Italiano il decadentismo
che è il Decadentismo?
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Decadentismo
da:http://it.wikipedia.org/wiki/Decadentismo
Con il termine Decadentismo si intende un movimento artistico e letterario sviluppatosi in Europa, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento fino agli inizi del XX secolo, che si contrappone diametralmente alla razionalità del positivismo scientifico.
Indice [nascondi]
1 Caratteristiche
2 La nascita
3 L'origine del termine
3.1 Il fenomeno dell'imperialismo
3.2 Il crollo del positivismo
4 Il decadentismo in Europa
5 Il decadentismo in Italia
6 Gli aspetti del Decadentismo
6.1 Il poeta veggente
6.2 La nuova forma metrica
6.3 Le poetiche
6.3.1 Simbolismo
6.3.2 Estetismo
6.3.3 Panismo
6.3.4 Ermetismo
6.3.5 Crepuscolarismo
6.3.6 Superomismo
7 Note
8 Bibliografia
Caratteristiche [modifica]
Negli ultimi due decenni dell'Ottocento prende avvio in Francia, e si diffonde poi in Europa, il movimento letterario del Decadentismo. Gli scrittori di questa tendenza vennero, inizialmente, definiti decadenti in senso dispregiativo perché negavano i valori morali correnti, sostenendo che l'unica preoccupazione dell'arte dovesse essere di natura estetica.
Furono soprattutto i naturalisti a definirli col termine di "decadenti" (cioè senza vera arte né morale). Il termine Decadentismo ha perso quasi del tutto la connotazione negativa che aveva quando è stato coniato. La corrente del decadentismo accentua l'irrazionalità ma rifiuta i valori del Romanticismo e del Naturalismo.
Anche Pascoli appartiene al Decadentismo, visto che la sua poesia rinuncia a ispirarsi agli ideali romantici e positivisti per esprimere il senso del mistero, l'attrazione delle piccole cose della vita e degli affetti più semplici, la condivisione del dolore umano a cui partecipa anche la natura. L'intellettuale comincia a rifiutare la politica parlamentare, ma anche l'atteggiamento rivendicativo delle masse. Si chiude in un solitario, aristocratico, culto dell'arte (fine a se stessa). Egli riflette anche la crisi del Positivismo e comincia ad affermare valori irrazionali (superomismo di Nietzsche), istintivi (intuizionismo di Bergson), inconsci (pulsioni di Freud), basati sull'individualismo esasperato, sul mito del bello (confuso con l'esotico, l'eccentrico), sulla disperazione esistenziale, sul rifiuto della storia e della scienza.
La nascita [modifica]
Sui limiti cronologici della nascita gli studiosi sono discordi, ma possiamo affermare che il Decadentismo nasce negli ultimi decenni del XIX secolo in Francia lungo le rive della Senna, dove alcuni giovani pittori, poeti e musicisti si ritrovavano per contendersi il primato di stravaganza cercando di scandalizzare i benpensanti. La sua nascita viene anche attribuita alla pubblicazione della lirica "Langueur" di Verlaine, la quale esordiva con la frase "io sono l'impero alla fine della decadenza..."
L'origine del termine [modifica]Il terminee Decadentismo deriva dalla parola francese décadent, che ha due significati, il primo quello negativo che era riferito a giovani poeti che davano scandalo, dopo invece un simbolo di un nuovo modo di pensare. E si riferisce alla rivista creata dai decadenti chiamata così provocatoriamente.
Questo tema della "decadenza sociale" con forti risvolti esistenziali fu ripreso da un gruppo di scrittori, che intitolarono una rivista con il nome di "Le Decadent", che trattava proprio i vari aspetti della crisi. Nello stesso anno, Verlaine pubblica "Poètes maudits", opera dedicata ai tre suoi amici Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé, e Arthur Rimbaud, che divennero noti con il nome di poeti maledetti. Tale qualifica vestì gli esponenti del decadentismo di una certa aura mitica, che continuerà nei loro epigoni.
Il termine originariamente indicava quindi un determinato movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Siccome all'interno di questo movimento vi erano altre correnti che poi si sarebbero sviluppate autonomamente, la storiografia letteraria italiana, nel Novecento, ha assunto il termine a designare un intero movimento letterario di portata europea. L'uso del termine con questo suo secondo significato è prevalentemente diffuso in Italia mentre in altri paesi sono preferite diverse denominazioni, quali ad esempio il "simbolismo" in Francia.
La critica ufficiale, per descrivere questi atteggiamenti assunti da alcuni intellettuali, usò il termine decadentismo proprio per ricordare la sensazione di crollo di una civiltà. La critica usò questo termine con un'accezione negativa ma gli intellettuali che facevano parte di quel gruppo, definito come “decadente”, ribaltarono il significato, arrivando ad indicare un privilegio spirituale e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio e dedizione.
L'origine del termine [modifica]
Il terminee Decadentismo deriva dalla parola francese décadent, che ha due significati, il primo quello negativo che era riferito a giovani poeti che davano scandalo, dopo invece un simbolo di un nuovo modo di pensare. E si riferisce alla rivista creata dai decadenti chiamata così provocatoriamente.
Questo tema della "decadenza sociale" con forti risvolti esistenziali fu ripreso da un gruppo di scrittori, che intitolarono una rivista con il nome di "Le Decadent", che trattava proprio i vari aspetti della crisi. Nello stesso anno, Verlaine pubblica "Poètes maudits", opera dedicata ai tre suoi amici Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé, e Arthur Rimbaud, che divennero noti con il nome di poeti maledetti. Tale qualifica vestì gli esponenti del decadentismo di una certa aura mitica, che continuerà nei loro epigoni.
Il termine originariamente indicava quindi un determinato movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Siccome all'interno di questo movimento vi erano altre correnti che poi si sarebbero sviluppate autonomamente, la storiografia letteraria italiana, nel Novecento, ha assunto il termine a designare un intero movimento letterario di portata europea. L'uso del termine con questo suo secondo significato è prevalentemente diffuso in Italia mentre in altri paesi sono preferite diverse denominazioni, quali ad esempio il "simbolismo" in Francia.
La critica ufficiale, per descrivere questi atteggiamenti assunti da alcuni intellettuali, usò il termine decadentismo proprio per ricordare la sensazione di crollo di una civiltà. La critica usò questo termine con un'accezione negativa ma gli intellettuali che facevano parte di quel gruppo, definito come “decadente”, ribaltarono il significato, arrivando ad indicare un privilegio spirituale e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio e dedizione.
