HELP ME saggio breve
saggio breve: rapporto figli genitori
documenti:Contrordine genitori.
Dopo decenni passati a sentirsi dire che bisogna essere amici dei figli, un’indagine della fondazione Exodus di Don Mazzi tra 635 adolescenti tra i 14 e i 19 anni boccia questo atteggiamento: un adolescente su tre non sopporta che i genitori «facciano gli amiconi» e «desiderino piacere a tutti i costi», anche con comportamenti imbarazzanti. Passato il tempo dello scontro generazionale, i giovani si sentono orfani di una guida sicura. E forse andrebbe riscoperto anche qualche rimprovero, visto che solo il 4% si lamenta della «eccessiva severità del papà».
Dunque, nel mondo rovesciato, dove gli studenti danno il voto ai docenti e i figli ai genitori, gli adolescenti bocciano papà e mamma perché «non sanno capire che cosa ci serve nella vita» (32%), e perché «pensano troppo a loro stessi» (21%). Il 23% dei ragazzi lamenta l’«incapacità di comunicare dei genitori» e il 18% una «eccessiva loro presenza» ella intimità dei figli. Di contro, il 31% dei ragazzi vorrebbe che i genitori fossero «un punto di riferimento sicuro in ogni occasione» (e forse anche ai genitori piacerebbe esserlo, potendo), mentre il 24% vorrebbero che i genitori «trasmettessero le regole di vita con l’esempio».
Gli adolescenti passano con i genitori un paio di ore al giorno, a cena o davanti alla tv, parlando prevalentemente «di soldi e spese della casa». In sette famiglie su dieci non si parla d’altro! Il 51% lamenta anche che i «problemi tra i genitori rappresentino, in loro presenza, uno dei temi più discussi». Per il resto si parla di notizie o, al quarto posto, della loro giornata.
(da P. Panza, Meglio avere un padre severo che amico,
in “Corriere della Sera”, 27/4/2001)
Dieci richieste dei figli ai genitori
* Non viziarmi, so benissimo che non dovrei avere tutto quello che chiedo.
* Non essere incoerente: mi sconcerta e mi costringe a farla franca tutte le volte che posso.
* Non fare promesse, potresti non essere in grado di mantenerle.
* Non correggermi davanti alla gente. Presterò più attenzione se parlerai a quattr’occhi.
* Non brontolare continuamente: altrimenti dovrò far finta di essere sordo.
* Non badare troppo alle mie indisposizioni: potrei imparare a godere di cattiva salute, se questo attira la tua attenzione.
* Non preoccuparti del poco tempo che passiamo insieme, è come lo passiamo che conta.
* Non permettere che i miei timori suscitino la tua ansia, perché allora diventerei ancora più pauroso.
* Non dimenticare che non posso crescere bene senza molta comprensione e
incoraggiamento… ma non ho bisogno di dirtelo, vero?
* Ricordati, io imparo di più da un esempio che da un rimprovero.
(da don Antonio Mazzi, Un’ala di riserva. Adolescenza. Terra di qualcuno?,
Mondadori, Milano 2001)
La famiglia-tutor: soldi non valori
La famiglia italiana del 2003 fa sempre più fatica a tramandare valori alle nuove generazioni. E allora cerca almeno di trasferire patrimoni. I figli che crescono nel terzo millennio non ereditano ideali, ma denari risparmiati con sacrificio, appartamenti, polizze assicurative. Ed è un mestiere in crisi, quello del genitore, incapace di fronteggiare i modelli culturali che arrivano dalla televisione e preoccupato per un futuro che appare senza certezze. Così almeno risulta al Censis, che ieri ha presentato i risultati di uno studio commissionato da Zurich Italia e intitolato Pochi rischi, siamo genitori.
I numeri della ricerca lasciano scarso spazio all’interpretazione. Tre genitori su quattro pensano che essere padre o madre oggi è più difficile che in passato, 55 su cento credono che i figli avranno serie difficoltà a trovare lavoro. E poi, quattro su dieci ammettono che la famiglia non è più in grado di essere cinghia di trasmissione di valori positivi come il rispetto della dignità umana, la solidarietà e la tolleranza. «Sì, la famiglia di un tempo, quella che tramandava norme di vita, è in crisi», spiega Carla Collicelli, curatrice della ricerca del Censis.
