Domande su verga (40342)
ciao a tutti per domani mi è stato dato un compito da svolgere, ossia quello di rispondere a delle domande di letteratura generale riguardanti verga..a 5 sono riuscito a rispondere, ma nn riesco a rispondere ad altro 4 quesiti che ora vi cito, sareste così gentili da aiutarmi?
1) La sicilianità è un elemento importante nella vita di Verga?
2)In quale modo Verga presenta il mondo popolare? Riflettere sulla diversa rappresentazione del popolo in fantasticheria in Rosso Malpelo, nei Malavoglia e nel Mastro don Gesualdo. Il popolo è miticamente e populisticamente depositario dei buoni valori o dominato dalla violenza e dalla legge del più forte?
3)Il pessimisismo di Verga può essere accostato a quello di Leopardi nella “Ginestra”? Riflettere anche sul materialismo professato da entrambi gli scrittori.
4)Definire perchè sia i Malavoglia che Mastro don Gesualdo sono dei “vinti”.
grazie mille!
1) La sicilianità è un elemento importante nella vita di Verga?
2)In quale modo Verga presenta il mondo popolare? Riflettere sulla diversa rappresentazione del popolo in fantasticheria in Rosso Malpelo, nei Malavoglia e nel Mastro don Gesualdo. Il popolo è miticamente e populisticamente depositario dei buoni valori o dominato dalla violenza e dalla legge del più forte?
3)Il pessimisismo di Verga può essere accostato a quello di Leopardi nella “Ginestra”? Riflettere anche sul materialismo professato da entrambi gli scrittori.
4)Definire perchè sia i Malavoglia che Mastro don Gesualdo sono dei “vinti”.
grazie mille!
Risposte
1) La sicilianità è un elemento importante nella vita di Verga?
Si, è un elemento decisivo per la valutazione dei suoi scritti: Verga è sempre stato considerato un rappresentante, in Italia, del verismo e del naturalismo. Inoltre spicca il modo in cui Verga descrive i suoi personaggi in termini di purezza e semplicità. La sicilianità è importante perché in un’isola si crea più facilmente un ambiente chiuso la Sicilia è per l'autore una sorta di microcosmo.
2)In quale modo Verga presenta il mondo popolare? Riflettere sulla diversa rappresentazione del popolo in fantasticheria in Rosso Malpelo, nei Malavoglia e nel Mastro don Gesualdo. Il popolo è miticamente e populisticamente depositario dei buoni valori o dominato dalla violenza e dalla legge del più forte?
Verga ne Malavoglia o Mastro don Gesualdo descrive un "popolo" che è il portavoce di se stesso: è soggetto e protagonista della storia. Verga descrive una società che è divisa da classi e in genere i più forti, cercano di sopraffare i più deboli: questa condizione porta allo sfruttamento e alla sopraffazione del più debole. La società descritta da Verga è orientata solo al progresso, questo sistema tende a schiacciare i "vinti" che si arrendono ai "vincitori". I personaggi di Verga non si ribellano, ma affidano la loro vita ad un fato che non permette all'uomo di realizzarsi. Verga ama e comprende i suoi personaggi e nega la possibilità che nel progresso ci sia felicità incondizionata, al contrario una società che insegue solo beni concreti l'uomo si chiude in sé e si può affidare solo alle sue forse che tendono ad esaurirsi. Gli uomini possono tuttavia uscire dal loro "destino" è il caso di 'Ntoni ed a Lia, Mastro-Don Gesualdo che escono dal proprio ambiente per cercare altrove una vita migliore, che non si realizza. Nella "roba" il desiderio di avere qualcosa si più diventa una condanna che porta l'uomo all'autodistruzione. I personaggi di Verga sono uomini condannati al dolore e alla sconfitta, ma PIENI DI DIGNITÀ', una dignità umile e per questo eroica che si alimenta dalla forza interiore dei protagonisti che vivono in un mondo pieno di avversità senza cadere in "vane ribellioni" e senza essere "vili"
3)Il pessimismo di Verga può essere accostato a quello di Leopardi nella “Ginestra”? Riflettere anche sul materialismo professato da entrambi gli scrittori.
