Il bosco sull'autostrada
esordio
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QUESTO è IL RIASSUNTO E L'ANALISI TRATTO DAGLI APPUNTI DI SKUOLA.NET
Il bosco sull’autostrada
Faceva freddo, Marcovaldo, padre di famiglia, decise di andare a prendere la legna per accendere il camino. Andare a cercare la legna in città non era molto facile. Entrò in un pezzetto di giardino pubblico. Marcovaldo tornò a casa con un misero raccolto e trovò la stufa accesa. Allora Marcovaldo decise di andare nelle stesso posto dove il figlio aveva preso la legna. Si era aggrappato ad un cartello per staccare dei pezzi quando ad un certo punto arriva un poliziotto che però non si accorge di lui e lo scambia per un personaggio del cartello.
Michelino decide di andare anche lui a prendere la legna con i suoi fratelli. Camminano e dopo un po’ vedono delle forme alte e grosse. Persa che sia un bosco, il bosco dell’autostrada. Comincia a tagliare pezzi su pezzi, poi torna a casa prima del padre e accende la stufa.
Quando il padre torna gli chiede dove ha trovato tutta questa legna e lui gli dice che era nel bosco sull’autostrada. Astolfo, poliziotto miope che non portava gli occhiali per paura di rovinare la sua carriera, aveva il turno di notte. Quella sera viene denunciato il fatto che sull’autostrada alcuni bambini sta buttando giù i cartelli pubblicitari. L’agente parte e al lume della moto sorprende un monellaccio su un cartello, si avvicina e gli urla dietro, vede che questo non si muove, allora si avvicina e vede che è la reclame di un formaggio. Riparte e vede un altro monellaccio su un cartello, si avvicina e vede che anche questo è la reclame di un callifugo. Parte per la terza volta e si ferma al cartellone dove c’è Marcovaldo, si avvicina e dice che è solo la reclame dell’emicrania e riparte senza accorgeri della presenza di Marcovaldo.
Analisi
Marcovaldo e Michelino sono i protagonisti della vicenda. Marcovaldo parte alla ricerca dell’oggetto del desiderio: la legna. Michelino di fa aiutare dai suoi fratelli: gli aiutanti della vicenda. Marcovaldo durante la sua vicenda viene ostacolato da Astolfo: antagonista.
La storia finisce con un lieto fine.
Nel testo fabula e intreccio non coincidono perché l’intreccio è formato da tre momenti incrociate la storia di Michelino si incastona in quella di Marcovaldo come una fabula secondaria.
E QUESTO IL TESTO COMPLETO...
Il freddo ha mille forme e mille modi di muoversi nel mondo: sul mare corre come una mandra di cavalli, sulle campagne si getta come uno sciame di locuste, nelle città come lama di coltello taglia le vie e infila le fessure delle case non riscaldate. A casa di Marcovaldo quella sera erano finiti gli ultimi stecchi, e la famiglia, tutta incappottata, guardava nella stufa impallidire le braci, e dalle loro bocche le nuvolette salire a ogni respiro. Non dicevano più niente; le nuvolette parlavano per loro: la moglie le cacciava lunghe lunghe come sospiri, i figlioli le soffiavano assorti come bolle di sapone, e Marcovaldo le sbuffava verso líalto a scatti come lampi di genio che subito svaniscono.
Alla fine Marcovaldo si decise: - Vado per legna; chissà che non ne trovi -. Si cacciò quattro o cinque giornali tra la giacca e la camicia a fare da corazza contro i colpi d'aria, si nascose sotto il cappotto una lunga sega dentata, e così uscì nella notte, seguito dai lunghi sguardi speranzosi dei familiari, man- dando frusci! cartacei ad ogni passo e con la sega che ogni tanto gli spuntava dal bavero.
Andare per legna in città: una parola! Marcovaldo si diresse subito verso un pezzetto di giardino pubblico che c'era tra due vie. Tutto era deserto. Marcovaldo studiava le nude piante a una a una pensando alla famiglia che lo aspettava battendo i denti...
Il piccolo Michelino, battendo i denti, leggeva un libro di fiabe, preso in prestito alla bibliotechina della scuola. Il libro parlava d'un bambino figlio di un taglialegna, che usciva con l'accetta, per far legna nel bosco. - Ecco dove bisogna andare, - disse Michelino, - nel bosco! Lì sì che c'è la legna! - Nato e cresciuto in città, non aveva mai visto un bosco neanche di lontano.
