La luna e i falò (Cesare Pavese)
Mi servirebbero tutte le notizie possibili ed immaginabili su questo libro...dal riassunto (dei capitoli se si trova) all'interpretazione..magari se qualcuno di voi l'ha letto mi potrebbe dare una mano..tra una settimana ho il compito in classe e ho bisogno di "documentarmi"...(il libro lo sto leggendo, ma è per una sicurezza i più)...grazie ciaooo!
Risposte
grazieeeeeeeee!!!
Cinto, invece, è l'alter ego di Anguilla, poiché vive nella stessa casa in cui è vissuto il protagonista; anche se non è un trovatello è ugualmente un emarginato in quanto fa parte di una famiglia irregolare, ha un padre violento ed è zoppo. Non è mai uscito dalla valle e Anguilla riconosce in lui se stesso e vorrebbe spingerlo a percorrere la sua stessa strada.
evvai che l'ho scritto!!!:move
Cinto, invece, è l'alter ego di Anguilla, poiché vive nella stessa casa in cui è vissuto il protagonista; anche se non è un trovatello è ugualmente un emarginato in quanto fa parte di una famiglia irregolare, ha un padre violento ed è zoppo. Non è mai uscito dalla valle e Anguilla riconosce in lui se stesso e vorrebbe spingerlo a percorrere la sua stessa strada.
evvai che l'ho scritto!!!:move
Leggi questi pezzi ;):
Il personaggio principale è Anguilla, un trovatello, cresciuto bracciante in una fattoria delle Langhe, che emigra in America dove trova lavoro e fortuna: uomo esperto che ha conosciuto il mondo, sente il desiderio di ritrovare gli antichi rapporti con la terra. I desideri che muovono Anguilla a ritornare nel proprio paese e riappropriarsi della propria identità rimangono inesauditi: il passato è irrecuperabile, la macchia di noccioli è stata tagliata, la gente che viveva alla Mora è stata dispersa, le figlie di sor Matteo sono scomparse.
Un personaggio che è l'opposto di Anguilla è Nuto. Quest'ultimo è rimasto attaccato alla terra, mostra fede nell'antico rituale dei falò che feconderebbero la terra risvegliandone gli umori; al razionalismo scettico di Anguilla, contrappone un razionalismo diverso, che dà valore alle tradizioni popolari, radicate profondamente nella storia di un popolo, e le integra con la fede politica.
Cinto, invece, è l'alter ego di Anguilla, poiché vive nella stessa casa in cui è vissuto il protagonista; anche se non è un trovatello è ugualmente un emarginato in quanto fa parte di una famiglia irregolare, ha un padre violento ed è zoppo. Non è mai uscito dalla valle e Anguilla riconosce in lui se stesso e vorrebbe spingerlo a percorrere la sua stessa strada.
Il protagonista del racconto, di cui non è specificato il nome e di cui si conosce solo il soprannome Anguilla, è un trovatello. Consapevole di esserlo, sa che la campagna e i luoghi dove ha passato tutta la giovinezza non gli appartengono, benché l’unica cosa che abbia imparato è la vita nei campi. Così comincia a sentire, da quando rimane a fissare il cielo aperto, che deve viaggiare e conoscere il resto del mondo (“volevo andare lontano […] ma che sia lontano, che nessuno del mio paese ci sia stato”). Dovunque vada però – Genova, diverse città in America e di nuovo la campagna – non si trova a suo agio, sentendosi solo e perduto e vedendo la sua vita un fallimento (“Capii che quelle stelle non erano le mie […] Valeva la pena essere venuto? Dove potevo ancora andare? Buttarmi dal molo?”).
Cinto è un ragazzino con una malformazione alle gambe, la quale gli impedisce di muoversi agilmente e di condurre una vita al pari dei suoi coetanei. Egli impietosisce il protagonista, il quale cerca di interessarlo con i suoi racconti e di essergli amico, riconoscendo in Cinto la sua fanciullezza. Il protagonista però non prende il posto del padre, quando il ragazzo rimane orfano, affidandolo con indifferenza e distacco a Nuto.