I temi di impossibilità, di emancipazione sociale e di cambiamento della propria vita tuttavia il suo pessimismo è differente da quello Leopardiano, il cui pessimismo nasce da una visione del mondo materialista e meccanicistica, in cui nessuna cosa si sottrae all’“arido vero”, in Verga il pessimismo è congenito e non matura da considerazioni filosofiche come nel Leopardi: i personaggi del Verga sono calati totalmente nel contesto in cui vivono, tanto da non poter avere neanche la piena consapevolezza della possibilità di una vita diversa dalla loro.
4)Definire perchè sia i Malavoglia che Mastro don Gesualdo sono dei “vinti”.
Appartengono al "Ciclo dei Vinti":
* I Malavoglia
* Mastro-don Gesualdo
* La duchessa de Leyra
* L'onorevole Scipioni
* L'uomo di lusso
...poi lo completi tu ....
Si, è un elemento decisivo per la valutazione dei suoi scritti: Verga è sempre stato considerato un rappresentante, in Italia, del verismo e del naturalismo. Inoltre spicca il modo in cui Verga descrive i suoi personaggi in termini di purezza e semplicità. La sicilianità è importante perché in un’isola si crea più facilmente un ambiente chiuso la Sicilia è per l'autore una sorta di microcosmo.
2)In quale modo Verga presenta il mondo popolare? Riflettere sulla diversa rappresentazione del popolo in fantasticheria in Rosso Malpelo, nei Malavoglia e nel Mastro don Gesualdo. Il popolo è miticamente e populisticamente depositario dei buoni valori o dominato dalla violenza e dalla legge del più forte?
Verga ne Malavoglia o Mastro don Gesualdo descrive un "popolo" che è il portavoce di se stesso: è soggetto e protagonista della storia. Verga descrive una società che è divisa da classi e in genere i più forti, cercano di sopraffare i più deboli: questa condizione porta allo sfruttamento e alla sopraffazione del più debole. La società descritta da Verga è orientata solo al progresso, questo sistema tende a schiacciare i "vinti" che si arrendono ai "vincitori". I personaggi di Verga non si ribellano, ma affidano la loro vita ad un fato che non permette all'uomo di realizzarsi. Verga ama e comprende i suoi personaggi e nega la possibilità che nel progresso ci sia felicità incondizionata, al contrario una società che insegue solo beni concreti l'uomo si chiude in sé e si può affidare solo alle sue forse che tendono ad esaurirsi. Gli uomini possono tuttavia uscire dal loro "destino" è il caso di 'Ntoni ed a Lia, Mastro-Don Gesualdo che escono dal proprio ambiente per cercare altrove una vita migliore, che non si realizza. Nella "roba" il desiderio di avere qualcosa si più diventa una condanna che porta l'uomo all'autodistruzione. I personaggi di Verga sono uomini condannati al dolore e alla sconfitta, ma PIENI DI DIGNITÀ', una dignità umile e per questo eroica che si alimenta dalla forza interiore dei protagonisti che vivono in un mondo pieno di avversità senza cadere in "vane ribellioni" e senza essere "vili"
3)Il pessimismo di Verga può essere accostato a quello di Leopardi nella “Ginestra”? Riflettere anche sul materialismo professato da entrambi gli scrittori.
I temi di impossibilità, di emancipazione sociale e di cambiamento della propria vita tuttavia il suo pessimismo è differente da quello Leopardiano, il cui pessimismo nasce da una visione del mondo materialista e meccanicistica, in cui nessuna cosa si sottrae all’“arido vero”, in Verga il pessimismo è congenito e non matura da considerazioni filosofiche come nel Leopardi: i personaggi del Verga sono calati totalmente nel contesto in cui vivono, tanto da non poter avere neanche la piena consapevolezza della possibilità di una vita diversa dalla loro.