Il paradosso è che gli italiani non pensano affatto che sia tutto perduto. Il 58,2 per cento si dichiara ostinatamente ottimista, e il 64,2 per cento ritiene che nella latitanza delle istituzioni – sia la famiglia stessa a dover fronteggiare le incognite del futuro. Un impegno che però diventa soprattutto finanziario. «Oggi la famiglia italiana ha cambiato maschera», dice il direttore generale del Censis Giuseppe De Rita: «È una famiglia fortemente responsabilizzata e altamente patrimonializzata: vuole prima di tutto garantire una sicurezza economica». Si stringe la cinghia, allora. Per mettere a disposizione dei figli i propri risparmi (come fa il 36,6 per cento delle famiglie), ma anche per aiutarli ad avviare un’attività economica (36,4 per cento), per comprare una casa (33,2 per cento), o per stipulare una polizza assicurativa (24,3 per cento). Non è semplicemente un mutamento di attitudine. Lo è anche di ruolo. E così, per dirla con De Rita, in trenta anni si è passati dalla «famiglia combinatoria» – che viveva accumulando reddito da più lavori per aumentare i risparmi – alla «famiglia tutor» di oggi che «con polizze vita e fondi pensione segue i figli con una logica di accompagnamento nel percorso di avvicinamento a una società sempre più difficile da affrontare».
(G. Mola, La famiglia-tutor: soldi non valori,
in “la Repubblica” 16/4/2003)
documenti:Contrordine genitori.
Dopo decenni passati a sentirsi dire che bisogna essere amici dei figli, un’indagine della fondazione Exodus di Don Mazzi tra 635 adolescenti tra i 14 e i 19 anni boccia questo atteggiamento: un adolescente su tre non sopporta che i genitori «facciano gli amiconi» e «desiderino piacere a tutti i costi», anche con comportamenti imbarazzanti. Passato il tempo dello scontro generazionale, i giovani si sentono orfani di una guida sicura. E forse andrebbe riscoperto anche qualche rimprovero, visto che solo il 4% si lamenta della «eccessiva severità del papà».
Dunque, nel mondo rovesciato, dove gli studenti danno il voto ai docenti e i figli ai genitori, gli adolescenti bocciano papà e mamma perché «non sanno capire che cosa ci serve nella vita» (32%), e perché «pensano troppo a loro stessi» (21%). Il 23% dei ragazzi lamenta l’«incapacità di comunicare dei genitori» e il 18% una «eccessiva loro presenza» ella intimità dei figli. Di contro, il 31% dei ragazzi vorrebbe che i genitori fossero «un punto di riferimento sicuro in ogni occasione» (e forse anche ai genitori piacerebbe esserlo, potendo), mentre il 24% vorrebbero che i genitori «trasmettessero le regole di vita con l’esempio».
Gli adolescenti passano con i genitori un paio di ore al giorno, a cena o davanti alla tv, parlando prevalentemente «di soldi e spese della casa». In sette famiglie su dieci non si parla d’altro! Il 51% lamenta anche che i «problemi tra i genitori rappresentino, in loro presenza, uno dei temi più discussi». Per il resto si parla di notizie o, al quarto posto, della loro giornata.
(da P. Panza, Meglio avere un padre severo che amico,
in “Corriere della Sera”, 27/4/2001)
Dieci richieste dei figli ai genitori
* Non viziarmi, so benissimo che non dovrei avere tutto quello che chiedo.
* Non essere incoerente: mi sconcerta e mi costringe a farla franca tutte le volte che posso.
* Non fare promesse, potresti non essere in grado di mantenerle.
* Non correggermi davanti alla gente. Presterò più attenzione se parlerai a quattr’occhi.
* Non brontolare continuamente: altrimenti dovrò far finta di essere sordo.
* Non badare troppo alle mie indisposizioni: potrei imparare a godere di cattiva salute, se questo attira la tua attenzione.
* Non preoccuparti del poco tempo che passiamo insieme, è come lo passiamo che conta.
