5 chilometri di profondità e a circa poco più di un chilometro dal centro dell'Aquila, che ha sprigionato la sua violenza inaudita contro centinaia di migliaia di persone che ancora dormivano e radendo al suolo decine di migliaia di case, infrastrutture, monumenti, edifici storici, ospedali, università. Il bilancio è di quasi 300 morti finora accertati, oltre 1.500 i feriti, settantamila le persone che hanno dovuto abbandonare le case inagibili che sono circa il 50 per cento i paesi colpiti. Sono molti, oltre a l'Aquila. La situazione più drammatica è nel capoluogo e in alcune delle sue frazioni come Onna, rasa quasi completamente al suolo, e Paganica, dove le persone rimaste sotto le macerie si contano a decine. Ma è il centro storico dell'Aquila ad aver subìto i danni di maggiore rilievo, con numerosi crolli, moltissimi edifici lesionati e alcuni palazzi crollati completamente. Crolli che hanno coinvolto anche la Casa dello Studente e alcuni edifici dell'università.
Innumerevoli i casi di solidarietà e in certe circostanze persino di eroismo da parte di persone dedite al salvagaggio di anziani bloccati nelle abitazioni, o alla cura di bambini spaventati o gente in difficoltà. Molti anziani debbono la loro vita a tanti atti di abnegazione di persone che si sono gettate fra le macerie, con il rischio di rimanere travolte da altri crolli, per estrarre persone rimaste incastrate. Credo che la cosa peggiore che un essere umano possa provare nella propria vita sia l'impotenza di fronte alle avversità: in questi giorni gli abitanti delle zone che hanno subito le devastazioni del terremoto stanno combattendo contro l'impotenza di fronte alla forza maledetta della natura, di fronte alla perdita delle persone care, dei propri beni, dei propri ricordi. Non ci sono parole.Un pensiero va a tutte le vittime di questa tremenda tragedia, e a coloro che sopravvissuti, dovranno ricomiciare da zero. Un plauso a tutti coloro i quali stanno facendo del proprio meglio per aiutare i feriti, gli sfollati, il popolo abruzzese.
PPRIVACY:
La privacy è il diritto alla riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata. Per privacy si intende comunemente il diritto della persona di impedire che le informazioni che la riguardano vengano trattate da altri, a meno che il soggetto non abbia volontariamente prestato il proprio consenso. Il termine privacy, concetto inizialmente riferito alla sfera della vita privata, negli ultimi decenni ha subito un'evoluzione estensiva, arrivando a indicare il diritto al controllo sui propri dati personali. La recente diffusione delle nuove tecnologie ha contribuito ad un assottigliamento della barriera della privacy, ad esempio la tracciabilità dei cellulari o la relativa facilità a reperire gli indirizzi di posta elettronica delle persone. Di crescente rilievo è il tema della sicurezza informatica che riguarda sia i privati cittadini, sia le imprese: esso coinvolge tutti gli aspetti che riguardano la protezione dei dati sensibili archiviati digitalmente ma in particolare è noto al grande pubblico con riferimento all'utilizzo di Internet. In effetti, la rete è in grado di offrire una vasta gamma di informazioni e servizi ma contemporaneamente può costituire un luogo pericoloso per la nostra privacy anche perché il mezzo stesso non è stato concepito per scambiare o gestire dati sensibili. La miglior difesa per la nostra privacy, in questa situazione di precarietà, consiste nell’utilizzare il buon senso e nell’adottare semplici accorgimenti tra cui:
- Utilizzare password non banali e con codici alfanumerici.
- Evitare il più possibile di comunicare la propria password.
- Installare e configurare bene firewall e antivirus tenendoli in seguito costantemente aggiornati.
- Procurarsi un antispyware in grado di ripulire efficacemente il sistema.
- Tenere sotto controllo i cookies.
- Non aprire allegati di e-mail provenienti da utenti sconosciuti o sospetti per evitare fenomeni di cosiddetto phishing.
- Configurare il livello della privacy del nostro browser almeno a livello medio.
- Leggere attentamente le licenze e le disposizioni riguardo alla privacy prima di installare un qualsiasi software.
Le disposizioni generali sul trattamento dei dati, specie nel caso di trattamento di dati sensibili sullo stato di salute degli interessati, riguardano:
- La protezione dei dati personali: finalità, necessità, oggetto, soggetti, operazioni
- Le modalità del trattamento dei dati personali
- Il diritto di accesso e le modalità di esercizio
- L'informativa all'interessato ed il consenso
- La definizione delle responsabilità interne all'organizzazione che opera dati sensibili: Titolare, responsabile e incaricato del trattamento),
- Gli adempimenti, i termini di scadenza
- La notificazione e comunicazione al Garante
- Gli adempimenti tecnici, obblighi e sanzioni e le misure minime di sicurezza da adottare per la sicurezza nel trattamento dei dati (trattati attraverso comunicazioni verbali, con documenti cartacei e con strumenti informatici)
Le organizzazioni che operano in ambito sanitario definiscono al proprio interno modalità operative in riferimento alla normativa vigente attraverso:
- La redazione del Documento programmatico per la sicurezza
- Attribuzione delle responsabilità da parte del Titolare (incarichi formali)
- Disposizioni operative scritte per agli incaricati del Trattamento