Ercole e il leone riassunto scritto
Tranquillamente Ercole, con la scure del boscaiolo che lui chiamava
un coltellino,levò le radici,staccò i rami uno a uno e lasciò nudo
il tronco. Ne fece un randello tanto grande e grosso e pesante che nessun uomo al mondo avrebbe potuto non dico portarlo ma nemmeno sollevarlo 5 da terra: lui lo maneggiava come se fosse un bastone qualunque. Era alle gro e soddisfatto perché adoperava un po' di quella energia che si sentiva ribollire dentro; e adoperandola si sfogava.
Si mise l'enorme randello sulle spalle (lui la chiamava clava) e prese la strada che conduceva alla foresta Nemea.
Cammina e cammina, arrivò in vista della foresta. Lì di gente ce n'era poca; e anche quei pochi avevano certi visi sparuti¹ e spauriti che era una pena a vederli.
La strada non aveva bisogno di domandarla a nessuno. Bastava che seguisse la pista che vedeva davanti a sé: e questa pista era fatta di ossa 15 rosicchiate, di braccia e di gambe sparse qua e là, di crani sfracellati, di sangue rappreso.
Ma lui, senza darsene per inteso, andava avanti fischiettando allegra mente, a gran passi, con la sua clava sulle spalle. E così entrò nella foresta.
La foresta era fitta e piena di sterpi: il sole in molti punti non vi pene 20 trava mai. E nessun uomo vi penetrava: solo il terrore e la morte vi regna vano, e il Leone di Nemea.
Che cosa successe a Ercole lì dentro nella foresta dove solo il terrore Nessuno lo sa, ma quell'ora, nella quale Ercole rimase nella foresta 25 combattendo contro il leone, fu per lui come dieci anni di vita. Quando ne uscì, tutto sanguinante e ferito, trascinandosi dietro la spoglia del leone ucciso, Ercole pareva più vecchio di dieci anni. Per la prima volta in vita sua aveva incontrato uno furioso e forte quanto lui: per la prima volta ave va visto la morte ben da vicino, e aveva lottato per la sua propria esisten 30 za, mentre il sangue gli colava dalle spalle per tutto il corpo, e i muscoli e l'animo erano tutti tesi nello sforzo immane della difesa e dell'offesa. Quel gran corpo di Ercole, che dolente e sanguinante si trascinava die
tro il leone morto, era tutto diverso dal gran corpo di fanciullo spensierato che era entrato nella foresta un'ora prima. E l'anima, dentro, era anche 35 diversa.
Lo spirito era in quell'ora diventato più buono, più maturo, e compren sivo del dolore.
A vedere quello spettacolo di sangue, e quella bestia e quell'uomo così grandi, la gente si spaventava ancora, temeva; non si avvicinava.
«Non abbiate paura: è morto; non può far male a nessuno»>, disse Ercole Una donna si affacciò alla finestra e guardò fuori. Era piccola e bionda, quasi una bambina, e timida. Ma vide uno che aveva bisogno di lei, e si fece coraggio. Uscì dalla casa e venne avanti con un suo unguento, per medicare le ferite di Ercole.
<>
Ercole scuoiò il leone, e disse: «È tanto grande che avrete da mangiare per un pezzo. Ve lo lascio, e torno al mio paese. E grazie, piccola e cara donna che mi hai curato»>.
Ma la pelle, la rossa pelle del grande leone, Ercole se la tenne per sé e se la mise sulle spalle; e per quanto egli fosse un gigante quella pelle lo rico perse da capo a piedi. E quella pelle gli servì da allora in poi da vestito, e se voi incontrerete, e vi capiterà di certo, un fortissimo e muscoloso uomo, coperto da una pelle di leone con la sua criniera e tutto, siete sicuri di non sbagliare: l'uomo è Ercole, e la pelle è quella del feroce leone, che egli ucci se quel giorno nella foresta Nemea.
Coperto dalla fulva pelle, con le due zampe davanti legate sul petto, Er cole si mise in cammino. E la gente che lo vedeva diceva, stupefatta: «Chi sarà mai questo eroe, che ha vinto il grande leone?»>. Perché tutti sapevano che esisteva nella foresta Nemea la bestia terribile, ma nessuno conosce va ancora Ercole come un eroe liberatore. Però da quel giorno la sua fama si sparse per tutti i Paesi.
un coltellino,levò le radici,staccò i rami uno a uno e lasciò nudo
il tronco. Ne fece un randello tanto grande e grosso e pesante che nessun uomo al mondo avrebbe potuto non dico portarlo ma nemmeno sollevarlo 5 da terra: lui lo maneggiava come se fosse un bastone qualunque. Era alle gro e soddisfatto perché adoperava un po' di quella energia che si sentiva ribollire dentro; e adoperandola si sfogava.