Detto fatto, combinò coi fratelli: uno prese un'accetta, uno un gancio, uno una corda, salutarono la mamma e andarono in cerca di un bosco.
Camminavano per la città illuminata dai lampioni, e non vedevano che case: di boschi, neanche l'ombra. Incontravano qualche raro passante, ma non osavano chiedergli dov'era un bosco. Così giunsero dove finivano le case della città e la strada diventava un'autostrada.
Ai lati dell'autostrada, i bambini videro il bosco: una folta vegetazione di strani alberi copriva la vista della pianura. Avevano i tronchi fini fini, diritti o obliqui; e chiome piatte e estese, dalle più strane forme e dai più strani colori, quando un'auto passando le illuminava coi fanali. Rami a forma di dentifricio, di faccia, di formaggio, di mano, di rasoio, di bottiglia, di mucca, di pneumatico, costellate da un fogliame di lettere dell'alfabeto.
Evviva! - disse Michelino, - questo è il bosco! E i fratelli guardavano incantati la luna spuntare tra quelle strane ombre: - Comíè bello...
Michelino li richiamò subito allo scopo per cui erano venuti lì: la legna. Così abbatterono un alberello a forma di fiore di primula gialla, lo fecero in pezzi e lo portarono a casa.
Marcovaldo tornava col suo magro carico di rami umidi, e trovò la stufa accesa.
Dove l'avete preso? - esdamò indicando i resti del cartello pubblicitario che, essendo di legno compensato, era bruciato molto in fretta. - Nel bosco! - fecero i bambini. - E che bosco? Quello dell'autostrada. Ce n'è pieno!
Visto che era così semplice, e che c'era di nuovo bisogno di legna, tanto valeva seguire l'esempio dei bambini. Marcovaldo tornò a uscire con la sua sega, e andò sull'autostrada.
L'agente Astolfo della polizia stradale era un po' corto di vista, e la notte, correndo in moto per il suo servizio, avrebbe avuto bisogno degli occhiali; ma non lo diceva, per paura d'averne un danno nella sua carriera.
Quella sera, viene denunciato il fatto che sull'austostrada un branco di monelli stava buttando giù i cartelloni pubblicitari. L'agente Astolfo parte d'ispezione. Ai lati della strada la selva di strane figure ammonitrici e gesticolanti accompagna Astolfo, che le scruta a una a una, strabuzzando gli occhi miopi. Ecco che, al lume del fanale della moto, sorprende un monellaccio arrampicato su un cartello. Astolfo frena: - Ehi! che fai lì, tu? Salta giù subito! - Quello non si muove e gli fa la lingua. Astolfo si avvicina e vede che è la reclamo d'un fonnaggino, con un bamboccione che si lecca le labbra. - Già, già, - fa Astolfo, e riparte a gran carriera.
Dopo un po', nell'ombra di un gran cartellone, illumina una trista faccia spaventata. - Alto là! Non cercate di scappare! - Ma nessuno scappa: è un viso umano dolorante dipinto in mezzo a un piede tutto calli: la reclame di un callifugo. - Oh, scusi, - dice Astolfo, e corre via.
Il cartellone di una compressa contro l'emicrania era una gigantesca testa d'uomo, con le mani sugli occhi dal dolore. Astolfo passa, e il fanale illumina Marcovaldo arrampicato in cima, che con la sua sega cerca di tagliarsene una fetta. Abbagliato dalla luce, Marcovaldo si fa piccolo piccolo e resta lì immobile, aggrappato a un orecchio del testone, con la sega che è già arrivata a mezza fronte.
Astolfo studia bene, dice: - Ah, sì: compresse Stappa! Un cartellone efficace! Ben trovato! Quell'omino lassù con quella sega significa l'emicrania che taglia in due la testa! L'ho subito capito! - E se ne riparte soddisfatto.
Tutto è silenzio e gelo. Marcovaldo dà un sospiro di sollievo, si riassesta sullo scomodo trespolo e riprende il suo lavoro. Nel cielo illuminato dalla luna si propaga lo smorzato gracchiare della sega contro il legno.