Il fenomeno dell'imperialismo [modifica]
Agli inizi degli anni ottanta e novanta del XIX secolo si avvertiva in Francia uno stato d'animo caratterizzato da un senso di disfacimento e termine di una civiltà; si avvertiva un prossimo crollo, un cambiamento epocale. I poeti esprimevano lo smarrimento della coscienza e la crisi dei valori di fine Ottocento che erano stati sconvolti dall'avvento del positivismo, dalla rivoluzione industriale, e da un progressivo scatenarsi degli imperialismi. In questo periodo l'uomo si sente in contrasto con la società che lo circonda, insensibile e distaccata di fronte alle sue esigenze. La prima causa è lo sviluppo dell'Imperialismo, cioè la volontà delle grandi potenze europee (come la Francia, l'Inghilterra, e la Germania, ecc.) di estendere sempre più i propri possedimenti, attraverso un imponente sviluppo industriale e bellico, che può permettere la conquista di colonie in Asia ed in Africa capaci di fornire mano d'opera e materie prime a basso costo. Ciò è visto come missione di civiltà verso popoli barbari e primitivi, ma che nascondeva nelle grandi potenze una forte volontà espansionistica e concorrenziale. Le borghesie europee, che nel corso dell'800 avevano combattuto all'interno dei loro stati per il trionfo degli ideali, nati dalla Rivoluzione Francese del 1789, voltano le spalle alle masse popolari, disattendendo così i principi di liberté, egalité e fraternité. Ottenuto il potere in accordo con i sovrani regnanti, la borghesia, depositaria dell'economia, cura i propri interessi e conduce un tipo di vita perbenista e conformista ed è insensibile verso il popolo. Nascono così le prime questioni sociali, i sindacati (per tutelare i doveri ed i diritti del lavoratore), le lotte proletarie fra capitale e lavoro dipendente. L'intellettuale, portavoce della crisi popolare si chiude così in se stesso, ricercando l'individualismo, l'egoismo e l'alibi per non affrontare una realtà grigia e senza stimoli, pressoché incomunicabile.
Il crollo del positivismo [modifica]
Il positivismo, movimento dedito al progresso e alla ricerca scientifica, si era rivelato sostanzialmente incapace di dare risposte soddisfacenti all'uomo nelle sue esigenze estetiche e di gusto, essendo le scoperte scientifiche "sentite" da molti quasi come un segno di limitazione. L'uomo tende infatti ad interrogarsi su di sé, sui suoi bisogni, sui suoi desideri, assai più di quanto si occupi della realtà fisica o naturale, perché incapaci di coinvolgere più di tanto sentimenti e aspirazioni. Gli interrogativi degli uomini in generale, concernenti più il loro mondo e i loro prodotti che la realtà extra-umana, percepiscono la scienza come relativamente estranea ai loro bisogni. Infatti, tutte le risposte (tra cui esistenziali) che l'uomo cercava attraverso la scienza non furono trovate o risultarono poco convincenti. La scienza dovette ammettere i suoi limiti, come per i fenomeni naturali, che non era propriamente in grado di spiegare, ma solamente di classificare e categorizzare. Inoltre le nuove teorie, come quella della fisica quantistica ammisero la casualità, la probabilità e l'improbabilità, la definizione matematica e l'inesattezza come realtà di cui prendere coscienza.
La nascita della psicoanalisi di Sigmund Freud fu interpretata come una base scientifica del Decadentismo, in quanto riusciva a spiegare i vari istinti e riflessi inconsci che erano alla base della creazione poetica e letteraria di ogni artista decadente. L'eroe decadente si chiude infatti sempre più in se stesso, cercando di ascoltare quelle voci interiori e quelle folgorazioni che lo portavano a trovare le famose "correspondances", cioè le corrispondenze che collegano in modo misterioso tutte le cose. Tali corrispondenze derivano dal fatto che l'artista decadente afferma che la realtà non è conoscibile attraverso le teorie scientifiche quindi l'unico mezzo per attingere alla realtà nuda e schietta è il totale abbandono all'empatia e all'irrazionalità. Dette corrispondenze, che uniscono il mondo in un Tutto, in un'unica entità di base, coinvolgono direttamente l'uomo. Il precursore è Charles Baudelaire che sottolinea i due aspetti entro cui si dibatte la crisi dell'intellettuale: lo Spleen (noia e disgusto della vita) e l'Ideal (ricerca di un ideale, come fuga verso mondi lontani, esotici, dalla natura incontaminata o verso paradisi artificiali).
Il decadentismo in Europa
All'inizio del XX secolo lo scrittore entra in crisi vedendo fallire i propri obiettivi di guida che aveva durante il Romanticismo e nel poter risolvere i mali della società. Si sente emarginato e si ripiega in se stesso divenendo protagonista di una serie di esperienze che lo fanno sentire "vittima" per la sua incapacità di impegnarsi nella società. Gli artisti perdono così la loro fiducia nella ragione e si lanciano verso un mondo misterioso che si trova dietro la realtà vera e tra loro si diffonde un senso di sconfitta.
Il decadentismo in Italia
In Italia si è soliti individuare due periodi distinti di decadentismo: il primo, di cui facevano parte D'Annunzio e Pascoli, ancora caratterizzato dalla necessità di costruire miti decadenti. Al contrario nel secondo, di cui occorre ricordare in particolare Pirandello e Svevo, la coscienza della crisi è ormai acquisita e la realtà viene sottoposta ad una critica molto lucida e distruttiva. Il termine "Decadente" fu, in origine usato in senso dispregiativo, per indicare giovani poeti che vivevano fuori dalle norme comuni, considerati appunto simboli di una "decadenza sociale" che disprezzava il progresso e la fede nella scienza del positivismo. Più tardi passò a designare la dilagante "decadenza" della società materialista di fine secolo, orientata verso l'esaltazione delle conquiste tecnologiche e alla quale gli intellettuali si sentivano estranei. Essi, infatti, si considerano decadenti, con un atteggiamento di superiorità spirituale, in quanto inclini a cogliere i segni della raffinatezza e dell'eleganza intellettuale delle epoche e periodi di "decadenza" rispetto al normale.
Gli aspetti del Decadentismo
Il poeta veggente [modifica]
Il Decadentismo è caratterizzato da una nuova tipologia di poeta: esso non è più il vate che guidava il popolo del Romanticismo, né il promotore della scienza come nell'Illuminismo o cantore della bellezza nel Rinascimento. Diventa così veggente, cioè colui che vede e sente mondi arcani ed invisibili in cui si chiude scoprendo «l'universale corrispondenza e analogia delle cose [...] E in tal modo il Dio perduto vive come una memoria e un desiderio» (Francesco Flora).[1]
Il poeta è così un artista solitario, capace di scavare nell'interiorità umana e nel mistero dell'ignoto. Anche la parola poetica cambia: non si usa più per descrivere sentimenti ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi utilizzando un linguaggio polisemico comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo. Caratteristica generale è quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurità l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che può interpretarla in modi differenti.
La nuova forma metrica [modifica]
Il Decadentismo trova nelle strofe e nei versi liberi i giusti mezzi per esprimere le rivelazioni del proprio interiore con tutte le sue nuances (sfumature), poiché, a differenza delle forme metriche tradizionali, più chiuse e rigide, permettono una esposizione priva dell'interferenza della ragione, assumendo ritmi liberi, creati di volta in volta dal poeta.[2]
La nuova poesia è «pura atmosfera musicale che porta l'eco di un nuovo e misterioso mondo ignoto agli antichi» (Walter Binni).[2]
Esempi di testi che si possono consultare in questa nuova corrente letteraria sono: la Lettera del veggente di Arthur Rimbaud, per il suo contenuto, e L'Arte poetica di Paul Verlaine, per la sua forma.[2]
Le poetiche [modifica]
Grazie alla natura intrinseca del decadentismo, connesso alle tematiche della vita interiore e del mistero, questo movimento diede origine a diverse correnti o poetiche particolari. Fra le tante sono presenti il simbolismo, l'estetismo, l'impressionismo, il surrealismo, il dadaismo, e nell'ambito italiano il panismo, l'ermetismo, il futurismo e il crepuscolarismo.