Si mise l'enorme randello sulle spalle (lui la chiamava clava) e prese la strada che conduceva alla foresta Nemea.
Cammina e cammina, arrivò in vista della foresta. Lì di gente ce n'era poca; e anche quei pochi avevano certi visi sparuti¹ e spauriti che era una pena a vederli.
La strada non aveva bisogno di domandarla a nessuno. Bastava che seguisse la pista che vedeva davanti a sé: e questa pista era fatta di ossa 15 rosicchiate, di braccia e di gambe sparse qua e là, di crani sfracellati, di sangue rappreso.
Ma lui, senza darsene per inteso, andava avanti fischiettando allegra mente, a gran passi, con la sua clava sulle spalle. E così entrò nella foresta.
La foresta era fitta e piena di sterpi: il sole in molti punti non vi pene 20 trava mai. E nessun uomo vi penetrava: solo il terrore e la morte vi regna vano, e il Leone di Nemea.
Che cosa successe a Ercole lì dentro nella foresta dove solo il terrore Nessuno lo sa, ma quell'ora, nella quale Ercole rimase nella foresta 25 combattendo contro il leone, fu per lui come dieci anni di vita. Quando ne uscì, tutto sanguinante e ferito, trascinandosi dietro la spoglia del leone ucciso, Ercole pareva più vecchio di dieci anni. Per la prima volta in vita sua aveva incontrato uno furioso e forte quanto lui: per la prima volta ave va visto la morte ben da vicino, e aveva lottato per la sua propria esisten 30 za, mentre il sangue gli colava dalle spalle per tutto il corpo, e i muscoli e l'animo erano tutti tesi nello sforzo immane della difesa e dell'offesa. Quel gran corpo di Ercole, che dolente e sanguinante si trascinava die
tro il leone morto, era tutto diverso dal gran corpo di fanciullo spensierato che era entrato nella foresta un'ora prima. E l'anima, dentro, era anche 35 diversa.
Lo spirito era in quell'ora diventato più buono, più maturo, e compren sivo del dolore.
A vedere quello spettacolo di sangue, e quella bestia e quell'uomo così grandi, la gente si spaventava ancora, temeva; non si avvicinava.
«Non abbiate paura: è morto; non può far male a nessuno»>, disse Ercole Una donna si affacciò alla finestra e guardò fuori. Era piccola e bionda, quasi una bambina, e timida. Ma vide uno che aveva bisogno di lei, e si fece coraggio. Uscì dalla casa e venne avanti con un suo unguento, per medicare le ferite di Ercole.
<
Ercole scuoiò il leone, e disse: «È tanto grande che avrete da mangiare per un pezzo. Ve lo lascio, e torno al mio paese. E grazie, piccola e cara donna che mi hai curato»>.
Ma la pelle, la rossa pelle del grande leone, Ercole se la tenne per sé e se la mise sulle spalle; e per quanto egli fosse un gigante quella pelle lo rico perse da capo a piedi. E quella pelle gli servì da allora in poi da vestito, e se voi incontrerete, e vi capiterà di certo, un fortissimo e muscoloso uomo, coperto da una pelle di leone con la sua criniera e tutto, siete sicuri di non sbagliare: l'uomo è Ercole, e la pelle è quella del feroce leone, che egli ucci se quel giorno nella foresta Nemea.
Coperto dalla fulva pelle, con le due zampe davanti legate sul petto, Er cole si mise in cammino. E la gente che lo vedeva diceva, stupefatta: «Chi sarà mai questo eroe, che ha vinto il grande leone?»>. Perché tutti sapevano che esisteva nella foresta Nemea la bestia terribile, ma nessuno conosce va ancora Ercole come un eroe liberatore. Però da quel giorno la sua fama si sparse per tutti i Paesi.
Miglior risposta
Buongiorno Martina,
che genere di aiuto ti serve in merito? La tua richiesta non è chiara.
Ciao,
Giorgia.
che genere di aiuto ti serve in merito? La tua richiesta non è chiara.
Ciao,
Giorgia.
Miglior risposta