SPERO DI ESSERTI STATA UTILE... SE LO SN STATA SEGNALA QUESTA CM MIGLIOR RISPOSTA PLEASEEE!!! =)
Il bosco sull’autostrada
Faceva freddo, Marcovaldo, padre di famiglia, decise di andare a prendere la legna per accendere il camino. Andare a cercare la legna in città non era molto facile. Entrò in un pezzetto di giardino pubblico. Marcovaldo tornò a casa con un misero raccolto e trovò la stufa accesa. Allora Marcovaldo decise di andare nelle stesso posto dove il figlio aveva preso la legna. Si era aggrappato ad un cartello per staccare dei pezzi quando ad un certo punto arriva un poliziotto che però non si accorge di lui e lo scambia per un personaggio del cartello.
Michelino decide di andare anche lui a prendere la legna con i suoi fratelli. Camminano e dopo un po’ vedono delle forme alte e grosse. Persa che sia un bosco, il bosco dell’autostrada. Comincia a tagliare pezzi su pezzi, poi torna a casa prima del padre e accende la stufa.
Quando il padre torna gli chiede dove ha trovato tutta questa legna e lui gli dice che era nel bosco sull’autostrada. Astolfo, poliziotto miope che non portava gli occhiali per paura di rovinare la sua carriera, aveva il turno di notte. Quella sera viene denunciato il fatto che sull’autostrada alcuni bambini sta buttando giù i cartelli pubblicitari. L’agente parte e al lume della moto sorprende un monellaccio su un cartello, si avvicina e gli urla dietro, vede che questo non si muove, allora si avvicina e vede che è la reclame di un formaggio. Riparte e vede un altro monellaccio su un cartello, si avvicina e vede che anche questo è la reclame di un callifugo. Parte per la terza volta e si ferma al cartellone dove c’è Marcovaldo, si avvicina e dice che è solo la reclame dell’emicrania e riparte senza accorgeri della presenza di Marcovaldo.
Analisi
Marcovaldo e Michelino sono i protagonisti della vicenda. Marcovaldo parte alla ricerca dell’oggetto del desiderio: la legna. Michelino di fa aiutare dai suoi fratelli: gli aiutanti della vicenda. Marcovaldo durante la sua vicenda viene ostacolato da Astolfo: antagonista.
La storia finisce con un lieto fine.
Nel testo fabula e intreccio non coincidono perché l’intreccio è formato da tre momenti incrociate la storia di Michelino si incastona in quella di Marcovaldo come una fabula secondaria.
E QUESTO IL TESTO COMPLETO...
Il freddo ha mille forme e mille modi di muoversi nel mondo: sul mare corre come una mandra di cavalli, sulle campagne si getta come uno sciame di locuste, nelle città come lama di coltello taglia le vie e infila le fessure delle case non riscaldate. A casa di Marcovaldo quella sera erano finiti gli ultimi stecchi, e la famiglia, tutta incappottata, guardava nella stufa impallidire le braci, e dalle loro bocche le nuvolette salire a ogni respiro. Non dicevano più niente; le nuvolette parlavano per loro: la moglie le cacciava lunghe lunghe come sospiri, i figlioli le soffiavano assorti come bolle di sapone, e Marcovaldo le sbuffava verso líalto a scatti come lampi di genio che subito svaniscono.
Alla fine Marcovaldo si decise: - Vado per legna; chissà che non ne trovi -. Si cacciò quattro o cinque giornali tra la giacca e la camicia a fare da corazza contro i colpi d'aria, si nascose sotto il cappotto una lunga sega dentata, e così uscì nella notte, seguito dai lunghi sguardi speranzosi dei familiari, man- dando frusci! cartacei ad ogni passo e con la sega che ogni tanto gli spuntava dal bavero.
Andare per legna in città: una parola! Marcovaldo si diresse subito verso un pezzetto di giardino pubblico che c'era tra due vie. Tutto era deserto. Marcovaldo studiava le nude piante a una a una pensando alla famiglia che lo aspettava battendo i denti...
Il piccolo Michelino, battendo i denti, leggeva un libro di fiabe, preso in prestito alla bibliotechina della scuola. Il libro parlava d'un bambino figlio di un taglialegna, che usciva con l'accetta, per far legna nel bosco. - Ecco dove bisogna andare, - disse Michelino, - nel bosco! Lì sì che c'è la legna! - Nato e cresciuto in città, non aveva mai visto un bosco neanche di lontano.
