Help me!!!!
mi serve per domani un commento della poesia "San Martino del carso" di ungaretti........vi prego è questione di vita o di morte!!!!!!!aiutooooooo!!!!!!
ciao e grazie in anticipo grazie rispondete in molti!!!
ciao e grazie in anticipo grazie rispondete in molti!!!
Risposte
interista................................................................hihihihihihi
grazie ora la stampo e vedo cosa modificare....grazie!!!!!!!!comunque se qualcuno bravo come SuperGaara :dozingoff avesse il commento della suddetta poesia me la porga.....grazie in anticipo!!!!!
ciao
ciao
Ciao amico interista ;)!
Facendo un giretto con google ho trovato questi commenti: riordina le idee che ci sono di seguito ed il commento è fatto!
L’immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, è per il poeta l’equivalente delle distruzioni che sono celate nel suo cuore, causate dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Ancora una volta il poeta trova nelle immagini esterne una corrispondenza con quanto egli prova nei confronti dell’uomo, annullato dalla guerra. La lirica, di un’estrema essenzialità è tutta costruita su un gioco di rispondenze e di contrapposizioni sentimentali, ma anche verbali : di San Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta nulla ; San Martino è un paese straziato, più straziato è il cuore del poeta. Così, eliminando ogni descrizione e ogni effusione sentimentale, l’Ungaretti riesce a rendere con il minimo di parole la sua pena e quella di tutto un paese, e dà vita a una lirica tutta nuova.
La lirica è costituita da quattro strofe. Le prime due strofe sono legate da un’anafora ("di queste case … di tanti" ) e dalle iterazioni ("non è rimasto … non è rimasto ; tanti … tanto" ). La metafora "brandello di muro" riconduce all’immagine di corpi mutilati, straziati, ridotti a brandelli. La terza strofa si apre con un ma che ribalta l’affermazione precedente. Come le prime due, le ultime due strofe sono legate da un parallelismo ("ma nel cuore … è il mio cuore" ) e dall’analogia (cuore = paese). Anche se nulla è rimasto dei compagni morti, "nessuna croce manca" : non è svanito il ricorso di nessuno di quei morti. Le croci suggeriscono l’immagine di un cimitero, ma richiamano, naturalmente, anche al sacrificio e alla morte del Cristo.
L’immagine finale del cuore straziato richiama quella iniziale del brandello di muro, racchiudendo il componimento in un cerchio di dolore.
Paesaggio di guerra, tema tipico di Ungaretti. Sono le case che sanguinano, tutt'uno coi loro abitanti: un brandello di muro, ecco cosa rimane dopo la distruzione. Non si abita più da nessuna parte, l'anonimia prende il posto di numeri civici e identità abitative. Il dialogo crolla, la solitudine si fa spazio ed emerge nell'assenza totale di corrispondenze. Sembra che il mondo si sia appiattito, che abbia perso le sue dimensioni. Nessuna virgola, pensieri come colpi di mitragliatrice a lasciare residui, partizioni: di queste case, di tanti. Muri e persone: di tanti un niente.
Eppure, quando ogni speranza sembra tramontata, ecco l'avversativa ma, ad aprire il secondo fronte della poesia. E' il cuore dell'uomo che riemerge, oltre le corrispondenze, è la compassione mista a ricordo, il recupero della tridimensionalità, dello spazio, con le croci che trafiggono l'anima per risalire in superficie. Rinasce un paese, straziato, sanguinante, ma pur sempre un paese, un senso di umana comunanza che sembrava ormai perduto. E' il cuore del poeta che salva il mondo, più sofferente della sofferenza esteriore, ma proprio per questo vitale, capace di raccogliere ogni minima briciola di umanità e renderne conto: nessuno manca. E' il dolore, la tristezza come passione primaria che assume una valenza positiva, agente: costruisce un paese, una comunità, proprio nell'attimo della solitudine, nell'istante del ricordo. Siamo nel luogo più sublime dell'uomo, siamo al centro supremo, nel cuore del cuore, dove l'uomo si fa Uomo.
Facendo un giretto con google ho trovato questi commenti: riordina le idee che ci sono di seguito ed il commento è fatto!
L’immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, è per il poeta l’equivalente delle distruzioni che sono celate nel suo cuore, causate dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Ancora una volta il poeta trova nelle immagini esterne una corrispondenza con quanto egli prova nei confronti dell’uomo, annullato dalla guerra. La lirica, di un’estrema essenzialità è tutta costruita su un gioco di rispondenze e di contrapposizioni sentimentali, ma anche verbali : di San Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta nulla ; San Martino è un paese straziato, più straziato è il cuore del poeta. Così, eliminando ogni descrizione e ogni effusione sentimentale, l’Ungaretti riesce a rendere con il minimo di parole la sua pena e quella di tutto un paese, e dà vita a una lirica tutta nuova.
La lirica è costituita da quattro strofe. Le prime due strofe sono legate da un’anafora ("di queste case … di tanti" ) e dalle iterazioni ("non è rimasto … non è rimasto ; tanti … tanto" ). La metafora "brandello di muro" riconduce all’immagine di corpi mutilati, straziati, ridotti a brandelli. La terza strofa si apre con un ma che ribalta l’affermazione precedente. Come le prime due, le ultime due strofe sono legate da un parallelismo ("ma nel cuore … è il mio cuore" ) e dall’analogia (cuore = paese). Anche se nulla è rimasto dei compagni morti, "nessuna croce manca" : non è svanito il ricorso di nessuno di quei morti. Le croci suggeriscono l’immagine di un cimitero, ma richiamano, naturalmente, anche al sacrificio e alla morte del Cristo.
L’immagine finale del cuore straziato richiama quella iniziale del brandello di muro, racchiudendo il componimento in un cerchio di dolore.
Paesaggio di guerra, tema tipico di Ungaretti. Sono le case che sanguinano, tutt'uno coi loro abitanti: un brandello di muro, ecco cosa rimane dopo la distruzione. Non si abita più da nessuna parte, l'anonimia prende il posto di numeri civici e identità abitative. Il dialogo crolla, la solitudine si fa spazio ed emerge nell'assenza totale di corrispondenze. Sembra che il mondo si sia appiattito, che abbia perso le sue dimensioni. Nessuna virgola, pensieri come colpi di mitragliatrice a lasciare residui, partizioni: di queste case, di tanti. Muri e persone: di tanti un niente.
Eppure, quando ogni speranza sembra tramontata, ecco l'avversativa ma, ad aprire il secondo fronte della poesia. E' il cuore dell'uomo che riemerge, oltre le corrispondenze, è la compassione mista a ricordo, il recupero della tridimensionalità, dello spazio, con le croci che trafiggono l'anima per risalire in superficie. Rinasce un paese, straziato, sanguinante, ma pur sempre un paese, un senso di umana comunanza che sembrava ormai perduto. E' il cuore del poeta che salva il mondo, più sofferente della sofferenza esteriore, ma proprio per questo vitale, capace di raccogliere ogni minima briciola di umanità e renderne conto: nessuno manca. E' il dolore, la tristezza come passione primaria che assume una valenza positiva, agente: costruisce un paese, una comunità, proprio nell'attimo della solitudine, nell'istante del ricordo. Siamo nel luogo più sublime dell'uomo, siamo al centro supremo, nel cuore del cuore, dove l'uomo si fa Uomo.