Il personaggio principale è Anguilla, un trovatello, cresciuto bracciante in una fattoria delle Langhe, che emigra in America dove trova lavoro e fortuna: uomo esperto che ha conosciuto il mondo, sente il desiderio di ritrovare gli antichi rapporti con la terra. I desideri che muovono Anguilla a ritornare nel proprio paese e riappropriarsi della propria identità rimangono inesauditi: il passato è irrecuperabile, la macchia di noccioli è stata tagliata, la gente che viveva alla Mora è stata dispersa, le figlie di sor Matteo sono scomparse.
Un personaggio che è l'opposto di Anguilla è Nuto. Quest'ultimo è rimasto attaccato alla terra, mostra fede nell'antico rituale dei falò che feconderebbero la terra risvegliandone gli umori; al razionalismo scettico di Anguilla, contrappone un razionalismo diverso, che dà valore alle tradizioni popolari, radicate profondamente nella storia di un popolo, e le integra con la fede politica.
Cinto, invece, è l'alter ego di Anguilla, poiché vive nella stessa casa in cui è vissuto il protagonista; anche se non è un trovatello è ugualmente un emarginato in quanto fa parte di una famiglia irregolare, ha un padre violento ed è zoppo. Non è mai uscito dalla valle e Anguilla riconosce in lui se stesso e vorrebbe spingerlo a percorrere la sua stessa strada.
Il protagonista del racconto, di cui non è specificato il nome e di cui si conosce solo il soprannome Anguilla, è un trovatello. Consapevole di esserlo, sa che la campagna e i luoghi dove ha passato tutta la giovinezza non gli appartengono, benché l’unica cosa che abbia imparato è la vita nei campi. Così comincia a sentire, da quando rimane a fissare il cielo aperto, che deve viaggiare e conoscere il resto del mondo (“volevo andare lontano […] ma che sia lontano, che nessuno del mio paese ci sia stato”). Dovunque vada però – Genova, diverse città in America e di nuovo la campagna – non si trova a suo agio, sentendosi solo e perduto e vedendo la sua vita un fallimento (“Capii che quelle stelle non erano le mie […] Valeva la pena essere venuto? Dove potevo ancora andare? Buttarmi dal molo?”).
Cinto è un ragazzino con una malformazione alle gambe, la quale gli impedisce di muoversi agilmente e di condurre una vita al pari dei suoi coetanei. Egli impietosisce il protagonista, il quale cerca di interessarlo con i suoi racconti e di essergli amico, riconoscendo in Cinto la sua fanciullezza. Il protagonista però non prende il posto del padre, quando il ragazzo rimane orfano, affidandolo con indifferenza e distacco a Nuto.
scusate..non è che sapreste dirmi qualche analogia tra cinto e anguilla? tutto potrebbe essermi utile..mi servirebbe entro 'sta sera..quindi, magari, chi lo ha letto mi aiutiii!! grazie ciao!
ok..grazieee..già mi hai dato un grande aiuto...:D comuqnue ora cerco nel sito..:dozingoffah
_cerca_
ecco a te spero che tisarà di grandissimo aiuto:
IL TESTO COME FONTE STORICA
Nel romanzo, ambientato in una realtà ancora precedente al miracolo economico, è presente un'opposizione tra due mondi: quello della campagna, arcaico, povero e chiuso, l'altro della città, ricco, affascinante, già aperto a qualche cambiamento. In campagna l’alimentazione è essenziale e poco variata, in quanto il consumo è condizionato dalla stagione di raccolta; ci si nutre prevalentemente di ceci, polenta e pane, mentre nella città si consumano prodotti voluttuari, come il caffè e il torrone. Gli animali vengono allevati per la protezione (cani), per l’autoproduzione di beni (indumenti, coperte di lana, latte), oppure per il lavoro nei campi o gli spostamenti. In città si diffonde lentamente l’uso di nuovi mezzi di trasporto, come le motociclette. La struttura della famiglia è patriarcale: la figura predominante è quella del padre e i ragazzi sono chiamati precocemente alla collaborazione nel lavoro, duro e faticoso, tanto che a 15 anni sono già considerati degli uomini. In alcuni casi i contadini ospitano dei "bastardi" per avere un aiuto nel lavoro, ma anche per poter fruire dei sussidi dello Stato.