Simbolismo
Il simbolismo è una corrente artistica nata in Francia nel XIX secolo, in netto contrasto con i canoni imposti in precedenza dal realismo. Il simbolismo infatti tende ad una descrizione soggettiva piuttosto che ad una oggettiva, come accadeva nel realismo. Questa sua natura la porta ad avere un grande sviluppo con la nascita del decadentismo, che predilige il lato misterioso e onirico piuttosto che quello scientifico e reale. Gli esponenti più importanti di questa corrente furono Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé, e per quanto riguarda l'Italia, Giovanni Pascoli, il simbolista per eccellenza.
In contrasto con la simbologia tipicamente medievale - conosciuta per la natura intellettuale e razionale ed espressa spesso tramite l'uso di allegorie - il simbolismo decadente viene definito istintivo, e predilige le sensazioni e le corrispondenze segrete tra tutte le cose, così come figure retoriche come l'analogia, la metafora o la sinestesia, scovate tramite folgorazioni ed intuizioni dal poeta veggente. Anche per l'arte il simbolismo fu un movimento culturale di notevole importanza che andava sempre più delineandosi con l'impressionismo.
Estetismo
L'estetismo nasce come movimento che tende a sviluppare le idee proposte dal parnassianesimo, corrente culturale sorta in Francia negli anni '60 dell'800, e si fonda sull'imperativo dell'"l'arte per l'arte", vedendo dunque in questa l'unico e sommo fine della letteratura. L'estetismo è pure una reazione al romanticismo e al suo mimetismo naturale e sentimentale, secondo cui la vita determina l'arte. Con l'estetismo la classica dicotomia vita-arte si risolve nella coincidenza dei due termini, tendendo così a fare della propria vita la prima delle opere d'arte, fornendo un'immagine di sé totalmente arealistica, estetizzata, ovvero deformata in favore del bello, unico valore morale del movimento. Nasce quindi la figura del Dandy, l'eccentrico che si diverte a stupire il pubblico con atteggiamenti trasgressivi
Viene spesso considerata la più frivola delle correnti affini al Decadentismo, in quanto il solo scopo è quello di esaltare il gusto del bello e dell'arte, tanto da mettere i valori sociali e familiari in secondo piano. Tra gli esponenti di questa corrente ricordiamo Joris Karl Huysmans, con "À rebours" (Controcorrente), Oscar Wilde con "Il ritratto di Dorian Gray" e Gabriele D'Annunzio con "Il piacere".
Panismo
Il panismo deriva dal greco παν, tutto, e si riferisce alla tendenza del confondersi e mescolarsi con il Tutto e con l'assoluto, due concetti chiave del decadentismo. In D'Annunzio il tutto prende la forma della natura, riferimento al dio greco Pan, divinità dei boschi e tutte quelle che hanno a che fare con la natura. È evidente l'uso di questa tecnica all'interno della poesia "La Pioggia nel Pineto" in cui il poeta si fonde con la natura, la quale ripercorre allo stesso tempo il suo corpo e i suoi sentimenti.
Ermetismo
Durante il ventennio fascista si sviluppa il movimento ermetico dove si realizza un rinnovamento del linguaggio, che appare diverso e svincolato dagli schemi tradizionali della poesia. Il termine fu coniato nel 1936 dal critico letterario Francesco Flora, per indicare che si trattava di una poesia pura e fuori dagli schemi. Il compito della poesia ermetica era di portare alla luce l'essenza segreta del reale, scoprendo i lati più nascosti dell'animo umano e delle cose, testimoniando la sofferenza esistenziale. La poesia ermetica interpreta una condizione spirituale nuova e legata alle vicende storiche italiane (prima guerra mondiale, dopoguerra, fascismo) ed esprime il disagio dell'uomo sui problemi della società. I temi più trattati sono: il senso di solitudine di un mondo ostile, l'angoscia che deriva dal non comprendere il significato della vita, l'impossibilità di stabilire un rapporto armonioso con l'universo e con le persone. La metrica tradizionale è superata, con il trionfo del verso libero, la punteggiatura talvolta viene abolita o ridotta al minimo. I poeti ricorrono all'uso della metafora, della sinestesia, dell'analogia per rendere carichi di significati i loro messaggi. Malgrado la vulgata scolastica tenda a considerare tra i poeti ermetici Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo, la definizione di ermetismo fa in realtà riferimento alla sola terza generazione poetica del Novecento italiano, per la quale i due poeti (e in particolare il primo) costituivano fondamentali modelli.
Crepuscolarismo
Agli albori del Novecento si afferma il gruppo dei poeti crepuscolari. Il termine crepuscolare fu coniato nel 1910 dal critico Giuseppe Antonio Borgese per indicare il tramonto della grande stagione della poesia italiana ottocentesca (Leopardi, Carducci); in seguito l'espressione si limita ad indicare i toni dimessi della poesia a cui si contrapporrà l'esperienza dannunziana e quella futurista. Nelle loro composizioni si descrive il mondo piccolo-borghese, nei suoi aspetti banali e quotidiani: i pomeriggi deserti della domenica, le giornate grigie di pioggia, le corsie bianche degli ospedali, gli interni domestici delle case di provincia. Il linguaggio scelto è poeticamente dimesso e ha un andamento piano e discorsivo, vicino alla prosa, perfettamente adatto a rappresentare una realtà antieroica. La poesia crepuscolare si sviluppò in un periodo di tempo assai limitato, nel primo decennio del secolo scorso, annoverando autori come Corrado Govoni, Marino Moretti, Sergio Corazzini e Guido Gozzano.
Superomismo
Altra corrente legata al decadentismo è il superomismo, teorizzato in chiave filosofica da Nietzsche nelle sue opere, soprattutto in Così parlò Zarathustra con l'ideazione dell'Übermensch (tradotto come "superuomo", ma anche con "oltreuomo" ) e molto utilizzata da D'Annunzio, che si giudicava egli stesso superuomo.
spero di esserti stata utile a presto ciao :hi
da:http://it.wikipedia.org/wiki/Decadentismo
Con il termine Decadentismo si intende un movimento artistico e letterario sviluppatosi in Europa, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento fino agli inizi del XX secolo, che si contrappone diametralmente alla razionalità del positivismo scientifico.
Indice [nascondi]
1 Caratteristiche
2 La nascita
3 L'origine del termine
3.1 Il fenomeno dell'imperialismo
3.2 Il crollo del positivismo
4 Il decadentismo in Europa
5 Il decadentismo in Italia
6 Gli aspetti del Decadentismo
6.1 Il poeta veggente
6.2 La nuova forma metrica
6.3 Le poetiche
6.3.1 Simbolismo
6.3.2 Estetismo
6.3.3 Panismo
6.3.4 Ermetismo
6.3.5 Crepuscolarismo
6.3.6 Superomismo
7 Note
8 Bibliografia
Caratteristiche [modifica]
Negli ultimi due decenni dell'Ottocento prende avvio in Francia, e si diffonde poi in Europa, il movimento letterario del Decadentismo. Gli scrittori di questa tendenza vennero, inizialmente, definiti decadenti in senso dispregiativo perché negavano i valori morali correnti, sostenendo che l'unica preoccupazione dell'arte dovesse essere di natura estetica.
