LETTERATURA (45805)
quali sono le differenze tra Pascoli e D'Annunzio?
Risposte
da: http://scuolalieta.it/decadent/autori/arena.htm
D'ANNUNZIO e PASCOLI: UN CONFRONTO
Gabriele D’Annunzio è uno dei pochi scrittori italiani del Novecento a godere di fama europea. Raffinato cultore dell’estetismo può essere considerato uno dei più noti esponenti del decadentismo internazionale. Il suo stesso panismo, la tendenza vale a dire ad identificarsi vitalisticamente con la totalità della natura, non è che un aspetto del simbolismo decadente che cerca segrete corrispondenze tra l’uomo e la natura. La continua spettacolarizzazione della propria vicenda biografica serve a riproporre in una condizione del tutto mutata il mito del poeta vate tramontato con l’avvento della società borghese. Rilanciando tale mito, D’Annunzio rinnova l’idea della poesia come privilegio, facendo della propria raffinata arte, l’altra faccia di una vita che vuole proporsi come inimitabile. L’ammirazione per il poeta si fonde, nel pubblico, con la curiosità per l’uomo e le sue stranezze, dando origine ad un vero e proprio mito di massa. La borghesia provinciale italiana proietta su di lui il proprio desiderio di affermazione così come individua in Pascoli il più sicuro portatore di un’ideologia fondata sull’affermazione dei propri «valori-simbolo»”: la famiglia, la casa, il lavoro.
D’Annunzio e Pascoli sono, in effetti, gli autori più rappresentativi del decadentismo italiano ma, pur essendo quasi contemporanei, presentano notevoli differenze. Pascoli è un uomo dal carattere insicuro, riservato e schivo che lo costringe ad un’esistenza raccolta nonostante egli non viva con serenità la solitudine. D’Annunzio è invece estroverso e con i suoi gesti teatrali vuole attirare su di se l’attenzione, al fine di porre l’accento sulla propria eccezionalità e grandiosità. La solitudine è, per lui, distacco ed innalzamento rispetto alla mediocrità piccolo-borghese. Queste profonde differenze della personalità si rispecchiano nella poesia di ognuno rendendola unica ed originale. La poesia di Pascoli è intima e raccolta, ricca della vita interiore dell’autore, mentre quella di D’Annunzio è opulenta e lussureggiante, volta ad esaltare l’esperienza del poeta al di là del bene e del male. Pascoli è un “fanciullino” che guarda alla vita con occhi stupiti, D’Annunzio è l’uomo d’eccezione che sa gestirsi in ogni situazione.
Gli aspetti più significativi del decadentismo dell’autore sono:
- l’estetismo artistico cioè la concezione della poesia e dell’arte come creazione di bellezza slegata da qualsiasi fine morale;
- il gusto della parola scelta più per il suo valore evocativo e musicale che per il significato logico;
- il panismo ossia la tendenza ad abbandonarsi alla vita dei sensi e ad immedesimarsi con le forze e gli elementi della natura.
da: http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20100306065910AAKaM17
Sono due poeti che, pur movendosi nell'ambito del Decadentismo, presentano notevoli differenze. Il Pascoli, come si è detto, ha una percezione ansiosa e trepida della solitudine, che lo porta ad unirsi agli altri e ad invocare la solidarietà degli uomini tra loro;
D'Annunzio ha una percezione orgogliosa e arrogante della solitudine che lo porta ad isolarsi e ad affermare sugli altri la propria superiorità di individuo eccezionale.
Inoltre il Pascoli ha un carattere riservato, schivo e introverso, che lo costringa e ad una vita raccolta e umbratile; D'Annunzio ha un carattere estroverso che lo porta ad assumere atteggiamenti teatrali e a compiacersi del bel gesto e del motto per attirare su di sé l'attenzione, o comunque per sottolineare la propria eccezionalità.
Da questa differenza di caratteri deriva la differenza della loro poesia. La poesia del Pascoli è intima e raccolta, tutta vibrante della vita interiore del poeta; quella del D'Annunzio è opulenta e lussureggiante, «disumana», nel senso che è volta ad esaltare la vita e le esperienze eccezionali del poeta, al di là del bene e del male.