Le abitazioni rurali sono principalmente cascine sparse, con gli interni poveramente arredati, i pavimenti in terra battuta e la scarsa illuminazione delle lampade ad olio; al contrario nelle città le case sono costituite da palazzine concentrate, che offrono già servizi confortevoli, come l'acqua corrente. I momenti di ritrovo nelle campagne sono prevalentemente le feste, i balli, le gare con le bande rivali, la pesca; nelle città ci si può invece ritrovare nei bar, nei caffè, nei cinema. Le telecomunicazioni sono inesistenti; vi è soltanto una limitata diffusione dei giornali. Gli abitanti dei paesi per comunicare utilizzano esclusivamente il dialetto (in questo caso il piemontese). Il romanzo documenta infine lo sviluppo consistente del fenomeno dei movimenti migratori, sia interni (dalla campagna verso la città), sia, soprattutto, diretti verso l'estero (America).
L'OPERA LETTERARIA
Temi
Il tema politico della guerra e delle lacerazioni del conflitto civile, le problematiche private come l'amicizia e la sensualità, s'intrecciano col tema della memoria e con quello della campagna intesa come mondo naturale, intriso di sangue e violenza, ma anche espressione di eterna vitalità.
Tempo
Il racconto venne scritto nel periodo dell' immediato dopoguerra, quando gli echi della lotta partigiana erano ancora ben vivi nell'intero paese e soprattutto nei luoghi, come le Langhe, che ne erano stati teatro.
Trama
Finita la guerra il protagonista ( di cui si dice solo il soprannome di ragazzino, Anguilla) torna quarantenne nella sua terra, le Langhe, abbandonate vent'anni prima per cercare fortuna in America. Molte cose sono cambiate, ma i luoghi (il paese, la collina, le cascine, le vigne, il fiume Belbo) sembrano gli stessi e inducono così a tornare con la memoria all'infanzia. Bastardo, egli era stato allevato con la "mesata" (il sussidio mensile) che l'ospedale di Alba passava per i trovatelli adottati e sfruttati nei campi dalle famiglie contadine nella cascina di Gaminella. Ora lì abita un'altra famiglia di "dannati", quella di Valino, il vecchio mezzadro, incarognito dalla fatica e dalla povertà. Anguilla fa amicizia con suo figlio, Cinto, un ragazzino sciancato e solitario; e ritrova Nuto, falegname e "memoria storica" del luogo, con il quale rievoca le storie e i personaggi della comune adolescenza. Ma Nuto ha partecipato alla guerra partigiana, ha vissuto il dramma della guerra civile, l'odio, i processi sommari, le esecuzioni, gli occultamenti dei cadaveri; e non ne parla volentieri. Qui si intrecciano le storie: la giovane figlia del padrone della Mora, la più bella e affascinante delle tre sorelle che animavano con la loro spensierata vitalità la vita della cascina, aveva collaborato con i repubblichini e i nazisti, infiltrandosi come spia tra i partigiani; scoperta, era stata fucilata e il suo corpo bruciato sulla collina. Ma un altro rogo scoppia: è Valino che, impazzito, stermina la famiglia e dà fuoco alla cascina e quindi s'impicca. Solo Cinto riesce, fortunosamente, a salvarsi e Anguilla lo affida a Nuto prima di ripartire.
Luoghi ed ambienti
Il romanzo è ambientato nelle Langhe, nella valle del Belbo, che rappresenta un mondo arcaico, collegato al resto del mondo dallo stradone e dalla ferrovia, che portano il protagonista lontano dalle sue radici, a Genova e in America.
Personaggi
Il personaggio principale è Anguilla, un trovatello, cresciuto bracciante in una fattoria delle Langhe, che emigra in America dove trova lavoro e fortuna: uomo esperto che ha conosciuto il mondo, sente il desiderio di ritrovare gli antichi rapporti con la terra. I desideri che muovono Anguilla a ritornare nel proprio paese e riappropriarsi della propria identità rimangono inesauditi: il passato è irrecuperabile, la macchia di noccioli è stata tagliata, la gente che viveva alla Mora è stata dispersa, le figlie di sor Matteo sono scomparse. Un personaggio che è l'opposto di Anguilla è Nuto. Quest'ultimo è rimasto attaccato alla terra, mostra fede nell'antico rituale dei falò che feconderebbero la terra risvegliandone gli umori; al razionalismo scettico di Anguilla, contrappone un razionalismo diverso, che dà valore alle tradizioni popolari, radicate profondamente nella storia di un popolo, e le integra con la fede politica.