Furono soprattutto i naturalisti a definirli col termine di "decadenti" (cioè senza vera arte né morale). Il termine Decadentismo ha perso quasi del tutto la connotazione negativa che aveva quando è stato coniato. La corrente del decadentismo accentua l'irrazionalità ma rifiuta i valori del Romanticismo e del Naturalismo.
Anche Pascoli appartiene al Decadentismo, visto che la sua poesia rinuncia a ispirarsi agli ideali romantici e positivisti per esprimere il senso del mistero, l'attrazione delle piccole cose della vita e degli affetti più semplici, la condivisione del dolore umano a cui partecipa anche la natura. L'intellettuale comincia a rifiutare la politica parlamentare, ma anche l'atteggiamento rivendicativo delle masse. Si chiude in un solitario, aristocratico, culto dell'arte (fine a se stessa). Egli riflette anche la crisi del Positivismo e comincia ad affermare valori irrazionali (superomismo di Nietzsche), istintivi (intuizionismo di Bergson), inconsci (pulsioni di Freud), basati sull'individualismo esasperato, sul mito del bello (confuso con l'esotico, l'eccentrico), sulla disperazione esistenziale, sul rifiuto della storia e della scienza.
La nascita [modifica]
Sui limiti cronologici della nascita gli studiosi sono discordi, ma possiamo affermare che il Decadentismo nasce negli ultimi decenni del XIX secolo in Francia lungo le rive della Senna, dove alcuni giovani pittori, poeti e musicisti si ritrovavano per contendersi il primato di stravaganza cercando di scandalizzare i benpensanti. La sua nascita viene anche attribuita alla pubblicazione della lirica "Langueur" di Verlaine, la quale esordiva con la frase "io sono l'impero alla fine della decadenza..."
L'origine del termine [modifica]Il terminee Decadentismo deriva dalla parola francese décadent, che ha due significati, il primo quello negativo che era riferito a giovani poeti che davano scandalo, dopo invece un simbolo di un nuovo modo di pensare. E si riferisce alla rivista creata dai decadenti chiamata così provocatoriamente.
Questo tema della "decadenza sociale" con forti risvolti esistenziali fu ripreso da un gruppo di scrittori, che intitolarono una rivista con il nome di "Le Decadent", che trattava proprio i vari aspetti della crisi. Nello stesso anno, Verlaine pubblica "Poètes maudits", opera dedicata ai tre suoi amici Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé, e Arthur Rimbaud, che divennero noti con il nome di poeti maledetti. Tale qualifica vestì gli esponenti del decadentismo di una certa aura mitica, che continuerà nei loro epigoni.
Il termine originariamente indicava quindi un determinato movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Siccome all'interno di questo movimento vi erano altre correnti che poi si sarebbero sviluppate autonomamente, la storiografia letteraria italiana, nel Novecento, ha assunto il termine a designare un intero movimento letterario di portata europea. L'uso del termine con questo suo secondo significato è prevalentemente diffuso in Italia mentre in altri paesi sono preferite diverse denominazioni, quali ad esempio il "simbolismo" in Francia.
La critica ufficiale, per descrivere questi atteggiamenti assunti da alcuni intellettuali, usò il termine decadentismo proprio per ricordare la sensazione di crollo di una civiltà. La critica usò questo termine con un'accezione negativa ma gli intellettuali che facevano parte di quel gruppo, definito come “decadente”, ribaltarono il significato, arrivando ad indicare un privilegio spirituale e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio e dedizione.
L'origine del termine [modifica]
Il terminee Decadentismo deriva dalla parola francese décadent, che ha due significati, il primo quello negativo che era riferito a giovani poeti che davano scandalo, dopo invece un simbolo di un nuovo modo di pensare. E si riferisce alla rivista creata dai decadenti chiamata così provocatoriamente.
Questo tema della "decadenza sociale" con forti risvolti esistenziali fu ripreso da un gruppo di scrittori, che intitolarono una rivista con il nome di "Le Decadent", che trattava proprio i vari aspetti della crisi. Nello stesso anno, Verlaine pubblica "Poètes maudits", opera dedicata ai tre suoi amici Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé, e Arthur Rimbaud, che divennero noti con il nome di poeti maledetti. Tale qualifica vestì gli esponenti del decadentismo di una certa aura mitica, che continuerà nei loro epigoni.
Il termine originariamente indicava quindi un determinato movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Siccome all'interno di questo movimento vi erano altre correnti che poi si sarebbero sviluppate autonomamente, la storiografia letteraria italiana, nel Novecento, ha assunto il termine a designare un intero movimento letterario di portata europea. L'uso del termine con questo suo secondo significato è prevalentemente diffuso in Italia mentre in altri paesi sono preferite diverse denominazioni, quali ad esempio il "simbolismo" in Francia.
La critica ufficiale, per descrivere questi atteggiamenti assunti da alcuni intellettuali, usò il termine decadentismo proprio per ricordare la sensazione di crollo di una civiltà. La critica usò questo termine con un'accezione negativa ma gli intellettuali che facevano parte di quel gruppo, definito come “decadente”, ribaltarono il significato, arrivando ad indicare un privilegio spirituale e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio e dedizione.
Il fenomeno dell'imperialismo [modifica]
Agli inizi degli anni ottanta e novanta del XIX secolo si avvertiva in Francia uno stato d'animo caratterizzato da un senso di disfacimento e termine di una civiltà; si avvertiva un prossimo crollo, un cambiamento epocale. I poeti esprimevano lo smarrimento della coscienza e la crisi dei valori di fine Ottocento che erano stati sconvolti dall'avvento del positivismo, dalla rivoluzione industriale, e da un progressivo scatenarsi degli imperialismi. In questo periodo l'uomo si sente in contrasto con la società che lo circonda, insensibile e distaccata di fronte alle sue esigenze. La prima causa è lo sviluppo dell'Imperialismo, cioè la volontà delle grandi potenze europee (come la Francia, l'Inghilterra, e la Germania, ecc.) di estendere sempre più i propri possedimenti, attraverso un imponente sviluppo industriale e bellico, che può permettere la conquista di colonie in Asia ed in Africa capaci di fornire mano d'opera e materie prime a basso costo. Ciò è visto come missione di civiltà verso popoli barbari e primitivi, ma che nascondeva nelle grandi potenze una forte volontà espansionistica e concorrenziale. Le borghesie europee, che nel corso dell'800 avevano combattuto all'interno dei loro stati per il trionfo degli ideali, nati dalla Rivoluzione Francese del 1789, voltano le spalle alle masse popolari, disattendendo così i principi di liberté, egalité e fraternité. Ottenuto il potere in accordo con i sovrani regnanti, la borghesia, depositaria dell'economia, cura i propri interessi e conduce un tipo di vita perbenista e conformista ed è insensibile verso il popolo. Nascono così le prime questioni sociali, i sindacati (per tutelare i doveri ed i diritti del lavoratore), le lotte proletarie fra capitale e lavoro dipendente. L'intellettuale, portavoce della crisi popolare si chiude così in se stesso, ricercando l'individualismo, l'egoismo e l'alibi per non affrontare una realtà grigia e senza stimoli, pressoché incomunicabile.