4)Definire perchè sia i Malavoglia che Mastro don Gesualdo sono dei “vinti”.
Appartengono al "Ciclo dei Vinti":
* I Malavoglia
* Mastro-don Gesualdo
* La duchessa de Leyra
* L'onorevole Scipioni
* L'uomo di lusso
...poi lo completi tu ....
ciaao...
1)Verga non deriva da alcuna scuola; ritrovò sé stesso quando tornò spiritualmente tra la sua gente ai piedi dell'Etna, di cui è simbolo Nedda la "barannisa", che accetta rassegnata il suo tragico destino. Tornato allo spirito della Sicilia, Verga trova la forma della sua arte. Lo si può confrontare con due grandi poeti siciliani di epoche diverse: Teocrito e Meli. Teocrito, dalla squisita sensibilità, che Virgilio poté imitare, ma non superare, il cui canto è gioia, e il dolore svanisce in un sogno di luce e di bellezza. Anche in Meli prevale una sensazione di freschezza e palpita la profonda sentimentalità del popolo siciliano; un'arte realistica, dominata dall'ottimismo settecentesco. L'arte dei due poeti può paragonarsi alla visione dell'Etna in un luminoso tranquillo mattino di primavera; ma dentro cova una potenza distruggitrice. I siciliani sono stati educati ad una dura scuola di dolore e di avversità. Verga seppe penetrare negli abissi dell'anima di questa stirpe. Non più una concezione idilliaca della vita, ma le cupe densità della tragedia.
L'arte di Verga può essere riannodata alla tragedia greca, a Eschilo, che chiuse in Sicilia la sua vita. In Verga si trova il procedere serrato delle tragedie eschilee, l'eterno conflitto fra la libertà umana e la fatalità ineluttabile. Invece che eroi, in Verga i protagonisti sono i contadini siciliani, nella loro austera patriarcalità. Tutta l'arte si muove tra i due poli opposti: l'elemento personale e quello collettivo. Verga appare come il poeta di una stirpe. "Egli trasfuse le energie del dialetto siciliano nel sangue della lingua italiana, considerata come lingua letteraria, non di popolo" (4). L'unità spirituale dell'Italia sarà compiuta quando vi sarà una lingua comune effettivamente parlata da tutti.
I siciliani, nel leggere Verga, ritrovano i luoghi caratteristici della Sicilia, i personaggi, gli ambienti i sentimenti e le passioni tra cui sono vissuti e vivono. I siciliani si riconoscono nelle creazioni verghiane, che, vinte o vittoriose, "tutte esse hanno nella più intima fibra i valori fondamentali della nostra gente". Verga è il più siciliano degli scrittori; i suoi personaggi, i suoi ambienti, sono presi dalla realtà siciliana. Seppe leggere nell'anima della gente e, mago della parola, rendere quest'anima in una nitida, chiara, meravigliosa ricostruzione.