Cinto, invece, è l'alter ego di Anguilla, poiché vive nella stessa casa in cui è vissuto il protagonista; anche se non è un trovatello è ugualmente un emarginato in quanto fa parte di una famiglia irregolare, ha un padre violento ed è zoppo. Non è mai uscito dalla valle e Anguilla riconosce in lui se stesso e vorrebbe spingerlo a percorrere la sua stessa strada.
Livello del discorso
Le forme e i procedimenti narrativi
"La luna e i falò" è un racconto autobiografico che si snoda attraverso i due piani paralleli del presente (il ritorno al paese di Anguilla diventato uomo) e del passato (l'infanzia e l'adolescenza di Anguilla, da lui ricordate),due piani che si incontrano nell'indagine che il protagonista conduce intorno ai fatti che si sono verificati dopo la sua partenza. Il passato a sua volta non è ricostruito linearmente, ma emerge per frammenti, seguendo il filo della memoria e delle associazioni di idee. Sul piano espressivo Pavese rifiuta le costruzioni elaborate e complesse e quindi sceglie di utilizzare forme vicine all'elementarità del discorso parlato, con cadenze dialettali, spezzature del periodo, uso della paratassi, con un andamento scarno ed essenziale. Ma l'effetto di concretezza realistica che ne deriva è controbilanciato dall'uso di significati simbolici che esprimono gli stati d'animo e le riflessioni del narratore per mezzo di suggestioni emotive.
IL TESTO COME FONTE STORICA
Nel romanzo, ambientato in una realtà ancora precedente al miracolo economico, è presente un'opposizione tra due mondi: quello della campagna, arcaico, povero e chiuso, l'altro della città, ricco, affascinante, già aperto a qualche cambiamento. In campagna l’alimentazione è essenziale e poco variata, in quanto il consumo è condizionato dalla stagione di raccolta; ci si nutre prevalentemente di ceci, polenta e pane, mentre nella città si consumano prodotti voluttuari, come il caffè e il torrone. Gli animali vengono allevati per la protezione (cani), per l’autoproduzione di beni (indumenti, coperte di lana, latte), oppure per il lavoro nei campi o gli spostamenti. In città si diffonde lentamente l’uso di nuovi mezzi di trasporto, come le motociclette. La struttura della famiglia è patriarcale: la figura predominante è quella del padre e i ragazzi sono chiamati precocemente alla collaborazione nel lavoro, duro e faticoso, tanto che a 15 anni sono già considerati degli uomini. In alcuni casi i contadini ospitano dei "bastardi" per avere un aiuto nel lavoro, ma anche per poter fruire dei sussidi dello Stato.
Le abitazioni rurali sono principalmente cascine sparse, con gli interni poveramente arredati, i pavimenti in terra battuta e la scarsa illuminazione delle lampade ad olio; al contrario nelle città le case sono costituite da palazzine concentrate, che offrono già servizi confortevoli, come l'acqua corrente. I momenti di ritrovo nelle campagne sono prevalentemente le feste, i balli, le gare con le bande rivali, la pesca; nelle città ci si può invece ritrovare nei bar, nei caffè, nei cinema. Le telecomunicazioni sono inesistenti; vi è soltanto una limitata diffusione dei giornali. Gli abitanti dei paesi per comunicare utilizzano esclusivamente il dialetto (in questo caso il piemontese). Il romanzo documenta infine lo sviluppo consistente del fenomeno dei movimenti migratori, sia interni (dalla campagna verso la città), sia, soprattutto, diretti verso l'estero (America).
L'OPERA LETTERARIA
Temi
Il tema politico della guerra e delle lacerazioni del conflitto civile, le problematiche private come l'amicizia e la sensualità, s'intrecciano col tema della memoria e con quello della campagna intesa come mondo naturale, intriso di sangue e violenza, ma anche espressione di eterna vitalità.
Tempo
Il racconto venne scritto nel periodo dell' immediato dopoguerra, quando gli echi della lotta partigiana erano ancora ben vivi nell'intero paese e soprattutto nei luoghi, come le Langhe, che ne erano stati teatro.