Il crollo del positivismo [modifica]
Il positivismo, movimento dedito al progresso e alla ricerca scientifica, si era rivelato sostanzialmente incapace di dare risposte soddisfacenti all'uomo nelle sue esigenze estetiche e di gusto, essendo le scoperte scientifiche "sentite" da molti quasi come un segno di limitazione. L'uomo tende infatti ad interrogarsi su di sé, sui suoi bisogni, sui suoi desideri, assai più di quanto si occupi della realtà fisica o naturale, perché incapaci di coinvolgere più di tanto sentimenti e aspirazioni. Gli interrogativi degli uomini in generale, concernenti più il loro mondo e i loro prodotti che la realtà extra-umana, percepiscono la scienza come relativamente estranea ai loro bisogni. Infatti, tutte le risposte (tra cui esistenziali) che l'uomo cercava attraverso la scienza non furono trovate o risultarono poco convincenti. La scienza dovette ammettere i suoi limiti, come per i fenomeni naturali, che non era propriamente in grado di spiegare, ma solamente di classificare e categorizzare. Inoltre le nuove teorie, come quella della fisica quantistica ammisero la casualità, la probabilità e l'improbabilità, la definizione matematica e l'inesattezza come realtà di cui prendere coscienza.
La nascita della psicoanalisi di Sigmund Freud fu interpretata come una base scientifica del Decadentismo, in quanto riusciva a spiegare i vari istinti e riflessi inconsci che erano alla base della creazione poetica e letteraria di ogni artista decadente. L'eroe decadente si chiude infatti sempre più in se stesso, cercando di ascoltare quelle voci interiori e quelle folgorazioni che lo portavano a trovare le famose "correspondances", cioè le corrispondenze che collegano in modo misterioso tutte le cose. Tali corrispondenze derivano dal fatto che l'artista decadente afferma che la realtà non è conoscibile attraverso le teorie scientifiche quindi l'unico mezzo per attingere alla realtà nuda e schietta è il totale abbandono all'empatia e all'irrazionalità. Dette corrispondenze, che uniscono il mondo in un Tutto, in un'unica entità di base, coinvolgono direttamente l'uomo. Il precursore è Charles Baudelaire che sottolinea i due aspetti entro cui si dibatte la crisi dell'intellettuale: lo Spleen (noia e disgusto della vita) e l'Ideal (ricerca di un ideale, come fuga verso mondi lontani, esotici, dalla natura incontaminata o verso paradisi artificiali).
Il decadentismo in Europa
All'inizio del XX secolo lo scrittore entra in crisi vedendo fallire i propri obiettivi di guida che aveva durante il Romanticismo e nel poter risolvere i mali della società. Si sente emarginato e si ripiega in se stesso divenendo protagonista di una serie di esperienze che lo fanno sentire "vittima" per la sua incapacità di impegnarsi nella società. Gli artisti perdono così la loro fiducia nella ragione e si lanciano verso un mondo misterioso che si trova dietro la realtà vera e tra loro si diffonde un senso di sconfitta.
Il decadentismo in Italia
In Italia si è soliti individuare due periodi distinti di decadentismo: il primo, di cui facevano parte D'Annunzio e Pascoli, ancora caratterizzato dalla necessità di costruire miti decadenti. Al contrario nel secondo, di cui occorre ricordare in particolare Pirandello e Svevo, la coscienza della crisi è ormai acquisita e la realtà viene sottoposta ad una critica molto lucida e distruttiva. Il termine "Decadente" fu, in origine usato in senso dispregiativo, per indicare giovani poeti che vivevano fuori dalle norme comuni, considerati appunto simboli di una "decadenza sociale" che disprezzava il progresso e la fede nella scienza del positivismo. Più tardi passò a designare la dilagante "decadenza" della società materialista di fine secolo, orientata verso l'esaltazione delle conquiste tecnologiche e alla quale gli intellettuali si sentivano estranei. Essi, infatti, si considerano decadenti, con un atteggiamento di superiorità spirituale, in quanto inclini a cogliere i segni della raffinatezza e dell'eleganza intellettuale delle epoche e periodi di "decadenza" rispetto al normale.
Gli aspetti del Decadentismo
Il poeta veggente [modifica]
Il Decadentismo è caratterizzato da una nuova tipologia di poeta: esso non è più il vate che guidava il popolo del Romanticismo, né il promotore della scienza come nell'Illuminismo o cantore della bellezza nel Rinascimento. Diventa così veggente, cioè colui che vede e sente mondi arcani ed invisibili in cui si chiude scoprendo «l'universale corrispondenza e analogia delle cose [...] E in tal modo il Dio perduto vive come una memoria e un desiderio» (Francesco Flora).[1]
Il poeta è così un artista solitario, capace di scavare nell'interiorità umana e nel mistero dell'ignoto. Anche la parola poetica cambia: non si usa più per descrivere sentimenti ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi utilizzando un linguaggio polisemico comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo. Caratteristica generale è quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurità l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che può interpretarla in modi differenti.
La nuova forma metrica [modifica]
Il Decadentismo trova nelle strofe e nei versi liberi i giusti mezzi per esprimere le rivelazioni del proprio interiore con tutte le sue nuances (sfumature), poiché, a differenza delle forme metriche tradizionali, più chiuse e rigide, permettono una esposizione priva dell'interferenza della ragione, assumendo ritmi liberi, creati di volta in volta dal poeta.[2]
La nuova poesia è «pura atmosfera musicale che porta l'eco di un nuovo e misterioso mondo ignoto agli antichi» (Walter Binni).[2]
Esempi di testi che si possono consultare in questa nuova corrente letteraria sono: la Lettera del veggente di Arthur Rimbaud, per il suo contenuto, e L'Arte poetica di Paul Verlaine, per la sua forma.[2]
Le poetiche [modifica]
Grazie alla natura intrinseca del decadentismo, connesso alle tematiche della vita interiore e del mistero, questo movimento diede origine a diverse correnti o poetiche particolari. Fra le tante sono presenti il simbolismo, l'estetismo, l'impressionismo, il surrealismo, il dadaismo, e nell'ambito italiano il panismo, l'ermetismo, il futurismo e il crepuscolarismo.
Simbolismo
Il simbolismo è una corrente artistica nata in Francia nel XIX secolo, in netto contrasto con i canoni imposti in precedenza dal realismo. Il simbolismo infatti tende ad una descrizione soggettiva piuttosto che ad una oggettiva, come accadeva nel realismo. Questa sua natura la porta ad avere un grande sviluppo con la nascita del decadentismo, che predilige il lato misterioso e onirico piuttosto che quello scientifico e reale. Gli esponenti più importanti di questa corrente furono Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé, e per quanto riguarda l'Italia, Giovanni Pascoli, il simbolista per eccellenza.