Il Pascoli è «il fanciullino» che guarda il mondo con occhi stupiti e «vede» sotto il velo della realtà il palpito di una vita più profonda; il D'Annunzio, è sempre l'uomo d'eccezione, esperto di raffinatezze e volottà, è l'eroe-centauro, mezzo uomo e mezzo bestia, un mostro cioè di «Volontà, Voluttà, Orgoglio, Orgoglio, Istinto», le quattro ruote della «quadriga imperiale» sulla quale corre al vento la sua vita e la sua opera.
anche...
http://doc****/tema/italiano/pascoli-annunzio-confronto.html
D'ANNUNZIO e PASCOLI: UN CONFRONTO
Gabriele D’Annunzio è uno dei pochi scrittori italiani del Novecento a godere di fama europea. Raffinato cultore dell’estetismo può essere considerato uno dei più noti esponenti del decadentismo internazionale. Il suo stesso panismo, la tendenza vale a dire ad identificarsi vitalisticamente con la totalità della natura, non è che un aspetto del simbolismo decadente che cerca segrete corrispondenze tra l’uomo e la natura. La continua spettacolarizzazione della propria vicenda biografica serve a riproporre in una condizione del tutto mutata il mito del poeta vate tramontato con l’avvento della società borghese. Rilanciando tale mito, D’Annunzio rinnova l’idea della poesia come privilegio, facendo della propria raffinata arte, l’altra faccia di una vita che vuole proporsi come inimitabile. L’ammirazione per il poeta si fonde, nel pubblico, con la curiosità per l’uomo e le sue stranezze, dando origine ad un vero e proprio mito di massa. La borghesia provinciale italiana proietta su di lui il proprio desiderio di affermazione così come individua in Pascoli il più sicuro portatore di un’ideologia fondata sull’affermazione dei propri «valori-simbolo»”: la famiglia, la casa, il lavoro.
D’Annunzio e Pascoli sono, in effetti, gli autori più rappresentativi del decadentismo italiano ma, pur essendo quasi contemporanei, presentano notevoli differenze. Pascoli è un uomo dal carattere insicuro, riservato e schivo che lo costringe ad un’esistenza raccolta nonostante egli non viva con serenità la solitudine. D’Annunzio è invece estroverso e con i suoi gesti teatrali vuole attirare su di se l’attenzione, al fine di porre l’accento sulla propria eccezionalità e grandiosità. La solitudine è, per lui, distacco ed innalzamento rispetto alla mediocrità piccolo-borghese. Queste profonde differenze della personalità si rispecchiano nella poesia di ognuno rendendola unica ed originale. La poesia di Pascoli è intima e raccolta, ricca della vita interiore dell’autore, mentre quella di D’Annunzio è opulenta e lussureggiante, volta ad esaltare l’esperienza del poeta al di là del bene e del male. Pascoli è un “fanciullino” che guarda alla vita con occhi stupiti, D’Annunzio è l’uomo d’eccezione che sa gestirsi in ogni situazione.
Gli aspetti più significativi del decadentismo dell’autore sono:
- l’estetismo artistico cioè la concezione della poesia e dell’arte come creazione di bellezza slegata da qualsiasi fine morale;
- il gusto della parola scelta più per il suo valore evocativo e musicale che per il significato logico;
- il panismo ossia la tendenza ad abbandonarsi alla vita dei sensi e ad immedesimarsi con le forze e gli elementi della natura.
da: http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20100306065910AAKaM17
Sono due poeti che, pur movendosi nell'ambito del Decadentismo, presentano notevoli differenze. Il Pascoli, come si è detto, ha una percezione ansiosa e trepida della solitudine, che lo porta ad unirsi agli altri e ad invocare la solidarietà degli uomini tra loro;
D'Annunzio ha una percezione orgogliosa e arrogante della solitudine che lo porta ad isolarsi e ad affermare sugli altri la propria superiorità di individuo eccezionale.
Inoltre il Pascoli ha un carattere riservato, schivo e introverso, che lo costringa e ad una vita raccolta e umbratile; D'Annunzio ha un carattere estroverso che lo porta ad assumere atteggiamenti teatrali e a compiacersi del bel gesto e del motto per attirare su di sé l'attenzione, o comunque per sottolineare la propria eccezionalità.
Da questa differenza di caratteri deriva la differenza della loro poesia. La poesia del Pascoli è intima e raccolta, tutta vibrante della vita interiore del poeta; quella del D'Annunzio è opulenta e lussureggiante, «disumana», nel senso che è volta ad esaltare la vita e le esperienze eccezionali del poeta, al di là del bene e del male.
Il Pascoli è «il fanciullino» che guarda il mondo con occhi stupiti e «vede» sotto il velo della realtà il palpito di una vita più profonda; il D'Annunzio, è sempre l'uomo d'eccezione, esperto di raffinatezze e volottà, è l'eroe-centauro, mezzo uomo e mezzo bestia, un mostro cioè di «Volontà, Voluttà, Orgoglio, Orgoglio, Istinto», le quattro ruote della «quadriga imperiale» sulla quale corre al vento la sua vita e la sua opera.
anche...
http://doc****/tema/italiano/pascoli-annunzio-confronto.html