3)Sotto gli influssi del realismo europeo e del naturalismo francese, si sviluppa nella seconda metà dell’ottocento il verismo italiano, di cui Verga è il massimo rappresentante, sia pure con caratteri molto diversi rispetto agli autori del tempo. Il naturalismo vuole applicare anche alle scienze umane e alla dimensione sociale i presupposti scientifici: in pratica l’agire e la vita di un personaggio è determinato dal suo milieu. I temi dell’impossibilità di emancipazione sociale e di cambiamento della propria vita sono infatti per Verga un retaggio ancestrale, e quindi non spiegabile in tutte le sue forme ed anche derivanti dal contesto in cui l’autore, come i suoi personaggi, si trova a vivere, ossia la Sicilia. In un’isola si crea più facilmente un ambiente chiuso ed i legami con le radici, la terra, la famiglia, tema presente ne “I Malavoglia”, sono molto più forti che altrove, perché c’è una condizione di isolamento: la Sicilia è un microcosmo in cui non necessariamente si riproducono le regole del macrocosmo. I meccanismi di vita e di relazioni validi in quel contesto non sono validi al di fuori del milieu medesimo e viceversa. La secolare tradizione rurale di vita siciliana suggerisce a Verga l’impossibilità di cambiare, di emanciparsi e la vita umana nel passare del tempo rimane cristallizzata in varie forme. Ad esempio nella produzione di Verga viene descritto il tempo etnologico nel contesto della Sicilia dell’epoca, per cui il suo trascorrere veniva percepito solo attraverso la successione delle stagioni, portando ad una visione del tempo iterativa, ciclica. Oggi invece nell’immaginario collettivo il tempo è concepito come una semiretta con un’origine e che continua all’infinito. La sclerotizzazione della vita si carpisce soprattutto dai frequenti proverbi di Ntoni, il “vecchio” della famiglia Malavoglia di cui vengono narrate le vicende nell’omonimo romanzo. Essi sono infatti l’esempio paradigmatico della fissità ideologica, nel senso che la morale dei vari proverbi è atemporale, si dimostra sempre valida in circostanze similari a prescindere dalla variabilità temporale. Tuttavia sarebbe erroneo credere che la concezione di vita di Verga e dei personaggi siciliani descritti dall’autore sia permeata da un marcato pessimismo alla maniera per esempio di Leopardi, il cui pessimismo nasce da una visione del mondo materialista e meccanicistica, in cui nulla si sottrae all’ “arido vero” o del primo Manzoni, risolta poi con la conversione al cattolicesimo e con un conseguente atteggiamento fideistico nella vita e nella provvidenza. Verga ed i suoi personaggi infatti sono talmente calati nel proprio contesto da non conoscere o poter rifiutare un altro modus vivendi e conseguentemente da non poter avere piena consapevolezza di una vita diversa rispetto alla propria, per cui il pessimismo è congenito e non frutto di un’analisi dell’esistente o maturato con una meditazione filosofica, come per Leopardi.
per il resto controlla qui...
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/verga.htm
sicuramente troverai l'ultima risposta
...prego
1)Verga non deriva da alcuna scuola; ritrovò sé stesso quando tornò spiritualmente tra la sua gente ai piedi dell'Etna, di cui è simbolo Nedda la "barannisa", che accetta rassegnata il suo tragico destino. Tornato allo spirito della Sicilia, Verga trova la forma della sua arte. Lo si può confrontare con due grandi poeti siciliani di epoche diverse: Teocrito e Meli. Teocrito, dalla squisita sensibilità, che Virgilio poté imitare, ma non superare, il cui canto è gioia, e il dolore svanisce in un sogno di luce e di bellezza. Anche in Meli prevale una sensazione di freschezza e palpita la profonda sentimentalità del popolo siciliano; un'arte realistica, dominata dall'ottimismo settecentesco. L'arte dei due poeti può paragonarsi alla visione dell'Etna in un luminoso tranquillo mattino di primavera; ma dentro cova una potenza distruggitrice. I siciliani sono stati educati ad una dura scuola di dolore e di avversità. Verga seppe penetrare negli abissi dell'anima di questa stirpe. Non più una concezione idilliaca della vita, ma le cupe densità della tragedia.
L'arte di Verga può essere riannodata alla tragedia greca, a Eschilo, che chiuse in Sicilia la sua vita. In Verga si trova il procedere serrato delle tragedie eschilee, l'eterno conflitto fra la libertà umana e la fatalità ineluttabile. Invece che eroi, in Verga i protagonisti sono i contadini siciliani, nella loro austera patriarcalità. Tutta l'arte si muove tra i due poli opposti: l'elemento personale e quello collettivo. Verga appare come il poeta di una stirpe. "Egli trasfuse le energie del dialetto siciliano nel sangue della lingua italiana, considerata come lingua letteraria, non di popolo" (4). L'unità spirituale dell'Italia sarà compiuta quando vi sarà una lingua comune effettivamente parlata da tutti.