In contrasto con la simbologia tipicamente medievale - conosciuta per la natura intellettuale e razionale ed espressa spesso tramite l'uso di allegorie - il simbolismo decadente viene definito istintivo, e predilige le sensazioni e le corrispondenze segrete tra tutte le cose, così come figure retoriche come l'analogia, la metafora o la sinestesia, scovate tramite folgorazioni ed intuizioni dal poeta veggente. Anche per l'arte il simbolismo fu un movimento culturale di notevole importanza che andava sempre più delineandosi con l'impressionismo.
Estetismo
L'estetismo nasce come movimento che tende a sviluppare le idee proposte dal parnassianesimo, corrente culturale sorta in Francia negli anni '60 dell'800, e si fonda sull'imperativo dell'"l'arte per l'arte", vedendo dunque in questa l'unico e sommo fine della letteratura. L'estetismo è pure una reazione al romanticismo e al suo mimetismo naturale e sentimentale, secondo cui la vita determina l'arte. Con l'estetismo la classica dicotomia vita-arte si risolve nella coincidenza dei due termini, tendendo così a fare della propria vita la prima delle opere d'arte, fornendo un'immagine di sé totalmente arealistica, estetizzata, ovvero deformata in favore del bello, unico valore morale del movimento. Nasce quindi la figura del Dandy, l'eccentrico che si diverte a stupire il pubblico con atteggiamenti trasgressivi
Viene spesso considerata la più frivola delle correnti affini al Decadentismo, in quanto il solo scopo è quello di esaltare il gusto del bello e dell'arte, tanto da mettere i valori sociali e familiari in secondo piano. Tra gli esponenti di questa corrente ricordiamo Joris Karl Huysmans, con "À rebours" (Controcorrente), Oscar Wilde con "Il ritratto di Dorian Gray" e Gabriele D'Annunzio con "Il piacere".
Panismo
Il panismo deriva dal greco παν, tutto, e si riferisce alla tendenza del confondersi e mescolarsi con il Tutto e con l'assoluto, due concetti chiave del decadentismo. In D'Annunzio il tutto prende la forma della natura, riferimento al dio greco Pan, divinità dei boschi e tutte quelle che hanno a che fare con la natura. È evidente l'uso di questa tecnica all'interno della poesia "La Pioggia nel Pineto" in cui il poeta si fonde con la natura, la quale ripercorre allo stesso tempo il suo corpo e i suoi sentimenti.
Ermetismo
Durante il ventennio fascista si sviluppa il movimento ermetico dove si realizza un rinnovamento del linguaggio, che appare diverso e svincolato dagli schemi tradizionali della poesia. Il termine fu coniato nel 1936 dal critico letterario Francesco Flora, per indicare che si trattava di una poesia pura e fuori dagli schemi. Il compito della poesia ermetica era di portare alla luce l'essenza segreta del reale, scoprendo i lati più nascosti dell'animo umano e delle cose, testimoniando la sofferenza esistenziale. La poesia ermetica interpreta una condizione spirituale nuova e legata alle vicende storiche italiane (prima guerra mondiale, dopoguerra, fascismo) ed esprime il disagio dell'uomo sui problemi della società. I temi più trattati sono: il senso di solitudine di un mondo ostile, l'angoscia che deriva dal non comprendere il significato della vita, l'impossibilità di stabilire un rapporto armonioso con l'universo e con le persone. La metrica tradizionale è superata, con il trionfo del verso libero, la punteggiatura talvolta viene abolita o ridotta al minimo. I poeti ricorrono all'uso della metafora, della sinestesia, dell'analogia per rendere carichi di significati i loro messaggi. Malgrado la vulgata scolastica tenda a considerare tra i poeti ermetici Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo, la definizione di ermetismo fa in realtà riferimento alla sola terza generazione poetica del Novecento italiano, per la quale i due poeti (e in particolare il primo) costituivano fondamentali modelli.
Crepuscolarismo
Agli albori del Novecento si afferma il gruppo dei poeti crepuscolari. Il termine crepuscolare fu coniato nel 1910 dal critico Giuseppe Antonio Borgese per indicare il tramonto della grande stagione della poesia italiana ottocentesca (Leopardi, Carducci); in seguito l'espressione si limita ad indicare i toni dimessi della poesia a cui si contrapporrà l'esperienza dannunziana e quella futurista. Nelle loro composizioni si descrive il mondo piccolo-borghese, nei suoi aspetti banali e quotidiani: i pomeriggi deserti della domenica, le giornate grigie di pioggia, le corsie bianche degli ospedali, gli interni domestici delle case di provincia. Il linguaggio scelto è poeticamente dimesso e ha un andamento piano e discorsivo, vicino alla prosa, perfettamente adatto a rappresentare una realtà antieroica. La poesia crepuscolare si sviluppò in un periodo di tempo assai limitato, nel primo decennio del secolo scorso, annoverando autori come Corrado Govoni, Marino Moretti, Sergio Corazzini e Guido Gozzano.
Superomismo
Altra corrente legata al decadentismo è il superomismo, teorizzato in chiave filosofica da Nietzsche nelle sue opere, soprattutto in Così parlò Zarathustra con l'ideazione dell'Übermensch (tradotto come "superuomo", ma anche con "oltreuomo" ) e molto utilizzata da D'Annunzio, che si giudicava egli stesso superuomo.
spero di esserti stata utile a presto ciao :hi
Il Decadentismo
L'origine del Decadentismo
Il Decadentismo, che si può considerare come la fase estrema del moto romantico, ebbe la sua concreta origine e la sua prima manifestazione letteraria in Francia, dove si sviluppò in aperta polemica con la letteratura naturalistica, diffondendosi poi nelle altre nazioni europee. Come primi esponenti del decadentismo sono da considerare i poeti e gli scrittori simbolisti, che operavano in Francia nella seconda metà dell'Ottocento (tra il 1880 e il 1890), e che intendevano la poesia come una forma di vera e propria rivelazione.
Il primo interprete della nuova sensibilità poetica è Charles Baudelaire (1821-1867), mentre tra i poeti più significativi della poetica simbolista, si possono poi ricordare Stéphane Mallarmé (1842-1898 ), che fece valere il mito della poesia pura; Paul Verlaine (1844-1896), che fece valere il principio della poesia come musica; e Arthur Rimbaud (1854-1891), che fu una singolare figura di poeta maledetto.
Etimologia
Il termine "decadentismo" viene coniato dalla critica di indirizzo realistico e naturalistico per indicare spregiativamente un gruppo di giovani intellettuali francesi, il cui atteggiamento viene considerato dagli avversari come espressione di una degradazione culturale. Questi giovani intellettuali, che si riuniscono a Parigi sulla riva sinistra della Senna, la "Rive Gauche", accettano tale termine e ne assumono la definizione facendosene un vanto; infatti il poeta Paul Verlaine in un suo verso famoso afferma: "Je suis l'empire à la fin de la décadence" ("Io sono l'impero alla fine della decadenza" ), e una delle più autorevoli riviste porta proprio il nome "Le décadent".