* Non permettere che i miei timori suscitino la tua ansia, perché allora diventerei ancora più pauroso.
* Non dimenticare che non posso crescere bene senza molta comprensione e
incoraggiamento… ma non ho bisogno di dirtelo, vero?
* Ricordati, io imparo di più da un esempio che da un rimprovero.
(da don Antonio Mazzi, Un’ala di riserva. Adolescenza. Terra di qualcuno?,
Mondadori, Milano 2001)
La famiglia-tutor: soldi non valori
La famiglia italiana del 2003 fa sempre più fatica a tramandare valori alle nuove generazioni. E allora cerca almeno di trasferire patrimoni. I figli che crescono nel terzo millennio non ereditano ideali, ma denari risparmiati con sacrificio, appartamenti, polizze assicurative. Ed è un mestiere in crisi, quello del genitore, incapace di fronteggiare i modelli culturali che arrivano dalla televisione e preoccupato per un futuro che appare senza certezze. Così almeno risulta al Censis, che ieri ha presentato i risultati di uno studio commissionato da Zurich Italia e intitolato Pochi rischi, siamo genitori.
I numeri della ricerca lasciano scarso spazio all’interpretazione. Tre genitori su quattro pensano che essere padre o madre oggi è più difficile che in passato, 55 su cento credono che i figli avranno serie difficoltà a trovare lavoro. E poi, quattro su dieci ammettono che la famiglia non è più in grado di essere cinghia di trasmissione di valori positivi come il rispetto della dignità umana, la solidarietà e la tolleranza. «Sì, la famiglia di un tempo, quella che tramandava norme di vita, è in crisi», spiega Carla Collicelli, curatrice della ricerca del Censis.
Il paradosso è che gli italiani non pensano affatto che sia tutto perduto. Il 58,2 per cento si dichiara ostinatamente ottimista, e il 64,2 per cento ritiene che nella latitanza delle istituzioni – sia la famiglia stessa a dover fronteggiare le incognite del futuro. Un impegno che però diventa soprattutto finanziario. «Oggi la famiglia italiana ha cambiato maschera», dice il direttore generale del Censis Giuseppe De Rita: «È una famiglia fortemente responsabilizzata e altamente patrimonializzata: vuole prima di tutto garantire una sicurezza economica». Si stringe la cinghia, allora. Per mettere a disposizione dei figli i propri risparmi (come fa il 36,6 per cento delle famiglie), ma anche per aiutarli ad avviare un’attività economica (36,4 per cento), per comprare una casa (33,2 per cento), o per stipulare una polizza assicurativa (24,3 per cento). Non è semplicemente un mutamento di attitudine. Lo è anche di ruolo. E così, per dirla con De Rita, in trenta anni si è passati dalla «famiglia combinatoria» – che viveva accumulando reddito da più lavori per aumentare i risparmi – alla «famiglia tutor» di oggi che «con polizze vita e fondi pensione segue i figli con una logica di accompagnamento nel percorso di avvicinamento a una società sempre più difficile da affrontare».
(G. Mola, La famiglia-tutor: soldi non valori,
in “la Repubblica” 16/4/2003)
Risposte
Prova a prender spunti per iniziare da qui:
- https://www.skuola.net/temi-saggi-svolti/saggi-brevi/saggio-breve-genitori-figli.html
Però li cita altri documenti, tu devi citare e creare il saggio breve sui documenti che ti son forniti. Provaci, non è difficile.
Non possiamo svolgere noi un saggio breve al posto tuo, noi aiutiamo ma non svolgiamo i compiti al posto dello studente.
Ciao Laura!
- https://www.skuola.net/temi-saggi-svolti/saggi-brevi/saggio-breve-genitori-figli.html
Però li cita altri documenti, tu devi citare e creare il saggio breve sui documenti che ti son forniti. Provaci, non è difficile.
Non possiamo svolgere noi un saggio breve al posto tuo, noi aiutiamo ma non svolgiamo i compiti al posto dello studente.
Ciao Laura!
Non lo riesco proprio ad iniziare
Imposta inizialmente una tua bozza, solamente dopo possiamo rivederlo insieme e proviamo ad aiutarti.
Ciao Laura!
Ciao Laura!