La Maga Circe..parafrasi!
Il testo è il seguente:
Ma quando stavo per giungere, traversando i sacri valloni10,
alla grande dimora di Circe esperta di filtri,
ecco Ermete dall’aurea verga11 farmisi incontro,
mentre andavo verso la casa, simile a un giovane
di primo pelo12, la cui giovinezza è leggiadra.
280 Mi strinse la mano, mi rivolse la parola, mi disse:
«Dove vai ancora, infelice, solo per queste cime,
ignaro della contrada13? Sono chiusi i tuoi compagni,
da Circe, come maiali che vivono in fitti recessi14.
Vieni qui a liberarli? Neanche tu tornerai,
io penso, ma lì resterai come gli altri anche tu.
Ma su, ti scioglierò e salverò dai pericoli.
Ecco, va’ nelle case di Circe con questo benefico
farmaco, che può allontanarti dal capo il giorno mortale15.
Tutte le astuzie funeste di Circe ti svelerò.
290 Farà per te un beverone, getterà nel cibo dei farmaci,
ma neppure così ti potrà stregare: lo impedirà
il benefico farmaco che ti darò, e ti svelerò ogni cosa.
Quando Circe ti colpirà con una lunghissima verga16,
tu allora, tratta l’aguzza spada lungo la coscia17,
295 assali Circe, come fossi bramoso18 di ucciderla;
lei impaurita ti inviterà a coricarti19;
tu non rifiutare, né allora né dopo, il letto della dea,
perché i compagni ti liberi e aiuti anche te.
Ma imponile di giurare il gran giuramento dei beati,
300 che non ti ordirà nessun altro malanno20:
che appena nudo non ti faccia vile e impotente21».
Detto così l’Arghifonte22 mi porse il farmaco,
dalla terra strappandolo, e me ne mostrò la natura.
Nella radice era nero e il fiore era simile al latte.
305 Gli dei lo chiamano moly e per uomini mortali
è duro strapparlo: gli dei però possono tutto.
Poi Ermete andò via, sull’alto Olimpo,
per l’isola boscosa. Ed io mi diressi alla casa
di Circe: andavo e il mio cuore era molto agitato.
310 Mi fermai davanti alle porte della dea dai bei riccioli;
fermatomi lì, gridai: la dea sentì la mia voce
e subito uscita aprì le porte lucenti.
Mi invitò: la seguii col cuore angosciato.
Mi guidò e fece sedere su un trono con borchie d’argento,
315 bello, lavorato: c’era sotto uno sgabello pei piedi.
In un vaso d’oro mi preparò un beverone, perché lo bevessi:
un farmaco ci mise dentro, meditando sventure nell’animo.
Poi me lo diede e lo bevvi, ma non mi stregò;
mi colpì con la verga, mi rivolse la parola, mi disse:
320 «Va’ ora al porcile, stenditi con gli altri compagni.
Disse così; io, tratta l’aguzza lama lungo la coscia,
assalii Circe, come fossi bramoso d’ucciderla.
Lei con un urlo corse, m’afferrò le ginocchia23
e piangendo mi rivolse alate parole24:
325 «Chi sei, di che stirpe? dove hai città e genitori?
Mi stupisce che bevuti i miei farmaci non fosti stregato.
Nessun altro sopportò questi farmaci,
chi li bevve, appena varcarono il recinto dei denti25:
una mente che vince gli inganni hai nel petto.
330 Certo Odisseo tu sei, il multiforme26, che sempre
l’Arghifonte dall’aurea verga27 mi diceva sarebbe arrivato,
venendo da Troia con la nera nave veloce.
Ma orsù, riponi la lama nel fodero, e tutti e due
saliamo sul letto, perché congiunti
335 nel letto e in amore ci si possa l’un l’altro fidare».
Disse così, ed io rispondendole dissi: […]
Sul tuo letto io non voglio salire,
se non acconsenti a giurarmi, o dea, il gran giuramento
che non mediti un’altra azione cattiva a mio danno».
345 Dissi così, e lei giurò subito come volevo.
E dopo che ebbe giurato e finito quel giuramento,
allora io salii sul bellissimo letto di Circe.