Trama
Finita la guerra il protagonista ( di cui si dice solo il soprannome di ragazzino, Anguilla) torna quarantenne nella sua terra, le Langhe, abbandonate vent'anni prima per cercare fortuna in America. Molte cose sono cambiate, ma i luoghi (il paese, la collina, le cascine, le vigne, il fiume Belbo) sembrano gli stessi e inducono così a tornare con la memoria all'infanzia. Bastardo, egli era stato allevato con la "mesata" (il sussidio mensile) che l'ospedale di Alba passava per i trovatelli adottati e sfruttati nei campi dalle famiglie contadine nella cascina di Gaminella. Ora lì abita un'altra famiglia di "dannati", quella di Valino, il vecchio mezzadro, incarognito dalla fatica e dalla povertà. Anguilla fa amicizia con suo figlio, Cinto, un ragazzino sciancato e solitario; e ritrova Nuto, falegname e "memoria storica" del luogo, con il quale rievoca le storie e i personaggi della comune adolescenza. Ma Nuto ha partecipato alla guerra partigiana, ha vissuto il dramma della guerra civile, l'odio, i processi sommari, le esecuzioni, gli occultamenti dei cadaveri; e non ne parla volentieri. Qui si intrecciano le storie: la giovane figlia del padrone della Mora, la più bella e affascinante delle tre sorelle che animavano con la loro spensierata vitalità la vita della cascina, aveva collaborato con i repubblichini e i nazisti, infiltrandosi come spia tra i partigiani; scoperta, era stata fucilata e il suo corpo bruciato sulla collina. Ma un altro rogo scoppia: è Valino che, impazzito, stermina la famiglia e dà fuoco alla cascina e quindi s'impicca. Solo Cinto riesce, fortunosamente, a salvarsi e Anguilla lo affida a Nuto prima di ripartire.
Luoghi ed ambienti
Il romanzo è ambientato nelle Langhe, nella valle del Belbo, che rappresenta un mondo arcaico, collegato al resto del mondo dallo stradone e dalla ferrovia, che portano il protagonista lontano dalle sue radici, a Genova e in America.
Personaggi
Il personaggio principale è Anguilla, un trovatello, cresciuto bracciante in una fattoria delle Langhe, che emigra in America dove trova lavoro e fortuna: uomo esperto che ha conosciuto il mondo, sente il desiderio di ritrovare gli antichi rapporti con la terra. I desideri che muovono Anguilla a ritornare nel proprio paese e riappropriarsi della propria identità rimangono inesauditi: il passato è irrecuperabile, la macchia di noccioli è stata tagliata, la gente che viveva alla Mora è stata dispersa, le figlie di sor Matteo sono scomparse. Un personaggio che è l'opposto di Anguilla è Nuto. Quest'ultimo è rimasto attaccato alla terra, mostra fede nell'antico rituale dei falò che feconderebbero la terra risvegliandone gli umori; al razionalismo scettico di Anguilla, contrappone un razionalismo diverso, che dà valore alle tradizioni popolari, radicate profondamente nella storia di un popolo, e le integra con la fede politica.
Cinto, invece, è l'alter ego di Anguilla, poiché vive nella stessa casa in cui è vissuto il protagonista; anche se non è un trovatello è ugualmente un emarginato in quanto fa parte di una famiglia irregolare, ha un padre violento ed è zoppo. Non è mai uscito dalla valle e Anguilla riconosce in lui se stesso e vorrebbe spingerlo a percorrere la sua stessa strada.
Livello del discorso
Le forme e i procedimenti narrativi
"La luna e i falò" è un racconto autobiografico che si snoda attraverso i due piani paralleli del presente (il ritorno al paese di Anguilla diventato uomo) e del passato (l'infanzia e l'adolescenza di Anguilla, da lui ricordate),due piani che si incontrano nell'indagine che il protagonista conduce intorno ai fatti che si sono verificati dopo la sua partenza. Il passato a sua volta non è ricostruito linearmente, ma emerge per frammenti, seguendo il filo della memoria e delle associazioni di idee. Sul piano espressivo Pavese rifiuta le costruzioni elaborate e complesse e quindi sceglie di utilizzare forme vicine all'elementarità del discorso parlato, con cadenze dialettali, spezzature del periodo, uso della paratassi, con un andamento scarno ed essenziale. Ma l'effetto di concretezza realistica che ne deriva è controbilanciato dall'uso di significati simbolici che esprimono gli stati d'animo e le riflessioni del narratore per mezzo di suggestioni emotive.