Il Decadentismo in Europa
Il movimento del Decadentismo ebbe - come sappiamo - la sua concreta origine in Francia con i simbolisti, ma fu un fenomeno di carattere europeo che interessò ben presto anche l'Inghilterra e la Germania. I più significativi rappresentanti del Decadentismo inglese furono Oscar Wilde (1854-1900), che scrisse notevoli opere di tono estetizzante, e William Butler Yeats (1865-1939), che fu un poeta di intima vena simbolistica; mentre, tra gli esponenti del Decadentismo tedesco, si possono poi ricordare Stefan Gorge (1868-1933) e Rainer Maria Rilke (1875-1926).
I caratteri del Decadentismo
Il complesso movimento culturale del Decadentismo si può considerare - nei suoi caratteri generali - come lo svolgimento e, contemporaneamente, la crisi dell'idealismo e del soggettivismo romantico. Anche la civiltà spirituale del Decadentismo si manifesta nel campo del pensiero e della vita morale come un'inquieta e sempre più accentuata sfiducia nelle forze della ragione, che assume le forme di una vera e propria crisi esistenziale:
* Esasperazione dell'individualismo e dell'egocentrismo;
* Visione pessimistica del mondo e della vita umana;
* Polemica contro il positivismo;
* Scoperta dell'inconscio e del subcosciente;
* Tormentoso senso della solitudine e del mistero.
È opportuno precisare che l'arte del Decadentismo - nelle sue complesse e contraddittorie esperienze - rappresenta senza dubbio la crisi della civiltà e della società europea tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento; ma rappresenta anche, in un certo senso, la coscienza e la denuncia di questa profonda crisi esistenziale.
Scuole di pensiero, come quella del Binni, affermano che "è proprio il caso di vedere il decadentismo storicamente, di separarlo dal concetto astratto di decadenza, di dargli lo stesso valore storico che diamo al romanticismo. [...] Parlare quindi di decadentismo facendo pesare la sua comunanza etimologica con decadenza è criticamente inopportuno e troppo spesso confina con una condanna moralistica, con una critica che è più di costume che non letteraria".
La poetica decadente
Nell'età del Decadentismo si maturò una nuova sensibilità poetica: nella crisi pressoché totale dei tradizionali valori etici e conoscitivi, la poesia apparve allora come il solo mezzo di intendere e svelare la realtà. Uno dei più rilevanti caratteri dell'arte decadente è da vedere, appunto, nello straordinario raffinamento della tecnica e dei mezzi espressivi: la parola, negli esempi più originali e qualificanti dell'arte decadente, tende a sottrarsi ad ogni vincolo di natura logica e concettuale per risolversi nell'incanto lirico di una pura suggestione fonica e musicale:
* Nuova esperienza metrica del verso libero;
* Significativo ricorso al linguaggio simbolico;
* Senso della poesia come illuminazione e folgorazione lirica.
Il Decadentismo in Italia
Il Decadentismo italiano ha le sue prime e non ancora ben definite manifestazioni nell'opera poetica di Giovanni Pascoli, opera tutta impregnata da un intimo senso del mistero; e nella varia opera artistica di Gabriele D'Annunzio, caratterizzata - nelle sue linee generali - da forme di esasperato individualismo (mito del "superuomo" ).
Fu però solo più tardi, nei primi decenni del Novecento, che il movimento del Decadentismo venne a caratterizzare, in modo sempre più intenso e consapevole, le diverse correnti artistiche ed ideali della nostra letteratura. Altri due autori fondamentali per il movimento decadente italiano furono Italo Svevo e Luigi Pirandello.
Il quadro storico
Per "età del Decadentismo" si intende il periodo che va dagli ultimi anni dell'Ottocento allo scoppio della prima guerra mondiale. Questa fase storica è contrassegnata da fondamentali vicende politiche e sociali, nella quale da una parte giungono a compimento i processi ideali e culturali dell'Ottocento, dall'altra emergono le tendenze che si svilupperanno poi nel corso del Novecento.
L'età del Decadentismo è anche un periodo di grandi tensioni internazionali, che tuttavia non esplodono in conflitti diretti tra le maggiori potenze europee, come era avvenuto in passato, bensì covano sotto la cenere per sfociare poi nella tragedia della prima guerra mondiale.
Da un punto di vista economico i decenni di fine secolo fanno da sfondo ad una crisi di vaste dimensioni. È la cosiddetta "grande depressione", che succede al periodo di espansione e di crescita degli anni 1850-1873, e che protrae i suoi effetti sino al 1896, quando l'economia europea entra in un nuovo ciclo di espansione. Questa difficile congiuntura è caratterizzata dal crollo dei prezzi industriali e agricoli, da un generale ristagno produttivo e da un forte aumento della disoccupazione. Di fronte a questa situazione i governi rispondono con una serie di misure che, se da una parte rendono più tollerabili gli effetti della crisi, dall'altra concorrono ad innescare tensioni e contrasti che appesantiscono ulteriormente il clima politico e sociale europeo e mondiale.
La prima misura economica che attuano tutti i paesi è quella del protezionismo, cioè della chiusura delle proprie frontiere ai prodotti esteri. Così si contribuisce alla salvaguardia dell'industria e dell'agricoltura nazionali, le quali operano in regime di monopolio e non di concorrenza; però nello stesso tempo si creano degli scompensi nei settori che lavorano per l'esportazione e che vedendosi preclusi i mercati tradizionali, piombano in una profonda crisi, non riuscendo a ristrutturarsi per il mercato interno. Non solo, ma nel tentativo di trovare sbocchi alle proprie economie, oltre che per motivi di opportunità interna e di "scelta culturale", i principali stati europei - Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Belgio, Olanda, Spagna, Portogallo - intraprendono una politica imperialistica.
L'opzione imperialista è sostenuta anche dalla cultura del tempo, che diffonde negli strati più ampi della società l'amore e il gusto per la guerra, per lo spirito di conquista e di potenza. Si introducono così nell'immaginario collettivo miti superomistici, razzistici, irrazionali e impregnati di violenza, che costituiscono il "retroterra culturale" del primo conflitto mondiale.
Tratto da skuola.net/appunti/italiano/decadentismo
https://www.skuola.net/appunti-italiano/ottocento-novecento-letteratura/800-900-contesto-storico/decadentismo.html
Spero possa essere sufficiente :)
:hi
L'origine del Decadentismo
Il Decadentismo, che si può considerare come la fase estrema del moto romantico, ebbe la sua concreta origine e la sua prima manifestazione letteraria in Francia, dove si sviluppò in aperta polemica con la letteratura naturalistica, diffondendosi poi nelle altre nazioni europee. Come primi esponenti del decadentismo sono da considerare i poeti e gli scrittori simbolisti, che operavano in Francia nella seconda metà dell'Ottocento (tra il 1880 e il 1890), e che intendevano la poesia come una forma di vera e propria rivelazione.
Il primo interprete della nuova sensibilità poetica è Charles Baudelaire (1821-1867), mentre tra i poeti più significativi della poetica simbolista, si possono poi ricordare Stéphane Mallarmé (1842-1898 ), che fece valere il mito della poesia pura; Paul Verlaine (1844-1896), che fece valere il principio della poesia come musica; e Arthur Rimbaud (1854-1891), che fu una singolare figura di poeta maledetto.