Ma quando stavo per giungere, traversando i sacri valloni10,
alla grande dimora di Circe esperta di filtri,
ecco Ermete dall’aurea verga11 farmisi incontro,
mentre andavo verso la casa, simile a un giovane
di primo pelo12, la cui giovinezza è leggiadra.
280 Mi strinse la mano, mi rivolse la parola, mi disse:
«Dove vai ancora, infelice, solo per queste cime,
ignaro della contrada13? Sono chiusi i tuoi compagni,
da Circe, come maiali che vivono in fitti recessi14.
Vieni qui a liberarli? Neanche tu tornerai,
io penso, ma lì resterai come gli altri anche tu.
Ma su, ti scioglierò e salverò dai pericoli.
Ecco, va’ nelle case di Circe con questo benefico
farmaco, che può allontanarti dal capo il giorno mortale15.
Tutte le astuzie funeste di Circe ti svelerò.
290 Farà per te un beverone, getterà nel cibo dei farmaci,
ma neppure così ti potrà stregare: lo impedirà
il benefico farmaco che ti darò, e ti svelerò ogni cosa.
Quando Circe ti colpirà con una lunghissima verga16,
tu allora, tratta l’aguzza spada lungo la coscia17,
295 assali Circe, come fossi bramoso18 di ucciderla;
lei impaurita ti inviterà a coricarti19;
tu non rifiutare, né allora né dopo, il letto della dea,
perché i compagni ti liberi e aiuti anche te.
Ma imponile di giurare il gran giuramento dei beati,
300 che non ti ordirà nessun altro malanno20:
che appena nudo non ti faccia vile e impotente21».
Detto così l’Arghifonte22 mi porse il farmaco,
dalla terra strappandolo, e me ne mostrò la natura.
Nella radice era nero e il fiore era simile al latte.
305 Gli dei lo chiamano moly e per uomini mortali
è duro strapparlo: gli dei però possono tutto.
Poi Ermete andò via, sull’alto Olimpo,
per l’isola boscosa. Ed io mi diressi alla casa
di Circe: andavo e il mio cuore era molto agitato.
310 Mi fermai davanti alle porte della dea dai bei riccioli;
fermatomi lì, gridai: la dea sentì la mia voce
e subito uscita aprì le porte lucenti.
Mi invitò: la seguii col cuore angosciato.
Mi guidò e fece sedere su un trono con borchie d’argento,
315 bello, lavorato: c’era sotto uno sgabello pei piedi.
In un vaso d’oro mi preparò un beverone, perché lo bevessi:
un farmaco ci mise dentro, meditando sventure nell’animo.
Poi me lo diede e lo bevvi, ma non mi stregò;
mi colpì con la verga, mi rivolse la parola, mi disse:
320 «Va’ ora al porcile, stenditi con gli altri compagni.
Disse così; io, tratta l’aguzza lama lungo la coscia,
assalii Circe, come fossi bramoso d’ucciderla.
Lei con un urlo corse, m’afferrò le ginocchia23
e piangendo mi rivolse alate parole24:
325 «Chi sei, di che stirpe? dove hai città e genitori?
Mi stupisce che bevuti i miei farmaci non fosti stregato.
Nessun altro sopportò questi farmaci,
chi li bevve, appena varcarono il recinto dei denti25:
una mente che vince gli inganni hai nel petto.
330 Certo Odisseo tu sei, il multiforme26, che sempre
l’Arghifonte dall’aurea verga27 mi diceva sarebbe arrivato,
venendo da Troia con la nera nave veloce.
Ma orsù, riponi la lama nel fodero, e tutti e due
saliamo sul letto, perché congiunti
335 nel letto e in amore ci si possa l’un l’altro fidare».
Disse così, ed io rispondendole dissi: […]
Sul tuo letto io non voglio salire,
se non acconsenti a giurarmi, o dea, il gran giuramento
che non mediti un’altra azione cattiva a mio danno».
345 Dissi così, e lei giurò subito come volevo.
E dopo che ebbe giurato e finito quel giuramento,
allora io salii sul bellissimo letto di Circe.
Risposte
Laura mi hai semplicemente salvato la vitaaaa
Se dai un'occhiata qui la trovi completa:
- http://trucheck.it/letteratura/23103-circe:-parafrasi-completa.html
ciao Laura!
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ciao Laura!