Detto fatto, combinò coi fratelli: uno prese un'accetta, uno un gancio, uno una corda, salutarono la mamma e andarono in cerca di un bosco.
Camminavano per la città illuminata dai lampioni, e non vedevano che case: di boschi, neanche l'ombra. Incontravano qualche raro passante, ma non osavano chiedergli dov'era un bosco. Così giunsero dove finivano le case della città e la strada diventava un'autostrada.
Ai lati dell'autostrada, i bambini videro il bosco: una folta vegetazione di strani alberi copriva la vista della pianura. Avevano i tronchi fini fini, diritti o obliqui; e chiome piatte e estese, dalle più strane forme e dai più strani colori, quando un'auto passando le illuminava coi fanali. Rami a forma di dentifricio, di faccia, di formaggio, di mano, di rasoio, di bottiglia, di mucca, di pneumatico, costellate da un fogliame di lettere dell'alfabeto.
Evviva! - disse Michelino, - questo è il bosco! E i fratelli guardavano incantati la luna spuntare tra quelle strane ombre: - Comíè bello...
Michelino li richiamò subito allo scopo per cui erano venuti lì: la legna. Così abbatterono un alberello a forma di fiore di primula gialla, lo fecero in pezzi e lo portarono a casa.
Marcovaldo tornava col suo magro carico di rami umidi, e trovò la stufa accesa.
Dove l'avete preso? - esdamò indicando i resti del cartello pubblicitario che, essendo di legno compensato, era bruciato molto in fretta. - Nel bosco! - fecero i bambini. - E che bosco? Quello dell'autostrada. Ce n'è pieno!
Visto che era così semplice, e che c'era di nuovo bisogno di legna, tanto valeva seguire l'esempio dei bambini. Marcovaldo tornò a uscire con la sua sega, e andò sull'autostrada.
L'agente Astolfo della polizia stradale era un po' corto di vista, e la notte, correndo in moto per il suo servizio, avrebbe avuto bisogno degli occhiali; ma non lo diceva, per paura d'averne un danno nella sua carriera.
Quella sera, viene denunciato il fatto che sull'austostrada un branco di monelli stava buttando giù i cartelloni pubblicitari. L'agente Astolfo parte d'ispezione. Ai lati della strada la selva di strane figure ammonitrici e gesticolanti accompagna Astolfo, che le scruta a una a una, strabuzzando gli occhi miopi. Ecco che, al lume del fanale della moto, sorprende un monellaccio arrampicato su un cartello. Astolfo frena: - Ehi! che fai lì, tu? Salta giù subito! - Quello non si muove e gli fa la lingua. Astolfo si avvicina e vede che è la reclamo d'un fonnaggino, con un bamboccione che si lecca le labbra. - Già, già, - fa Astolfo, e riparte a gran carriera.
Dopo un po', nell'ombra di un gran cartellone, illumina una trista faccia spaventata. - Alto là! Non cercate di scappare! - Ma nessuno scappa: è un viso umano dolorante dipinto in mezzo a un piede tutto calli: la reclame di un callifugo. - Oh, scusi, - dice Astolfo, e corre via.
Il cartellone di una compressa contro l'emicrania era una gigantesca testa d'uomo, con le mani sugli occhi dal dolore. Astolfo passa, e il fanale illumina Marcovaldo arrampicato in cima, che con la sua sega cerca di tagliarsene una fetta. Abbagliato dalla luce, Marcovaldo si fa piccolo piccolo e resta lì immobile, aggrappato a un orecchio del testone, con la sega che è già arrivata a mezza fronte.
Astolfo studia bene, dice: - Ah, sì: compresse Stappa! Un cartellone efficace! Ben trovato! Quell'omino lassù con quella sega significa l'emicrania che taglia in due la testa! L'ho subito capito! - E se ne riparte soddisfatto.
Tutto è silenzio e gelo. Marcovaldo dà un sospiro di sollievo, si riassesta sullo scomodo trespolo e riprende il suo lavoro. Nel cielo illuminato dalla luna si propaga lo smorzato gracchiare della sega contro il legno.
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