I siciliani, nel leggere Verga, ritrovano i luoghi caratteristici della Sicilia, i personaggi, gli ambienti i sentimenti e le passioni tra cui sono vissuti e vivono. I siciliani si riconoscono nelle creazioni verghiane, che, vinte o vittoriose, "tutte esse hanno nella più intima fibra i valori fondamentali della nostra gente". Verga è il più siciliano degli scrittori; i suoi personaggi, i suoi ambienti, sono presi dalla realtà siciliana. Seppe leggere nell'anima della gente e, mago della parola, rendere quest'anima in una nitida, chiara, meravigliosa ricostruzione.
3)Sotto gli influssi del realismo europeo e del naturalismo francese, si sviluppa nella seconda metà dell’ottocento il verismo italiano, di cui Verga è il massimo rappresentante, sia pure con caratteri molto diversi rispetto agli autori del tempo. Il naturalismo vuole applicare anche alle scienze umane e alla dimensione sociale i presupposti scientifici: in pratica l’agire e la vita di un personaggio è determinato dal suo milieu. I temi dell’impossibilità di emancipazione sociale e di cambiamento della propria vita sono infatti per Verga un retaggio ancestrale, e quindi non spiegabile in tutte le sue forme ed anche derivanti dal contesto in cui l’autore, come i suoi personaggi, si trova a vivere, ossia la Sicilia. In un’isola si crea più facilmente un ambiente chiuso ed i legami con le radici, la terra, la famiglia, tema presente ne “I Malavoglia”, sono molto più forti che altrove, perché c’è una condizione di isolamento: la Sicilia è un microcosmo in cui non necessariamente si riproducono le regole del macrocosmo. I meccanismi di vita e di relazioni validi in quel contesto non sono validi al di fuori del milieu medesimo e viceversa. La secolare tradizione rurale di vita siciliana suggerisce a Verga l’impossibilità di cambiare, di emanciparsi e la vita umana nel passare del tempo rimane cristallizzata in varie forme. Ad esempio nella produzione di Verga viene descritto il tempo etnologico nel contesto della Sicilia dell’epoca, per cui il suo trascorrere veniva percepito solo attraverso la successione delle stagioni, portando ad una visione del tempo iterativa, ciclica. Oggi invece nell’immaginario collettivo il tempo è concepito come una semiretta con un’origine e che continua all’infinito. La sclerotizzazione della vita si carpisce soprattutto dai frequenti proverbi di Ntoni, il “vecchio” della famiglia Malavoglia di cui vengono narrate le vicende nell’omonimo romanzo. Essi sono infatti l’esempio paradigmatico della fissità ideologica, nel senso che la morale dei vari proverbi è atemporale, si dimostra sempre valida in circostanze similari a prescindere dalla variabilità temporale. Tuttavia sarebbe erroneo credere che la concezione di vita di Verga e dei personaggi siciliani descritti dall’autore sia permeata da un marcato pessimismo alla maniera per esempio di Leopardi, il cui pessimismo nasce da una visione del mondo materialista e meccanicistica, in cui nulla si sottrae all’ “arido vero” o del primo Manzoni, risolta poi con la conversione al cattolicesimo e con un conseguente atteggiamento fideistico nella vita e nella provvidenza. Verga ed i suoi personaggi infatti sono talmente calati nel proprio contesto da non conoscere o poter rifiutare un altro modus vivendi e conseguentemente da non poter avere piena consapevolezza di una vita diversa rispetto alla propria, per cui il pessimismo è congenito e non frutto di un’analisi dell’esistente o maturato con una meditazione filosofica, come per Leopardi.
per il resto controlla qui...
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/verga.htm
sicuramente troverai l'ultima risposta
...prego