Etimologia
Il termine "decadentismo" viene coniato dalla critica di indirizzo realistico e naturalistico per indicare spregiativamente un gruppo di giovani intellettuali francesi, il cui atteggiamento viene considerato dagli avversari come espressione di una degradazione culturale. Questi giovani intellettuali, che si riuniscono a Parigi sulla riva sinistra della Senna, la "Rive Gauche", accettano tale termine e ne assumono la definizione facendosene un vanto; infatti il poeta Paul Verlaine in un suo verso famoso afferma: "Je suis l'empire à la fin de la décadence" ("Io sono l'impero alla fine della decadenza" ), e una delle più autorevoli riviste porta proprio il nome "Le décadent".
Il Decadentismo in Europa
Il movimento del Decadentismo ebbe - come sappiamo - la sua concreta origine in Francia con i simbolisti, ma fu un fenomeno di carattere europeo che interessò ben presto anche l'Inghilterra e la Germania. I più significativi rappresentanti del Decadentismo inglese furono Oscar Wilde (1854-1900), che scrisse notevoli opere di tono estetizzante, e William Butler Yeats (1865-1939), che fu un poeta di intima vena simbolistica; mentre, tra gli esponenti del Decadentismo tedesco, si possono poi ricordare Stefan Gorge (1868-1933) e Rainer Maria Rilke (1875-1926).
I caratteri del Decadentismo
Il complesso movimento culturale del Decadentismo si può considerare - nei suoi caratteri generali - come lo svolgimento e, contemporaneamente, la crisi dell'idealismo e del soggettivismo romantico. Anche la civiltà spirituale del Decadentismo si manifesta nel campo del pensiero e della vita morale come un'inquieta e sempre più accentuata sfiducia nelle forze della ragione, che assume le forme di una vera e propria crisi esistenziale:
* Esasperazione dell'individualismo e dell'egocentrismo;
* Visione pessimistica del mondo e della vita umana;
* Polemica contro il positivismo;
* Scoperta dell'inconscio e del subcosciente;
* Tormentoso senso della solitudine e del mistero.
È opportuno precisare che l'arte del Decadentismo - nelle sue complesse e contraddittorie esperienze - rappresenta senza dubbio la crisi della civiltà e della società europea tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento; ma rappresenta anche, in un certo senso, la coscienza e la denuncia di questa profonda crisi esistenziale.
Scuole di pensiero, come quella del Binni, affermano che "è proprio il caso di vedere il decadentismo storicamente, di separarlo dal concetto astratto di decadenza, di dargli lo stesso valore storico che diamo al romanticismo. [...] Parlare quindi di decadentismo facendo pesare la sua comunanza etimologica con decadenza è criticamente inopportuno e troppo spesso confina con una condanna moralistica, con una critica che è più di costume che non letteraria".
La poetica decadente
Nell'età del Decadentismo si maturò una nuova sensibilità poetica: nella crisi pressoché totale dei tradizionali valori etici e conoscitivi, la poesia apparve allora come il solo mezzo di intendere e svelare la realtà. Uno dei più rilevanti caratteri dell'arte decadente è da vedere, appunto, nello straordinario raffinamento della tecnica e dei mezzi espressivi: la parola, negli esempi più originali e qualificanti dell'arte decadente, tende a sottrarsi ad ogni vincolo di natura logica e concettuale per risolversi nell'incanto lirico di una pura suggestione fonica e musicale:
* Nuova esperienza metrica del verso libero;
* Significativo ricorso al linguaggio simbolico;
* Senso della poesia come illuminazione e folgorazione lirica.
Il Decadentismo in Italia
Il Decadentismo italiano ha le sue prime e non ancora ben definite manifestazioni nell'opera poetica di Giovanni Pascoli, opera tutta impregnata da un intimo senso del mistero; e nella varia opera artistica di Gabriele D'Annunzio, caratterizzata - nelle sue linee generali - da forme di esasperato individualismo (mito del "superuomo" ).
Fu però solo più tardi, nei primi decenni del Novecento, che il movimento del Decadentismo venne a caratterizzare, in modo sempre più intenso e consapevole, le diverse correnti artistiche ed ideali della nostra letteratura. Altri due autori fondamentali per il movimento decadente italiano furono Italo Svevo e Luigi Pirandello.
Il quadro storico
Per "età del Decadentismo" si intende il periodo che va dagli ultimi anni dell'Ottocento allo scoppio della prima guerra mondiale. Questa fase storica è contrassegnata da fondamentali vicende politiche e sociali, nella quale da una parte giungono a compimento i processi ideali e culturali dell'Ottocento, dall'altra emergono le tendenze che si svilupperanno poi nel corso del Novecento.
L'età del Decadentismo è anche un periodo di grandi tensioni internazionali, che tuttavia non esplodono in conflitti diretti tra le maggiori potenze europee, come era avvenuto in passato, bensì covano sotto la cenere per sfociare poi nella tragedia della prima guerra mondiale.
Da un punto di vista economico i decenni di fine secolo fanno da sfondo ad una crisi di vaste dimensioni. È la cosiddetta "grande depressione", che succede al periodo di espansione e di crescita degli anni 1850-1873, e che protrae i suoi effetti sino al 1896, quando l'economia europea entra in un nuovo ciclo di espansione. Questa difficile congiuntura è caratterizzata dal crollo dei prezzi industriali e agricoli, da un generale ristagno produttivo e da un forte aumento della disoccupazione. Di fronte a questa situazione i governi rispondono con una serie di misure che, se da una parte rendono più tollerabili gli effetti della crisi, dall'altra concorrono ad innescare tensioni e contrasti che appesantiscono ulteriormente il clima politico e sociale europeo e mondiale.
La prima misura economica che attuano tutti i paesi è quella del protezionismo, cioè della chiusura delle proprie frontiere ai prodotti esteri. Così si contribuisce alla salvaguardia dell'industria e dell'agricoltura nazionali, le quali operano in regime di monopolio e non di concorrenza; però nello stesso tempo si creano degli scompensi nei settori che lavorano per l'esportazione e che vedendosi preclusi i mercati tradizionali, piombano in una profonda crisi, non riuscendo a ristrutturarsi per il mercato interno. Non solo, ma nel tentativo di trovare sbocchi alle proprie economie, oltre che per motivi di opportunità interna e di "scelta culturale", i principali stati europei - Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Belgio, Olanda, Spagna, Portogallo - intraprendono una politica imperialistica.
L'opzione imperialista è sostenuta anche dalla cultura del tempo, che diffonde negli strati più ampi della società l'amore e il gusto per la guerra, per lo spirito di conquista e di potenza. Si introducono così nell'immaginario collettivo miti superomistici, razzistici, irrazionali e impregnati di violenza, che costituiscono il "retroterra culturale" del primo conflitto mondiale.
Tratto da skuola.net/appunti/italiano/decadentismo
https://www.skuola.net/appunti-italiano/ottocento-novecento-letteratura/800-900-contesto-storico/decadentismo.html
Spero possa essere sufficiente :)
:hi